Molto interessante lo scambio con l' editore, molta l' emozione che hai trasmesso. Grazie per questa condivisione. Conoscevo la casa editrice per i libri cartolina che abbiamo deciso, con i colleghi, di regalare ai ragazzi del quinto anno in occasione del " pranzo dei cento giorni" , come augurio per il viaggio nella vita col sottile suggerimento di vedere nel "libro" un fidato amico, una risorsa, uno strumento nobile per affrontare la vita. Piaga vergognosa e pericolosa da noi, te lo confermo perché all' interno della scuola secondaria, l' assoluto disinteresse per la lettura e la conseguente disabitudine a farlo. Troppo pochi i ragazzi che leggono, e noi adulti non scherziamo! Grazie per il lavoro che stai facendo con grande competenza e la modestia tipica delle persone intelligenti e sensibili.
Cara Francesca, con questo messaggio mi hai fatto un regalo splendido. E dei complimenti che per me valgono oro. È tutta la vita che "parlo a bassa voce": in genere chi non urla è considerato invisibile, ma un messaggio come il tuo mi conferma che l'essenziale è essere udibili da chi vuole e sa ascoltare. Che bell'idea quella di regalare i libri delL'orma agli studenti. Mi sembra di capire, quindi, che sei un'insegnante? Che ruolo credi che abbia o debba avere la scuola nella trasmissione dell'interesse per la lettura?
Che ruolo ha la scuola nell' avvicinare i ragazzi alla lettura? Che ruolo dovrebbe avere? Il " ruolo" ti viene riconosciuto, non puoi pretenderlo, secondo me. E da qui partiamo: quale ruolo ha la scuola nella vita di un ragazzo dai 14 ai 18 anni? Sgomita. Quando può la scuola " sgomita" con avversari non sempre leali, la società ( che in questo contesto si riferisce all' industria dell' intrattenimento e alla cultura dell' individualismo più bieco) e la famiglia che fa fatica a conoscere chi è diventato il proprio figlio e per questo spesso sceglie quel la che credere essere una scorciatoia per arrivarci: l' accondiscendenza (incondizionata, s' intende!)salvo poi rendersi conto di aver proprio sbagliato strada, ma a quel pt è tardi. Quando non sgomita, la scuola punta i piedi...ma il terreno è ormai argilloso e il suo urlo resta mutu, le sue gambe intrappolate. Troppo spesso " striscia", così... per avere le carte a posto! Per la burocrazia, per il chi me la fa fare! La questione meriterebbe una discussione ben più articolata di quella che riuscirei a fare in questo contesto. Torno dunque alla domanda e sì, sono un' insegnante di Scienze Umane in un Liceo delle Scienze Umane. Da otto anni alle superiori, per 10 anni alle elementari: particolare non da poco perché è stato a partire da quel livello che ho visto e io stessa operato errori colossali o iniziative bellissime( come " phylosophy for children"), lì che troppo spesso ho visto scambiare l' imperativo pedagogico della valorizzazione di ciascuno con la sua esaltazione ( risultato: ragazzi autoreferenziali e fragili). Veniamo a noi: AVVICINARE alla lettura, permettere l' incontro con il libro, far innamorare due sconosciuti! Sì, perché il libro è " soggetto" della relazione, il libro si fa trovare, ti cerca...il libro ti legge,il libro sei tu, è un portale che ti risucchia o che si riversa nella tua esistenza. Il libro è esperienza cognitiva " faticosa" e bella... Noi ogni anno, come scuola proponiamo un progetto di lettura: scegliamo due libri ( uno per il biennio e uno per il triennio) , lo leggiamo con i ragazzi, ne discutiamo e ci lavoriamo preparando dei " regali" per l' autore che, in presenza o a distanza , incontriamo. Ogni anno. Chi sceglie i libri e in base a quali criteri? Noi, in team, in base al messaggio che vogliamo suggerire e alla piacevolezza della lettura. Non ci arrendiamo, lo facciamo sempre. Quando arrivano a scuola gli autori ci batte forte il cuore e ci si azzera la salivazione! Siamo emozionate ( perché ormai stiamo diventando un luogo di lavoro dove dovranno garantire le quote "azzurre"-?-) Purtroppo l'investimento in un libro è sempre più visto come inopportuno anche da parte delle famiglie; dal canto loro i ragazzi la vivono come imposizione a cui opporsi a prescindere ed, essendo cosa volontaria ( quindi di fatto non obbligatoria) , sempre meno alunni partecipano all'esperienza. Sempre meno alunni si lasciano stupire dalla novità o accettano la possibilità che possa essere una delusione. Semplicemente a loro non interessa. O interessa sempre meno perché, per carità, le eccezioni ci sono. Io ho maturato un" ipotesi a tale riguardo, ma non voglio tediarti oltre. Ti lascio con qualche domanda in sospeso per me, per te, per tutti: - che rapporto c' è tra scrittura e lettura in età scolare e oltre? - perché per i quindicenni di oggi è possibile fare indigestione in una sola sessione di una serie TV e cognitivamente hanno difficoltà a seguire un film di un" ora e quindici minuti? - lettura=studio= fatica= imposizione=???? Sono tutte parolacce? Stop. Scusami, sono stata prolissa.
@@francescadinunno6192 Francesca cara, non scusarti di essere stata prolissa... io del resto ho fatto un video di un'ora e mezza, prolisso per prolisso... 😂 In realtà ti ringrazio molto del tempo dedicato a questo messaggio che trasmette spunti molto interessanti. Capisco quel che vuoi dire quando dici che il ruolo è quello che ti viene riconosciuto, non puoi pretenderlo (credo che questo sia un po' in linea con quello che dice Lorenzo Flabbi nell'intervista quando dice che a un certo punto non è più un problema editoriale ma politico), ma penso anche che in un certo senso quel ruolo, individualmente, te lo puoi anche conquistare e meritare. Con la competenza, la passione, l'approccio giusto. Ma so anche che le cose sono molto più complesse di così e che tanti sforzi bellissimi fatti dagli insegnanti troppo spesso sono ignorati, cadono nel vuoto, non trovano orecchie disposte ad ascoltare. Non sono un'insegnante, anche se mi piacerebbe pure, ma ho chiaro in mente il ricordo dell'esperienza di studentessa: me le ricordo ancora certe lotte dei prof contro i mulini a vento, li osservavo condividendo quella che doveva essere la loro frustrazione. E la maggior parte dei miei coetanei mi sembravano ricettivi come un pezzo di marmo. Questo ci porta direttamente alle domande che poni tu e che mi sembrano interessantissime anche perché a volte sembra quasi che su questo argomento sia vero tutto e il suo contrario. Cosa spiega una certa indifferenza, il disinteresse, l'incapacità di concentrazione? Che peso hanno l'esempio e la sensibilizzazione precoce in famiglia, il ruolo della scuola?... Ma ad osservare i ragazzi sembra spesso che la cultura sia un disvalore (e mi si perdoni la generalizzazione, che vale per quello che è, cioè una generalizzazione!). Forse per quanto si dimenino gli insegnanti (che, diciamolo en passant, talvolta non si dimenano per niente) il problema è davvero politico?? Comunque complimenti, Francesca, per le belle iniziative che metti in atto con le tue colleghe, spero trovino terreno fertile, almeno un po'...
Molto interessante lo scambio con l' editore, molta l' emozione che hai trasmesso. Grazie per questa condivisione. Conoscevo la casa editrice per i libri cartolina che abbiamo deciso, con i colleghi, di regalare ai ragazzi del quinto anno in occasione del " pranzo dei cento giorni" , come augurio per il viaggio nella vita col sottile suggerimento di vedere nel "libro" un fidato amico, una risorsa, uno strumento nobile per affrontare la vita. Piaga vergognosa e pericolosa da noi, te lo confermo perché all' interno della scuola secondaria, l' assoluto disinteresse per la lettura e la conseguente disabitudine a farlo.
Troppo pochi i ragazzi che leggono, e noi adulti non scherziamo!
Grazie per il lavoro che stai facendo con grande competenza e la modestia tipica delle persone intelligenti e sensibili.
Cara Francesca, con questo messaggio mi hai fatto un regalo splendido. E dei complimenti che per me valgono oro. È tutta la vita che "parlo a bassa voce": in genere chi non urla è considerato invisibile, ma un messaggio come il tuo mi conferma che l'essenziale è essere udibili da chi vuole e sa ascoltare. Che bell'idea quella di regalare i libri delL'orma agli studenti. Mi sembra di capire, quindi, che sei un'insegnante? Che ruolo credi che abbia o debba avere la scuola nella trasmissione dell'interesse per la lettura?
Che ruolo ha la scuola nell' avvicinare i ragazzi alla lettura? Che ruolo dovrebbe avere? Il " ruolo" ti viene riconosciuto, non puoi pretenderlo, secondo me. E da qui partiamo: quale ruolo ha la scuola nella vita di un ragazzo dai 14 ai 18 anni? Sgomita. Quando può la scuola " sgomita" con avversari non sempre leali, la società ( che in questo contesto si riferisce all' industria dell' intrattenimento e alla cultura dell' individualismo più bieco) e la famiglia che fa fatica a conoscere chi è diventato il proprio figlio e per questo spesso sceglie quel la che credere essere una scorciatoia per arrivarci: l' accondiscendenza (incondizionata, s' intende!)salvo poi rendersi conto di aver proprio sbagliato strada, ma a quel pt è tardi.
Quando non sgomita, la scuola punta i piedi...ma il terreno è ormai argilloso e il suo urlo resta mutu, le sue gambe intrappolate. Troppo spesso " striscia", così... per avere le carte a posto! Per la burocrazia, per il chi me la fa fare!
La questione meriterebbe una discussione ben più articolata di quella che riuscirei a fare in questo contesto. Torno dunque alla domanda e sì, sono un' insegnante di Scienze Umane in un Liceo delle Scienze Umane. Da otto anni alle superiori, per 10 anni alle elementari: particolare non da poco perché è stato a partire da quel livello che ho visto e io stessa operato errori colossali o iniziative bellissime( come " phylosophy for children"), lì che troppo spesso ho visto scambiare l' imperativo pedagogico della valorizzazione di ciascuno con la sua esaltazione ( risultato: ragazzi autoreferenziali e fragili).
Veniamo a noi: AVVICINARE alla lettura, permettere l' incontro con il libro, far innamorare due sconosciuti! Sì, perché il libro è " soggetto" della relazione, il libro si fa trovare, ti cerca...il libro ti legge,il libro sei tu, è un portale che ti risucchia o che si riversa nella tua esistenza. Il libro è esperienza cognitiva " faticosa" e bella...
Noi ogni anno, come scuola proponiamo un progetto di lettura: scegliamo due libri ( uno per il biennio e uno per il triennio) , lo leggiamo con i ragazzi, ne discutiamo e ci lavoriamo preparando dei " regali" per l' autore che, in presenza o a distanza , incontriamo. Ogni anno. Chi sceglie i libri e in base a quali criteri? Noi, in team, in base al messaggio che vogliamo suggerire e alla piacevolezza della lettura. Non ci arrendiamo, lo facciamo sempre. Quando arrivano a scuola gli autori ci batte forte il cuore e ci si azzera la salivazione! Siamo emozionate ( perché ormai stiamo diventando un luogo di lavoro dove dovranno garantire le quote "azzurre"-?-) Purtroppo l'investimento in un libro è sempre più visto come inopportuno anche da parte delle famiglie; dal canto loro i ragazzi la vivono come imposizione a cui opporsi a prescindere ed, essendo cosa volontaria ( quindi di fatto non obbligatoria) , sempre meno alunni partecipano all'esperienza. Sempre meno alunni si lasciano stupire dalla novità o accettano la possibilità che possa essere una delusione. Semplicemente a loro non interessa. O interessa sempre meno perché, per carità, le eccezioni ci sono.
Io ho maturato un" ipotesi a tale riguardo, ma non voglio tediarti oltre. Ti lascio con qualche domanda in sospeso per me, per te, per tutti:
- che rapporto c' è tra scrittura e lettura in età scolare e oltre?
- perché per i quindicenni di oggi è possibile fare indigestione in una sola sessione di una serie TV e cognitivamente hanno difficoltà a seguire un film di un" ora e quindici minuti?
- lettura=studio= fatica= imposizione=???? Sono tutte parolacce?
Stop. Scusami, sono stata prolissa.
@@francescadinunno6192 Francesca cara, non scusarti di essere stata prolissa... io del resto ho fatto un video di un'ora e mezza, prolisso per prolisso... 😂 In realtà ti ringrazio molto del tempo dedicato a questo messaggio che trasmette spunti molto interessanti. Capisco quel che vuoi dire quando dici che il ruolo è quello che ti viene riconosciuto, non puoi pretenderlo (credo che questo sia un po' in linea con quello che dice Lorenzo Flabbi nell'intervista quando dice che a un certo punto non è più un problema editoriale ma politico), ma penso anche che in un certo senso quel ruolo, individualmente, te lo puoi anche conquistare e meritare. Con la competenza, la passione, l'approccio giusto. Ma so anche che le cose sono molto più complesse di così e che tanti sforzi bellissimi fatti dagli insegnanti troppo spesso sono ignorati, cadono nel vuoto, non trovano orecchie disposte ad ascoltare. Non sono un'insegnante, anche se mi piacerebbe pure, ma ho chiaro in mente il ricordo dell'esperienza di studentessa: me le ricordo ancora certe lotte dei prof contro i mulini a vento, li osservavo condividendo quella che doveva essere la loro frustrazione. E la maggior parte dei miei coetanei mi sembravano ricettivi come un pezzo di marmo. Questo ci porta direttamente alle domande che poni tu e che mi sembrano interessantissime anche perché a volte sembra quasi che su questo argomento sia vero tutto e il suo contrario. Cosa spiega una certa indifferenza, il disinteresse, l'incapacità di concentrazione? Che peso hanno l'esempio e la sensibilizzazione precoce in famiglia, il ruolo della scuola?... Ma ad osservare i ragazzi sembra spesso che la cultura sia un disvalore (e mi si perdoni la generalizzazione, che vale per quello che è, cioè una generalizzazione!). Forse per quanto si dimenino gli insegnanti (che, diciamolo en passant, talvolta non si dimenano per niente) il problema è davvero politico?? Comunque complimenti, Francesca, per le belle iniziative che metti in atto con le tue colleghe, spero trovino terreno fertile, almeno un po'...