La Repubblica di Venezia, prima vittima della rivoluzione (prof. Gianluca Pietrosante)

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  • เผยแพร่เมื่อ 10 ม.ค. 2025

ความคิดเห็น • 4

  • @francocapitanio3303
    @francocapitanio3303 26 วันที่ผ่านมา

    Grazie mille

  • @armandoseccamani7982
    @armandoseccamani7982 26 วันที่ผ่านมา

    Hai presentato un profilo di storia notevole, che condivido. Brescia ha avuto un periodo di fioritura economica, culturale, artistica rilevantissima durante il dominio veneziano. Ricorderei anche due figure interessantissime di vescovi veneziani, Domenico Bollani e il cardinale Angelo Maria Querini.

  • @MC-jw9mi
    @MC-jw9mi หลายเดือนก่อน

  • @HebronVenezia
    @HebronVenezia 29 วันที่ผ่านมา +2

    Brescia é una città veneta. Entrò nella Repubblica di Venezia nel 1426, Verona solo qualche anno prima, nel 1405. Per quale motivo Verona é veneta e Brescia non lo é, rimane un mistero. Evidentemente i rivoluzionisti hanno fatto bene i calcoli.
    Brescia fu la seconda città più popolosa e ricca della Serenissima, dopo la capitale Venezia. Orgogliosamente veneziana, tanto da essere definita la Leonessa degna figlia del Leone di San Marco, il suo apporto alla Repubblica fu immenso: non solo armi e metalli della Valtrompia, non solo maestranze, industrie e professioni, ma anche artisti di fama planetaria, come Vivaldi, Longhena, Benedetto Marcello (che visse in città ed ivi é sepolto) e come la scuola veneta bresciana di Foppa, Moretto, Savoldo e Romanino che fu decisiva per caratterizzare il rinascimento veneto. Brescia non ha nulla di lombardo e la sua cattolicità nella tradizione é stata potente e pervasiva fino al secolo scorso. La separazione da Venezia e il suo inserimento in una regione aliena ed "illuminista" come la milanese lombardia, con cui non ha assolutamente nulla a che spartire, se non una diffidenza reciproca, é stato un attacco alla identità di città e provincia e della sua popolazione (1.200.000 cattolici) e alla sua cattolicità fortemente tradizionale e radicata, forse una delle più potenti d'Italia. La ricchezza della Chiesa Cattolica bresciana, le donazioni dei bresciani (non solo alla diocesi di Brescia ma anche a quella di Verona, dato che i paesi bresciani del Garda sono buona parte radicati nella diocesi di Verona) erano tanto sentite, vissute e pervasive solo una 40ina di anni fa, tanto quanto adesso tutta la provincia é degenerata nel socialismo, nel PD, nell'immigrazionismo, modernismo, materialismo e globalismo. L'apporto della Leonessa Cattolica alla Chiesa era talmente potente e profondo che non é assolutamente possibile che il suo scardinamento dal Veneto sia casuale e dettato da questioni dialettali (beninteso che il bresciano ha una cadenza veneta ed é nettamente distinguibile dal milanese, brianzolo, comasco, varesotto, ticinese, novarese, pavese).
    Brescia era la seconda città più popolosa e ricca della Serenissima dopo la capitale Venezia, e in tempi recenti é la terza città più industriale d'Italia, dopo Milano e Torino, con aziende estese in tutto il mondo e possedute e gestite da famiglie cattolicissime: se si é voluto distruggere il modello della Repubblica di Venezia, parimenti si é voluta distruggere la piccola azienda famigliare cattolica bresciana, che aveva contribuito a rendere l'Italia 4° potenza mondiale negli anni 80 del 1900.
    Oggi il tessuto cattolico basato su famiglia e parroco é quasi distrutto e spopolano ovunque le aggregazioni di Rotary, Lions. Un orrore cosa hanno fatto, partendo dalla distruzione della identità del Leone e della Leonessa.
    Un ultimo appunto. Leggete cosa é successo, in tempi recenti alla eccellenza A2A dopo essere entrata nell'orbita dei "lombardi" milanesi. E cosa sta succedendo all'Aeroporto di Montichiari, inserito nel sistema aeroportuale del veneto occidentale, ma sabotato dai "geni" veronesi "veneti" e che ora sta per essere assorbito dai lombardi.
    L'attacco a ciò che resta del veneto cattolico non é dunque finito e dopo 2 secoli ci sono ancora beni, materiali e spirituali, da depredare.
    Ultimo appunto: triste la scelta degli ordini "tradizionalisti" di lasciare a se stessa una città importante come Brescia: anche dal punto di vista gestionale, una scelta pessima. Don Luigi Villa evidentemente la pensò in maniera opposta. Brescia lasciata in mano a modernisti, a rotary e lions. Pessima tattica quella di scegliere di fare apostolato a Verona e non a Brescia, per esempio
    I cattivi pastori non sono solo quelli che aprono i cancelli e lasciano uscire le pecore, ma anche quelli che, una volta disperse, non le raccolgono e rimettono nell'ovile, nonostante siano pregiate, grasse, obbedienti e di qualità eccellenti. A buon intenditore .....