Complimenti a 8 anni anni per schiacciate il pedale della frizione del velite pigarono il parafango per fare forza con la manina bei ricordi altri tempi,,,,a
“Quando avevo quattro o cinque anni mio papà mi faceva sedere su questo trattore e me lo faceva guidare... Questo trattore mi fa pensare a mio nonno, ai miei zii e a mio padre...” In tre minuti Luigino Criveller racconta in modo magistrale la storia del trattore Oto Melara e di come nel 1955 sia entrato nella famiglia Criveller. Un pezzo di storia delle famiglie contadine trevigiane che con la motorizzazione del lavoro nei campi iniziarono l'emancipazione economica e si avviarono verso l'uscita dalla povertà. È anche un pezzetto della mia infanzia. Ricordo bene il trattore Oto: quando si trattava di accenderlo, il mio ruolo era quella di abbassare l’arcivalvola dopo che uno più grande di me (spesso proprio mio fratello Luigino) faceva ruotare manualmente il pesante volano. Per noi bambini era come un rito, di sicuro impatto emotivo.
Super Luigino, sempre giovane dentro e simpaticissimo fuori!!!!
Lei è grande persona con un bel trattore e complimenti per la spiegazione che ha fatto molto bravo saluti.
Super l'Oto melata, super Luigi
Complimenti a 8 anni anni per schiacciate il pedale della frizione del velite pigarono il parafango per fare forza con la manina bei ricordi altri tempi,,,,a
“Quando avevo quattro o cinque anni mio papà mi faceva sedere su questo trattore e me lo faceva guidare... Questo trattore mi fa pensare a mio nonno, ai miei zii e a mio padre...”
In tre minuti Luigino Criveller racconta in modo magistrale la storia del trattore Oto Melara e di come nel 1955 sia entrato nella famiglia Criveller. Un pezzo di storia delle famiglie contadine trevigiane che con la motorizzazione del lavoro nei campi iniziarono l'emancipazione economica e si avviarono verso l'uscita dalla povertà. È anche un pezzetto della mia infanzia. Ricordo bene il trattore Oto: quando si trattava di accenderlo, il mio ruolo era quella di abbassare l’arcivalvola dopo che uno più grande di me (spesso proprio mio fratello Luigino) faceva ruotare manualmente il pesante volano. Per noi bambini era come un rito, di sicuro impatto emotivo.
Belle macchine indistruttibili