Lezione onirica impreziosita dalle microfenomenologie sugli animali, in particolare quella del gatto sul quale si possono costruire molteplici esempi filosofici
Grazie mille Si è detto che la contraddizione và perseguita. Il parallelismo tra metafisica e fisica alla ricerca del come funzioniamo ( umani, universo e materia ), secondo lei è una ossesione di Leibniz o di Deleuze? Dare per scontato che possiamo intravedere i piccoli bagliori del nostro funzionamento è una eclissi momentanea o infinita? E sé il parallelismo tra metafisica e fisica fosse un pensiero/concetto a binario morto (velocità infinita?), da che bivio dovremmo riprendere il divenire?
Grazie per l'ascolto e per le domande, alle quali non credo di poter fornire un'adeguata risposta dato lo spazio ed il medium stesso. Più che altro mi farebbe piacere ridefinire qualcosa che, credo, quando si legge Deleuze sia importante: tutti i suoi libri su qualcuno\qualcosa, sono macchinazioni di quel qualcuno\qualcosa. Questo non vuole dire che Deleuze alteri totalmente un autore in modo indiscriminato e folle per curvarlo verso una sua tesi estranea ed insostenibile, ma vuol dire che il suo modo peculiare di lavorarlo, porta in emersione cose che, Forse, quell'autore non avrebbe mai detto, ma che erano in potenza, che erano in una sorta di stato di emergenza del pensiero in questione. In tal senso leggere Deleuze può sembrare labirintico soprattutto se ci si aspetta un chiarimento diretto sull'autore, o sull'argomento in questione (questo vale per Masoch, per Nietzsche, per Proust, Bacon, etc.). Sulla questione della possibilità di poter intravedere dei bagliori o meno, penso che lo si potrebbe intendere sia come cortocircuito, e sia come auto-illusione, se ho capito bene la domanda. Mentre sulla terza, ho sempre paura quando lavoro su Deleuze di marcare troppo la questione del divenire su cui sono precipitato da diversi anni, forse troppi. Ma credo che sicuramente ogni diade, ogni contrapposizione o parallelismo, comparazione, possa essere intesa come spenta, scarica, oppure come, appunto, una contrapposizione nella quale vedere se passa ancora qualcosa, o, se in quel morto-molare delle due istanze si costituisce uno squilibrio che mostra qualcosa che non appartiene né al fisico né al metafisico ad esempio, oppure che appartiene ad entrambi senza esaurirsi in essi. Un caro saluto.
Un piacere ascoltarla
La ringrazio per l'ascolto
Bellissima lezione
Grazie mille
Lezione onirica impreziosita dalle microfenomenologie sugli animali, in particolare quella del gatto sul quale si possono costruire molteplici esempi filosofici
Grazie mille, penso la stessa cosa
Grazie mille
Si è detto che la contraddizione và perseguita. Il parallelismo tra metafisica e fisica alla ricerca del come funzioniamo ( umani, universo e materia ), secondo lei è una ossesione di Leibniz o di Deleuze?
Dare per scontato che possiamo intravedere i piccoli bagliori del nostro funzionamento è una eclissi momentanea o infinita?
E sé il parallelismo tra metafisica e fisica fosse un pensiero/concetto a binario morto (velocità infinita?), da che bivio dovremmo riprendere il divenire?
Grazie per l'ascolto e per le domande, alle quali non credo di poter fornire un'adeguata risposta dato lo spazio ed il medium stesso. Più che altro mi farebbe piacere ridefinire qualcosa che, credo, quando si legge Deleuze sia importante: tutti i suoi libri su qualcuno\qualcosa, sono macchinazioni di quel qualcuno\qualcosa. Questo non vuole dire che Deleuze alteri totalmente un autore in modo indiscriminato e folle per curvarlo verso una sua tesi estranea ed insostenibile, ma vuol dire che il suo modo peculiare di lavorarlo, porta in emersione cose che, Forse, quell'autore non avrebbe mai detto, ma che erano in potenza, che erano in una sorta di stato di emergenza del pensiero in questione. In tal senso leggere Deleuze può sembrare labirintico soprattutto se ci si aspetta un chiarimento diretto sull'autore, o sull'argomento in questione (questo vale per Masoch, per Nietzsche, per Proust, Bacon, etc.).
Sulla questione della possibilità di poter intravedere dei bagliori o meno, penso che lo si potrebbe intendere sia come cortocircuito, e sia come auto-illusione, se ho capito bene la domanda.
Mentre sulla terza, ho sempre paura quando lavoro su Deleuze di marcare troppo la questione del divenire su cui sono precipitato da diversi anni, forse troppi. Ma credo che sicuramente ogni diade, ogni contrapposizione o parallelismo, comparazione, possa essere intesa come spenta, scarica, oppure come, appunto, una contrapposizione nella quale vedere se passa ancora qualcosa, o, se in quel morto-molare delle due istanze si costituisce uno squilibrio che mostra qualcosa che non appartiene né al fisico né al metafisico ad esempio, oppure che appartiene ad entrambi senza esaurirsi in essi.
Un caro saluto.