Grazie prof. Questa storia me l'ha raccontata mio padre catturato e spedito nel campo di Birkenau per un periodo, poi in una fabbrica di bombe e dopo il 27 gennaio in Germania come lavoratore in una fattoria. Tornò alla fine di Agosto e non parlò della triste esperienza per anni. Arrivò a pesare 36 kg.!!!
Un mio zio raccontava che quando vi fu l’ armistizio si vide dire dal suo superiore:”Tornatevene a casa che qui non si capisce più niente!”. E a piedi, nascondendosi per non farsi beccare, tornò dalla Germania fino in Sicilia. Un mio prozio fu invece fortunato, venne fatto prigioniero e mandato in una fattoria dove i proprietari lo trattarono molto bene. Negli anni 50, con la moglie, tornò in Germania a trovare quella famiglia, e raccontava che furono felicissimi di rivederlo. Non tutti i tedeschi erano cattivi.
Complimenti per la sua esposizione dettagliata e articolata su un tema così importante e spesso dimenticato o volutamente sottaciuto come quello degli internati militari italiani. Anch’io ho avuto modo di approfondire questo argomento, ricercando la storia di un giovane fiumano deceduto in un campo di lavoro in Germania, e ho scoperto quanto sia fondamentale mantenere viva la memoria storica. Per chi volesse fare ricerche sui propri cari internati, consiglio anche di consultare gli Arolsen Archives, una risorsa preziosa. Grazie per il suo lavoro!
Mio nonno classe 1914 ...a me aveva raccontato tutto o comunque molto. Catturato con suoi commilitoni dalla caserma di Appiano (Bolzano) poi almeno due anni in Germania. Suppongo si sia salvato perché "colono" cioè contadino... quindi impiegato in lavori agricoli.... quindi possibilità di mangiare qualcosa in più... Saluti. Complimenti. Giovanni
Mio nonno mi raccontava spesso della sua esperienza di prigionia in un campo di lavoro in Germania. Marinaio dislocato in Grecia,da lì la usa nave era diretta in Nordafrica quando fu reindirizzata in Francia a seguito della vittoria alleata a Tobruk. All'epoca dell'armistizio si trovava a Tolone, mi racconto che i tedeschi li fecero sbarcare e li caricarono su un treno quasi senza spiegazioni. Passò il resto della guerra in un campo di lavoro presso Recklinghausen (nella zona di Dortmund /Essen) e, a suo dire, gli andò "bene" perché, avendo lavorato come operaio metalmeccanico, fu messo in officina a fare manutenzione dei treni e ricevette un trattamento migliore di molti. Dopo la fine della guerra fu ospitato per qualche tempo da una famiglia del luogo prima di rientrare in Italia.
Da parte di mia madre ho avuto almeno due prozii internati militari italiani. Il più grande deportato dalla Bosnia (aveva partecipato alla battaglia della neretva) e costretto a farsi tutta la strada a piedi fino in Cecoslovacchia L'altro aveva appena concluso l'addestramento e si è trovato i panzer tedeschi fuori dalla caserma pronti a fare fuoco se non si consegnavano
Mio nonno era un marinaio su un cacciatorpediniere affondato dai tedeschi subito dopo l’armistizio. Recuperato in mare dai tedeschi è stato internato (ho la sua tremenda foto col numero di matricola..) è tornato a casa in braghe di tela magrissimo.. di notte scappavano per rubare qualche patata dai campi e poi rientravano nel campo..
Ottima lezione! Sono figlio di un bersagliere IMI e mi è stato facile riconoscere quella situazione surreale di detto-non detto e rimozione collettiva ed individuale. Un punto che meriterebbe di essere approfondito è quello del disarmo e della cattura: non fu solo superiorità di armi e organizzazione. Mio padre, del quale ho pubblicato il diario di guerra, era in Croazia e pronto a cambattere, con tutto il suo reggimento e come la gran parte dei reparti, ma fu loro impedito, anche dove erano in forte supeiorità (Rodi, ad esempio). Come posso mandarle, se lo desidera, del materiale a supporto?
Manca ancora, mi pare, un chiarimento circa le motivazioni del gran rifiuto, pagato con la prigionia e, forse, vi si trova la ragione del successivo misconoscimento. Mio padre venne deportato a Berlin ventenne, appena dopo l'invio come alpino in Montenegro/Grecia, disse che i più fra gli IMI si appellarono al principio legale lealista al re, l'autorità cui i SOLDATI avevano prestato giuramento...
Mio padre, ancora vivente 101 anni, fu uno di quei soldati italiani internati in territorio tedesco, ora Polonia, sopravvisse al lavoro forzato ed alla fame, forse per fortuna! Fu liberato dai russi e ritornò a casa ridotto a 36 chili. L'italia del dopo guerra e finora non ha mai ricordato questi soldati in alcun modo nemmeno con una lettera di ringraziamento. 😢
Grazie per queste riflessioni su temi non trattati. Anche mio babbo è uno di questi "sconosciuti", ma posti su un lato ancora più marginale: un giovanissimo marinaio, di famiglia antifascista, militarizzato in navigazione (nave da carico) e catturato dagli inglesi nei pressi delle coste nordafricane. Gli chiesero se prestare giuramento di fedeltà all'Italia o all'Inghilterra e lui restò fedele al suo Paese. Venne internato in India e con lui molti italiani, alcuni fascisti ed altri antifascisti, ma comunque, italiani. Mi piacerebbe poter ricostruire la sua storia, documentata, sa a chi posso rivolgermi per questo? Esiste un archivio storico di questi prigionieri italiani? Grazie!
Grazie prof. Questa storia me l'ha raccontata mio padre catturato e spedito nel campo di Birkenau per un periodo, poi in una fabbrica di bombe e dopo il 27 gennaio in Germania come lavoratore in una fattoria. Tornò alla fine di Agosto e non parlò della triste esperienza per anni. Arrivò a pesare 36 kg.!!!
idem mio papà. Dora- Mittelbau, sottocampo di Buchenwald.
Un mio zio raccontava che quando vi fu l’ armistizio si vide dire dal suo superiore:”Tornatevene a casa che qui non si capisce più niente!”. E a piedi, nascondendosi per non farsi beccare, tornò dalla Germania fino in Sicilia. Un mio prozio fu invece fortunato, venne fatto prigioniero e mandato in una fattoria dove i proprietari lo trattarono molto bene. Negli anni 50, con la moglie, tornò in Germania a trovare quella famiglia, e raccontava che furono felicissimi di rivederlo. Non tutti i tedeschi erano cattivi.
Complimenti per la sua esposizione dettagliata e articolata su un tema così importante e spesso dimenticato o volutamente sottaciuto come quello degli internati militari italiani. Anch’io ho avuto modo di approfondire questo argomento, ricercando la storia di un giovane fiumano deceduto in un campo di lavoro in Germania, e ho scoperto quanto sia fondamentale mantenere viva la memoria storica. Per chi volesse fare ricerche sui propri cari internati, consiglio anche di consultare gli Arolsen Archives, una risorsa preziosa. Grazie per il suo lavoro!
Grazie
Mio padre nato nel 1917 mi raccontava con molta discrezione la sua storia. Dalla Grecia fu deportato in Germania.
Mio nonno classe 1914 ...a me aveva raccontato tutto o comunque molto. Catturato con suoi commilitoni dalla caserma di Appiano (Bolzano) poi almeno due anni in Germania. Suppongo si sia salvato perché "colono" cioè contadino... quindi impiegato in lavori agricoli.... quindi possibilità di mangiare qualcosa in più...
Saluti. Complimenti. Giovanni
Mio nonno mi raccontava spesso della sua esperienza di prigionia in un campo di lavoro in Germania. Marinaio dislocato in Grecia,da lì la usa nave era diretta in Nordafrica quando fu reindirizzata in Francia a seguito della vittoria alleata a Tobruk. All'epoca dell'armistizio si trovava a Tolone, mi racconto che i tedeschi li fecero sbarcare e li caricarono su un treno quasi senza spiegazioni. Passò il resto della guerra in un campo di lavoro presso Recklinghausen (nella zona di Dortmund /Essen) e, a suo dire, gli andò "bene" perché, avendo lavorato come operaio metalmeccanico, fu messo in officina a fare manutenzione dei treni e ricevette un trattamento migliore di molti. Dopo la fine della guerra fu ospitato per qualche tempo da una famiglia del luogo prima di rientrare in Italia.
Da parte di mia madre ho avuto almeno due prozii internati militari italiani.
Il più grande deportato dalla Bosnia (aveva partecipato alla battaglia della neretva) e costretto a farsi tutta la strada a piedi fino in Cecoslovacchia
L'altro aveva appena concluso l'addestramento e si è trovato i panzer tedeschi fuori dalla caserma pronti a fare fuoco se non si consegnavano
Mio nonno era un marinaio su un cacciatorpediniere affondato dai tedeschi subito dopo l’armistizio. Recuperato in mare dai tedeschi è stato internato (ho la sua tremenda foto col numero di matricola..) è tornato a casa in braghe di tela magrissimo.. di notte scappavano per rubare qualche patata dai campi e poi rientravano nel campo..
Grazie prof, con questo video ho appreso qualcosa di nuovo che appunto non è stato esposto ai media
Vieni ai fatti ,parli troppo
Complimenti e grazie
Grazie interessantissimo
Un video molto interessante
Ottima lezione! Sono figlio di un bersagliere IMI e mi è stato facile riconoscere quella situazione surreale di detto-non detto e rimozione collettiva ed individuale. Un punto che meriterebbe di essere approfondito è quello del disarmo e della cattura: non fu solo superiorità di armi e organizzazione. Mio padre, del quale ho pubblicato il diario di guerra, era in Croazia e pronto a cambattere, con tutto il suo reggimento e come la gran parte dei reparti, ma fu loro impedito, anche dove erano in forte supeiorità (Rodi, ad esempio). Come posso mandarle, se lo desidera, del materiale a supporto?
Manca ancora, mi pare, un chiarimento circa le motivazioni del gran rifiuto, pagato con la prigionia e, forse, vi si trova la ragione del successivo misconoscimento. Mio padre venne deportato a Berlin ventenne, appena dopo l'invio come alpino in Montenegro/Grecia, disse che i più fra gli IMI si appellarono al principio legale lealista al re, l'autorità cui i SOLDATI avevano prestato giuramento...
Mio padre, ancora vivente 101 anni, fu uno di quei soldati italiani internati in territorio tedesco, ora Polonia, sopravvisse al lavoro forzato ed alla fame, forse per fortuna! Fu liberato dai russi e ritornò a casa ridotto a 36 chili. L'italia del dopo guerra e finora non ha mai ricordato questi soldati in alcun modo nemmeno con una lettera di ringraziamento. 😢
Grazie per queste riflessioni su temi non trattati. Anche mio babbo è uno di questi "sconosciuti", ma posti su un lato ancora più marginale: un giovanissimo marinaio, di famiglia antifascista, militarizzato in navigazione (nave da carico) e catturato dagli inglesi nei pressi delle coste nordafricane.
Gli chiesero se prestare giuramento di fedeltà all'Italia o all'Inghilterra e lui restò fedele al suo Paese.
Venne internato in India e con lui molti italiani, alcuni fascisti ed altri antifascisti, ma comunque, italiani.
Mi piacerebbe poter ricostruire la sua storia, documentata, sa a chi posso rivolgermi per questo? Esiste un archivio storico di questi prigionieri italiani?
Grazie!