Mio figlio non vuole fare i compiti: come intervenire? Il caso di Luca

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  • เผยแพร่เมื่อ 23 ก.พ. 2019
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    Il dott. Alberto Cocco, psicologo clinico di Studio Sofisma a Castelfranco Veneto, ci illustra le procedure educative di gestione delle contingenze utilizzate nel caso di Luca, un bambino di 9 anni che generava grossi contrasti con i genitori quando era il momento di svolgere i compiti a casa.
    Nei precedenti video e articoli abbiamo visto che per intervenire dal punto di vista educativo sui comportamenti del proprio figlio si deve agire su incentivi e conseguenze ambientali. Oggi vedremo come applicare questo principio per favorire l'autonomia del proprio figlio nel fare i compiti e lo faremo analizzando il caso di Luca, un bambino di 9 anni su cui era stato impostato un intervento educativo. Nella richiesta di supporto dei genitori, insieme ad altri aspetti su cui intervenire vi era proprio la quotidiana difficoltà nel fargli fare i compiti. Ogni giorno vi erano contrasti tra genitori e bambino: Luca è tardi devi fare i compiti, Luca dopo devi andare all'allenamento e devi fare tutto di fretta, Luca te l'ho già detto un sacco di volte, devi fare i compiti. Spesso ci si trovava in orario serale a dover fargli fare i compiti di fretta che erano sempre stati posticipati. Spesso mamma e papà gli spiegavano quanto fosse importante mettere i compiti e la scuola al primo posto ma questo non dava risultati e per i genitori vi era grande frustrazione per il fatto che il bambino non cambiasse le sue abitudini. L'intervento educativo ha seguito le fasi descritte nei precedenti video e dalla fase di valutazione e osservazione è emerso che Luca, dopo la scuola, giocava con la playstation, guardava la TV o giocava con le costruzioni in salone. Luca aveva acceso libero e diretto ai suoi incentivi preferiti senza dover mettere in atto nessun comportamento costruttivo. Mettiamoci nei panni di un bambino di 9 anni con tutto quel ben di dio di giochi e divertimenti davanti... Tutta l'attenzione e l'iniziativa del bambino sarà orientata a quegli incentivi e i compiti verranno il più possibile procrastinati. Con i genitori si è concordato di eliminare la disponibilità diretta di giochi e playstation mettendoli in un posto che non fosse accessibile al bambino. Tramite un contratto comportamentale sono state spiegate al bambino le nuove regole: Dopo la scuola e il pranzo, se vuole potrà rilassarsi un po' sul divano e guardare un po' di tv mentre Playstation e giochi sarebbero stati resi disponibili al bambino solo una volta terminati i compiti. Questi incentivi dovevano costituire una conseguenza positiva e contingente allo svolgimento dei compiti a casa. Con i genitori, inoltre, si sono concordate le modalità ottimali di interazione col bambino e di comunicazione delle nuove regole in modo da ridurre il più possibile in contrasto tra genitore e bambino. In parallelo per gestire capricci e l'iniziale opposizione del bambino alle nuove regole sono state insegnate ai genitori le tecniche dell'ignorare selettivo e del time out guidandoli nella loro corretta esecuzione e concordando i comportamenti del bambino che prevedevano un loro utilizzo. Per favorire il processo di cambiamento, in una prima fase, è stato indicato ai genitori di dare sostanziale aiuto al bambino nei compiti portandolo rapidamente vicino alla loro conclusione e lasciando in sospeso solo gli esercizi più semplici e che era in grado di svolgere in completa autonomia. In questo modo una mansione molto semplice da eseguire sarebbe stata seguita da un forte incentivo rappresentato dall'accesso immediato a giochi e playstation. L'aiuto del genitore sarebbe stato gradualmente rimosso man mano che il bambino rispondeva positivamente alla nuova routine quotidiana. Dopo un primo periodo di tentativo del bambino di rompere la regola e di ristabilire la situazione precedente all'applicazione delle nuove procedure, il bambino ha iniziato a richiedere alla mamma di fare i compiti nel primo pomeriggio. La corretta applicazione delle regole concordate aveva fatto passare il messaggio al bambino che l'unico modo di avere accesso ai suoi incentivi preferiti era completare i compiti a casa e per questo chiedeva alla mamma di farli: fare i compiti era diventato vantaggioso e incentivante per lui. Questo tipo di imposizione ha fatto si che il bambino, chiedendo attivamente di svolgere i compiti, sperimentasse i vantaggi del fare i compiti bene e subito che i genitori gli avevano sempre solo spiegato a parole: essere lodati dai genitori, ridurre le tensioni con loro e avere poi tutto il pomeriggio libero. Dopo un iniziale imposizione saranno questi vantaggi più costruttivi a stimolare autonomia e senso di responsabilità da parte del bambino.

ความคิดเห็น • 6

  • @vannacollina2721
    @vannacollina2721 2 ปีที่แล้ว +2

    Troppe ore a scuola seduti. E a casa. Il pomeriggio deve essere libero.

  • @vannacollina2721
    @vannacollina2721 2 ปีที่แล้ว +1

    Contraria sui compiti a casa. Se, in autonomia, sicuro. Ma sono contraria.

  • @romeoandjuliet9308
    @romeoandjuliet9308 ปีที่แล้ว

    con mio figlio di 7 anni questo non funziina..non so come fare..

  • @nicolettasollo5711
    @nicolettasollo5711 2 ปีที่แล้ว

    A me tutto questo non ha funzionato e mio figlio quando parlo e'come se non mi ascolta sul serio,cioè proprio non ascolta nel vero senso della parola !!!

  • @vannacollina2721
    @vannacollina2721 2 ปีที่แล้ว +1

    Perché tutti quei giochi... Devono stare fuori all aperto. Fare sport!!!

  • @vannacollina2721
    @vannacollina2721 2 ปีที่แล้ว +1

    Non sono cani... Perdona. Troppe regole oggi... Scoppiano.