La RISSA più SCONVOLGENTE della storia NBA ||| INDIANA - DETROIT
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- เผยแพร่เมื่อ 13 ธ.ค. 2024
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#nba #malice #detroit #indiana
Autore: Marco Gaetani
La RISSA più SCONVOLGENTE della storia NBA ||| INDIANA - DETROIT
Rip Hamilton esce per ricevere palla dietro l’arco. Non è il suo classico movimento a ricciolo, non c’è niente di disegnato con chissà quale obiettivo, è soltanto un’altra azione per arrivare al suono della sirena, infilarsi in doccia e dimenticare. I Detroit Pistons, campioni Nba in carica, stanno perdendo di 15 contro gli Indiana Pacers quando mancano 50 secondi alla fine. È quasi strano che sul parquet, in una situazione di punteggio di questo tipo, ci siano ancora dei titolari. Ma c’è un motivo.
Indiana e Detroit si stanno sfidando per la prima volta da Gara 6 delle finali di Eastern Conference. Una partita segnata da un flagrant foul di Ron Artest su Hamilton con il punteggio ancora pienamente in bilico. Una serie tra due grandissime squadre, che per sei partite avevano giocato sui limiti, di punteggio e fisici, perennemente sull’orlo dello scatto di nervi. Quel flagrant aveva condizionato il corso degli eventi: non a caso, su quel tema verteva una delle prime domande fatte a caldo al coach di Indiana, Rick Carlisle, che aveva provato a dribblare rispondendo in maniera evasiva. Non era il primo eccesso di Artest, che per tutta la carriera aveva dovuto convivere con l’etichetta del difensore rude, di un uomo intriso di conflitti. Indiana era uscita da quella partita con la convinzione di aver perso una serie alla sua portata.
«Non sapevamo nemmeno quanto fossimo forti. Avevamo vinto 61 partite in regular season di puro classe. In Nba conta tutto: maturità, esperienza, talento. Sentivamo di avere tutto quell’anno».
(Jermaine O’Neal)
Hamilton vuole far giocare a Ben Wallace un possesso in post basso e lo serve. Finisce accoppiato a Stephen Jackson, cerca appena il contatto con la schiena, poi parte in palleggio. La partita è sostanzialmente finita e Jackson, che l’anno precedente non faceva parte dei Pacers ma è appena arrivato via trade in cambio di Al Harrington, non ha nessuna voglia di sbattersi più del dovuto in difesa. Concede a Wallace quelli che sembrano due punti facili. Il concetto dei due punti facili, però, non fa parte delle idee di Artest, che ferma il centro con un fallo terminale. Sembra solamente una vendetta per uno sgarbo precedente avvenuto a 1 minuto e 25 dalla fine della partita.
Con i Pacers avanti di 11, Ben Wallace nega ad Artest un comodo layup: è una di quelle stoppate discutibili, al limite tra il fallo e la giocata pulita, sta di fatto che Ron finisce dritto contro il supporto del canestro. Rimanere così indietro rispetto all’azione gli consentirà, sul ribaltamento di fronte dopo un tiro sbagliato dai Pistons, di inchiodare una comoda schiacciata.
Per questo motivo, quel fallo sembra soltanto un episodio passeggero. Ma è il famoso battito di ali di farfalla che provoca un uragano. Diventa l’inizio di una delle notti destinate a cambiare per sempre la storia dell’Nba. Le immagini che seguono non sono quelle di una semplice rissa da campo. Il 19 novembre 2004, la lega più in vista del mondo scopre qualcosa che non aveva mai immaginato: il crollo della parete che divide giocatori e tifosi, due entità teoricamente separate che si picchiano sotto gli occhi del mondo, alimentando gli stereotipi sui giocatori e sporcando di fango carriere fino a quel momento prestigiose. Tante azioni, prese singolarmente, che scatenano a loro volta reazioni sempre più grandi, fino a far precipitare tutto, in un terribile effetto domino. Una vergogna da cancellare con sanzioni salatissime e squalifiche devastanti per le sorti della stagione dei protagonisti. Un incubo per la Nba e per gli attori di una delle notti più controverse dell’intera storia dello sport americano. Questa è la storia di “The Malice at the Palace”.