Maria Valtorta - Quaderni - 7 giugno 1943: Dio si ritira nell’alto dei suoi Cieli
ฝัง
- เผยแพร่เมื่อ 2 ม.ค. 2025
- Maria Valtorta - Quaderni - 7 giugno 1943: Dio si ritira nell’alto dei suoi Cieli perché l’uomo respinge il suo amore
Anzitutto metto qui il mio grazie per il suo caritatevole pensiero di portarmi copia della Supplica e di esser stato così buono da aver accettato il mio foglietto così benignamente. Ma però non è la “mia” supplica. Di mio non c’è che la fatica di scriverla. Il pensiero non è mio. Non sono così sublime da saper estrarre dal mio cuore pensieri così sovrumani di perdono.
Le ho detto ieri che mentre li scrivevo, e sentivo che erano giusti, dovevo fare una vera fatica morale ad accettarli. Come lei avrà notato, leggendo gli appunti della mia vita, non possiedo proprio per nulla il carattere di Giobbe. Sono, come Maria Valtorta, molto umana con tutto quello che l’umanità porta con sé di suscettibilità, di orgoglio, di passioni ecc. ecc., e devo, per fare vivere la Maria della Croce, incenerire me stessa ogni momento per rinascere dalle mie ceneri umane, mistica fenice, in forma nuova e certamente più accetta al buon Dio.
Quando “la voce” mi dice: «Tu non sei nulla; tu, da te stessa, non saresti mai capace di riuscire a nulla», io ne sono persuasissima. Non mi illudo sulla mia carnaccia e sulla mia embrionale natura spirituale. So che una è matta come un puledro in primavera e l’altra è così embrionale che è appena un debole abbozzo. Perciò conforto la mia debolezza e imbriglio la mia materia con la Croce di Cristo. Solo avvinghiata a Lui Crocifisso posso far stare ritta la mia anima e solo inchiodando con chiodi ben ribaditi e bene mortificatori la mia carne la posso tenere lì, soggiogata, impotente di compiere le sue mattane.
Perciò non diciamo “la mia supplica”. Essa è di un Altro. Non mi devo appropriare di quello che non è mio. Me ne insuperbirei mentendo a me stessa, al mondo e a Dio. Se quelle parole hanno servito - e non potevano non servire perché venivano da zone di luce, e di che luce! - rendiamone grazie al Signore e basta.
Due sono le cose che più mi fanno stare con le orecchie aperte e gli occhi vigilanti per spiare il più lieve movimento del Nemico delle anime che striscia, si insinua e fischia la sua seduttrice canzone così sottilmente per ipnotizzarci e renderci alla sua mercé. Una, sono le tendenze della carne, così proterva nonostante tutti i cilizi; l’altra, le ... lievitazioni della superbia che tenta sempre di gonfiare... Sento per istinto che le une e le altre muoiono tre giorni dopo di noi e che solo la bontà di Dio e una grande, grandissima volontà nostra, una volontà instancabile, alacre, vigilante, le può rendere innocue, sterilizzarle ad ogni nuova loro ondata di germi corruttori. E sento anche che se io mi lasciassi avvinghiare dalle spire del senso o da quelle della superbia, il presente stato di grazia cesserebbe di colpo, prima, molto prima di quello che vuole il mio Gesù, il quale non cessa di tenermi fra le braccia e mormorarmi parole di vita.
Si figuri se vorrei perdere questa beatitudine per mia colpa! È dessa che mi impedisce di sentire il mordente delle vicende umane che mi colpiscono, e il duplice mordente dei ricordi che si affollano. Tutto scorre su me, tutto si avventa su me come acqua, come flutto, come maroso, ma finché dura la presente beatitudine io sono come un blocco di cristallo sul quale tutto passa senza lasciare segno, senza poter penetrare.
Verrà il momento in cui Gesù tacerà e mi lascerà andare. Pazienza! E che perciò? Me ne dovrò lamentare? No. Soffrirò certo ma accetterò la nuova prova, continuando ad amarlo anche se Egli mi lascia sola. Se lo fa, saprà ben Lui perché lo fa. E certo avrò più merito, ad amarlo allora, che non ne abbia ora.
Bella forza esser amorosa adesso che Egli è così sensibilmente amoroso! A meno di non possedere il cuore di Giuda, chi si vede amato ama. Ma il più alto amore è quello che sa continuare ad amare anche quando ci sembra di non essere più amati. Quando lo si fa con gli uomini non ne ricaviamo costrutto, o ben raramente. Ma quando si fa così col buon Dio, allora si può esser certi che dopo viene un ancora più intenso periodo di amore, perché Dio premia sempre dopo averci provato, se abbiamo saputo esser fedeli.
Dice Gesù:
«Continuo a parlarti della grazia, la quale dà la vita dello spirito.
Quando Iddio creò il primo uomo, infuse in esso, oltre che la vita della materia, fino ad allora inanimata, anche la vita dello spirito. Altrimenti non avrebbe potuto dire che vi aveva fatti a sua immagine e somiglianza.
Quello che era di perfetto la prima creatura nessuno di voi lo può immaginare. Solo Noi possiamo vedere, nell’eterno presente che è la nostra eternità, la perfezione dell’opera regale della nostra Intelligenza creatrice. Il seme di Adamo, se Adamo avesse saputo rimanere re quale Noi lo avevamo fatto, con potestà su tutte le cose e con dipendenza solo da Dio - una dipendenza di figlio amatissimo - sarebbe stato un seme di perpetua perfezione....