Pellizza da Volpedo. Speranze deluse

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  • เผยแพร่เมื่อ 5 ก.พ. 2025
  • Speranze deluse
    Giuseppe Pellizza nacque, appunto, a Volpedo un paese vicino ad Alessandria nel 1868.
    I genitori erano contadini, ma benestanti perché commerciavano i loro prodotti. Il nome di Giuseppe Pellizza viene associato all’istante a quello che è il suo quadro più famoso, “Il quarto stato”, che fu preso a simbolo delle lotte operaie e popolari del tempo.
    Studiò in diverse accademie, da quella di Brera a quella di Firenze, e prese a modello Segantini appassionandosi al divisionismo, cioè dipingere a puntini per ottenere i colori attraverso l’accostamento dei colori anziché mischiando l’impasto.
    Questo quadro dal titolo “Speranze deluse” è una vera e propria storia in una sola immagine.
    La delusione riguarda la pastorella che Pellizza ha messo al centro perfetto del quadro.
    La sua posa indica tristezza e si appoggia al rastrello.
    Il suo innamorato si sposa con un’altra ragazza e possiamo vedere in fondo il piccolo corteo nuziale.
    Gli alberi un po’ contorti e spogli contribuiscono a farci capire lo stato d’animo della ragazza, che una pecorella tenta invano di consolare.
    Ma lo spessore e il genio di Pellizza è nell’uso dell’illuminazione.
    Le ombre sia degli alberi sia delle persone e delle pecore ci indicano che la luce viene dal fondo verso di noi, ma il sole all’orizzonte non c’è. Ci sono le ombre che fanno pensare a un sole al tramonto, che chiude il suo compito e tra poco scomparirà, come tra pochi passi scomparirà il piccolo corteo paesano; ma il sole Giuseppe non l’ha dipinto, perché nell’animo della ragazza il sole non c’è.
    In senso opposto, da noi verso il fondo, una distesa luminosa di giallo riempie la scena a contrasto, per portare la nostra attenzione verso i gesti della ragazza delusa: una mano appoggiata dove c’è l’anima e una a tenersi il capo oppresso dalla pena.
    Purtroppo, anche il pittore conoscerà la delusione delle incomprensioni che, malgrado il suo successo, si addensarono sul suo lavoro di dieci anni, che è il tempo che impiegò a dipingere “Il quarto stato”.
    Si ritirò in Engandina con l’amatissima moglie Teresa, per seguire i luoghi del suo principale maestro Segantini.
    E non gli fu risparmiata nemmeno la pena di perdere la moglie che morì improvvisamente nel 1907, proprio mentre riscuoteva, finalmente, riconoscimento e successo.
    Una pena troppo grande per lui, così sensibile, che decise di impiccarsi nel suo studio a Volpedo a nemmeno 40 anni, per appartenere, ancora, allo stesso quadro che li vedeva insieme, nella luce.
    Andrea Giuseppe Fadini

ความคิดเห็น • 6

  • @albertobernasconi84
    @albertobernasconi84 2 ปีที่แล้ว +1

    C'è tanta di quella poesia nonché quello che io chiamo concetto di "distanza" nei quadri di Pellizza. Distanza come profondità di quadri ma che sfocia soprattutto nell' interiore sofferenza e isolamento rispetto a ciò che lo circonda. La sua vita fu così e ne diede una dimensione come pochi altri nelle sue opere. Grazie per il video

  • @giovanniturri4740
    @giovanniturri4740 ปีที่แล้ว +1

    Grazie per averci fatto conoscere questo bel quadro.

  • @albertobernasconi84
    @albertobernasconi84 2 ปีที่แล้ว

    P. S: a 4.21 cone si chiama il quadro? Non lo conoscevo 😳🥺

    • @pitteikonstampepregiate
      @pitteikonstampepregiate  2 ปีที่แล้ว

      Grazie per le considerazioni su Pellizza. Al minuto 4.21 non ho riprodotto un quadro di Pellizza, ma una immagine esplicativa del mio discorso.

    • @albertobernasconi84
      @albertobernasconi84 2 ปีที่แล้ว

      @@pitteikonstampepregiate ah ok, ma potresti dirmi dove trocare quell 'immagine? Grazie, buon lavoro