Nel mondo di oggi si paga per esistere, ma molti non se ne accorgono, e penso che il loro malessere sia peggiore di quello degli accorti. Grazie grazie grazie per questo contributo Wesa!!!
Mi viene in mente, ma forse è un pensiero un pò oltre la siepe, la riflessione di Deleuze sul fatto che siamo tutti vittime dei sogni degli altri, concetto elegantemente citato nel film, bellissimo e che ti consiglio, COMA di Bertand Bonello del 2022. Grazie per i tuoi contenuti, tutti indistintamente
Sarebbe molto interessante analizzare gli effetti non solo sociali ma anche neurologici dovuti a 15 anni di uso di strumenti di marketing come mezzi linguistici e comunicativi predominanti.
Bello vedere un ragionamento senza l'interazione della chat che ormai ha raggiunto il livello Calenda al cubo. La chat comincia ad essere stucchevole e veramente troppo snob.
Do il like e commento affinché tu ci dia altri video del genere ❤️😬Confesso quindi apertamente la mia relazione interessata: in questo periodo storico video come questi sono per me ossigeno e a me piace respirare! 😬 Grazie Wesa!
Video doveroso perché noto una certa ingenuità sia da parte dei "creatori di contenuti" che dagli utenti. La gerarchizzazione delle community è, specialmente, inquietante perché trasporta la mercificazione dello spettacolo-prodotto oltre il prodotto stesso, come se estendesse il suo campo d'azione oltre i suoi contorni "fisici". Io ho risolto disinstallando i social e rimanendo qua e là su youtube per qualche commento. Vorrei tenermi una vita più naif possibile. Anche perché se, come hai detto tu, se il tempo libero diventa lavoro, il tempo vitale per lo studium, in senso di approfondimento, lettura etc.-riposo, va svanendo, e aumentano i meccanismi automatici del mio comportamento. Ma chi ve se ncula, tenetevi la compravendita sociale da social. Potrebbe essere un mio bias, ma per quanto riguarda la mia esperienza percepisco una reazione sempre crescente di avversione al social e vedo sempre più persone quittarli del tutto o quasi. Ma potrebbe essere una mia impressione errata basata su una casistica ridotta e dovuta anche alla mia scelta e modo di essere che magari mi fa conoscere persone simili.
Piacere di rivederti in modalità YT. Se non lo hai mai visto, ti consiglio il film The Big Kahuna del 1999 che parla più o meno dello stesso argomento di cui hai parlato tu, ma forse è interessante rileggerlo con la testa di oggi in quanto film di 25 anni fa, quando internet era ancora per pochi.
Quando sento parlare delle analytics, mi sovviene sempre questa frase di Bob Kennedy: "Il PIL non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta. Può dirci tutto sull'America, ma non se possiamo essere orgogliosi di essere americani."
Grazie per questo video e complimenti per il lavoro di comunicazione/divulgazione. Al di là del tema di attualità e della lucida prospettiva sulle relazioni e sui loro mezzi, vorrei commentare a partire dal finale del video. Cosa è l’”altro” che sembra che il piano umano - “microscopico” stia perdendo nella società attuale? Per me è da cercare sul piano estetico. Condivido la tua valorizzazione dell’analogico - lo “spannometrico” del video; un aspetto altrettanto importante per me è quello del disegno come fine e della sua condivisione. In un progetto comunicativo come in una rete di relazioni può esistere un disegno. Un’estetica, più che un’esigenza, rivolta alla realtà che stiamo in ogni caso contribuendo a costruire. Questo progetto per me acquista tanto più valore quanto diventa un discorso che raggiunge tutte le parti e quanto più queste vi possono contribuire: lo scambio può favorire non solo l’interesse dell’individuo ma anche la valorizzazione della relazione stessa. Più è ricco e profondo lo scambio tra le persone, maggiore sarà il contributo di ciascuno a quel disegno che è la relazione. E la consapevolezza dell’inevitabile, naturale, agire per il proprio fine dell’individuo deve inserirsi anch’esso con serenità nel discorso. In questo personalmente dò valore alle relazioni. E la semplificazione e digitalizzazione delle comunicazioni, oltre alla sovrabbondanza di dati, stimolazioni e esempi altrui potrebbe avere due effetti negativi. Primo inibire l’ispirazione stessa a un disegno articolato e significativo - rivolto alle relazioni interpersonali ma in realtà anche allo studio o alla creatività; secondo impedire la sufficiente profondità e incisività dello scambio interpersonale necessaria perché questa diventi qualcosa che va al di là del mutuo beneficio…
Bello arrivare qui dopo un video sulla separazione dell’io nel concetto di conversione paolina spiegato da Marco Guzzi e dopo un minuto di video aver già visto uno dei paradossi del materialismo feuerbachiano dissolversi come neve al sole. Quando il mio atto nutre la mia paura perdo, quando nutre il mio amore vinco, è piuttosto semplice. Alle volte si agisce per la motivazione sbagliata facendo qualcosa di giusto e dato il buon risultato cerchiamo di ingannarci riguardo la proprietà del nostro agire. Ma sappiamo tutti, profondamente, che stiamo cazzeggiando allegramente nei meandri delle nostre meschinità.
Non parlerei delle interazioni cosiddette "disinteressate" come un do ut des in cui la richiesta al prossimo è molto bassa; in realtà è l'esatto opposto. Per quanto smielato possa sembrare, riuscire a strappare il sorriso a una persona è qualcosa di molto più prezioso di 100k follower in più. E non per chissà quali ragioni romantiche o idealiste, ma perché nella gerarchia dei bisogni il benessere emotivo e psicologico è forse il più importante tra tutti. Al primo posto in realtà ci sarebbero i bisogni primari di sopravvivenza, ma essendo essi prettamente materiali, nell'era moderna grazie a tecnologia e globalizzazione li abbiamo resi estremamente economici e facili da ottenere, tant'è che nel primo mondo è sostanzialmente impossibile per una persona non trovare acqua potabile e cibo sufficienti a sopravvivere, anche nei casi di assoluta povertà. D'altro canto i follower, la notorietà, una buona carriera lavorativa sono tutti bisogni più superficiali, che arricchiscono la nostra vita, ma non ne determinano la serenità e la soddisfazione. Quello è compito dei bisogni relazionali ed emotivi: un buon rapporto col mio partner o coi miei amici e i saper convivere serenamente con sé stessi e i propri pregi e difetti sono la base imprescindibile per una vita felice e appagante. Di conseguenza un do ut des in cui ci si scambia intesa, emozioni, autenticità, fiducia e stima risulta incredibilmente più prezioso di ogni altro scambio. Io quando voglio far ridere un amico sto pretendendo molto da lui, ma è proprio in questo che sta la bellezza dei legami umani. Un mero scambio di visibilità social o una contrattazione economica sono paradossalmente molto meno preziosi e più facili da conseguire, ma insorge un enorme problema nel momento in cui l'investimento di tempo ed energie della nostra vita viene risulta eccessivamente più incentrato su di essi che sui do ut des relazionali ed emotivi. E questo è un problema enorme soprattutto oggi dove la vita online ha preso sempre più il sopravvento sulle relazioni reali, al punto che molti non riescono a costruirsi relazioni reali neppure nei pochi contesti online in cui sarebbe possibile. Trascuriamo le miniere d'oro sotto ai nostri piedi per cercare di raccogliere l'aria, sperando che miracolosamente il carbonio al suo interno un giorno si tramuti in diamanti. Ma nei fatti, ci stiamo solo intossicando di anidride carbonica
E cosa sono 100k di follower per alcuni di noi, se non la ricerca di "benessere emotivo e psicologico"? Stai parlando di valori estremamente soggettivi, lascia perdere.
@@MORTIFICATOR se credi davvero che un numerino su un social network sia ragione di felicità e benessere psicologico, hai ancora molte cose da capire nella vita
@@ultimatejager4058guarda che mortificator non ha mica detto che i numeri sui social siano ragione di felicità e benessere psicologico. Prima di dire agli altri che devono capire cose sulla vita (😂), inizia tu a capire un testo scritto di due righe
@@MORTIFICATOR@maxpower11433 avete ragione, chiedo sinceramente scusa per il fraintendimento. Avevo inteso il commento di Mortificator come un suo pensiero personale, non come una puntualizzazione sul fatto che ci sia chi la pensa in quel modo. È vero, la percezione di cosa ci rende felici e appagati è soggettiva, ma resta il fatto che ciò che crediamo di volere spesso non è ciò di cui abbiamo bisogno. Capita spesso che molte persone si pongono degli obiettivi di vita incredibili che poi, una volta raggiunti, li lascia con l'amaro in bocca. Questo perché spesso si tende a trascurare altre cose più importanti per perseguire quei traguardi che sono più per vanto personale che per un vero appagamento personale. Se io passo tutto il periodo universitario fino alla laurea a studiare, trascurando amicizie e allontanandomi da molti contesti sociali, posso davvero dire di aver affrontato un'esperienza universitaria bella e appagante? Certo, ho un pezzo di carta con un buon voto sopra, ma poi tutta la mia rete sociale è in frantumi e ricostruirla è molto complesso. Questo non per screditare e demonizzare gli obiettivi di vanto, ma per dire che ciò che rende davvero degna una qualsiasi attività ed esperienza è la compagnia che ti sta attorno, che ti supporta, ti dà consigli o che anche semplicemente funge da via di fuga nei momenti di stress o insoddisfazione. Chi crede che avere 100k follower in più sia qualcosa che gli dona felicità, non sta realizzando che i 100k follower dovrebbero essere solo un pretesto per aprirsi le porte a nuove possibilità di coltivare relazioni umane, vecchie e nuove, e arricchirle in modi prima preclusi. Se ci si accontenta dello sterile numerino e dei guadagni annessi, ma poi le tue relazioni sono compromesse o basate su bugie e banali scambi di interessi economici o di popolarità, si può davvero dire di vivere una bella vita?
Discorso interessantissimo, su cui avrei due considerazioni. Prima considerazione. Questa "matematizzazione" dei rapporti sociali (anche cent'anni fa salutavi la vecchietta per strada per "interesse", ma non stavi proprio lì a far di conto) mi ricorda prepotentemente il discorso di Galimberti sulla tecnica. La tecnica ci tiene al guinzaglio e, dal momento che esiste, diventa talmente più conveniente assecondarla da non poter più ragionare in modo alternativo a quello puramente quantitativo portato all'estremo. Seconda considerazione. Verso la fine dici che i giovani sono più consapevoli delle generazioni precedenti a proposito di questi strumenti di ottimizzazione delle strategie comunicative. Io qui penso che ci si debba mettere d'accordo su cosa si intenda per consapevolezza. Da molti punti di vista è l'esatto contrario: escludendo l'anziano che sa a malapena adoperare una email (ok...), chi è vissuto consapevolmente anche in un'epoca in cui questi meccanismi non erano presenti in modo così estremo li ha secondo me molto più presenti: chi è nato in questo sistema rischia di viverlo come un "sottofondo". Magari lo interpreta meglio (interpreta nel senso di ruolo sociale), ma con un livello di ingenuità molto superiore. Per un giovane quel meccanismo di scambio sociale è automaticamente interessato in modo "estremo". Ripeto, anche cento anni fa salutavi la vecchietta per strada, ma non è che guardavi le statistiche su quante vecchiette avevi salutato, questo livello intendo. Un ultimo commento extra: la pubblicità è l'anima de' li mortacci.
Praticamente, più è basso il livello, più bassi sono i numeri e maggiore sarà la spinta che si rivolgerà verso l'alto(?). Ovviamente questo è un gioco che misura se stesso facendosi beffa - paradossalmente - dello stesso corto circuito che potrebbe far pensare il contrario.
Il solo fatto di vivere le relazioni fra esseri umani simili è già interessata nel senso di garantire "almeno" il piacere del rapporto seguito poi da vantaggi strategici come già avevi detto nel video. Io etichetto realmente disinteressati quei rapporti dove l'azione strategica è il conseguimento del piacere mentre quella opportunistica/materialistica è in secondo piano (Fare esperienze condivisibili e fruibili insieme ad esempio e non solo l'acquisizione di vantaggi sociali investendo in quella relazione) Siamo animali sociali per cui innegabile quel discorso legato alla strategia di sopravvivenza (cibo, sicurezza, socialità) tuttavia esistono dei livelli di relazioni "disinteressate", ovvero di predominanza affettiva, variabili e che sono per loro natura molto difficili da sviluppare
Non pensavo avrei più visto un tuo "vero" video... nostalgia
Sembra di sentirlo ancora
Dire al mercante di liquore
"Tu che lo vendi cosa ti compri di migliore?"
Il pendolo ha rintoccato! Aria di cambiamenti, i video sono tornati!
-Lepronte
Mancava tanto vedere un tuo nuovo video! 🙏🏻
Non sai quanto mi era mancato il "Salve a tutti ragazzi, bentornati su Wesachannel"
Bentornato Wesa
Torna a parlarci su TH-cam, ci manchiii!
Facciamo tutti marketing da quando abbiamo la consapevolezza di agire
Grande wesa, come sempre !
Che belli questi video! Grazie!
Nel mondo di oggi si paga per esistere, ma molti non se ne accorgono, e penso che il loro malessere sia peggiore di quello degli accorti.
Grazie grazie grazie per questo contributo Wesa!!!
Mi viene in mente, ma forse è un pensiero un pò oltre la siepe, la riflessione di Deleuze sul fatto che siamo tutti vittime dei sogni degli altri, concetto elegantemente citato nel film, bellissimo e che ti consiglio, COMA di Bertand Bonello del 2022. Grazie per i tuoi contenuti, tutti indistintamente
Oggi era già una bella giornata. Ora che il più potente è tornato con un video "ufficiale" sono ancora più felice.
The return of the "Wesa Jedi". Welcome back!
Sarebbe molto interessante analizzare gli effetti non solo sociali ma anche neurologici dovuti a 15 anni di uso di strumenti di marketing come mezzi linguistici e comunicativi predominanti.
Bello vedere un ragionamento senza l'interazione della chat che ormai ha raggiunto il livello Calenda al cubo. La chat comincia ad essere stucchevole e veramente troppo snob.
Il ritorno più atteso
Bentornato
Welcome back!
Bel video che fa riflettere sulla nostra realtà social
Do il like e commento affinché tu ci dia altri video del genere ❤️😬Confesso quindi apertamente la mia relazione interessata: in questo periodo storico video come questi sono per me ossigeno e a me piace respirare! 😬 Grazie Wesa!
“asimmetria di consapevolezza”
La compravendita dei sentimenti
Video doveroso perché noto una certa ingenuità sia da parte dei "creatori di contenuti" che dagli utenti. La gerarchizzazione delle community è, specialmente, inquietante perché trasporta la mercificazione dello spettacolo-prodotto oltre il prodotto stesso, come se estendesse il suo campo d'azione oltre i suoi contorni "fisici". Io ho risolto disinstallando i social e rimanendo qua e là su youtube per qualche commento. Vorrei tenermi una vita più naif possibile. Anche perché se, come hai detto tu, se il tempo libero diventa lavoro, il tempo vitale per lo studium, in senso di approfondimento, lettura etc.-riposo, va svanendo, e aumentano i meccanismi automatici del mio comportamento. Ma chi ve se ncula, tenetevi la compravendita sociale da social. Potrebbe essere un mio bias, ma per quanto riguarda la mia esperienza percepisco una reazione sempre crescente di avversione al social e vedo sempre più persone quittarli del tutto o quasi. Ma potrebbe essere una mia impressione errata basata su una casistica ridotta e dovuta anche alla mia scelta e modo di essere che magari mi fa conoscere persone simili.
Che nostalgia questo format
Piacere di rivederti in modalità YT. Se non lo hai mai visto, ti consiglio il film The Big Kahuna del 1999 che parla più o meno dello stesso argomento di cui hai parlato tu, ma forse è interessante rileggerlo con la testa di oggi in quanto film di 25 anni fa, quando internet era ancora per pochi.
Quando sento parlare delle analytics, mi sovviene sempre questa frase di Bob Kennedy:
"Il PIL non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta.
Può dirci tutto sull'America, ma non se possiamo essere orgogliosi di essere americani."
Grazie per questo video e complimenti per il lavoro di comunicazione/divulgazione.
Al di là del tema di attualità e della lucida prospettiva sulle relazioni e sui loro mezzi, vorrei commentare a partire dal finale del video. Cosa è l’”altro” che sembra che il piano umano - “microscopico” stia perdendo nella società attuale? Per me è da cercare sul piano estetico. Condivido la tua valorizzazione dell’analogico - lo “spannometrico” del video; un aspetto altrettanto importante per me è quello del disegno come fine e della sua condivisione. In un progetto comunicativo come in una rete di relazioni può esistere un disegno. Un’estetica, più che un’esigenza, rivolta alla realtà che stiamo in ogni caso contribuendo a costruire. Questo progetto per me acquista tanto più valore quanto diventa un discorso che raggiunge tutte le parti e quanto più queste vi possono contribuire: lo scambio può favorire non solo l’interesse dell’individuo ma anche la valorizzazione della relazione stessa. Più è ricco e profondo lo scambio tra le persone, maggiore sarà il contributo di ciascuno a quel disegno che è la relazione. E la consapevolezza dell’inevitabile, naturale, agire per il proprio fine dell’individuo deve inserirsi anch’esso con serenità nel discorso.
In questo personalmente dò valore alle relazioni.
E la semplificazione e digitalizzazione delle comunicazioni, oltre alla sovrabbondanza di dati, stimolazioni e esempi altrui potrebbe avere due effetti negativi. Primo inibire l’ispirazione stessa a un disegno articolato e significativo - rivolto alle relazioni interpersonali ma in realtà anche allo studio o alla creatività; secondo impedire la sufficiente profondità e incisività dello scambio interpersonale necessaria perché questa diventi qualcosa che va al di là del mutuo beneficio…
Ben ritrovato su Wesa Channel ❤
The King is back!
Grazie per il contenuto, grazie per il "ritorno" 🙏🏻
mi sarebbe piaciuto se avessi parlato anche del concetto "chi disprezza - compra"
Ma finalmente ❤
Grande Wesa
Bello arrivare qui dopo un video sulla separazione dell’io nel concetto di conversione paolina spiegato da Marco Guzzi e dopo un minuto di video aver già visto uno dei paradossi del materialismo feuerbachiano dissolversi come neve al sole. Quando il mio atto nutre la mia paura perdo, quando nutre il mio amore vinco, è piuttosto semplice. Alle volte si agisce per la motivazione sbagliata facendo qualcosa di giusto e dato il buon risultato cerchiamo di ingannarci riguardo la proprietà del nostro agire. Ma sappiamo tutti, profondamente, che stiamo cazzeggiando allegramente nei meandri delle nostre meschinità.
Concordo, tutte queste pippe per la mancata semplice accettazione del fatto che alimentare il proprio ego è triste e fallimentare
❤ ❤❤ Ti stimo ❤❤❤
Welcome back
Riflessioni molto interessanti. Qualche settimana fa anche Kurzgesagt ha fatto un video interessante su questo argomento
Non parlerei delle interazioni cosiddette "disinteressate" come un do ut des in cui la richiesta al prossimo è molto bassa; in realtà è l'esatto opposto.
Per quanto smielato possa sembrare, riuscire a strappare il sorriso a una persona è qualcosa di molto più prezioso di 100k follower in più. E non per chissà quali ragioni romantiche o idealiste, ma perché nella gerarchia dei bisogni il benessere emotivo e psicologico è forse il più importante tra tutti.
Al primo posto in realtà ci sarebbero i bisogni primari di sopravvivenza, ma essendo essi prettamente materiali, nell'era moderna grazie a tecnologia e globalizzazione li abbiamo resi estremamente economici e facili da ottenere, tant'è che nel primo mondo è sostanzialmente impossibile per una persona non trovare acqua potabile e cibo sufficienti a sopravvivere, anche nei casi di assoluta povertà.
D'altro canto i follower, la notorietà, una buona carriera lavorativa sono tutti bisogni più superficiali, che arricchiscono la nostra vita, ma non ne determinano la serenità e la soddisfazione.
Quello è compito dei bisogni relazionali ed emotivi: un buon rapporto col mio partner o coi miei amici e i saper convivere serenamente con sé stessi e i propri pregi e difetti sono la base imprescindibile per una vita felice e appagante.
Di conseguenza un do ut des in cui ci si scambia intesa, emozioni, autenticità, fiducia e stima risulta incredibilmente più prezioso di ogni altro scambio.
Io quando voglio far ridere un amico sto pretendendo molto da lui, ma è proprio in questo che sta la bellezza dei legami umani.
Un mero scambio di visibilità social o una contrattazione economica sono paradossalmente molto meno preziosi e più facili da conseguire, ma insorge un enorme problema nel momento in cui l'investimento di tempo ed energie della nostra vita viene risulta eccessivamente più incentrato su di essi che sui do ut des relazionali ed emotivi.
E questo è un problema enorme soprattutto oggi dove la vita online ha preso sempre più il sopravvento sulle relazioni reali, al punto che molti non riescono a costruirsi relazioni reali neppure nei pochi contesti online in cui sarebbe possibile.
Trascuriamo le miniere d'oro sotto ai nostri piedi per cercare di raccogliere l'aria, sperando che miracolosamente il carbonio al suo interno un giorno si tramuti in diamanti. Ma nei fatti, ci stiamo solo intossicando di anidride carbonica
E cosa sono 100k di follower per alcuni di noi, se non la ricerca di "benessere emotivo e psicologico"?
Stai parlando di valori estremamente soggettivi, lascia perdere.
@@MORTIFICATOR se credi davvero che un numerino su un social network sia ragione di felicità e benessere psicologico, hai ancora molte cose da capire nella vita
@@ultimatejager4058 "se credi davvero che" io lo pensi, sei semplicemente un analfabeta funzionale. Non vale la pena continuare la discussione.
@@ultimatejager4058guarda che mortificator non ha mica detto che i numeri sui social siano ragione di felicità e benessere psicologico.
Prima di dire agli altri che devono capire cose sulla vita (😂), inizia tu a capire un testo scritto di due righe
@@MORTIFICATOR@maxpower11433 avete ragione, chiedo sinceramente scusa per il fraintendimento. Avevo inteso il commento di Mortificator come un suo pensiero personale, non come una puntualizzazione sul fatto che ci sia chi la pensa in quel modo.
È vero, la percezione di cosa ci rende felici e appagati è soggettiva, ma resta il fatto che ciò che crediamo di volere spesso non è ciò di cui abbiamo bisogno. Capita spesso che molte persone si pongono degli obiettivi di vita incredibili che poi, una volta raggiunti, li lascia con l'amaro in bocca. Questo perché spesso si tende a trascurare altre cose più importanti per perseguire quei traguardi che sono più per vanto personale che per un vero appagamento personale.
Se io passo tutto il periodo universitario fino alla laurea a studiare, trascurando amicizie e allontanandomi da molti contesti sociali, posso davvero dire di aver affrontato un'esperienza universitaria bella e appagante? Certo, ho un pezzo di carta con un buon voto sopra, ma poi tutta la mia rete sociale è in frantumi e ricostruirla è molto complesso.
Questo non per screditare e demonizzare gli obiettivi di vanto, ma per dire che ciò che rende davvero degna una qualsiasi attività ed esperienza è la compagnia che ti sta attorno, che ti supporta, ti dà consigli o che anche semplicemente funge da via di fuga nei momenti di stress o insoddisfazione.
Chi crede che avere 100k follower in più sia qualcosa che gli dona felicità, non sta realizzando che i 100k follower dovrebbero essere solo un pretesto per aprirsi le porte a nuove possibilità di coltivare relazioni umane, vecchie e nuove, e arricchirle in modi prima preclusi. Se ci si accontenta dello sterile numerino e dei guadagni annessi, ma poi le tue relazioni sono compromesse o basate su bugie e banali scambi di interessi economici o di popolarità, si può davvero dire di vivere una bella vita?
Wesa è a mani basse il miglior filosofo contemporaneo della penisola italica
Discorso interessantissimo, su cui avrei due considerazioni.
Prima considerazione. Questa "matematizzazione" dei rapporti sociali (anche cent'anni fa salutavi la vecchietta per strada per "interesse", ma non stavi proprio lì a far di conto) mi ricorda prepotentemente il discorso di Galimberti sulla tecnica. La tecnica ci tiene al guinzaglio e, dal momento che esiste, diventa talmente più conveniente assecondarla da non poter più ragionare in modo alternativo a quello puramente quantitativo portato all'estremo.
Seconda considerazione. Verso la fine dici che i giovani sono più consapevoli delle generazioni precedenti a proposito di questi strumenti di ottimizzazione delle strategie comunicative. Io qui penso che ci si debba mettere d'accordo su cosa si intenda per consapevolezza.
Da molti punti di vista è l'esatto contrario: escludendo l'anziano che sa a malapena adoperare una email (ok...), chi è vissuto consapevolmente anche in un'epoca in cui questi meccanismi non erano presenti in modo così estremo li ha secondo me molto più presenti: chi è nato in questo sistema rischia di viverlo come un "sottofondo". Magari lo interpreta meglio (interpreta nel senso di ruolo sociale), ma con un livello di ingenuità molto superiore.
Per un giovane quel meccanismo di scambio sociale è automaticamente interessato in modo "estremo". Ripeto, anche cento anni fa salutavi la vecchietta per strada, ma non è che guardavi le statistiche su quante vecchiette avevi salutato, questo livello intendo.
Un ultimo commento extra: la pubblicità è l'anima de' li mortacci.
Praticamente, più è basso il livello, più bassi sono i numeri e maggiore sarà la spinta che si rivolgerà verso l'alto(?). Ovviamente questo è un gioco che misura se stesso facendosi beffa - paradossalmente - dello stesso corto circuito che potrebbe far pensare il contrario.
Prodotti o servizi.
C'è un po di Bateson qui?
Il solo fatto di vivere le relazioni fra esseri umani simili è già interessata nel senso di garantire "almeno" il piacere del rapporto seguito poi da vantaggi strategici come già avevi detto nel video.
Io etichetto realmente disinteressati quei rapporti dove l'azione strategica è il conseguimento del piacere mentre quella opportunistica/materialistica è in secondo piano (Fare esperienze condivisibili e fruibili insieme ad esempio e non solo l'acquisizione di vantaggi sociali investendo in quella relazione)
Siamo animali sociali per cui innegabile quel discorso legato alla strategia di sopravvivenza (cibo, sicurezza, socialità) tuttavia esistono dei livelli di relazioni "disinteressate", ovvero di predominanza affettiva, variabili e che sono per loro natura molto difficili da sviluppare
"Esibizionismo morale" te la rubo, e te lo dico perchè spero di guadagnarne la tua stima o perlomeno la tua simpatia. 😉😇
Cosa ci vende questo video?
In parole povere truffa aggravata...o cupidigia?
Squallore credo sia più appropriato