Pur avendo letto due libri di Munari ("Fantasia" e "Da cosa nasce cosa") e pur avendo visto alcune sue conferenze o video qui su TH-cam, ho sempre patito una certa uggia e una certa antipatia nei suoi confronti, sia nel modo di porsi sia nel suo metodo di progettazione.
@@stefanopasotti Premetto che quanto ho scritto è il mio giudizio personale su Munari. Non ho nulla contro chi lo apprezza, nè voglio costringere nessuno a pensarla come me. In: "Da cosa nasce cosa" ho avvertito una certa freddezza e rigidità (e anche una punta di saccenza, come se volesse fare il professorino) nel modo di esporre il suo metodo progettuale, trattandolo come una sequenza di operazioni meccaniche, quasi algoritmiche, per poter dire di avere fatto un buon progetto. Dubito che sia tutto così semplice. A questo si aggiunge un disinteresse per l'estetica dichiarato fin dalle prime pagine, dove preferisce dare priorità alla funzionalità di un oggetto. A differenza sua penso che non abbia senso fare distinzioni tra estetica e funzionalità di un prodotto, ma che sia molto più utile e interessante operare come se ci fosse solo un oggetto da realizzare (una sedia ad esempio), dove estetica, funzionalità, ergonomia eccetera sono talmente intrecciati tra loro da essere impossibile separarli senza che questi perdano di significato. Applico questo principio anche al discorso sulla distinzione tra Fantasia, Invenzione e Creatività: piuttosto che perdermi dietro al tentativo di definire tre parole su cui non arriverò a una conclusione che mi soddisfi (e anche qualora trovassi tali definizioni non saprei che farmene), o al tentativo di capire se un'autovettura/un macchinario per confezionare la frutta e la verdura/... sia un'invenzione o un prodotto della creatività, preferisco fare. Il suo difetto più grande però resta la contraddizione tra il suo metodo educativo/progettuale e le sue premesse. In: "Fantasia" Munari si pone il problema di scrivere un libro che definisca che cosa sia la fantasia intesa come facoltà della mente e quali siano i processi (allora conosciuti) per immaginare qualcosa che non può esistere concretamente (una bici fatta d'acqua ad esempio), in modo da stimolare le persone a pensare fuori dagli schemi e a uscire da non meglio precisati condizionamenti. E propone di conseguenza degli esempi dove altera oggetti comuni: il pane di un altro colore, la libreria all'incontrario, la ripresa di un acrobata rallentata, un cavallo in groppa a un essere umano e così via, fino a mettere alla fine del libro una serie di esercizi che aveva sottoposto, se non ricordo male, anche a dei bambini per stimolare in loro questa facoltà, similmente a quanto aveva fatto con i suoi pre-libri citati in: "Da cosa nasce cosa". La fantasia e in generale il pensiero umano sono delle capacità potenzialmente infinite grazie alla loro abilità di combinare assieme elementi diversi conosciuti per ottenere qualcosa d'altro. Cercare di imbrigliare queste capacità in un libro che per sua stessa costituzione è un oggetto finito è impossibile oltre che castrante per il cervello stesso. Non può bastare a definire un processo mentale, nè c'è bisogno di farlo. Progettare, creare e immaginare, per come le intende Munari, sono processi che nascono spontaneamente dal singolo individuo sulla base della vita quotidiana o delle sue riflessioni su argomenti che gli stanno a cuore, e non un manuale di istruzioni da seguire per vantarsi di avere una mente elastica o per dimostrare che si è in grado di pensare (correttamente). La premessa da cui parte Munari del voler stimolare le persone ha delle buone intenzioni e una sua correttezza, ma solo in teoria. Nel momento in cui lui, un maestro delle scuole materne o un qualsiasi altro insegnante (sia effettivo sia in senso lato) assegna a dei bambini (o a degli adulti) il compito di tracciare su un foglio dei puntini che coincidano con i punti di snodo delle nervature di una foglia e di provare a unirli con delle linee in ogni combinazione possibile, anche se lo fa con l'intento di stimolare il bambino (o l'adulto), in realtà sta già attuando un condizionamento che sovrasta la natura della persona cui si rivolge, riducendo la creatività a una sorta di esperimento quasi da laboratorio e a porte chiuse rispetto alla realtà per raccogliere i risultati da mettere in provetta. O peggio, a voler rendere queste persone delle proprie copie. Un'ultima critica che mi viene in mente, anche se minore rispetto alle altre, è il suo voler fare il "giocherellone" a tutti i costi, mescolando ad esempio colori in infinite combinazioni oppure facendo fotocopie di foglie sovrapposte in modo da trarne una composizione artistica: un conto è fare esperimenti e ricerca per osservare o studiare un determinato fenomeno o per arrivare alla realizzazione di un oggetto, un altro è giocare in maniera fine a se stessa.
@@andreaceppi7769 Bè la tua mi sembra un'ottima critica costruttiva, ed è la cosa che apprezzo di più quando leggo questi messaggi. Una delle cose che non ho scritto, e che in parte coincide con tuo pensiero, è un po' la freddezza. Il figlio di Munari in vita litigò con il padre e praticamente non si parlarono fino alla sua morte. Non tutto rose e fiori. Io apprezzo invece la sua filosofia progettuale, soprattutto della lampada falkland, dovre trova una forma/soluzione incredibile, anche se riprendere una lampada appartenente ad una cultura diversa. Altra cosa sono i libri per bambini: in alcuni casi lascia una totale libertà di interpretazione, ed è un'ottima cosa soprattutto per lo sviluppo creativo. Sei un docente universitario?
Sai che nessuno mi ha mai chiesto una cosa simile, mi scriveresti nel gruppo Telegram chiamato Stefano Pasotti design news??? Così approfondisco questo aspetto
Un uomo incredibile ,♥️
Molto utile grazie chiaro sintetico
Bravo
Pur avendo letto due libri di Munari ("Fantasia" e "Da cosa nasce cosa") e pur avendo visto alcune sue conferenze o video qui su TH-cam, ho sempre patito una certa uggia e una certa antipatia nei suoi confronti, sia nel modo di porsi sia nel suo metodo di progettazione.
Ciao Andrea, spiegati meglio. Mi interessa molto il tuo punto di vista
@@stefanopasotti Premetto che quanto ho scritto è il mio giudizio personale su Munari. Non ho nulla contro chi lo apprezza, nè voglio costringere nessuno a pensarla come me.
In: "Da cosa nasce cosa" ho avvertito una certa freddezza e rigidità (e anche una punta di saccenza, come se volesse fare il professorino) nel modo di esporre il suo metodo progettuale, trattandolo come una sequenza di operazioni meccaniche, quasi algoritmiche, per poter dire di avere fatto un buon progetto. Dubito che sia tutto così semplice.
A questo si aggiunge un disinteresse per l'estetica dichiarato fin dalle prime pagine, dove preferisce dare priorità alla funzionalità di un oggetto. A differenza sua penso che non abbia senso fare distinzioni tra estetica e funzionalità di un prodotto, ma che sia molto più utile e interessante operare come se ci fosse solo un oggetto da realizzare (una sedia ad esempio), dove estetica, funzionalità, ergonomia eccetera sono talmente intrecciati tra loro da essere impossibile separarli senza che questi perdano di significato.
Applico questo principio anche al discorso sulla distinzione tra Fantasia, Invenzione e Creatività: piuttosto che perdermi dietro al tentativo di definire tre parole su cui non arriverò a una conclusione che mi soddisfi (e anche qualora trovassi tali definizioni non saprei che farmene), o al tentativo di capire se un'autovettura/un macchinario per confezionare la frutta e la verdura/... sia un'invenzione o un prodotto della creatività, preferisco fare.
Il suo difetto più grande però resta la contraddizione tra il suo metodo educativo/progettuale e le sue premesse. In: "Fantasia" Munari si pone il problema di scrivere un libro che definisca che cosa sia la fantasia intesa come facoltà della mente e quali siano i processi (allora conosciuti) per immaginare qualcosa che non può esistere concretamente (una bici fatta d'acqua ad esempio), in modo da stimolare le persone a pensare fuori dagli schemi e a uscire da non meglio precisati condizionamenti. E propone di conseguenza degli esempi dove altera oggetti comuni: il pane di un altro colore, la libreria all'incontrario, la ripresa di un acrobata rallentata, un cavallo in groppa a un essere umano e così via, fino a mettere alla fine del libro una serie di esercizi che aveva sottoposto, se non ricordo male, anche a dei bambini per stimolare in loro questa facoltà, similmente a quanto aveva fatto con i suoi pre-libri citati in: "Da cosa nasce cosa".
La fantasia e in generale il pensiero umano sono delle capacità potenzialmente infinite grazie alla loro abilità di combinare assieme elementi diversi conosciuti per ottenere qualcosa d'altro. Cercare di imbrigliare queste capacità in un libro che per sua stessa costituzione è un oggetto finito è impossibile oltre che castrante per il cervello stesso. Non può bastare a definire un processo mentale, nè c'è bisogno di farlo. Progettare, creare e immaginare, per come le intende Munari, sono processi che nascono spontaneamente dal singolo individuo sulla base della vita quotidiana o delle sue riflessioni su argomenti che gli stanno a cuore, e non un manuale di istruzioni da seguire per vantarsi di avere una mente elastica o per dimostrare che si è in grado di pensare (correttamente).
La premessa da cui parte Munari del voler stimolare le persone ha delle buone intenzioni e una sua correttezza, ma solo in teoria. Nel momento in cui lui, un maestro delle scuole materne o un qualsiasi altro insegnante (sia effettivo sia in senso lato) assegna a dei bambini (o a degli adulti) il compito di tracciare su un foglio dei puntini che coincidano con i punti di snodo delle nervature di una foglia e di provare a unirli con delle linee in ogni combinazione possibile, anche se lo fa con l'intento di stimolare il bambino (o l'adulto), in realtà sta già attuando un condizionamento che sovrasta la natura della persona cui si rivolge, riducendo la creatività a una sorta di esperimento quasi da laboratorio e a porte chiuse rispetto alla realtà per raccogliere i risultati da mettere in provetta. O peggio, a voler rendere queste persone delle proprie copie.
Un'ultima critica che mi viene in mente, anche se minore rispetto alle altre, è il suo voler fare il "giocherellone" a tutti i costi, mescolando ad esempio colori in infinite combinazioni oppure facendo fotocopie di foglie sovrapposte in modo da trarne una composizione artistica: un conto è fare esperimenti e ricerca per osservare o studiare un determinato fenomeno o per arrivare alla realizzazione di un oggetto, un altro è giocare in maniera fine a se stessa.
@@andreaceppi7769 Bè la tua mi sembra un'ottima critica costruttiva, ed è la cosa che apprezzo di più quando leggo questi messaggi. Una delle cose che non ho scritto, e che in parte coincide con tuo pensiero, è un po' la freddezza. Il figlio di Munari in vita litigò con il padre e praticamente non si parlarono fino alla sua morte. Non tutto rose e fiori. Io apprezzo invece la sua filosofia progettuale, soprattutto della lampada falkland, dovre trova una forma/soluzione incredibile, anche se riprendere una lampada appartenente ad una cultura diversa. Altra cosa sono i libri per bambini: in alcuni casi lascia una totale libertà di interpretazione, ed è un'ottima cosa soprattutto per lo sviluppo creativo. Sei un docente universitario?
@@stefanopasotti Ti ringrazio per la risposta. No, non sono un docente universitario. Perché?
Perché argomenti molto bene tutto il discorso legato a Munari.
Grande Munari
Super Bruno Munari
Bella Bella!
Potresti fare un approfondimento sul design didattico (quindi com’è nato dal metodo Montessori, Rodari…)?🙏🏻
Sai che nessuno mi ha mai chiesto una cosa simile, mi scriveresti nel gruppo Telegram chiamato Stefano Pasotti design news??? Così approfondisco questo aspetto
❤
evvai! andiamo a vedere cosa c'è del Grandissimo Munari💘 nella tua playlist!❤🔥
❤