Ciao Giuliano, grazie per il tuo video. Sto provando ora delle tecniche di controcondizionamento con il mio pastore tedesco di 2 anni e mezzo. Questo perchÃĐ da quando ha circa 6 mesi, ÃĻ diventato "aggressivo" (tira al guinzaglio, abbaia ecc) quando incontra altri cani o quando alcune persone per strada si avvicinano a lui. Il pastore tedesco ha sicuramente una serie di comportamenti dettati dalla razza (territorio, protezione, ecc..) che in questi ultimi anni sono peggiorati. Questo ÃĻ il mio punto di vista in quanto ho avuto altri due cani stessa razza anno 1999 e 2005 che non avevano questo tipo di comportamento. Anzi, erano molto piÃđ equilibrati e coraggiosi. Al momento questo lavoro sta aiutando: alterno tra gioco, cibo e semplici "bravo". Ma effettivamente anche io ho qualche dubbio sul lungo termine. Cosa ne pensi?
Il problema, come tu giustamente osservi, ÃĻ riuscire ad intervenire sugli stati emotivi. In un certo senso la desensibilizzazione sistematica ha quache chance in piÃđ rispetto al controcondizionamento in quanto, creando abituazione per uno stimolo, fa sÃŽ che questo diventi sempre meno rilevante. Questo argomento mi fa pensare ad un tipo di psicoterapia che si chiama breve strategica. Lo psicoterapeuta di questa scuola di pensiero spesso da dei compitini ai propri pazienti che hanno lo scopo di distrarre le loro menti consentendogli di fare cose che normalmente gli procurerebbero uno stato d'ansia o di paura. La base del successo di questa terapia sta nel constatare di essere riusciti a fare delle cose prima impensabili, acquisendo cosÃŽ sempre maggiore fiducia nelle proprie possibilità . Sarebbe interessante sapere se anche per i cani delle volte si riescano ad utilizzare degli stratagemmi capaci di attirare la loro attenzione su qualcosa di diverso rispetto ad es. alla paura vissuta in una determinata circostanza di modo che questa passi in secondo piano e faccia gradualmente sempre meno paura.
Sono d'accordo con il tuo pensiero, io ho un cane che ha la paura dei botti e sto lavorando sulla desensibilizzazione e sulla motivazione, parliamo di una femmina di Aussie di 4 anni, devo dire che funziona, certo non ci sono i risultati sul immediatezza, ma la costanza ripaga, dal no riuscire ad uscire all'uscita tirando, all'uscita quasi calma ma vigile,ma il percorso ÃĻ ancora lungo. Per quanto riguarda il contro condizionamento, pure io non sono pienamente d'accordo, puÃē avere dei risultati mache possono svanire con il tempo, io preferisco gratificare con una carezza o con una lode che stimola quando ha un comportamento corretto.
Stai usando un altro rinforzo invece che il cibo ma stai cmq contro condizionando. Il punto ÃĻ che questo lavoro va bene se affiancato a un lavoro piÃđ ampio su competenze autostima e relazione. Cmq gli Australian sono generalmente davvero sensibili agli stimoli uditivi intensi e improvvisi, a volte possono percepire vero e proprio dolore.
Sono assolutissimamente d'accordo che il controcondizionamento, soprattutto in cani fobici o con una "fissa" (perdonami il termine), non faccia altro che intervenire sul segnale e non sul sintomo. Il cane il piÃđ delle volte non percepisce lo stimolo condizionato come "buono", ma il suo non reagire a quello stimolo. Di conseguenza, si puÃē incorrere in problematiche ancora peggiori: il cane ha smesso di abbaiare e ringhiare con il controcondizionamento, il padrone si "fida" e il cane senza segnali si avventa contro lo stimolo precedentemente condizionato. (La desensibilizzazione, a mio parere, se fatta da persone avventate o inesperte, puÃē involontariamente portare a un flooding e peggiorare la situazione). Tuttavia, mi pare che questo video faccia un po' lo stesso errore di "Why is my dog so reactive" di Jean Claude Bertoni: spiega i limiti, ma non dà soluzioni. Bertoni dice che proporrà un "piano di addestramento" per risolvere i problemi di reattività nel secondo volume, ma si ferma comunque al: bisogna prendere in considerazione tanti fattori. Giustissimo. Il cane ÃĻ un essere olistico, un problema non ha UNA soluzione, ma sono l'insieme di atteggiamenti del padrone che - a lungo andare - risolvono molti dei problemi. La reattività , perÃē, spesso passa in sordina. "VabbÃĻ, abbiamo risolto tante cose! Apposto cosÃŽ". Quando invece il cane continua a vivere ogni contatto con lo stimolo condizionato (anche se controcondizionato) in un perenne stato d'ansia, che si ripercuote sulla salute mentale e fisica. Il controcondizionamento ÃĻ un tappabuchi, un "contentino" per il padrone disperato con la spalla rotta perchÃĐ il cane di 40 kg ÃĻ scattato dietro a un Pinscher. Alla fine, agli occhi del padrone, ÃĻ a tutti gli effetti una soluzione per il problema immediato (cane abbaia, tira, scatta etc.). Nessuno parla perÃē della soluzione del problema a lungo termine. La mia domanda, alla quale spero risponda anche Bertoni nel secondo volume se uscirà , ÃĻ: una volta fatta una valutazione caratteriale completa (doti caratteriali, razza, linea di sangue, motivazioni, episodi salienti, gestione del proprietario etc.), fatto - insomma - lo "storico" del cane, come intervenire in maniera pratica? La risposta ÃĻ lunga e multiforme (troppo per un video divulgativo) e sicuramente deve lasciare spazio all'interpretazione per ogni cane inteso come individuo. Ma secondo me bisognerebbe iniziare a formularla. PerchÃĐ ci si ferma sempre alla risposta "Eh, dipende." (Scusa il wall of text, ma penso che sia un argomento importante di cui discutere, data la grande quantità di cani reattivi per cui viene fatto poco e nulla. La mia non vuole essere una critica, perchÃĐ il video ÃĻ ben fatto e dice cose importanti, ma uno slancio per fare qualcosa di piÃđ).
Ciao Anna piacere Giuliano ð La tua analisi sull'argomento ÃĻ molto attenta e prescisa e la condivido in pieno onestamente. La risposta alla tua richiesta in realtà in qualche modo te la sei data già ð Il punto e che un determinato lavoro su un cane, in quanto essere senziente e che prova delle emozioni, che ha delle esperienze vissute sempre diverse, che ha dei proprietari diversi, stili di vita diversi, razze e caratteristiche di personalità e carattere diverse non puÃē essere uguale e quindi nessuno potrà mai descrivere in un video o un libro come approcciarsi in maniera piÃđ o meno "standard" rispetto ad un argomento davvero molto molto delicato.
Mi sembra un ottima risposta e sono d'accordo con tutto. Detto da profana come Dar si che il cane abbia talmente fiducia in se stesso che la paura/reattività passi nei confronti di un determinato stimolo? Esperienze positive, competenze e buon rapporto con i padroni puÃē bastare?
Ciao io ho un cane di un anno che dopo una forte paura una bici al portone che andava sul marciapiede, ora non vuol camminare e si blocca. Prima camminava normalmente, l ho presa a tre mesi e i primi mesi veniva in giro senza problemi.. Ho provato col cibo ma non funziona. Hai dei consigli? Grazie
Conoscevi già queste tecniche? Cosa ne pensi? Parliamone qui! :)
Ciao Giuliano, grazie per il tuo video. Sto provando ora delle tecniche di controcondizionamento con il mio pastore tedesco di 2 anni e mezzo.
Questo perchÃĐ da quando ha circa 6 mesi, ÃĻ diventato "aggressivo" (tira al guinzaglio, abbaia ecc) quando incontra altri cani o quando alcune persone per strada si avvicinano a lui.
Il pastore tedesco ha sicuramente una serie di comportamenti dettati dalla razza (territorio, protezione, ecc..) che in questi ultimi anni sono peggiorati. Questo ÃĻ il mio punto di vista in quanto ho avuto altri due cani stessa razza anno 1999 e 2005 che non avevano questo tipo di comportamento. Anzi, erano molto piÃđ equilibrati e coraggiosi.
Al momento questo lavoro sta aiutando: alterno tra gioco, cibo e semplici "bravo". Ma effettivamente anche io ho qualche dubbio sul lungo termine.
Cosa ne pensi?
Il problema, come tu giustamente osservi, ÃĻ riuscire ad intervenire sugli stati emotivi. In un certo senso la desensibilizzazione sistematica ha quache chance in piÃđ rispetto al controcondizionamento in quanto, creando abituazione per uno stimolo, fa sÃŽ che questo diventi sempre meno rilevante. Questo argomento mi fa pensare ad un tipo di psicoterapia che si chiama breve strategica. Lo psicoterapeuta di questa scuola di pensiero spesso da dei compitini ai propri pazienti che hanno lo scopo di distrarre le loro menti consentendogli di fare cose che normalmente gli procurerebbero uno stato d'ansia o di paura. La base del successo di questa terapia sta nel constatare di essere riusciti a fare delle cose prima impensabili, acquisendo cosÃŽ sempre maggiore fiducia nelle proprie possibilità .
Sarebbe interessante sapere se anche per i cani delle volte si riescano ad utilizzare degli stratagemmi capaci di attirare la loro attenzione su qualcosa di diverso rispetto ad es. alla paura vissuta in una determinata circostanza di modo che questa passi in secondo piano e faccia gradualmente sempre meno paura.
Sono d'accordo con il tuo pensiero, io ho un cane che ha la paura dei botti e sto lavorando sulla desensibilizzazione e sulla motivazione, parliamo di una femmina di Aussie di 4 anni, devo dire che funziona, certo non ci sono i risultati sul immediatezza, ma la costanza ripaga, dal no riuscire ad uscire all'uscita tirando, all'uscita quasi calma ma vigile,ma il percorso ÃĻ ancora lungo.
Per quanto riguarda il contro condizionamento, pure io non sono pienamente d'accordo, puÃē avere dei risultati mache possono svanire con il tempo, io preferisco gratificare con una carezza o con una lode che stimola quando ha un comportamento corretto.
Stai usando un altro rinforzo invece che il cibo ma stai cmq contro condizionando. Il punto ÃĻ che questo lavoro va bene se affiancato a un lavoro piÃđ ampio su competenze autostima e relazione.
Cmq gli Australian sono generalmente davvero sensibili agli stimoli uditivi intensi e improvvisi, a volte possono percepire vero e proprio dolore.
Sono assolutissimamente d'accordo che il controcondizionamento, soprattutto in cani fobici o con una "fissa" (perdonami il termine), non faccia altro che intervenire sul segnale e non sul sintomo. Il cane il piÃđ delle volte non percepisce lo stimolo condizionato come "buono", ma il suo non reagire a quello stimolo. Di conseguenza, si puÃē incorrere in problematiche ancora peggiori: il cane ha smesso di abbaiare e ringhiare con il controcondizionamento, il padrone si "fida" e il cane senza segnali si avventa contro lo stimolo precedentemente condizionato. (La desensibilizzazione, a mio parere, se fatta da persone avventate o inesperte, puÃē involontariamente portare a un flooding e peggiorare la situazione).
Tuttavia, mi pare che questo video faccia un po' lo stesso errore di "Why is my dog so reactive" di Jean Claude Bertoni: spiega i limiti, ma non dà soluzioni. Bertoni dice che proporrà un "piano di addestramento" per risolvere i problemi di reattività nel secondo volume, ma si ferma comunque al: bisogna prendere in considerazione tanti fattori. Giustissimo. Il cane ÃĻ un essere olistico, un problema non ha UNA soluzione, ma sono l'insieme di atteggiamenti del padrone che - a lungo andare - risolvono molti dei problemi. La reattività , perÃē, spesso passa in sordina. "VabbÃĻ, abbiamo risolto tante cose! Apposto cosÃŽ". Quando invece il cane continua a vivere ogni contatto con lo stimolo condizionato (anche se controcondizionato) in un perenne stato d'ansia, che si ripercuote sulla salute mentale e fisica.
Il controcondizionamento ÃĻ un tappabuchi, un "contentino" per il padrone disperato con la spalla rotta perchÃĐ il cane di 40 kg ÃĻ scattato dietro a un Pinscher. Alla fine, agli occhi del padrone, ÃĻ a tutti gli effetti una soluzione per il problema immediato (cane abbaia, tira, scatta etc.). Nessuno parla perÃē della soluzione del problema a lungo termine. La mia domanda, alla quale spero risponda anche Bertoni nel secondo volume se uscirà , ÃĻ: una volta fatta una valutazione caratteriale completa (doti caratteriali, razza, linea di sangue, motivazioni, episodi salienti, gestione del proprietario etc.), fatto - insomma - lo "storico" del cane, come intervenire in maniera pratica? La risposta ÃĻ lunga e multiforme (troppo per un video divulgativo) e sicuramente deve lasciare spazio all'interpretazione per ogni cane inteso come individuo. Ma secondo me bisognerebbe iniziare a formularla. PerchÃĐ ci si ferma sempre alla risposta "Eh, dipende."
(Scusa il wall of text, ma penso che sia un argomento importante di cui discutere, data la grande quantità di cani reattivi per cui viene fatto poco e nulla. La mia non vuole essere una critica, perchÃĐ il video ÃĻ ben fatto e dice cose importanti, ma uno slancio per fare qualcosa di piÃđ).
Ciao Anna piacere Giuliano ð
La tua analisi sull'argomento ÃĻ molto attenta e prescisa e la condivido in pieno onestamente.
La risposta alla tua richiesta in realtà in qualche modo te la sei data già ð
Il punto e che un determinato lavoro su un cane, in quanto essere senziente e che prova delle emozioni, che ha delle esperienze vissute sempre diverse, che ha dei proprietari diversi, stili di vita diversi, razze e caratteristiche di personalità e carattere diverse non puÃē essere uguale e quindi nessuno potrà mai descrivere in un video o un libro come approcciarsi in maniera piÃđ o meno "standard" rispetto ad un argomento davvero molto molto delicato.
Mi sembra un ottima risposta e sono d'accordo con tutto. Detto da profana come Dar si che il cane abbia talmente fiducia in se stesso che la paura/reattività passi nei confronti di un determinato stimolo? Esperienze positive, competenze e buon rapporto con i padroni puÃē bastare?
Ci sta .. sulla desensibilizzazione si puÃē lavorare sull intensità dello stimolo nei confronti del quale il cane mostra sensibilità .
Ciao io ho un cane di un anno che dopo una forte paura una bici al portone che andava sul marciapiede, ora non vuol camminare e si blocca. Prima camminava normalmente, l ho presa a tre mesi e i primi mesi veniva in giro senza problemi.. Ho provato col cibo ma non funziona. Hai dei consigli? Grazie