Ipazia d'Alessandria Alla Scuola di Alessandria apparteneva Ipazia, una filosofia neoplatonica, ma soprattutto un'astronoma e matematica, vissuta alcuni secoli dopo la nascita di Cristo, dunque non nell'età ellenistica. A questa figura straordinaria ed "eroica" del libero pensiero si è ispirato un bellissimo film, "Agorà", uscito nel 2009 per la regia di Alejandro Amenábar. È una pellicola che andrebbe proiettata in tutti gli ordini di scuola, eccetto, per ovvie ragioni di età, l'infanzia e la primaria. Solo per far capire ai ragazzi che il fanatismo e il fondamentalismo di tipo religioso non costituiscono fenomeni appartenenti solo al mondo islamico, bensì sono trasversali a tutte le confessioni religiose di ogni origine e latitudine. All'alba del V secolo dopo Cristo, i "talebani" erano soprattutto i cristiani, che vivevano in un impero, quello romano, che era divenuto "cristiano". Nel 392 d. C., l'imperatore Teodosio emanò una legge speciale contro tutti i culti pagani nel tollerante Egitto. Da quel momento i quadri dirigenti del cristianesimo, assorto ormai a religione di Stato, intrapresero una mobilitazione punitiva proprio nella capitale della cultura ellenistica dov'era nata ed insegnava Ipazia. All'origine dell'ostilità di Cirillo, il vescovo di Alessandria d'Egitto, più che la misoginia, o l'astio confessionale, c'era l'invidia - secondo il bizantino Suidas - per la sua influenza politica. Era una partita a tre quella che si giocava per il potere ad Alessandria d'Egitto, tra l'antica élite pagana, ancora legata alla rappresentanza del governo imperiale, i dirigenti cristiani (in primis, il vescovo Cirillo) che ambivano soprattutto a soppiantarla, e la comunità giudaica. Il primo atto, assai tragico, dell'episcopato di Cirillo, fu il sanguinoso ed atroce pogrom anti-ebraico, che anticiperà l'assalto finale verso l'establishment pagano, incarnato proprio dalla figura di Ipazia. Se la ragione e la fede sono i due binari paralleli lungo i quali si è mossa tutta la storia dell'Occidente nel corso degli ultimi duemila anni, i testi che ne rappresentano l'immutabile distanza sono gli Elementi di Euclide e la Bibbia, ossia le "summe" del pensiero matematico greco e della mitologia religiosa giudaico-cristiana, il cui influsso è testimoniato da un incredibile numero di edizioni raggiunte da entrambi i testi. L'episodio più emblematico del feroce contrasto fra le due dottrine accadde nel marzo del 415 d. C., quando un assassinio impresse, come scrisse Gibbon in "Declino e caduta dell’impero romano", "una macchia indelebile" sul cristianesimo. La vittima fu una donna: Ipazia, detta "la musa", o "la filosofa". Il mandante fu un vescovo: Cirillo, il patriarca di Alessandria d'Egitto. Ipazia fu letteralmente fatta a pezzi da una banda di feroci monaci cristiani, i cosiddetti "parabolani", una sorta di "talebani" ante litteram del tempo, che costituivano la milizia personale del vescovo Cirillo. Fu così che Ipazia divenne una "martire" del paganesimo, un'eroica e tragica paladina della libertà di pensiero...
Ipazia d'Alessandria
Alla Scuola di Alessandria apparteneva Ipazia, una filosofia neoplatonica, ma soprattutto un'astronoma e matematica, vissuta alcuni secoli dopo la nascita di Cristo, dunque non nell'età ellenistica. A questa figura straordinaria ed "eroica" del libero pensiero si è ispirato un bellissimo film, "Agorà", uscito nel 2009 per la regia di Alejandro Amenábar. È una pellicola che andrebbe proiettata in tutti gli ordini di scuola, eccetto, per ovvie ragioni di età, l'infanzia e la primaria. Solo per far capire ai ragazzi che il fanatismo e il fondamentalismo di tipo religioso non costituiscono fenomeni appartenenti solo al mondo islamico, bensì sono trasversali a tutte le confessioni religiose di ogni origine e latitudine. All'alba del V secolo dopo Cristo, i "talebani" erano soprattutto i cristiani, che vivevano in un impero, quello romano, che era divenuto "cristiano". Nel 392 d. C., l'imperatore Teodosio emanò una legge speciale contro tutti i culti pagani nel tollerante Egitto. Da quel momento i quadri dirigenti del cristianesimo, assorto ormai a religione di Stato, intrapresero una mobilitazione punitiva proprio nella capitale della cultura ellenistica dov'era nata ed insegnava Ipazia. All'origine dell'ostilità di Cirillo, il vescovo di Alessandria d'Egitto, più che la misoginia, o l'astio confessionale, c'era l'invidia - secondo il bizantino Suidas - per la sua influenza politica. Era una partita a tre quella che si giocava per il potere ad Alessandria d'Egitto, tra l'antica élite pagana, ancora legata alla rappresentanza del governo imperiale, i dirigenti cristiani (in primis, il vescovo Cirillo) che ambivano soprattutto a soppiantarla, e la comunità giudaica. Il primo atto, assai tragico, dell'episcopato di Cirillo, fu il sanguinoso ed atroce pogrom anti-ebraico, che anticiperà l'assalto finale verso l'establishment pagano, incarnato proprio dalla figura di Ipazia. Se la ragione e la fede sono i due binari paralleli lungo i quali si è mossa tutta la storia dell'Occidente nel corso degli ultimi duemila anni, i testi che ne rappresentano l'immutabile distanza sono gli Elementi di Euclide e la Bibbia, ossia le "summe" del pensiero matematico greco e della mitologia religiosa giudaico-cristiana, il cui influsso è testimoniato da un incredibile numero di edizioni raggiunte da entrambi i testi. L'episodio più emblematico del feroce contrasto fra le due dottrine accadde nel marzo del 415 d. C., quando un assassinio impresse, come scrisse Gibbon in "Declino e caduta dell’impero romano", "una macchia indelebile" sul cristianesimo. La vittima fu una donna: Ipazia, detta "la musa", o "la filosofa". Il mandante fu un vescovo: Cirillo, il patriarca di Alessandria d'Egitto. Ipazia fu letteralmente fatta a pezzi da una banda di feroci monaci cristiani, i cosiddetti "parabolani", una sorta di "talebani" ante litteram del tempo, che costituivano la milizia personale del vescovo Cirillo. Fu così che Ipazia divenne una "martire" del paganesimo, un'eroica e tragica paladina della libertà di pensiero...