Vittorio Sgarbi: Caravaggio. Dalla Natività di Palermo all'omicidio commesso a Roma

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  • เผยแพร่เมื่อ 18 ก.ย. 2024
  • Il rapporto di Caravaggio con la Sicilia non è soltanto quello della sua presenza fisica. Come i grandi pittori, come prima di lui Raffaello che aveva - come in molti altri luoghi di Italia, da Piacenza, a Bologna, a Napoli, fino alla Sicilia - inviato opere da Roma. Lo Spasimo di Sicilia, che è un capolavoro con qualche premonizione caravaggesca, potremmo dire della potenza, dell’energia della sua costruzione, fu mandato per nave, naufragò e poi, recuperato e intatto come racconta la storia oltre che la leggenda, fu finalmente destinato alla chiesa dello Spasimo a Palermo, dove è esposta una sua mirabile riproduzione entro la cornice originale disegnata da Raffaello, come io credo.
    Quindi si può immaginare che lo stesso principio quasi cento anni dopo muovesse agli inizi del Seicento, ormai considerato un pittore di primo piano per le opere impegnative a Santa Maria del Popolo e ancor prima a San Luigi dei Francesi, Caravaggio, a avere richiesta un’opera come quella per l’oratorio di San Lorenzo che è un’opera entrata nella leggenda non solo per la sua importanza, ma perché fu trafugata nel 1969 attraverso un’azione che si è spesso attribuita alla mafia, non ne siamo certi, ma siamo certi viceversa che, a distanza di cinquant’anni l’opera non è stata ancora recuperata. Questa l’ha fatta entrare nella mitologia, è forse la più importante opera sottratta al patrimonio con un furto.
    E l’oratorio oggi si può consolare della presenza di una riproduzione digitale molto precisa, in 3D, pur avendo delle fotografie poco precise rispetto alla tecnologia odierna, fatte nel ’68 dopo che il dipinto era stato restaurato all’Istituto del Restauro e quindi abbiamo la documentazione che consente delle riproduzioni non come oggi è possibile precisissime, ma certamente tali da far rimpiangere limitatamente il dipinto perduto attraverso la sua immagine.
    E lì si vedono una presenza della Madonna con il Bambino nella condizione di maggiore umiltà sulla Terra, nella totale dimensione evangelica di un racconto della Natività, con san Lorenzo e san Francesco che vengono da un altro tempo ma in un eterno presente che è quello della Nascita di Cristo. Tra le figure più curiose c’è, girata di spalle con una invenzione tipicamente fotografica, ovviamente protofotografica, la figura di san Giuseppe con i capelli quasi bianchi che ci volta le spalle e non fa vedere il volto. Vediamo soltanto il volto e il corpo della Vergine con il Bambino.
    Ed anche la presenza di figure di altro tempo non tolgono al dipinto una imminenza realistica, che è l’effetto fondamentale della pittura di Caravaggio rispetto a tutta la pittura precedente. Lui interrompe un lungo percorso di idealizzazione dei temi sacri in cui l’immagine della Madonna con il Bambino diventa un’immagine di assoluta purezza e di assoluta astrazione, come appunto in Raffaello e come sarà in un pittore dopo Caravaggio quale Sassoferrato che riproduce un’immagine senza tempo, un’immagine idealizzata della Vergine. Il Caravaggio procede invece a una rappresentazione di una realtà imminente, presente e a una figura di donna con il bambino che è una madre nella sua assoluta semplicità. E anche gli astanti che pure vengono da un altro tempo, non sono così forti nell’impressione di scollamento temporale da farci perdere l’effetto realistico.
    È ben sì vero che l’opera ha un suo classicismo che corrisponde al momento in cui Caravaggio si spinge in avanti verso una pittura della realtà che maturerà poi dopo il momento più tragico della sua vita e cioè il momento in cui lui, del conflitto che richiama quello dei pittori Azionisti viennesi degli anni Sessanta, mette in gioco la sua vita e la rende più artistica della pittura e cioè diventa un pittore maledetto, uccide un uomo, e quella azione è un’azione di un artista che, pur nella totale immoralità e criminalità dell’atto, lo consegna a una dimensione che lo rende diverso da ogni altro e lo rende accostabile, come abbiamo fatto a Rovereto a Pasolini, proprio per una dimensione in potente chiaroscuro tra l’esaltazione intellettuale e l’intelligenza dell’opera e la violenza della vita. Ma la violenza passa dalla vita all’opera nelle opere successive al momento in cui lui ha compiuto questo atto assassino.
    (video integrale pubblicato da MartRovereto il 19 dicembre 2020: • Vittorio Sgarbi raccon... )

ความคิดเห็น • 1

  • @cianetti1
    @cianetti1 9 หลายเดือนก่อน

    Sempre bravo e ovviamente il più possibile osteggiato ed emarginato!!! Grazie!!!