Il Messaggero - Reportage dall'Iraq, tra i soldati che fronteggiano l'Isis
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- เผยแพร่เมื่อ 27 พ.ย. 2024
- 08 maggio 2024
di Nicola Pinna, nostro inviato in Iraq
Hanno un compito che vale per l’Iraq ma che produce effetti anche lontano da qui: fermare la rinascita dell’Isis, in quel Kurdistan in cui lo Stato islamico era nato, aveva proclamato una capitale e dove poi è stato anche sconfitto. Quella dei peshmerga è un’armata poco moderna, quasi per nulla tecnologica, priva persino di mezzi corazzati. Soldati pagati bene ma non troppo, che però non hanno elicotteri e meno che meno aerei da combattimento. L’intelligence si regge sull’aiuto degli americani che insieme ad altri 12 stati portano avanti da 10 anni la missione Inherent Resolve. L’Italia c’è, anzi è in prima linea. È il secondo stato contributore e con l’operazione “Prima Parthica” cerca di trasformare le reclute curde in soldati professionisti. Capaci, ma chissà tra quanto tempo, di fronteggiare in autonomia il rischio di un ritorno delle bandiere nere. A Erbil la nostra Difesa schiera circa 300 uomini e qui l’incarico è preciso: trasformare militari disorganizzati e poco esperti in professionisti della sicurezza. Al momento le truppe curde contano circa 80 mila unità e l’obiettivo del governo locale è quello di raddoppiare il numero nel giro di pochi anni. Il ritmo degli addestramenti, che per la maggior parte si basano sul supporto italiano, è rapido. E bastano i numeri. I militari dell’Esercito, nei primi quattro mesi dell’anno, hanno già formato 424 uomini e in tutto il 2023 si è arrivati a 1.970. Nel quadro dell’operazione “Prima Parthica” operano anche i Carabinieri che a Baghdad addestrano le forze di polizia. E anche in questo caso il lavoro dà buoni risultati: nel 2023 sono stati formati 3.018 agenti iracheni, mentre dall’inizio dell’anno si è raggiunta quota 989.
Immagini e montaggio di Matteo Oppo
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