IL TEMPO DELLA BUONA POLITICA A 75 ANNI DALL'ASSEMBLEA COSTITUENTE |Conversazione con GIULIANO AMATO

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  • เผยแพร่เมื่อ 25 ส.ค. 2024
  • Conversazioni con Enzo Cheli, Ugo De Siervo, Giuseppe Vacca e Giuliano Amato in occasione dei 75 anni dall’inizio dei lavori dell’Assemblea costituente
    di Pier Francesco Lotito e Giorgio Giovannetti
    La quarta e ultima conversazione di questo ciclo è con Giuliano Amato, attuale vice presidente della Corte costituzionale. La sua esperienza di giurista, uomo di governo e delle istituzioni ci permette di terminare le riflessioni sui lavori dell’Assemblea costituente riflettendo sull’oggi e di alzare gli occhi verso il futuro
    Settantacinque anni fa, alla fine del giugno del 1946, iniziarono i lavori dell’Assemblea costituente. L’Italia era un Paese in ginocchio. Nella guerra appena conclusa erano morti 500mila italiani di cui 150mila civili. Il conflitto aveva attraversato l’intera penisola generando distruzioni e profonde divisioni. Alcune zone erano ancora occupate dalle truppe alleate. Si soffriva la fame. I generi alimentari erano razionati, mancavano i medicinali e la borsa nera prosperava. Più di due milioni di persone non avevano un tetto e molti erano costretti alla coabitazione forzata o a vivere in campi di concentramento. I film del Neorealismo descrivono in modo drammatico ed efficace il clima sociale di quel periodo. In quella Italia, che si era divisa nella scelta istituzionale facendo prevalere, non senza polemiche e scontri, la Repubblica, 556 costituenti, di cui 21 donne (le prime elette in una assemblea rappresentativa nazionale in Italia) compirono un miracolo. In pochi mesi elaborarono un patto che è riuscito ad unire, per più di tre generazioni, un Paese complesso e difficile come il nostro.
    Come si arrivò a quell’accordo? È questa la domanda che guida le conversazioni con Enzo Cheli, Ugo De Siervo, Giuseppe Vacca e Giuliano Amato, quattro autorevoli amici della «Nuova Antologia» con formazione, esperienze e culture diverse. Le loro riflessioni vanno inserite in due scenari paralleli: quello interno di un Paese come l’Italia prostrato dai lunghi anni della Seconda guerra mondiale e prima ancora trasformato violentemente dal regime fascista; e l’altro, esterno, del dispiegarsi dei nuovi equilibri geopolitici internazionali che vedevano montare la contrapposizione tra Stati Uniti e Unione Sovietica, con i rispettivi alleati, in quella che passerà alla storia con l’espressione coniata dal giornalista e politologo americano Walter Lippman: “Guerra Fredda”.
    Conversazione di Pier Francesco Lotito
    Collaborazione tecnica di Fabio Bianchini

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