... Sandra Huller mette in scena una donna rozza e sgraziata, cammina e si muove come uno scaricatore di porto, la madre che dice "l'ebrea da cui Facevo le pulizie sarà dietro il muro..." Hoss è anche lui sgraziato e fuori forma... Insomma un bel tocco di genio di Glazer di rappresentare la la cosiddetta razza ariana... Che di superiore invece non aveva un bel niente. Sembrano proprio dei contadini arricchiti che devono tenersi stretti il giardinetto perfetto.... Interpretazioni magistrali di Huller e Friedel
Non è un film sulla banalità del male nazista, è un film sulla desensibilizzazione dell'essere umano. Il fim si basa sul parallelismo tra la nostra società e quella nazista e quanto siano ormai similmente desensibilizzate. La poetica di Glazer è la medesima nel precedente under the skin, film della madonna, in cui l'alieno che si umanizza serve da contrasto ad un essere umano sempre piú alienato dalla propria sensibilità emotiva. Mi sorprende che tanti appassionati di cinema si limitino a vederci lo Schindler's list degli anni 20, non è affatto cosí.
io sinceramente su questo concetto della desensibilizzazione dell' essere umano nei confronti della violenza non trovo un reale riscontro, parliamo di un essere umano che 2000 anni fa si sedeva sugli spalti del colosseo a gustarsi lo spettacolo dei cristiani sbranati dai leoni, o i combattimenti all' ultimo sangue fra gladiatori, parliamo di un essere umano per cui fino a pochi secoli fa era prassi fare duelli mortali per risolvere le questioni legali, tutti ricordiamo come per i nostri nonni era un qualcosa di banale spennare un pollo o un coniglio, azioni che oggi risultano problematiche ai più proprio per un accresciuta sensibilità emotiva, e l' esistenza stessa del veganesimo è una dimostrazione di ciò. Ovviamente non fraintendetemi, ll mio discorso non vuole nè diminuire le colpe dei naz*sti nè andare contro al film (che fra l altro nn ho ancora visto) è semplicemente un mio dubbio a livello puramente logico
@@eredgorgoroth non riguarda solo la violenza, paradossalmente siamo diventati molto piú sensibili alla sgozzamento di un coniglio rispetto a 40 anni fà.. quello che dici su comportamenti degli esseri umani in epoche passate è vero, come è vero che se al circo non trovi piú persone di altre etnie legate e mostrate come se fossero animali esotici è perché ci siamo sensibilizzati a riguardo. C'è stato un lunghissimo processo storico che ha portato a una sensibilizzazione rispetto a tantissime tematiche, essenzialmente grazie all'alfabetizzazione di massa, che ha raggiunto il suo apice tra gli anni 60 e i primi anni 2000. Oggi, innegabilmente, stiamo tornando indietro e Glazer, grazie a dio, ce lo mette in mostra tramite la sua arte.
Under the skin era però un film su un alieno che imparava a essere umano questo è un film di esseri umani completamente alienati che però non diventeranno mai consapevoli del male che hanno compiuto.
@@mariovinaccia5844 in under the skin, l'alieno vieni usato come elemento di contrasto alla brutalità della società odierna. Il fine è la società odierna, il mezzo è l'alieno. Nella zona di interesse fà la stessa cosa, il nazismo è il mezzo di contrasto per farci riflettere su quanto la nostra società si stia desensibilizzando quasi da sembrare quella nazista. Basta farsi un giro su Instagram per capire quanti sarebbero disposti a tutto per una certa posizione economica/sociale e quanta poca rilevanza abbia tutto il resto.
Ho trovato geniale il collegamento tra il passato e il presente alla fine della pellicola quando, mentre Rudolph scende le scale, il buio della stanza diventa il buio della Auschwitz contemporanea mediante la luce che entra da un occhiello. La cecità e l’indifferenza del tempo possono essere (e sono) anche le nostre, universali, perché come sosteneva il buon Croce, “ogni storia è sempre storia contemporanea”.
Io l'ho interpretata come lui che guarda verso di noi gli spettatori dal futuro che conservano in un museo tutto ciò che lui e la sua gente hanno contribuito a portare avanti. Infatti poco prima si sottopone ad una visita medica dove è in piena forma ma scendendo le scale ha degli attacchi di nausea senza vomitare perché involontariamente subisce quello che ha visto nei campi ma si riprende e continua a scendere.
La ragazza che porta il cibo, unica a fare qualcosa di attivamente positivo, non è ripresa "al negativo": sono termografie. Lei (e il cibo che porta) è l'unica fonte di calore in tutto il film.
I fatti sono ambientati nel 1942, non nel 1938. La partita citata alla radio è un'amichevole, Italia-Spagna 4-0, giocatasi a Milano nella primavera del 1942.
se ascolti bene dico che il film inizia nel 1938 (sbagliando) ma dopo dico che arriva la guerra...mi pare chiaro... mi sono confuso tutto qui...che era il 1940 che hanno costruito auschwitz purtroppo lo so...ma questo video è fatto dopo 15 minuti dalla visione, scosso ed ancora a bocca aperta...ma fate bene a precisare@@riccardodariano4912
Lo sguardo della madre quando si rende conto di cosa sta succedendo al di là del muro non è altro che il nostro sguardo che si chiede come facciano queste persone a fare finta di nulla. Un film incredibile specie quando i fasci se non negano che sia mai avvenuto, dicono che non gli importa perché era "necessario". Veramente un grandissimo film.
Film unico, incredibile. Personalmente ho trovato agghiacciante il campo e controcampo sul giardino ed ho avuto i brividi quando la stanza della mamma si accende e lei guarda fuori dalla finestra. Questo è cinema! Fatto di idee e di scelte. Sonoro allucinante e finale molto molto bello. Grazie Frusciante per avermelo fatto rivivere.
Secondo me la differenza tra la moglie e il marito è il fatto che la prima non vede con i suoi occhi gli orrori che stanno al di là del giardino. Gode dei suoi privilegi facendo finta che tutto le sia dovuto. Io ho interpretato il malessere fisico del gerarca protagonista invece come una maniera inconscia per il corpo di rigettare le immagini dell'orrore "contronatura" a cui ha assistito. Per esempio prendendo con le pinze questo paragone, quanti di noi continuerebbero a mangiare carne se vivessimo in una bellissima villa costruita dentro un macello industriale? Magari continueremmo a farlo ma perlomeno due domandine etiche sul sistema ce le porremmo.
@@AlejandroPikoulasPlata non l'ho ancora visto The Zone, dico solo che sinceramente io ho visto tanti film quest'anno che mi hanno dato più di Oppenheimer, che comunque mi è piaciuto molto. Solo che lo avevo trovato molto freddo e non mi è rimasto molto (l'ho comunque visto 3 volte)
Il film non è ambientato nel 1938, anno della vittoria dell'Italia ai mondiali di calcio, ma nel 1942, a guerra in corso. La partita cui si riferisce la trasmissione radiofonica e' Italia-Spagna, un' amichevole svoltasi a Milano nell' aprile del 1942. Nel 1938 la Germania non aveva ancora occupato la Polonia ( avverrà nel 1939) e quindi non era ancora attivo il campo di sterminio.
Grazie. Film unico che ci costringe a tirarci fuori da quel dito dietro il quale ci nascondiamo quando pensiamo “io non sarei mai stato capace di fare quelle cose”. Stiamo in guardia: la normalità, la banalità dell’umana bassezza sta sempre lì. E qualcuno ne è pure nostalgico…
Un film fatto di un cinema che, invece di mostrare, sceglie di utilizzare l'interiorità dello spettatore per suscitare le immagini, immagini che non si possono evadere, nemmeno se si chiudono gli occhi. "La zona d'interesse" è già a mani basse tra i migliori titoli degli ultimi anni.
@@LarryHazard a parte che le razze non esistono, ma secondo te tutti gli ebrei dicono la stessa cosa e pensano nello stesso modo? Hanno una mente a sciame? 😆
Un film stupendo che ti dice tutto senza dirti niente. Un film che ti fa capire quanto l'indifferenza sia altamente pericolosa e altrettanto colpevole. Il finale è semplicemente perfetto e racchiude tutto il significato del film
Un film molto bello, fa riflettere molto, sono passate due settimane e ancora ci penso, sono rimasto basito per le risate di alcuni spettatori dopo la proiezione, sembrava di essere in " Una pallottola spuntata" dove i protagonisti se la ridono dopo aver visto " Platoon"
Un film fantastico, ogni scena è una coltellata, con quella camera ferma, immobile che sembra rappresentare una serie di diapositive dell'orrore, ma senza far vedere nulla. Sono uscito con un gelo dentro che mai mi successe. Glazer assoluto
È un film solenne agghiacciante, crudele. Se nel “Figlio di Saul” sei dentro all’orrore di Auschwitz qui sei fuori ma nello tempo testimone nella quotidianità (dis)umana di questa famiglia incurante di quello sta accendendo oltre le mura, con quel finale disarmante (lo spioncino della camera a gas in cui siamo noi i spettatori). Mica Levi erige una colonna sonora conturbante. Da un punto di vista tecnico non ha difetti, Glazer mantiene l’atmosfera il più naturale possibile affinché ti immergi profondamente nel luogo, uno stile di regia incontaminato. Cinema allo stato puro..
Quando visitai il campo di concentramento di Dachau, ciò che mi fece più impressione non fu la struttura in sé, coi suoi capannoni o con quell'enorme cortile in cui chissà quante persone si sono riversate al freddo senza nemmeno uno straccio con cui coprirsi. A dirla tutta, non mi impressionarono nemmeno così tanto le famigerate camere a gas di cui il campo era munito (sia chiaro: non sto scrivendo che non facciano impressione, anche perché ebbi la (s)fortuna di visitare il luogo in un momento di calma in cui di turisti ce n'erano veramente pochi, per cui il silenzio era veramente assordante). Ciò che mi impressionò fu la scientifica e razionale organizzazione dello sterminio. Percepivo gli ingranaggi ben oliati che mettevano in funzione quell'enorme apparato di morte che trovava realizzazione finale nel campo di concentramento. Io, da buon ingegnere, pensavo tra me e me: "Niente di più, niente di meno che un problema di ottimizzazione delle code". Ed è agghiacciante già di per sé pensare che un certo tipo di cultura abbia potuto (e possa) alimentare una roba del genere, che un tempo ci furono persone che hanno dato fiducia a questi assassini, pur rimanendo confinati in quella bolla al di là della cruda realtà dello sterminio che avveniva a pochi passi dalle loro case (sul serio, andate a vedere la mappa dei campi di concentramento in Europa: non si parla di centri isolati, ma spesso di luoghi prossimi a città anche importanti; Dachau è a 30 minuti circa di treno da Monaco di Baviera). Alla prima visione de "La zona di interesse" pensavo di non aver capito bene cosa volesse dire Glazer, ma poi ho ricordato le parole di Primo Levi durante una delle sue interviste: "Il nazismo in Germania è stato la metastasi di un tumore che è nato in Italia"; come a dire: "Queste cose le hanno fatte loro, non noi". C'è tutto un meccanismo di rimozione della colpa, di spersonalizzazione, di disimpegno morale, che era ed è presente ancora oggi.
Visto da poco al cinema in coppia con il ragazzo e l'airone. Devo dire che questi due film mi hanno fatto molto riflettere su certi aspetti della mia vita e di come vivo il cinema. Due filmoni (nel caso della zona d'interesse probabilmente il miglior film degli ultimi anni), che non si meritano di essere liquidati con un parere veloce come vedo in molti fanno.
Complimenti per aver recensito questo film necessario, e grazie per le considerazioni umane e politiche che denunci. Mi auguro che molte più persone seguano il tuo esempio, visto che la tendenza negli ultimi anni va al conteario...
Glazer torna, 10 anni dopo il controverso "Under the skin", con un'altra opera a metà tra il narrativo e lo sperimentale capace di fare i conti con gli abissi più profondi dell'umanità. A differenza del precedente film, tuttavia, qui l'analisi si restringe sul tema della banalità del male, sfruttando il fuori campo come soltanto l'Hawks di "Scarface" e pochi altri maestri hanno saputo fare nella storia del cinema. Un'apparente normalità che va a scontrarsi con il terrificante contesto, il quale diventa sempre più ingombrante. Questo straniamento (di chi guarda ma anche e soprattutto dei personaggi) è ottenuto soprattutto tramite una regia glaciale, ricca di lunghe inquadrature fisse, simmetriche e soprattutto negli interni tendenti ad un bianco asettico, capace di rivelare a pieno la mostruosa indifferenza dei protagonisti e di chi li circonda. Auschwitz è onnipresente negli esterni, rendendo ogni situazione all'apparenza tranquilla o addirittura festosa un disperato appello per l'empatia. Non meno importante rispetto a ciò che vediamo è ciò che ascoltiamo: i rumori provenienti dall'altra parte del muro irrompono nella quiete apparente del grottesco idillio, fino al punto in cui si preferisce quasi pensare si tratti puramente di colonna sonora (splendida sia nella sequenza di apertura che nei titoli di coda, capace da sola di mettere un'inquietudine che rimane anche dopo la visione) piuttosto che del rumore di una colonna di fumo che sale, di un forno in azione, di una SS furiosa o di una persona disperata. Questa predominanza del suono sull'immagine trova il proprio apice nella scena dei fiori, un segmento spiazzante quasi da cinema sperimentale che è già una delle vette artistiche del nuovo decennio, sia per come riesce a passare velocemente dall'amenità della natura alla violenza dell'essere umano sia per la saggezza dell'uso del colore che, insieme ad una musica stridente, basta e avanza per farci immaginare tutta la brutalità che sta avvenendo dall'altra parte senza mostrare una singola goccia di sangue. Sorprende, in generale, come i due coniugi sembrino due persone tranquillissime, amichevoli con gli amici e i parenti quanto attenti al benessere dei figli; le scene che riguardano quest'ultimi si rivelano tra le più intense del film, proprio perché ci si rende conto di quanto la loro innocenza svanisca sempre più, di quanto siano pericolosamente esposti ad una tale atrocità e di quanto i genitori sembrino convinti che quello sia il miglior ambiente dove farli crescere. Persino nei rari momenti dove la violenza entra all'interno della casa ci si stupisce comunque della tranquillità con cui essa viene affrontata: se da un lato questa assimilazione tra loro e noi sortisce l'effetto di farceli percepire ancora più crudeli perché tranquilli nei confronti del male che compiono, dall'altro ci spinge a riflettere sui nostri stessi comportamenti che magari consideriamo accettabili ma non dovrebbero esserlo, sulla nostra stessa indifferenza alla violenza di ogni giorno. È significativo che il film, così come l'omonimo romanzo di Martin Amis da cui è tratto, sia basato sulla storia vera di Rudolf Höß, il quale nella propria autobiografia scrive: «Avere una fattoria che diventasse la nostra patria, il focolare per noi e i nostri figli, dopo la guerra intendevo infatti abbandonare il servizio attivo e comprare una fattoria.» Allontanare i cattivi delle storie da ciò che il pubblico percepisce come la normalità è funzionale alla sterile retorica dei "mostri". Quando, però, questa distanza scompare siamo portati ad interrogarci, a metterci in discussione; con tutta la violenza che imperversa ancora oggi nel mondo, con immani tragedie in atto come il genocidio del popolo palestinese ad opera di Israele, opere come questa sono fondamentali per rimetterci in contatto con quell'umanità e quell'empatia che troppo spesso sommergiamo. In tutta questa desolazione, tuttavia, Glazer si concede una doppia speranza: una che viene dalle vittime, con la scena del pianoforte dove la melodia è in primo piano addirittura rispetto al testo, unico suono salvifico in netta contrapposizione con il resto del film: l'altra è data invece dai carnefici, i quali forse un giorno potranno rendersi conto del male commesso, guardando in faccia la realtà tanto mistificata persino attraverso le fiabe (illuminanti a tal proposito le enigmatiche scene in bianco e nero). Eppure, nessun ricordo, consapevolezza o pentimento potrà mai cambiare quei milioni di corpi ammucchiati.
Il Frusciante al Cinema che ho amato di più. L'unica cosa che mi dispiace personalmente e di cui mi vergogno è che purtroppo certi dettagli, certe riflessioni, la profondità delle emozioni dei personaggi me le perdo o non riesco a coglierle appieno durante la visione... Se qualche anima pia mi potrebbe sussurrare qualche consiglio per essere più analitico durante una visione mi farebbe davvero piacere. Ringrazio nuovamente per il video che mi ha aperto gli orizzonti come sempre
A me ha fatto cacare. Mi sembrava un film uscito dall'accademia. È stato il primo film della mia vita che non sono riuscito a finire e sono uscito dalla sala. Di un banale pauroso.
visto! che dire questo film è un'opera d'arte, di quelli che ti fanno pensare anche per giorni dopo la visione. riallanciandomi a quello detto da Federico il film Rappresenta uno spaccato della vita di quest'uomo agghiacciante, intento a portare avanti la macchina del male al meglio possibile per regalare una vita lussuosa alla famiglia e alla moglie che, oltretutto, a lei gli interessa ben poco del marito e dei martirii che ci sono dietro pur di vivere quelle condizioni di benessere; ma oltre quel muro l'inferno che non viene mai fatto vedere ma che lo si può percepire dal primo all'ultimo minuto del film!
Grande Fruscio. Glazer è riuscito a capire perfettamente le dinamiche di potere e fino a che estremi possono arrivare. Non è solo un film su un orrore storico, ma su l'orrore della psiche umana.
è riduttivo vederlo come un film sull'olocausto o sulla "banalità del male". Riporto una riflessione che già scrissi in un commento sotto un altro video: è un che film usa l’olocausto come pretesto per parlare dell'indifferenza e della tendenza a distorcere i significati a seconda delle necessità (il linguaggio che muta in fredde e tecniche descrizioni della burocrazia del genocidio, muta dalle parole alle note musicali nella canzone della resistenza, le donne che si distaccano emotivamente per pulire il museo ogni giorno), c’è tantissimo materiale filosofico di cui il contesto è solo lo sfondo. Questo perché è un film che fa ragionare, tra le altre cose, sulla questione morale della rappresentazione della violenza a scopo drammatico e di intrattenimento, come messo in luce dalla scena finale che è un pugno in faccia allo spettatore stesso, soprattutto a chi è deluso dal non aver visto violenza cruda in un film che parla dell'olocausto.
L' espressione artistica non può essere limitata da questioni morali, l' estetizzazione della violenza è connaturata all' uomo stesso e, per quanto possa dare fastidio a qualcuno, ci saranno sempre uomini affascinati da cose come la guerra o la lotta. Detto ciò, ovviamente non tutti i tipi di narrazione devono seguire questa strada, ci deve essere spazio anche per storie come questa, ma personalmente ogni qualvolta sento parlare di "questioni morali" intorno all' arte, la mia più sincera paura è quella di vedere censure o limitazioni alla libertà di espressione.
@@eredgorgoroth sono completamente d’accordo, volevo solo sottolineare che la riflessione di Glazer in questo film è interessante e originale. Vedere il distacco emotivo di chi pulisce il museo è perfettamente coerente con il resto del film: come essere umani abbiamo la facoltà di “rimuovere”, che è anche una facoltà adattiva, per quanto possa, a volte, sembrare terribile. In questo senso il film è tutt’altro che moralizzante, anzi, mette in una posizione scomoda lo spettatore stesso
Intendo dire che è facile mostrare tanta violenza in una cornice da melodramma, in cui i buoni e i cattivi si scontrano, i buoni ne escono vincitori e gli spettatori sono a posto con la coscienza perché si sono immedesimati con i buoni (shindler’s list, per rimanere in tema). Questo film suggerisce che non ci sono bene e male, ma circostanze e situazioni in cui persone normali fanno scelte estreme e ripugnanti
Mi è rimasto ficcato dentro anche a distanza di giorni. I titoli di coda, con la musica dissonante, disarmonica, straniante, fastidiosa, mi hanno accompagnato per tutta la strada di rientro a casa. Cuore a mille.
Film visto ieri sera ed in lingua tedesca. Ci sto tuttora riflettendo . Non è un film da archiviare e dimenticare. Già solo in questo ha raggiunto un obiettivo. Stanotte saranno assegnati gli oscar e sono curioso di sapere a chi andrà il premio come miglior film straniero. Dove risiedo a Weddingstedt, Germania, il film di Garrone deve ancora arrivare. Dal 4 aprile sarà in programma. Quest' ultimo è un altro titolo che intendo vedere e attendo con piacere. Un saluto a tutti voi e al "proprietario" del Canale @FedericoFrusciante 👋
Visto quasi un mese fa e ancora ci sto ragionando Certamente un film clamoroso, gelido nella forma agghiacciante nei contenuti, pongo una domanda a Frusciante e a chi leggerà: "avete visto Green Border di Agnieszka Holland del 2023"? La forma del film é completamente diversa ma il contenuto é altrettanto agghiacciante e il messaggio /monito non è poi così distante, secondo voi perché non ha avuto nessun riscontro (o comunque pochissimo) né di pubblico né di recensioni da parte critici e di You tuber specializzati? Inutile dire che per me è un film splendido nella forma e nella sostanza che consiglio vivamente ed è stata una visione che come nel caso del magnifico La zona di interesse mi ha messo addosso un grande senso di disagio interiore tanto da domandarmi: "ma anche noi che viviamo"al di qua del muro" (società capitalistica e del benessere economico e sociale) viviamo esclusivamente per e nella nostra zona di interesse?
Piccola precisazione, la partita di calcio di cui si sente parlare all'inizio è Italia - Spagna 4-0, amichevole giocata il 19 aprile 1942 e non del mondiale del 1938. Giusto per inquadrare bene l'anno.
Durante il rientro a casa dalla sala sono scoppiato in laceime. Film enorme, che si ripropone anche nei giorni successivi alla visione generando malessere.
A Marzo ho visto La zona di interesse uno dei migliori film sulla Shoah, Dune parte due uno dei migliori film di fantascienza/ fantasy, Un altro ferragosto di Paolone Virzì un ritorno alla commedia all'italiana direi ai livelli degli anni 60/70, non male e siamo ancora al 9 marzo.
Ed è incredibile come "il sogno" sia collegato alla realtà visto che le mele che la ragazza (la badante della casa?) vengono tirate fuori quando parlando degli ebrei che stavano litigando per delle mele.
Boss aspetto con trepidazione la recensione di "La Società della Neve" che è il film che se la vedrà con questo per l'oscar per il miglior film straniero.
Bel film non un capolavoro, fa capire la bruttezza e la banalità dell'animo umano. L'audio fa il 70% del film, mai banale, ti lascia un misto di ansia e tristezza assurda. Finale da pelle d'oca.
Onestamente: sono entrato nel cinema con aspettative altissime, sono uscito piuttosto deluso. Bella l'idea di fondo, chiaro l'intento. Ma non mi ha sconvolto, non mi ha segnato. E di sicuro non mi ha intrattenuto, visto il ritmo molto blando.
Identica cosa anche io, non sono riuscito a cogliere la grandiosità di questo film onestamente. Dal punto di vista regia/fotografia secondo me è buona ovviamente ma non ci ho trovato niente di eccezionale
la cosa "bella" non la vedi a schermo in sé (a parte fotografia, movimenti di macchina inquadrature, che sono magistrali ma si possono non cogliere perché non "spettacolari") il resto del bello é quello che si dice "per sottrazione".... ovvero "prova a fwrmi un film su un campo di concentramento facendomelo vedere solo una sprazzo da fuori e mai niente di qurl.che succede dentro" ...come dice frusciante, non ci erano ancora mai riusciti se non facendolo un pó ingenuo tipo "il bambino col pigiama a righe"...tutti i film sulla shoah o raccontano eventi lontani dai campi o debtro i campi, mai accanto, é un bel dilemma riuscire a farlo bene cosí
Oddio ma almeno il bambino con il pigiamo a righe anche se patinato alla fine ti lascia qualcosa, questo a parte il suono inquietante cosa ti avrà lasciato da qui a qualche anno? Non vedo neanche questa originalità alla fine è tutto prevedibile dopo 20 minuti di film
@@illupi86 vedi, quello che hai scritto è esattamente quello che intendevo con "è chiaro l'intento del film". Il punto è che ad alcune persone - tra cui me - purtroppo il film non è riuscito a passare la potenza del metodo narrativo. Nel momento in cui non ci riesce (ma sarà indubbiamente un limite mio, non sto dicendo che è un film brutto) diventa praticamente un esercizio di stile
@francescocellinese … ciao Francesco, anche io vivo con una sensazione di “disagio”… mi sento in difetto per non aver captato a pieno quello che il film voleva trasmettere. Mi è arrivato poco. Sono una persona molto emotiva, ma questa pellicola non mi ha lasciato granchè. E più guardo i commenti sotto i vari video di recensione e quant’altro e più sprofondo in questa strana sensazione di incomprensione totale di ciò che il film voleva trasmettere. Mi fa piacere però che c’è anche gente a cui il film non ha convinto. Mi sento meno solo 😂
fruscia io volevo chiederti cosa ne pensavi tu del finale del film (Spoiler per chi non l ha visto) dove fa vedere per un attimo il presente nel museo di Auschwitz e Hoss che guarda il buio nel corridoio prima di andare a commettere tutto ciò come se vedesse cosa succede cosa ne pensi tu? l hai interpretato così o in un altro modo quella scena
Io ho trovato molto disturbante la scena delle donne delle pulizie. C'è da chiedersi se queste persone, che non stanno assolutamente facendo nulla di male, anzi fanno un lavoro necessario, si siano anche loro abituate a tutto quell'orrore (in particolare la signora che pulisce il forno crematorio mi ha dato i brividi)
C'è anche la consapevolezza del proprio potere, espresso sempre con la"normalità" che il film ci sbatte in faccia : Posso dire a mio marito di spargere le tue ceneri...
Secondo me sono da vedere quasi obbligatoriamente per ciò che abbiamo fatto e perché è successo. Sono puliti bravi mangiano benissimo e studiano (l unico sbaglio forse è Israele ma non è colpa del povero civile ebreo CHIARIAMOLO )
21 minuti e poteva parlare della sequenza della moglie che fiancheggia il muro incavolata col marito perché non vuole lasciare la sua casetta fino alla scena finale dell' intolleranza fisica del protagonista che si dissocia dalla mente dopo tutto lo schifo che ha respirato. Di Glazer consiglio anche i videoclip per i Radiohead e altri artisti sulla fine degli anni novanta.
Io avrei cambiato un po il finale...lui che inizia a sentirsi male con gli stessi effetti delle camere a gas, scende le scale, scende fino ad arrivare nell''inferno
La banalità del male, mostrata con una contrapposizione anch'essa banale tra l'indifferenza domestica e la morte sullo sfondo, al di là del muro. Non so, mi aspettavo un qualcosa che non è arrivato. Come se il film non andasse mai oltre le sue premesse, chiare a tutti già prima di iniziare la visione. La definirei un'occasione mancata
Un film che si (ci) osserva antropologicamente dalla prima all’ultima inquadratura. IL FINALE (SPOILER) nel quale inquadra il post bellico nella stessa maniera, con lo stesso digitale, con il quale ci ha mostrato le efferatezze dell’ideologia che a distanza di anni resta.
... Sandra Huller mette in scena una donna rozza e sgraziata, cammina e si muove come uno scaricatore di porto, la madre che dice "l'ebrea da cui Facevo le pulizie sarà dietro il muro..." Hoss è anche lui sgraziato e fuori forma... Insomma un bel tocco di genio di Glazer di rappresentare la la cosiddetta razza ariana... Che di superiore invece non aveva un bel niente. Sembrano proprio dei contadini arricchiti che devono tenersi stretti il giardinetto perfetto.... Interpretazioni magistrali di Huller e Friedel
la battuta della madre ha colpito anche me: racchiude tutto il desidero di vendetta e rivincita su cui Hitler ha avuto il consenso
Grazie.
A te
Il sonoro mi ha fatto venire i brividi, sul finale mi sono sentito a disagio
Non è un film sulla banalità del male nazista, è un film sulla desensibilizzazione dell'essere umano. Il fim si basa sul parallelismo tra la nostra società e quella nazista e quanto siano ormai similmente desensibilizzate. La poetica di Glazer è la medesima nel precedente under the skin, film della madonna, in cui l'alieno che si umanizza serve da contrasto ad un essere umano sempre piú alienato dalla propria sensibilità emotiva. Mi sorprende che tanti appassionati di cinema si limitino a vederci lo Schindler's list degli anni 20, non è affatto cosí.
Bravissimo, ottimo commento.
io sinceramente su questo concetto della desensibilizzazione dell' essere umano nei confronti della violenza non trovo un reale riscontro, parliamo di un essere umano che 2000 anni fa si sedeva sugli spalti del colosseo a gustarsi lo spettacolo dei cristiani sbranati dai leoni, o i combattimenti all' ultimo sangue fra gladiatori, parliamo di un essere umano per cui fino a pochi secoli fa era prassi fare duelli mortali per risolvere le questioni legali, tutti ricordiamo come per i nostri nonni era un qualcosa di banale spennare un pollo o un coniglio, azioni che oggi risultano problematiche ai più proprio per un accresciuta sensibilità emotiva, e l' esistenza stessa del veganesimo è una dimostrazione di ciò. Ovviamente non fraintendetemi, ll mio discorso non vuole nè diminuire le colpe dei naz*sti nè andare contro al film (che fra l altro nn ho ancora visto) è semplicemente un mio dubbio a livello puramente logico
@@eredgorgoroth non riguarda solo la violenza, paradossalmente siamo diventati molto piú sensibili alla sgozzamento di un coniglio rispetto a 40 anni fà.. quello che dici su comportamenti degli esseri umani in epoche passate è vero, come è vero che se al circo non trovi piú persone di altre etnie legate e mostrate come se fossero animali esotici è perché ci siamo sensibilizzati a riguardo. C'è stato un lunghissimo processo storico che ha portato a una sensibilizzazione rispetto a tantissime tematiche, essenzialmente grazie all'alfabetizzazione di massa, che ha raggiunto il suo apice tra gli anni 60 e i primi anni 2000. Oggi, innegabilmente, stiamo tornando indietro e Glazer, grazie a dio, ce lo mette in mostra tramite la sua arte.
Under the skin era però un film su un alieno che imparava a essere umano questo è un film di esseri umani completamente alienati che però non diventeranno mai consapevoli del male che hanno compiuto.
@@mariovinaccia5844 in under the skin, l'alieno vieni usato come elemento di contrasto alla brutalità della società odierna. Il fine è la società odierna, il mezzo è l'alieno. Nella zona di interesse fà la stessa cosa, il nazismo è il mezzo di contrasto per farci riflettere su quanto la nostra società si stia desensibilizzando quasi da sembrare quella nazista. Basta farsi un giro su Instagram per capire quanti sarebbero disposti a tutto per una certa posizione economica/sociale e quanta poca rilevanza abbia tutto il resto.
La cosa più disturbantela è il sonoro di sottofondo
Ho trovato geniale il collegamento tra il passato e il presente alla fine della pellicola quando, mentre Rudolph scende le scale, il buio della stanza diventa il buio della Auschwitz contemporanea mediante la luce che entra da un occhiello. La cecità e l’indifferenza del tempo possono essere (e sono) anche le nostre, universali, perché come sosteneva il buon Croce, “ogni storia è sempre storia contemporanea”.
Io l'ho interpretata come lui che guarda verso di noi gli spettatori dal futuro che conservano in un museo tutto ciò che lui e la sua gente hanno contribuito a portare avanti. Infatti poco prima si sottopone ad una visita medica dove è in piena forma ma scendendo le scale ha degli attacchi di nausea senza vomitare perché involontariamente subisce quello che ha visto nei campi ma si riprende e continua a scendere.
Film sull'indifferenza più che sulla memoria. Stratosferico.
La ragazza che porta il cibo, unica a fare qualcosa di attivamente positivo, non è ripresa "al negativo": sono termografie. Lei (e il cibo che porta) è l'unica fonte di calore in tutto il film.
la scena del figlio grande che chiude il fratello piccolo nella serra e simula il rumore delle camere a gas è forse quella che mi ha più scioccato
e' scioccante perche' non e' mai successa una minchiata del genere, sti film sembrano serbian film della tortura psicologica
@@LarryHazardVedo che hai capito il punto del commento e soprattutto del film, complimenti.
@@mezza6425 se prendi sul serio sta propaganda non hai capito una minchia di niente della vita reale
2 cose sono davvero spaventose... La ciminiera, specie quando illumina di rosso il viso di chi guarda dalla finestra e il fumo delle locomotive...
Bhe a me ha fatto senso anche il figlio che gioca coi denti d oro
Anche la scena dove i bimbi giocano al fiume, e vengono ricoperti dai liquami tossici formati dai resti delle vittime del campo.
@@Giovan8 ovviamente pure quello e altro...
Anche la scena del fiume…
I fatti sono ambientati nel 1942, non nel 1938. La partita citata alla radio è un'amichevole, Italia-Spagna 4-0, giocatasi a Milano nella primavera del 1942.
grazie mille non so molto di calcio
Infatti Auschwitz è divenuto operativo nel 1940
Anche perché nel 1938 il campo non esisteva
Nel 38 ancora la Polonia non era stata invasa.
se ascolti bene dico che il film inizia nel 1938 (sbagliando) ma dopo dico che arriva la guerra...mi pare chiaro... mi sono confuso tutto qui...che era il 1940 che hanno costruito auschwitz purtroppo lo so...ma questo video è fatto dopo 15 minuti dalla visione, scosso ed ancora a bocca aperta...ma fate bene a precisare@@riccardodariano4912
La scena sulle scale è un omaggio alla scena finale del film The Act Of Killing del 2012 di Joshua Oppenheimer.
Lo sguardo della madre quando si rende conto di cosa sta succedendo al di là del muro non è altro che il nostro sguardo che si chiede come facciano queste persone a fare finta di nulla. Un film incredibile specie quando i fasci se non negano che sia mai avvenuto, dicono che non gli importa perché era "necessario". Veramente un grandissimo film.
L’ho visto una settimana fa e non riesco ancora a togliermelo dalla testa
Anche io. Quel rumore continuo, gli spari, le urla..
Film unico, incredibile. Personalmente ho trovato agghiacciante il campo e controcampo sul giardino ed ho avuto i brividi quando la stanza della mamma si accende e lei guarda fuori dalla finestra. Questo è cinema! Fatto di idee e di scelte. Sonoro allucinante e finale molto molto bello. Grazie Frusciante per avermelo fatto rivivere.
L'ho già guardato due volte. Non riesco più a togliermelo di dosso. Che potenza. Loro due meravigliosi
Un film di rara potenza, pur non avendo nessun colpo di scena, a testimonianza che il cinema si innalza quando supera i propri cliché
Film indescrivibile, che si descrive senza descriversi.
Un capolavoro.
Secondo me la differenza tra la moglie e il marito è il fatto che la prima non vede con i suoi occhi gli orrori che stanno al di là del giardino. Gode dei suoi privilegi facendo finta che tutto le sia dovuto. Io ho interpretato il malessere fisico del gerarca protagonista invece come una maniera inconscia per il corpo di rigettare le immagini dell'orrore "contronatura" a cui ha assistito.
Per esempio prendendo con le pinze questo paragone, quanti di noi continuerebbero a mangiare carne se vivessimo in una bellissima villa costruita dentro un macello industriale? Magari continueremmo a farlo ma perlomeno due domandine etiche sul sistema ce le porremmo.
Questo è l'anno di Nolan ma The Zone è qualcosa che va aldilà.
Le idee vinceranno sempre sulla tecnica.
@@Jack8-6 Oppenheimer di idee ne ha eccome, non volevo sminuirlo.
@@Jack8-6 non c'è paragone fra The Zone of Interest ed Oppenheimer, la forma è anche contenuto.
@@AlejandroPikoulasPlata non l'ho ancora visto The Zone, dico solo che sinceramente io ho visto tanti film quest'anno che mi hanno dato più di Oppenheimer, che comunque mi è piaciuto molto. Solo che lo avevo trovato molto freddo e non mi è rimasto molto (l'ho comunque visto 3 volte)
Ma l' Oscar come miglior film straniero è suo a mani basse. E speriamo anche il sonoro
Sarà perché magari l’ho recuperato solo in streaming ma non l’ho trovato tutto sto granché,a parte la fotografia e la regia che sono fantastiche
Il film non è ambientato nel 1938, anno della vittoria dell'Italia ai mondiali di calcio, ma nel 1942, a guerra in corso. La partita cui si riferisce la trasmissione radiofonica e' Italia-Spagna, un' amichevole svoltasi a Milano nell' aprile del 1942. Nel 1938 la Germania non aveva ancora occupato la Polonia ( avverrà nel 1939) e quindi non era ancora attivo il campo di sterminio.
Grazie. Film unico che ci costringe a tirarci fuori da quel dito dietro il quale ci nascondiamo quando pensiamo “io non sarei mai stato capace di fare quelle cose”. Stiamo in guardia: la normalità, la banalità dell’umana bassezza sta sempre lì. E qualcuno ne è pure nostalgico…
Grazie a te
Un film fatto di un cinema che, invece di mostrare, sceglie di utilizzare l'interiorità dello spettatore per suscitare le immagini, immagini che non si possono evadere, nemmeno se si chiudono gli occhi. "La zona d'interesse" è già a mani basse tra i migliori titoli degli ultimi anni.
Un film non a lieto fine: gli ebrei purtroppo esistono ancora.
@@7fdsfdsdhfasf9a9 affermazione più schifosa non potevi scriverla.
@@7fdsfdsdhfasf9a9 purtroppo c'è anche gente come te
@@LorBar se vuoi leggere affermazioni piu schifose leggiti cosa dicono gli ebrei di chi non è della loro stessa razza
@@LarryHazard a parte che le razze non esistono, ma secondo te tutti gli ebrei dicono la stessa cosa e pensano nello stesso modo? Hanno una mente a sciame? 😆
Quando vedo film così mi ricordo perché amo ancora il cinema, davvero incredibile
Film bellissimo, senza farti vedere niente riesce a trasmettere tutto quello che deve.
Originale e potente come pochi!recensione come sempre interessante e piacevole da ascoltare, 🙏🏻 grazie❤️
Per il sonoro tassativa la visione in sala
Un film stupendo che ti dice tutto senza dirti niente. Un film che ti fa capire quanto l'indifferenza sia altamente pericolosa e altrettanto colpevole. Il finale è semplicemente perfetto e racchiude tutto il significato del film
Un film molto bello, fa riflettere molto, sono passate due settimane e ancora ci penso, sono rimasto basito per le risate di alcuni spettatori dopo la proiezione, sembrava di essere in " Una pallottola spuntata" dove i protagonisti se la ridono dopo aver visto " Platoon"
Non vedo l'ora di vederlo, grazie per avermi convinto ancora di più.
Ottimo, molto contento di vedere anche la playlist aggiornata con ben 74 video
L'inizio, con lo schermo nero e quel suono inquietante, mi ha angosciata così tanto che stavo per avere un attacco di panico ed uscire dalla sala.
A me è successo la stessa cosa, mi è sembrata una scena infinita he mi ha chiuso lo stomaco
Un film fantastico, ogni scena è una coltellata, con quella camera ferma, immobile che sembra rappresentare una serie di diapositive dell'orrore, ma senza far vedere nulla.
Sono uscito con un gelo dentro che mai mi successe. Glazer assoluto
È un film solenne agghiacciante, crudele. Se nel “Figlio di Saul” sei dentro all’orrore di Auschwitz qui sei fuori ma nello tempo testimone nella quotidianità (dis)umana di questa famiglia incurante di quello sta accendendo oltre le mura, con quel finale disarmante (lo spioncino della camera a gas in cui siamo noi i spettatori). Mica Levi erige una colonna sonora conturbante. Da un punto di vista tecnico non ha difetti, Glazer mantiene l’atmosfera il più naturale possibile affinché ti immergi profondamente nel luogo, uno stile di regia incontaminato. Cinema allo stato puro..
Lo aspettavo questo❤
Gran bel film
Quando visitai il campo di concentramento di Dachau, ciò che mi fece più impressione non fu la struttura in sé, coi suoi capannoni o con quell'enorme cortile in cui chissà quante persone si sono riversate al freddo senza nemmeno uno straccio con cui coprirsi. A dirla tutta, non mi impressionarono nemmeno così tanto le famigerate camere a gas di cui il campo era munito (sia chiaro: non sto scrivendo che non facciano impressione, anche perché ebbi la (s)fortuna di visitare il luogo in un momento di calma in cui di turisti ce n'erano veramente pochi, per cui il silenzio era veramente assordante).
Ciò che mi impressionò fu la scientifica e razionale organizzazione dello sterminio.
Percepivo gli ingranaggi ben oliati che mettevano in funzione quell'enorme apparato di morte che trovava realizzazione finale nel campo di concentramento. Io, da buon ingegnere, pensavo tra me e me: "Niente di più, niente di meno che un problema di ottimizzazione delle code". Ed è agghiacciante già di per sé pensare che un certo tipo di cultura abbia potuto (e possa) alimentare una roba del genere, che un tempo ci furono persone che hanno dato fiducia a questi assassini, pur rimanendo confinati in quella bolla al di là della cruda realtà dello sterminio che avveniva a pochi passi dalle loro case (sul serio, andate a vedere la mappa dei campi di concentramento in Europa: non si parla di centri isolati, ma spesso di luoghi prossimi a città anche importanti; Dachau è a 30 minuti circa di treno da Monaco di Baviera).
Alla prima visione de "La zona di interesse" pensavo di non aver capito bene cosa volesse dire Glazer, ma poi ho ricordato le parole di Primo Levi durante una delle sue interviste: "Il nazismo in Germania è stato la metastasi di un tumore che è nato in Italia"; come a dire: "Queste cose le hanno fatte loro, non noi". C'è tutto un meccanismo di rimozione della colpa, di spersonalizzazione, di disimpegno morale, che era ed è presente ancora oggi.
Visto da poco al cinema in coppia con il ragazzo e l'airone. Devo dire che questi due film mi hanno fatto molto riflettere su certi aspetti della mia vita e di come vivo il cinema.
Due filmoni (nel caso della zona d'interesse probabilmente il miglior film degli ultimi anni), che non si meritano di essere liquidati con un parere veloce come vedo in molti fanno.
Film straordinario
Complimenti per aver recensito questo film necessario, e grazie per le considerazioni umane e politiche che denunci. Mi auguro che molte più persone seguano il tuo esempio, visto che la tendenza negli ultimi anni va al conteario...
c'è un momento verso la fine, dove uno dei personaggi guarda in macchina che mi ha fatto rizzare i peli dietro al collo...che filmone incredibile.
A me è piaciuto anche birth io sono sean, che tra l’altro ho visto recentemente non sapendo che glazer fosse al cinema, under the skin capolavoro
Da brividi...
Glazer torna, 10 anni dopo il controverso "Under the skin", con un'altra opera a metà tra il narrativo e lo sperimentale capace di fare i conti con gli abissi più profondi dell'umanità.
A differenza del precedente film, tuttavia, qui l'analisi si restringe sul tema della banalità del male, sfruttando il fuori campo come soltanto l'Hawks di "Scarface" e pochi altri maestri hanno saputo fare nella storia del cinema. Un'apparente normalità che va a scontrarsi con il terrificante contesto, il quale diventa sempre più ingombrante.
Questo straniamento (di chi guarda ma anche e soprattutto dei personaggi) è ottenuto soprattutto tramite una regia glaciale, ricca di lunghe inquadrature fisse, simmetriche e soprattutto negli interni tendenti ad un bianco asettico, capace di rivelare a pieno la mostruosa indifferenza dei protagonisti e di chi li circonda. Auschwitz è onnipresente negli esterni, rendendo ogni situazione all'apparenza tranquilla o addirittura festosa un disperato appello per l'empatia.
Non meno importante rispetto a ciò che vediamo è ciò che ascoltiamo: i rumori provenienti dall'altra parte del muro irrompono nella quiete apparente del grottesco idillio, fino al punto in cui si preferisce quasi pensare si tratti puramente di colonna sonora (splendida sia nella sequenza di apertura che nei titoli di coda, capace da sola di mettere un'inquietudine che rimane anche dopo la visione) piuttosto che del rumore di una colonna di fumo che sale, di un forno in azione, di una SS furiosa o di una persona disperata.
Questa predominanza del suono sull'immagine trova il proprio apice nella scena dei fiori, un segmento spiazzante quasi da cinema sperimentale che è già una delle vette artistiche del nuovo decennio, sia per come riesce a passare velocemente dall'amenità della natura alla violenza dell'essere umano sia per la saggezza dell'uso del colore che, insieme ad una musica stridente, basta e avanza per farci immaginare tutta la brutalità che sta avvenendo dall'altra parte senza mostrare una singola goccia di sangue.
Sorprende, in generale, come i due coniugi sembrino due persone tranquillissime, amichevoli con gli amici e i parenti quanto attenti al benessere dei figli; le scene che riguardano quest'ultimi si rivelano tra le più intense del film, proprio perché ci si rende conto di quanto la loro innocenza svanisca sempre più, di quanto siano pericolosamente esposti ad una tale atrocità e di quanto i genitori sembrino convinti che quello sia il miglior ambiente dove farli crescere. Persino nei rari momenti dove la violenza entra all'interno della casa ci si stupisce comunque della tranquillità con cui essa viene affrontata: se da un lato questa assimilazione tra loro e noi sortisce l'effetto di farceli percepire ancora più crudeli perché tranquilli nei confronti del male che compiono, dall'altro ci spinge a riflettere sui nostri stessi comportamenti che magari consideriamo accettabili ma non dovrebbero esserlo, sulla nostra stessa indifferenza alla violenza di ogni giorno. È significativo che il film, così come l'omonimo romanzo di Martin Amis da cui è tratto, sia basato sulla storia vera di Rudolf Höß, il quale nella propria autobiografia scrive:
«Avere una fattoria che diventasse la nostra patria, il focolare per noi e i nostri figli, dopo la guerra intendevo infatti abbandonare il servizio attivo e comprare una fattoria.»
Allontanare i cattivi delle storie da ciò che il pubblico percepisce come la normalità è funzionale alla sterile retorica dei "mostri". Quando, però, questa distanza scompare siamo portati ad interrogarci, a metterci in discussione; con tutta la violenza che imperversa ancora oggi nel mondo, con immani tragedie in atto come il genocidio del popolo palestinese ad opera di Israele, opere come questa sono fondamentali per rimetterci in contatto con quell'umanità e quell'empatia che troppo spesso sommergiamo.
In tutta questa desolazione, tuttavia, Glazer si concede una doppia speranza: una che viene dalle vittime, con la scena del pianoforte dove la melodia è in primo piano addirittura rispetto al testo, unico suono salvifico in netta contrapposizione con il resto del film: l'altra è data invece dai carnefici, i quali forse un giorno potranno rendersi conto del male commesso, guardando in faccia la realtà tanto mistificata persino attraverso le fiabe (illuminanti a tal proposito le enigmatiche scene in bianco e nero).
Eppure, nessun ricordo, consapevolezza o pentimento potrà mai cambiare quei milioni di corpi ammucchiati.
Questo film è già nella Storia. Indimenticabile.
Assolutamente
2:08 la partita citata è Italia Spagna 4-0, fu un’amichevole giocata a Milano nel 1942
Vederlo dopo essere appena tornato da Auschwitz Birkenau mi ha fatto un effetto unico
Visto ieri sera, che cazzo di rabbia che mi ha messo
Visto ieri al cinema. Film meraviglioso! immagini e audio che valgono più di mille parole
Il Frusciante al Cinema che ho amato di più. L'unica cosa che mi dispiace personalmente e di cui mi vergogno è che purtroppo certi dettagli, certe riflessioni, la profondità delle emozioni dei personaggi me le perdo o non riesco a coglierle appieno durante la visione... Se qualche anima pia mi potrebbe sussurrare qualche consiglio per essere più analitico durante una visione mi farebbe davvero piacere. Ringrazio nuovamente per il video che mi ha aperto gli orizzonti come sempre
Capolavoro, tra i migliori film degli ultimi 15/20 anni
Esagerato
No.
Ma neanche degli ultimi 15/20 giorni
@@EugenioGgg non ironicamente hai ragione
Il personaggio della moglie mi ha ricordato quello di Carmela Soprano
Non si riesce neanche a piangere tanti sono i sentimenti e la tristezza che suscita ....
Ottima recensione.
mi ha ricordato molto Jeanne Dielman
A me sto film non mi ha trasmesso tutte ste emozioni. L idea è interessante, ma il risultato su schermo mi è sembrato abbastanza meh
Concordo film assolutamente sottotono nulla di eccezionale. E c'è pure chi lo osana a capolavoro. Ma capolavoro di che? Dai non scherziamo
A me ha fatto cacare. Mi sembrava un film uscito dall'accademia. È stato il primo film della mia vita che non sono riuscito a finire e sono uscito dalla sala. Di un banale pauroso.
Sono arrivato quasi alla fine
visto! che dire questo film è un'opera d'arte, di quelli che ti fanno pensare anche per giorni dopo la visione. riallanciandomi a quello detto da Federico il film Rappresenta uno spaccato della vita di quest'uomo agghiacciante, intento a portare avanti la macchina del male al meglio possibile per regalare una vita lussuosa alla famiglia e alla moglie che, oltretutto, a lei gli interessa ben poco del marito e dei martirii che ci sono dietro pur di vivere quelle condizioni di benessere; ma oltre quel muro l'inferno che non viene mai fatto vedere ma che lo si può percepire dal primo all'ultimo minuto del film!
Un'esperienza.
Grande Fruscio. Glazer è riuscito a capire perfettamente le dinamiche di potere e fino a che estremi possono arrivare. Non è solo un film su un orrore storico, ma su l'orrore della psiche umana.
è riduttivo vederlo come un film sull'olocausto o sulla "banalità del male". Riporto una riflessione che già scrissi in un commento sotto un altro video: è un che film usa l’olocausto come pretesto per parlare dell'indifferenza e della tendenza a distorcere i significati a seconda delle necessità (il linguaggio che muta in fredde e tecniche descrizioni della burocrazia del genocidio, muta dalle parole alle note musicali nella canzone della resistenza, le donne che si distaccano emotivamente per pulire il museo ogni giorno), c’è tantissimo materiale filosofico di cui il contesto è solo lo sfondo. Questo perché è un film che fa ragionare, tra le altre cose, sulla questione morale della rappresentazione della violenza a scopo drammatico e di intrattenimento, come messo in luce dalla scena finale che è un pugno in faccia allo spettatore stesso, soprattutto a chi è deluso dal non aver visto violenza cruda in un film che parla dell'olocausto.
L' espressione artistica non può essere limitata da questioni morali, l' estetizzazione della violenza è connaturata all' uomo stesso e, per quanto possa dare fastidio a qualcuno, ci saranno sempre uomini affascinati da cose come la guerra o la lotta. Detto ciò, ovviamente non tutti i tipi di narrazione devono seguire questa strada, ci deve essere spazio anche per storie come questa, ma personalmente ogni qualvolta sento parlare di "questioni morali" intorno all' arte, la mia più sincera paura è quella di vedere censure o limitazioni alla libertà di espressione.
@@eredgorgoroth sono completamente d’accordo, volevo solo sottolineare che la riflessione di Glazer in questo film è interessante e originale. Vedere il distacco emotivo di chi pulisce il museo è perfettamente coerente con il resto del film: come essere umani abbiamo la facoltà di “rimuovere”, che è anche una facoltà adattiva, per quanto possa, a volte, sembrare terribile. In questo senso il film è tutt’altro che moralizzante, anzi, mette in una posizione scomoda lo spettatore stesso
Intendo dire che è facile mostrare tanta violenza in una cornice da melodramma, in cui i buoni e i cattivi si scontrano, i buoni ne escono vincitori e gli spettatori sono a posto con la coscienza perché si sono immedesimati con i buoni (shindler’s list, per rimanere in tema). Questo film suggerisce che non ci sono bene e male, ma circostanze e situazioni in cui persone normali fanno scelte estreme e ripugnanti
Ottima osservazione quella del linguaggio.
Mi è rimasto ficcato dentro anche a distanza di giorni.
I titoli di coda, con la musica dissonante, disarmonica, straniante, fastidiosa, mi hanno accompagnato per tutta la strada di rientro a casa. Cuore a mille.
Hedwig ovviamente, con la lettera poteva fare solo una cosa, la stessa cosa che fa con tutto ciò che non le piace perché diverso da lei
Video da far vedere nelle scuole 👏👏
Nelle scuole magari facciamo vedere i film, non le persone sul web che parlano di film 😅
@@giardinodigramigna6151 quale sarebbe il problema di far vedere questo video magari dopo la visione del film?!
@@giardinodigramigna6151 anche se per me andrebbe bene pure così a sé il video
Il problema è che sta ritornando il nazif4scismo lentamente e piace alle gente l estrema destra; come il Portogallo e l Argentina....😢
@@giardinodigramigna6151 ma cosa c'entra 😂
Filmone più unico che raro. A una settimana dalla visione ce l'ho ancora in mente, per quanto mi abbia raggelato.
Condivido in pieno il discorso sull'odore. Incredibile.
Film visto ieri sera ed in lingua tedesca. Ci sto tuttora riflettendo . Non è un film da archiviare e dimenticare. Già solo in questo ha raggiunto un obiettivo. Stanotte saranno assegnati gli oscar e sono curioso di sapere a chi andrà il premio come miglior film straniero. Dove risiedo a Weddingstedt, Germania, il film di Garrone deve ancora arrivare. Dal 4 aprile sarà in programma. Quest' ultimo è un altro titolo che intendo vedere e attendo con piacere. Un saluto a tutti voi e al "proprietario" del Canale @FedericoFrusciante 👋
Visto quasi un mese fa e ancora ci sto ragionando Certamente un film clamoroso, gelido nella forma agghiacciante nei contenuti, pongo una domanda a Frusciante e a chi leggerà: "avete visto Green Border di Agnieszka Holland del 2023"? La forma del film é completamente diversa ma il contenuto é altrettanto agghiacciante e il messaggio /monito non è poi così distante, secondo voi perché non ha avuto nessun riscontro (o comunque pochissimo) né di pubblico né di recensioni da parte critici e di You tuber specializzati?
Inutile dire che per me è un film splendido nella forma e nella sostanza che consiglio vivamente ed è stata una visione che come nel caso del magnifico La zona di interesse mi ha messo addosso un grande senso di disagio interiore tanto da domandarmi: "ma anche noi che viviamo"al di qua del muro" (società capitalistica e del benessere economico e sociale) viviamo esclusivamente per e nella nostra zona di interesse?
Piccola precisazione, la partita di calcio di cui si sente parlare all'inizio è Italia - Spagna 4-0, amichevole giocata il 19 aprile 1942 e non del mondiale del 1938. Giusto per inquadrare bene l'anno.
Durante il rientro a casa dalla sala sono scoppiato in laceime. Film enorme, che si ripropone anche nei giorni successivi alla visione generando malessere.
A Marzo ho visto La zona di interesse uno dei migliori film sulla Shoah, Dune parte due uno dei migliori film di fantascienza/ fantasy, Un altro ferragosto di Paolone Virzì un ritorno alla commedia all'italiana direi ai livelli degli anni 60/70, non male e siamo ancora al 9 marzo.
Una sola parola: capolavoro.
Grazie per la bellissima recensione.
bella la scena in cui la madre di lei se ne va di casa
Non ha senso
Questa recensione ti fa onore Federico. Continuo a pensare che ti sia un grande.
la partita di cui parlano nel film è un'amichevole con la Spagna, non sono i mondiali di calcio.
Bellissima recensione
Se Federico si infervora così durante la recensione, vuol dire che stiamo parlando di una grandissima opera.
Ed è incredibile come "il sogno" sia collegato alla realtà visto che le mele che la ragazza (la badante della casa?) vengono tirate fuori quando parlando degli ebrei che stavano litigando per delle mele.
Nulla da dire … film incredibile. Poteva finire dopo i primi di schermo nero. A tratti sembrava un’installazione da museo
Boss aspetto con trepidazione la recensione di "La Società della Neve" che è il film che se la vedrà con questo per l'oscar per il miglior film straniero.
Bel film non un capolavoro, fa capire la bruttezza e la banalità dell'animo umano. L'audio fa il 70% del film, mai banale, ti lascia un misto di ansia e tristezza assurda. Finale da pelle d'oca.
Onestamente: sono entrato nel cinema con aspettative altissime, sono uscito piuttosto deluso.
Bella l'idea di fondo, chiaro l'intento.
Ma non mi ha sconvolto, non mi ha segnato. E di sicuro non mi ha intrattenuto, visto il ritmo molto blando.
Identica cosa anche io, non sono riuscito a cogliere la grandiosità di questo film onestamente. Dal punto di vista regia/fotografia secondo me è buona ovviamente ma non ci ho trovato niente di eccezionale
la cosa "bella" non la vedi a schermo in sé (a parte fotografia, movimenti di macchina inquadrature, che sono magistrali ma si possono non cogliere perché non "spettacolari") il resto del bello é quello che si dice "per sottrazione"....
ovvero "prova a fwrmi un film su un campo di concentramento facendomelo vedere solo una sprazzo da fuori e mai niente di qurl.che succede dentro" ...come dice frusciante, non ci erano ancora mai riusciti se non facendolo un pó ingenuo tipo "il bambino col pigiama a righe"...tutti i film sulla shoah o raccontano eventi lontani dai campi o debtro i campi, mai accanto, é un bel dilemma riuscire a farlo bene cosí
Oddio ma almeno il bambino con il pigiamo a righe anche se patinato alla fine ti lascia qualcosa, questo a parte il suono inquietante cosa ti avrà lasciato da qui a qualche anno? Non vedo neanche questa originalità alla fine è tutto prevedibile dopo 20 minuti di film
@@illupi86 vedi, quello che hai scritto è esattamente quello che intendevo con "è chiaro l'intento del film".
Il punto è che ad alcune persone - tra cui me - purtroppo il film non è riuscito a passare la potenza del metodo narrativo. Nel momento in cui non ci riesce (ma sarà indubbiamente un limite mio, non sto dicendo che è un film brutto) diventa praticamente un esercizio di stile
@francescocellinese … ciao Francesco, anche io vivo con una sensazione di “disagio”… mi sento in difetto per non aver captato a pieno quello che il film voleva trasmettere. Mi è arrivato poco. Sono una persona molto emotiva, ma questa pellicola non mi ha lasciato granchè. E più guardo i commenti sotto i vari video di recensione e quant’altro e più sprofondo in questa strana sensazione di incomprensione totale di ciò che il film voleva trasmettere. Mi fa piacere però che c’è anche gente a cui il film non ha convinto. Mi sento meno solo 😂
Buongiorno Federico, hai recensito anche il film di Costa-Gavras del 2002 "Amen." ?
molto bello
A me il film è piaciuto abbastanza ma non credo che sì meriti tutti i complimenti che sta ricevendo per me film buono ma non eccezionale
fruscia io volevo chiederti cosa ne pensavi tu del finale del film (Spoiler per chi non l ha visto)
dove fa vedere per un attimo il presente nel museo di Auschwitz e Hoss che guarda il buio nel corridoio prima di andare a commettere tutto ciò come se vedesse cosa succede cosa ne pensi tu? l hai interpretato così o in un altro modo quella scena
non posso non pensare ai soldati israeliani che mettono i video su tik tok
Vero
Io ho trovato molto disturbante la scena delle donne delle pulizie. C'è da chiedersi se queste persone, che non stanno assolutamente facendo nulla di male, anzi fanno un lavoro necessario, si siano anche loro abituate a tutto quell'orrore (in particolare la signora che pulisce il forno crematorio mi ha dato i brividi)
Mi piacciono sempre le sue recensioni ma qua si è superato. Sarà il tema trattato, il coinvolgimento dato dall'opera, non so.
Complimentissimi.
Comunque nel 38 i tedeschi non erano ad Auschwitz ed il campo non c’era ancora
Sei un grande Fede
C'è anche la consapevolezza del proprio potere, espresso sempre con la"normalità" che il film ci sbatte in faccia : Posso dire a mio marito di spargere le tue ceneri...
Grande film, mostruoso nella messinscena e implacabile nel tratteggio del male. Finale fuori parametro.
...il finale poi .. ❤
Grandissimo film, il miglior film sulla Shoah dopo Il Pianista per me.
e dopo "il figlio di Saul"
E dopo Schindler List, con buona pace dei revisionisti di Spielberg
Secondo me sono da vedere quasi obbligatoriamente per ciò che abbiamo fatto e perché è successo. Sono puliti bravi mangiano benissimo e studiano (l unico sbaglio forse è Israele ma non è colpa del povero civile ebreo CHIARIAMOLO )
@@Manuel-ks9qo Schindler's list anche per me è un capolavoro, uno dei pochi film di cui non concordo con il frusciante, a cui non gli fa impazzire.
@@Manuel-ks9qo Adoro Spielberg, tuttavia Schindler's List lo reputo un buon film ma non mi fa impazzire sinceramente
♥
Un film troppo attuale anche se i diretti interessati rigettano, ovviamente, questa idea
21 minuti e poteva parlare della sequenza della moglie che fiancheggia il muro incavolata col marito perché non vuole lasciare la sua casetta fino alla scena finale dell' intolleranza fisica del protagonista che si dissocia dalla mente dopo tutto lo schifo che ha respirato.
Di Glazer consiglio anche i videoclip per i Radiohead e altri artisti sulla fine degli anni novanta.
Io avrei cambiato un po il finale...lui che inizia a sentirsi male con gli stessi effetti delle camere a gas, scende le scale, scende fino ad arrivare nell''inferno
Banale
Ammazza che genialata mandare un nazista all'inferno.
recensione grandiosa. K8
La banalità del male, mostrata con una contrapposizione anch'essa banale tra l'indifferenza domestica e la morte sullo sfondo, al di là del muro. Non so, mi aspettavo un qualcosa che non è arrivato. Come se il film non andasse mai oltre le sue premesse, chiare a tutti già prima di iniziare la visione. La definirei un'occasione mancata
Quoto. Probabilmente dovrei rivederlo una seconda volta, ma hai espresso esattamente quello che penso sul film.
@@leonardog.6027 e mi dispiace, perché avevo delle aspettative abbastanza alte
Un film che si (ci) osserva antropologicamente dalla prima all’ultima inquadratura. IL FINALE (SPOILER) nel quale inquadra il post bellico nella stessa maniera, con lo stesso digitale, con il quale ci ha mostrato le efferatezze dell’ideologia che a distanza di anni resta.