È fantastico e liberatorio vedere il passato come un tentativo che ci consente di cogliere l'occasione di fare meglio nel presente, e raggiungere obiettivi migliori in futuro. Questo mi stanno insegnando nella scuola di indipendenza emotiva di Giacomo Papasidero. *RESILIENZA*
@coachfactor Credete non è facile abbattere gli schemi con i quali siamo stati educati e incasellati. È fantastico trovare quella libertà che consente di divenire Resilienti e Proattivi ovvero, Liberi e Forti ma mai indifferenti.😉 Con l'occasione anche da ex sportiva vi auguro buon lavoro e buon nuovo inizio.
Se ci pensate ci "alleniamo" molto nel pensiero e ci soffermiamo di solito, guarda caso, in quelli che ci danno emozioni forti...che di solito sono quelli più negativi, come la rabbia, la vergogna, l'imbarazzo, il risentimento. il fastidio, il senso di colpa, l'imbarazzo, l'umiliazione, (emotività non inserite a caso...) che a sua volta creano esitazione, tensione, apprensione, preoccupazione, nervosismo (anch'esse non inserite a caso...) Nello sport, come in molte altre circostanze (la scuola è una di quelle), se non ci insegnano fin da giovani, sia a riconoscerle che a comprenderle diventa più difficile mettere in atto strategie di condotta per gestirle. In tantissimo casi poi, vanno sapute gestire in circostanze di tempo limitatissimo. Usufruirne negli spazi di allenamento, di tale tempo, è senza dubbio la prima "performance mentale" che ognuno di noi ha ed i coach possono incentivarla per portarla all'attenzione degli atleti in ogni momento. Infondo la consapevolezza è il primo requisito dell'apprendimento. L'atleta è come un musicista, che si concentra nelle fasi di costruzione della musica su degli elementi specifici, che poi esegue nello stato di flusso. Basta dargli i giusti elementi per portarlo in una "consapevolezza primaria" a sostegno poi dell'imprevisto ecc... È chiaro che tutto si regge in una forma di equilibrio che va comunque ad operare ad alti livelli di %, sulla massima prestazione possibile.
Molto interessante come al solito. Condivido il fatto di non avere pretese ma obiettivi, ma credo, nella mia ignoranza in materia, che sia più applicabile agli sport individuali. Nella pallavolo posso anche pormi l'obiettivo di vincere o comunque di dare il mio massimo, ma il risultato non dipende solo da me ma anche dai miei compagni di squadra e trovo difficile coniugare le 2 cose. L'ho provato quando giocavo tanti anni fa e lo vedo ora nella squadra che alleno. Secondo me ci sarà sempre la facile scappatoia dell'alibi (come dice Velasco) per giusitifcare certi sbagli.
È fantastico e liberatorio vedere il passato come un tentativo che ci consente di cogliere l'occasione di fare meglio nel presente, e raggiungere obiettivi migliori in futuro.
Questo mi stanno insegnando nella scuola di indipendenza emotiva di Giacomo Papasidero.
*RESILIENZA*
Grazie per la testimonianza Veronica! Giacomo ci ha dato davvero un sacco di spunti!
@coachfactor
Credete non è facile abbattere gli schemi con i quali siamo stati educati e incasellati. È fantastico trovare quella libertà che consente di divenire Resilienti e Proattivi ovvero, Liberi e Forti ma mai indifferenti.😉
Con l'occasione anche da ex sportiva vi auguro buon lavoro e buon nuovo inizio.
@@veronicalarocca5839 Grazie davvero!
Se ci pensate ci "alleniamo" molto nel pensiero e ci soffermiamo di solito, guarda caso, in quelli che ci danno emozioni forti...che di solito sono quelli più negativi, come la rabbia, la vergogna, l'imbarazzo, il risentimento. il fastidio, il senso di colpa, l'imbarazzo, l'umiliazione, (emotività non inserite a caso...) che a sua volta creano esitazione, tensione, apprensione, preoccupazione, nervosismo (anch'esse non inserite a caso...) Nello sport, come in molte altre circostanze (la scuola è una di quelle), se non ci insegnano fin da giovani, sia a riconoscerle che a comprenderle diventa più difficile mettere in atto strategie di condotta per gestirle. In tantissimo casi poi, vanno sapute gestire in circostanze di tempo limitatissimo. Usufruirne negli spazi di allenamento, di tale tempo, è senza dubbio la prima "performance mentale" che ognuno di noi ha ed i coach possono incentivarla per portarla all'attenzione degli atleti in ogni momento. Infondo la consapevolezza è il primo requisito dell'apprendimento. L'atleta è come un musicista, che si concentra nelle fasi di costruzione della musica su degli elementi specifici, che poi esegue nello stato di flusso. Basta dargli i giusti elementi per portarlo in una "consapevolezza primaria" a sostegno poi dell'imprevisto ecc... È chiaro che tutto si regge in una forma di equilibrio che va comunque ad operare ad alti livelli di %, sulla massima prestazione possibile.
Grazie per il contributo Andrea! "La consapevolezza è il primo requisito dell'apprendimento" è una grande e sacrosanta verità!!!
Molto interessante come al solito. Condivido il fatto di non avere pretese ma obiettivi, ma credo, nella mia ignoranza in materia, che sia più applicabile agli sport individuali. Nella pallavolo posso anche pormi l'obiettivo di vincere o comunque di dare il mio massimo, ma il risultato non dipende solo da me ma anche dai miei compagni di squadra e trovo difficile coniugare le 2 cose. L'ho provato quando giocavo tanti anni fa e lo vedo ora nella squadra che alleno. Secondo me ci sarà sempre la facile scappatoia dell'alibi (come dice Velasco) per giusitifcare certi sbagli.
Certo, negli sport di squadra un'eccellente performance individuale non necessariamente coincide con una altrettanto eccellente performance di squadra
In sintesi è il vecchio detto: "la calma dei forti"
Ciao Stefano, beh dai, Giacomo ha detto qualcosina di più 😅
@coachfactor non volevo essere polemico, era una battuta, avrei dovuto usare una 😂. Molto interessante direi ☺️
@ Avevamo colto l'ironia, però ci tenevamo a dare a Giacomo... quel che è di Giacomo! 😂