Grazie per questa bella discussione e grazie a Claudio Giunta per il libro su Tommaso Labranca che ho appena finito di leggere. Ogni anno, per spiegare il contemporaneo ai nuovi studenti, uso la tripartizione di LABRANCA, perfetta sintesi dell’odierno non solo italiano. Trash Camp o Kitsch sono l’inevitabile risposta dello specchio ( “i’ll be your mirror” direbbe Warhol) P.S. Ovviamente avrei osservazioni su alcuni punti, ma inviterei ad “affrontare” la figura di Roberto D’Agostino vero antesignano di Labranca, ma fortunatamente per lui “core business” ecumenico romano, mentre il nostro, da Pantigliate, riusciva nemmeno a reggere Fabio Fazio da imitatore a Larry King de noartri...
Sinceramente credo che uno dei problemi delle gerarchie tra arte alta e bassa stia nell'uso nebbioso che si fa della categoria del midcult. Stando alla definizione che ne danno molti si tratta si una depauperazione della vera arte, ovvero un processo in cui le scoperte d'avanguardia vengono non emulate ma simulate, facendone un feticcio per la piccola-media borghesia. Fin qui tutto chiaro. Facile no? Invece no, perché i critici hanno la curiosa caratteristica di dire tutto e il contrario di tutto. Per Moravia persino Così parlò Zarathustra di Nietzsche è midcult, e lo è anche Il dottor Zivago. Peccato che queste opere per altri critici siano capolavori, peccato che conoscere ed indagare la categoria del midcult a quanto pare non salva dal produrlo a propria volta: Eco, nonostante il suo tentativo di darne una definizione è finito col produrre romanzi considerati, da molti, emblemi del midcult; stesso discorso vale per Marchesini, che nonostante sia un paladino della letteratura autentica e degli autentici romanzieri (qualunque cosa voglia dire), non è stato risparmiato, e il suo romanzo Atti mancati è considerato midcult in diversi articoli. Se un critico considerasse un romanzo buono, e l'altro critico lo stesso romanzo ottimo, questa confusione non si creerebbe, perché si parlerebbe comunque di romanzi validi; ma nel momento in cui la divergenza di opinioni sta nel considerare un romanzo un capolavoro per uno, e una porcheria immonda che non è neanche arte per l'altro... ecco, qui abbiamo un problema. La mia paura è che la parola midcult abbia assunto la valenza di uno stigma ormai usato con la stessa foga catartica con cui i social justice accusano ogni contraddittorio di misoginia. Una parola che elimina la necessità di valutare un'opera nelle sue parti riuscite e non. Si usa il midcult come una categoria diagnostica aggettivante, come quella di "psicopatico", che riduce la complessità fenomenologica del singolo individuo alla sua condizione patologica. E così vengono ammassati insieme i romanzi di Eco, della Ferrante, di Ammaniti ecc, bollati come letteratura d'evasione o di divertimento, nonostante offrano esperienze estetiche completamente diverse l'uno dall'altro.
grazie! ma la roba dei vecchi blog di Labranca non è recuperabile quindi?
Grazie per questa bella discussione e grazie a Claudio Giunta per il libro su Tommaso Labranca che ho appena finito di leggere.
Ogni anno, per spiegare il contemporaneo ai nuovi studenti, uso la tripartizione di LABRANCA, perfetta sintesi dell’odierno non solo italiano.
Trash Camp o Kitsch sono l’inevitabile risposta dello specchio ( “i’ll be your mirror” direbbe Warhol)
P.S.
Ovviamente avrei osservazioni su alcuni punti, ma inviterei ad “affrontare” la figura di Roberto D’Agostino vero antesignano di Labranca, ma fortunatamente per lui “core business” ecumenico romano, mentre il nostro, da Pantigliate, riusciva nemmeno a reggere Fabio Fazio da imitatore a Larry King de noartri...
Splendido video! Grazie per averlo caricato.
Sinceramente credo che uno dei problemi delle gerarchie tra arte alta e bassa stia nell'uso nebbioso che si fa della categoria del midcult.
Stando alla definizione che ne danno molti si tratta si una depauperazione della vera arte, ovvero un processo in cui le scoperte d'avanguardia vengono non emulate ma simulate, facendone un feticcio per la piccola-media borghesia.
Fin qui tutto chiaro. Facile no?
Invece no, perché i critici hanno la curiosa caratteristica di dire tutto e il contrario di tutto.
Per Moravia persino Così parlò Zarathustra di Nietzsche è midcult, e lo è anche Il dottor Zivago. Peccato che queste opere per altri critici siano capolavori, peccato che conoscere ed indagare la categoria del midcult a quanto pare non salva dal produrlo a propria volta: Eco, nonostante il suo tentativo di darne una definizione è finito col produrre romanzi considerati, da molti, emblemi del midcult; stesso discorso vale per Marchesini, che nonostante sia un paladino della letteratura autentica e degli autentici romanzieri (qualunque cosa voglia dire), non è stato risparmiato, e il suo romanzo Atti mancati è considerato midcult in diversi articoli.
Se un critico considerasse un romanzo buono, e l'altro critico lo stesso romanzo ottimo, questa confusione non si creerebbe, perché si parlerebbe comunque di romanzi validi; ma nel momento in cui la divergenza di opinioni sta nel considerare un romanzo un capolavoro per uno, e una porcheria immonda che non è neanche arte per l'altro... ecco, qui abbiamo un problema.
La mia paura è che la parola midcult abbia assunto la valenza di uno stigma ormai usato con la stessa foga catartica con cui i social justice accusano ogni contraddittorio di misoginia. Una parola che elimina la necessità di valutare un'opera nelle sue parti riuscite e non.
Si usa il midcult come una categoria diagnostica aggettivante, come quella di "psicopatico", che riduce la complessità fenomenologica del singolo individuo alla sua condizione patologica. E così vengono ammassati insieme i romanzi di Eco, della Ferrante, di Ammaniti ecc, bollati come letteratura d'evasione o di divertimento, nonostante offrano esperienze estetiche completamente diverse l'uno dall'altro.