Non gridate più di Giuseppe Ungaretti

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  • เผยแพร่เมื่อ 16 มิ.ย. 2022
  • Non gridate più, nella sua versione più nota, fu pubblicata nel 1947, accolta nella raccolta Il Dolore. Questa poesia - composta da due quartine di novenati sciolti, con un endecasillabo e due settenari - prende spunto dal bombardamento, per opera degli Alleati, sul quartiere romano di San Lorenzo avvenuto il 19 luglio 1943. Non gridate più si presta ad essere letta come il grido di dolore di Giuseppe Ungaretti verso l’assurdità della guerra, che non ha rispetto né per i morti, né per i vivi; e come invito al silenzio, indicato come unica forma di dignità umana.
    Cessate di uccidere i morti,
    Non gridate più, non gridate
    Se li volete ancora udire,
    Se sperate di non perire.
    Hanno l’impercettibile sussurro,
    Non fanno più rumore
    Del crescere dell’erba,
    Lieve dove non passa l’uomo.
    Non gridate più, in realtà, era già stata pubblicata sulla rivista «Città» nel settembre 1945, ed ancora prima su «Parallelo» nell’agosto 1943, dove era apparsa con un titolo diverso: Poeti d’oltreoceano, vi dico. Il contenuto della poesia apparsa su «Parallelo» non sfuggì al ministro dell’Italia occupata Mauro Scoccimarro - partigiano comunista, futuro ministro delle Finanze nel governo Parri e già Alto Commissario Aggiunto per l’epurazione - il quale fu decisamente critico nei confronti di Ungaretti.
    Ecco il testo di Poeti d’oltreoceano, vi dico:
    O compagni, cari una volta,
    Cessate l’offesa alle tombe.
    Ora che avete senza nostra colpa
    Straziato tumuli da poco chiusi,
    E sconnesso parvule croci,
    Lo scheletro, disperso, dal sarcofago,
    Universali voci,
    Infranto, nelle pietre inimitabili,
    Come farete a udire i vostri morti?
    D’ogni bene fummo a voi prodighi;
    Pensavamo a voi come agli esuli
    Della nostra famiglia.
    Nelle fole e nelle cronache,
    Se non v’arresta luce,
    Nello sterminio folle,
    Orridi apparireste,
    Del suggello umano, dimentichi.
    Dio, le prove non teme un vecchio popolo;
    Gli darai, se vuoi, spazio e pane
    Esaudendo giuste speranze,
    Ma oggi gli confermi che solo
    Dopo molte sciagure,
    Si rispetta il ricordo,
    Quando si sa che all’anima si volge,
    Non avendo voce più forte,
    Del crescere vago dell’erba,
    Lieta dove non passa l’uomo.
    Nel 1944 la Commissione per l’Epurazione assolse Ungaretti dall’accusa di stretta collusione coi gerarchi fascisti e, di conseguenza, non lo privò del suo impiego di docente universitario, ignorando la richiesta in tal senso avanzata da Scoccimanno, Alto Commissario Aggiunto per l’epurazione. Nel gennaio 1945, nell’impugnare la sentenza d’assoluzione di Ungaretti, Scoccimanno utilizzò anche la poesia Non gridate più, sostenendo che in essa «si dà appoggio alla campagna fascista mista di pietismo e di odio contro le azioni dell’arma aerea Americana impegnata - a dire del poeta - in uno “sterminio folle” e si invoca da Dio “spazio e pane esaudendo giuste speranze” di vittoria …».
    Le notizie su Ungaretti sono tratte da Claudio Auria, La vita nascosta di Giuseppe Ungaretti, Le Monnier, Firenze 2019. Al libro si può fare riferimento anche per le fonti d’archivio.

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