Special Olympics: lo sport come integrazione sociale per le persone disabili

แชร์
ฝัง
  • เผยแพร่เมื่อ 29 ม.ค. 2025
  • Intervista a Carlo Maxia, direttore regionale dell'Associazione "Special Olympics"
    www.soisardegna.it
    sardegna@specialolympics.it
    Intervista di Alessandro Aramu - Immagini di Chicco Lecca
    (Alessandro Aramu) A.A. --
    "Special Olympics" è un programma internazionale di allenamento rivolto a delle persone un po' speciali, Siamo qui con Carlo Maxia che è il Direttore Regionale e che ci racconta questa bellissima esperienza.
    (Carlo Maxia) C.M. --
    Assolutamente si una bellissima esperienza, un bel modo di vivere la disabilità.
    Noi siamo nati nel 2000 come Team Sardegna. Nel 1968 Eunice Shriver Kennedy ha fatto sì che questo mondo potesse nascere. Avevano una sorella con disabilità intellettive, gli altri politici la volevano lobotomizzare, lei invece pensava potesse avere altri risultati sperando in una guarigione della sorella e allora, intorno a lei, ha creato un mondo speciale. Dove lo sport diventa mezzo di integrazione sociale. Noi non abbiamo fatto altro che portare qui in Sardegna questo mondo. L'abbiamo portato in una realtà abbastanza grossa: in Sardegna il 3% della popolazione ha problemi sociali, l'8% delle famiglie sono coinvolti. Stiamo parlando di quasi 33mila persone.
    Grazie al movimento di un gruppo di persone, allora eravamo in 4 ma ora siamo diventati un'ottantina, siamo riusciti a costituire 17 team dalla Maddalena sino a Carloforte e abbiamo quasi 900 atleti che praticano 12 discipline sportive.
    Purtroppo siamo tutti abituati a investire sul perfetto, sul campione, sulla medaglia d'oro. Con la nostra attività cerchiamo di mostrare che ogni ragazzo deve potere essere valorizzato attraverso lo sport.
    Nelle nostre attività premiamo tutti con la medaglia d'oro, perché tutti sono uguali, perché per noi sono tutti primi. Lo facciamo cercando di rispettare le loro abilità motorie durante i nostri progetti tecnici delle attività. Per esempio nell'atletica leggera abbiamo i 10 metri camminati, infatti ci sono persone con disabilità intellettiva che non sanno correre ma sanno camminare anche lentamente, per esempio chi è affetto da spina bifida.
    Anche loro trovano all'interno della competizione l'adrenalina giusta che serve per la crescita psicofisica. Per questo cerchiamo, con l'associazione, di far capire agli Enti che si può investire. Importante è anche convincere le famiglie a diventare i primi tifosi dei propri figli, è bello vedere i figli disabili fare viaggiare i genitori non per il solito viaggio della speranza alla ricerca di una cura ma vederli viaggiare insieme come protagonisti della gara sportiva. E divertirsi durante tutto il viaggio: nel momento conviviale, durante la premiazione, alla festa serale, insomma tutto ciò che ruota attorno all'attività sportiva.
    A.A. --
    Quali sono i requisiti che deve avere un volontario della "Special Olympics"?
    Potete rivolgere un appello per diventare volontario della vostra Associazione?
    C.M. --
    Innanzi tutto il volontario deve avere un cuore cosi grande e quindi amare sicuramente la vita come la amano i nostri atleti. Deve avere la possibilità di dedicare tempo. Non serve ogni giorno, basta anche un sms, una pagina su Facebook ormai noi stiamo inserendo tutti i nostri atleti su Facebook, anche se scrivono in maniera carlonesca, diciamo che loro grazie ai social network riescono a stringere rapporti di amicizia. I nostri volontari dedicano il loro tempo alla vita delle persone disabili.
    A.A. --
    Quali sono le sfide del 2013, i programmi che avete per il 2013 gli appuntamenti le gare?
    C.M. --
    Ne abbiamo tantissime ma quella che mi preme ricordare e l'impegno che abbiamo a livello Nazionale dal 18 al 23 Maggio 2013. Faremo arrivare 900 atleti disabili mentali da tutta Italia, più 4/500 accompagnatori tra tecnici volontari. Bloccheremo via Roma, dove faremo la cerimonia di apertura il 19 di Maggio e mostreremo ciò che queste persone riescono a fare non solo in Sardegna ma in tutto il mondo. C'è l'Italia, Montecarlo e la Catalunya. Per noi sarà un impegno molto grosso a livello organizzativo ma dimostreremo ancora una volta che l'handicap può fermare tutto tranne la voglia di vivere.

ความคิดเห็น •