XXIV T.O./B - LETTERATURA & SPIRITUALITÀ - P.2 /+ Approfondimento in descrizione
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- เผยแพร่เมื่อ 29 ธ.ค. 2024
- APPROFONDIMENTO
Il velo squarciato, lo «svelamento» del mistero della croce, non può essere relegato solamente al rito del Venerdì Santo, ma deve rinnovarsi anche oggi, dove occorre che rifulga questo grande mistero. Lo squarcio deve essere avvenire nella vita e nel cuore di ognuno.
Molti nodi, molte incomprensioni tra la Chiesa e la cosiddetta cultura laica odierna si radicano nella diatriba da piacere e dolore, tra due vie che appaiono, erroneamente, come inconciliabili. Ma Piacere e dolore, benessere e travaglio, eros e thanatos, sono contenuti l’uno nell’altro, inestricabilmente. A volte ci si illude di esser riusciti ad eliminare la merda, ma, proprio come il Kitsch, il benessere, il piacere, sganciati dalla complessità del Reale, sganciato dal gusto di Dio e della Verità, non danno alcun sapore, non donano alcuna bellezza alla vita, ma di essi sono la pantomima, la parvenza, l'illusione. La croce di Cristo ha finalmente spezzato questa catena di ambiguità, questo circolo vizioso... Come? Nel Compimento della Volontà del Padre da parte del Figlio Suo. La volontà di Dio è la «croce» della vita, dove rifulgono la Bellezza e la Bontà, dove si scopre il vero gusto, il vero piacere. Ma se cadi ancora, se non sei stato pronto ad accettare subito tutta la volontà di Dio, ricordati che la croce è anche promessa di perdono e di misericordia per chi è caduto... Non consumarti nella colpa, non disperare... Non lasciarti andare ...
Rifulga così, anche oggi, il mistero della croce! Continui a rischiarare il nostro cammino. Un sociologo ha scritto di recente, a proposito della crisi attuale del sacro: «L’anima dell’occidente si è inaridita. C’è un pantheon aperto a tutti gli dei, ma povero di sacralità. La religione formale, la religione sociale, la religione delle buone opere non parlano a tutti. Dal profondo della società appare il bisogno di un nuovo contatto col divino. Che espanda l’anima e dia forza, gioia, speranza e un senso glorioso dell’esistenza» (F. Alberoni, su «Il Corriere della sera», 27 Marzo 1995, p. 1). Questo fu ciò che la predicazione della croce operò agli inizi del cristianesimo. Come un’ondata di incontenibile speranza e di gioia, essa spazzò via tutto ciò in cui l’uomo del decadente impero romano, cercava rifugio: culti misterici, magia, teurgia, nuove religioni. Si ebbe la sensazione come di una «nuova primavera del mondo». Questo può fare anche oggi, nella nostra «epoca di angoscia», la predicazione della croce di Cristo, se solo sappiamo ridare ad essa l’afflato, l’entusiasmo, la fede di allora. il simbolo della croce sarà pure antiquato e triste agli occhi del mondo , certamente scomodo e fastidioso, per taluni simbolo di follia ed Esaltazione del dolorismo, del masochismo! Quale terribile fraintendimento!
Quello che occorre è che avvenga uno «svelamento» della croce anche nel cuore dei cristiani, come è avvenuto nella storia e avviene nella liturgia. Che passiamo anche noi dalla croce segno di condanna e di maledizione, alla croce salvezza, perdono, «unica speranza», vanto. Fino a sentirci spinti a gridare giubilanti con san Paolo: «Quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo!» (Gal 6,14). Questa testimonianza, quella di chi si è messo alla sequela di Gesù, può svelare, illuminare, il Segreto del Cristo, il Figlio di Dio, che è morto si, ma che il terzo giorno è risuscitato... Non è rimasto appeso a quella croce, non è rimasto sepolto nella tomba; Cristo è risorto! Egli ha inaugurato una nuova gioia, una nuova qualità di benessere, di piacere, di gloria: quello che non precede il dolore, come sua causa, ma lo segue come suo frutto; quello che trova nella croce la sua sorgente e la speranza di non finire neppure con la morte, di essere eterno. E non solo il piacere puramente spirituale, ma ogni piacere onesto, anche quello che l’uomo e la donna sperimentano nel dono reciproco, nel generare la vita e nel vedere crescere i propri figli, il piacere dell’arte e della creatività, della bellezza, dell’amicizia, del lavoro felicemente portato a termine. Ogni gioia vera.