Relitto Argo - Immersione sui relitti della Croazia, foto subacquee del relitto Argo

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  • เผยแพร่เมื่อ 21 เม.ย. 2021
  • Con il nome di HMS Flint , la nave frigorifera Argo faceva parte di un gruppo di navi da guerra cacciamine che, alla fine della Seconda guerra mondiale, il governo britannico vende ad armatori norvegesi, con l'intenzione di trasformarla in una nave da carico.
    Costruita in un cantiere navale canadese, lunga 52 metri, larga 7 e alta 4,5 metri, con motore a vapore, che il nuovo proprietario poi sostituisce con un motore diesel Mirrless 500CV. Adibisce tre locali a stive merci, una a prua, un’altra a livello centrale e una terza a poppa, con un sistema di refrigeramento del carico, in modo che la nave possa trasportare pesce facilmente deperibile. Viene modificata la forma e l’attrezzatura del ponte di comando, il vecchio fumaiolo viene sostituito e trasferito a poppa, sopra il motore diesel.
    Alla nave così ristrutturata nel 1947 viene dato anche un nuovo nome: ARGO.
    Il 30 dicembre 1947, con 12 membri dell’equipaggio, Argo prende il largo a Haugesund con un carico di baccalà surgelato in viaggio per Venezia, dove approda e, scaricato il baccalà, carica vegetali per la sua nuova destinazione, Fiume, dove avrebbe dovuto imbarcare un carico di legno di alta qualità diretto a Oslo.
    Salpa da Venezia il 26 gennaio 1948 in direzione della cima meridionale dell’Istria, Punta Promontore.
    Verso le ore 20 Argo butta l’ancora in un baia in Punta Promontore dove l’equipaggio passa la notte perché il comandate non se la sente di attraversare il Quarnero col buio per paura delle mine, rimaste li dalla Seconda guerra mondiale. I pochi corridoi sicuri per la navigazione sono segnalati con apposite boe, ma senza illuminazione propria da renderle visibili la notte. Lo scirocco è in aumento, la visibilità scarsa. Il comandante decide di non far imbarcare il pilota, bensì di attenersi alle carte nautiche e alle boe che contrassegnano il corridoio di navigazione. Quello di cui però non è al corrente è che ci sono molte boe mancanti a causa del frequente maltempo invernale. Verso le 12.30 la nave viene scossa da un’esplosione deflagrante, la nave inizia ad affondare subito.
    Il relitto di ARGO è spaccato centralmente in due parti. A una distanza di 25-30 metri l’una dall’altra, entrambe giacciono sul fondo in posizione eretta. Le due parti sono collegate da una cima.
    Sospesi al di sopra del ponte di prua in posizione eretta è possibile vedere il sistema di ancoraggio con le catene che portano ai fori sul ponte. Le ancore si trovano al loro posto su entrambi i lati della prua. Da questa angolazione, guardando di lato, si può vedere che la linea della prua è leggermente ricurva. Dal cassero di prua le scale portano al ponte principale. Da qui si vede il vano scuro della stiva merci di prua, nel cui interno si intravede un termosifone. Subito dopo si arriva alla base dell’albero maestro che giace abbattuto vicino al relitto e dietro di esso ci sono i resti del cassero centrale e sulla sua parte superiore la battagliola rotta e piegata di lato. Dopo meno di tre metri in direzione della poppa, il cassero e lo scafo si interrompono bruscamente. Qui, sotto al ponte e al cassero è possibile entrare cautamente all’interno della nave fino alla stiva di prua.
    Sul fondo sabbioso attorno al relitto ci sono lamiere sparse, cavi di acciaio e vari pezzi di attrezzatura.
    Seguendo la cima si arriva all’altra parte del relitto, distante una trentina di metri. La fune è fissata alla poppa della nave, a lato del piccolo cassero di poppa. Sul ponte di poppa si trova il vano scuro della stiva merci di poppa, e poco più in la sul bordo del cassero sono fissate le gruette per le scialuppe di salvataggio. Al centro del cassero c’è ancora un piccolo fumaiolo molto ben conservato. Sulla base della forma del fumaiolo è facile concludere che la nave non aveva un motore a vapore ma un più moderno motore diesel. Di fronte si vedono in alto le finestre rettangolari che servivano per ventilare la sala macchine, alcune delle quali sono socchiuse. Qualche metro più in la questa parte del relitto si interrompe bruscamente.
    Foto: Michele Favaron
    Video: Stefania Bellesso
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