Che persona meravigliosa e di altri tempi. Non solo un grandissimo studioso di Aristotele, ma di una gentilezza, di una cordialità e di un'educazione che non esistono più. Professore ci manca tutti i giorni. Povere generazioni di giovani studenti senza maestri di questa levatura.
Magnifica Lectio Magistralis: Etica Nicomachea attraversata completamente con semplicità e scientificità. Solo chi ha una conoscenza così approfondita può esporre un'opera così complessa come L'etica Nicomachea con tanta semplicità e con tanti esempi. Viene in mente un pensiero di Aristotele della Metafisica. " In generale , ciò che contraddistingue chi sa da chi non sa è la capacità di insegnare, ed è questo il motivo per cui riteniamo che l'arte , più che l'esperienza ,possa accostarsi alla scienza , giacché quelli che conoscono l'arte possono insegnare, mentre gli altri no". Grande Berti , sicuramente uno dei più grandi esperti mondiali del pensiero di Aristotele. Un grazie alla Società Filosofica Italiana di Bergamo. Un vero piacere della mente.
Ascoltato con molto interesse . Eloquio suadente accompagnato da chiarezza e fluidità: contenutio impegnativo e nello stesso tempo tempo semplice per un appuntamento piacevole e arricchente.. Scoperto oggi ma, sicuramente ....ail prossimo appuntamento. Grazie
Prof Berti é un vero piacere aver ascoltato il suo intervento, traspira saggezza e cultura in ogni frase. Ringrazio anche la benemerita società filosofica italiana che lo ha "postato" e ha consentito a me, come ad altre migliaia di persone di ascoltare il suo interessante intervento.
Bellissima lectio. Io non sono un fan di Aristotele ma la sua riflessione etica è una delle più profonde e vere di tutta la storia della filosofia occidentale.
...e sì...per un bambino un dire piacevole e tranquillizzante sono le favole... per un adulto, dico io, è ascoltare il professor BERTI nell'argomentare di filosofia...per cui: viva la parola di saggia fattezza...
In una sola ora, messa bene a nudo un'etica che è in realtà un modus vivendi, come una mela valutata dalla sua buccia. Oggi, grazie alla disponibilità di migliaia di testimonianze di prima mano di persone che hanno sperimentato le prime fasi di coscienza dopo la morte, sappiamo (all'unanimità) che finita la breve e temporanea recita libera sulla Terra, a nulla conta veramente il successo ottenuto e tantomeno la fortuna (esser stati belli, abili, intelligenti...) ma solo il nostro agire amorevole. È questa la vera etica, accessibile a tutti gli esseri viventi e in tutti i tempi (con le dovute proporzioni). Non scambiamo fatua felicità materiale (e le sue regolette) con la Vera Gioia di riunione amorevole e luminosa universale!
Grande lezione, sono diverso ma Carlo Sini anche lui fa lezione serie e chiare. Sarebe bello avere tutte due insieme a fare una lezione dei filosofi grecci piu che mai adesso e con urgenza.
Even the greatests can make a mistake. In the minute 46:00, Berti refers the citation "felix flui potuit rerum cognoscere causas" to Lucrecio in "De rerum natura", but really the sentence is from Virgilio
Bellissima lezione, anche se a mio vedere, il trattato di Aristotele, non soltanto è puramente teorico, ma configurerebbe uno stato perenne di ingiustizia, o meglio, di giustizia solo per alcuni (borghesismo). Infatti, checché se ne dica, pur ammesso e per niente concesso, che esista un uomo che nella sua vita sia stato sempre felice, il dato incontrovertibile della morte , per chi cerca la felicità in questo mondo soltanto, pone fine a qualsiasi "felicità". Inoltre, e ciò riguarda la giustizia, se la felicità esistesse, sempre nel senso in cui è stata concepita da Aristotele, essa dovrebbe essere raggiungibile da tutti indistintamente; tale "raggiungibilità" universale,però, è negata dall'esistenza inconfutabile del male: uno storpio, un cittadino del terzo mondo, un emarginato, non è semplicemente escluso dalla stato di benessere, ma sin dalla nascita è carente della condizione necessaria per intraprendere il cammino verso tale felicità. In conclusione, a mio parere, malgrado la bellezza e il fascino di tale opera in se, la visione dell'etica di Aristotele, se non corretta dalla Rivelazione Evangelica, porta inevitabilmente ad una antropologia spaventosa (vedi anche il ruolo della "fortuna"). Sono molto più d'accordo con un pensatore ateo (il cui nome adesso mi sfugge), che con un'onestà intellettuale ragguardevole, affermò che per quanto ci si dia da fare, la convinzione della non-esistenza di una realtà soprannaturale porta inevitabilmente con se, la morte di qualsiasi Etica.
Nel periodo in cui Aristotele scriveva L' Etica, il popolo che avrebbe dato i natali a Cristo, seguiva la leggi di un Dio spietato e sanguinario come pochi altri nella storia. Meglio un'etica laica suscettibile di miglioramenti che una etica fondata sulla "verità" dettata da una entità inesistente.
Ritengo sia inutile e troppo complesso riportare la dottrina del peccato originale che spiegherebbe molte cose circa gli eventi veterotestamentari; inoltre, le faccio osservare, che l' unica legge data DIRETTAMENTE da Dio è il decalogo e tale legge certamente non può far pensare ad un "autore" spietato o sanguinario visto che, evidentemente, i dieci comandamenti, oltre all'amore a Dio, esigono l'amore e il rispetto della persona. Ciò detto, l'etica non può esistere se non a partire da principi assoluti, assiomatici e, quindi, non dimostrabili; tutt'al più, nell'ipotesi di negazione del trascendente, si può parlare di moral-ismo, di norme contingenti che cambiano in continuazione al mutare della società. Si finirebbe, in tal caso, per sfociare in una aporia insolvibile, in un paradosso: ciò che una volta era valido e evidente, adesso non lo è più e viceversa, cioè il contrario dell'etica. Camus, autore ateo, arrivò a pensare che il dato certo della morte senza possibilità del trascendente porta, inevitabilmente, all' "assurdismo" di qualsiasi azione compiuta dagli uomini, alla disfatta della capacità stessa dell'uomo, non solo di compiere il bene, ma di capire cosa è il Bene, il Bello e il Vero. Cordialità
Questa mi sembra però essere la stessa critica che autori come Kant e Rawls proporrebbero ad Aristotele, pur essendo entrambe etiche laiche. L'idea è fondamentalmente quella della priorità del giusto (inteso tanto come legittimo e doveroso quanto come equo) sul bene, laddove per Aristotele l'eudaimonia, e non il dovere, è il criterio dell'etica. Mi sono convinto che in fondo sia questo il timore di Kant, di Rawls o chi per loro: che una morale fondata unicamente sulla felicità trascuri la questione della giustizia. La giustizia in Aristotele pare essere invece subordinata al bene, nel senso che compare essa stessa nell'etica nicomachea come virtù, e nella Politica se ne parla solo in funzione dell mantenimento dello stato felice, piuttosto che come un valore in sè.
@@davidepascal2311 paolo berti, fratello di Enrico, suggeriscec di leggere quanto i più recenti teologi cattolici dicono sulla tra smissibilià del peccato originario a tutti gli esseri umani. PECCA CHI VUOLE PECCARE, IL 0PECCATO NON SI EREDITA. Enrico non credo fosse d'accordo......
propongo la costruzione di sessorie, mangerie e sentimentorie. Luoghi ovvero deputati a fare sesso, luoghi deputati a mangiare e luoghi deputati a provare sentimenti. Gratis, di tutti, per tutti e per sempre.
Il prof. Berti evita di trarre una conclusione logica inevitabile: cioè, che in base ad Aristotele, è impossibile raggiungere la felicità nel capitalismo, dato che il lavoro salariato è, per definizione, la negazione di una attività svolta per il solo piacere di farla. E Berti non lo dice. Inoltre, noto che alcuni commenti richiamano la teologia e i principi evangelici della speranza. Ciò è ridicolo in quanto non ha nulla a che fare con l'etica aristotelica che ha una dimensione interamente mondana, quella della vita sociale dell'individuo nello Stato.
Grazie. Si è chiaro. Vorrei solo aggiungere che, pur non avendo mai avuto il piacere di assistere personalmente alle lezioni di suo fratello, ne ho ricavato qui, attraverso TH-cam, enormi apprendimenti. Ad esempio, riguardo ai fraintendimenti del genuino pensiero aristotelico da parte di Heidegger e dei suoi seguaci postmoderni. Dubito che da solo sarei arrivato a capirlo con tanta precisione. Credo di aver esagerato un po i toni emotivi nella mia osservazione. La scrissi due anni fa circa. In un periodo in cui ero abbastanza stressato a causa degli arresti domiciliari (covid lockdown) patiti dallo Stato, senza aver mai commesso alcun reato. Quei toni accesi sono stati una sorta di sfogo.
Il mondo semita (compreso ovviamente il Cristianesimo) è un mondo sacerdotale: il sacerdote come unico depositario della verità descritta nel "Libro" (Bibbia significa il libro). Da qui la morale come imposizione, e il conseguente "moralismo". Ma il mondo greco è un mondo Indoeuropeo e il suo punto di riferimento non era il sacerdote, che in Grecia come a Roma aveva solo la funzione del Rito, ma il guerriero come Aristos (Aristocrazia). Qui l'etica aveva un fondamento eroico. Fu su questo fondamento che venne costruita sia la Polis che l'uomo greco.
@@Paolo-fy6lo ho avuto la fortuna, ed anzi il privilegio di scambiare qualche mail con suo fratello durante l'epoca della pandemia, non sapendo che era già molto affaticato per la malattia. Il prof. Berti rispose alle mie domande, che gli avevo posto da semplice ricercatore post-universitario, in maniera generosa, ricca e disponibile, addirittura ringraziandomi (lui che era un luminare) per avergli fatto tornare alla memoria le lezioni (disponibili qui in rete) su "Le prove dell'esistenza di Dio nella filosofia classica": proprio da quelle magistrali lezioni (di recente raccolte in un libro pubblicato postumo a cura di Luca Grecchi) traspare la sua profonda apertura alla questione religiosa e spirituale, distinta con chiarezza dalla sola testimonianza confessionale e mai ridotta ad una fede dogmatica e irrazionale, bensì interrogata teoreticamente in senso critico-speculativo, come ogni autentica Filosofia deve fare. Conservo con grande affetto quel nostro pur breve scambio epistolare. Da allora ho recuperato numerosi suoi scritti e articoli, molti dei quali lodevolmente messi a disposizione in rete su siti e portali accademici, che sono di notevole valore formativo e per quanto mi riguarda di prezioso aiuto nelle mie ricerche e studi. L'unico rammarico che ho è di non averlo potuto incontrare prima, quando era insegnante all'università o di persona nell'occasione di qualche conferenza. Il prof. Berti resterà nella storia del pensiero filosofico, non solo come storico, e tra i pochissimi autori italiani che continuano ad influenzare il dibattito internazionale.
Che persona meravigliosa e di altri tempi. Non solo un grandissimo studioso di Aristotele, ma di una gentilezza, di una cordialità e di un'educazione che non esistono più. Professore ci manca tutti i giorni. Povere generazioni di giovani studenti senza maestri di questa levatura.
Uno dei massimi studiosi di Aristotele ci dà una dimostrazione di virtù dell'insegnamento, con una modestia e una passione commoventi.
Ppp⁰
Magnifica Lectio Magistralis: Etica Nicomachea attraversata completamente con semplicità e scientificità. Solo chi ha una conoscenza così approfondita può esporre un'opera così complessa come L'etica Nicomachea con tanta semplicità e con tanti esempi. Viene in mente un pensiero di Aristotele della Metafisica. " In generale , ciò che contraddistingue chi sa da chi non sa è la capacità di insegnare, ed è questo il motivo per cui riteniamo che l'arte , più che l'esperienza ,possa accostarsi alla scienza , giacché quelli che conoscono l'arte possono insegnare, mentre gli altri no". Grande Berti , sicuramente uno dei più grandi esperti mondiali del pensiero di Aristotele. Un grazie alla Società Filosofica Italiana di Bergamo. Un vero piacere della mente.
Eleganza e Sostanza! Ne abbiamo bisogno come l'aria...Grazie.
Ascoltato con molto interesse . Eloquio suadente accompagnato da chiarezza e fluidità: contenutio impegnativo e nello stesso tempo tempo semplice per un appuntamento piacevole e arricchente.. Scoperto oggi ma, sicuramente ....ail prossimo appuntamento. Grazie
Gli sia lieve la terra. Grazie professore.
Prof Berti é un vero piacere aver ascoltato il suo intervento, traspira saggezza e cultura in ogni frase.
Ringrazio anche la benemerita società filosofica italiana che lo ha "postato" e ha consentito a me, come ad altre migliaia di persone di ascoltare il suo interessante intervento.
Bellissima lectio. Io non sono un fan di Aristotele ma la sua riflessione etica è una delle più profonde e vere di tutta la storia della filosofia occidentale.
semplicemente meraviglioso!
Lo considero un ottimo sunto dell'etica! Complimenti.
Magnifico Maestro...semplice ma molto efficace... Grazie
paolo berti prprio perché semplice
Bellissima lezione di un uomo chiaramente preparatissimo ma soprattutto appassionato! 🧡
grande prof
In questi giorni di covid19,ho scoperto un relatore eccezionale, una trattazione dell' etica super, per una stimolante riflessione .Grazie prof.
Magnifico
Ottima lezione. Berti è un grande!
Complimenti
È uno dei pochissimi video che considero meravigliosi.... Grazie infinite ♥️
Maestro, la Sua capacità di trasmettere la conoscenza attraverso la scienza è sublime《...》
Veramente bello!
...e sì...per un bambino un dire piacevole e tranquillizzante sono le favole... per un adulto, dico io, è ascoltare il professor BERTI nell'argomentare di filosofia...per cui: viva la parola di saggia fattezza...
Eccellente lezione. Grazie. Paolo
In una sola ora, messa bene a nudo un'etica che è in realtà un modus vivendi, come una mela valutata dalla sua buccia. Oggi, grazie alla disponibilità di migliaia di testimonianze di prima mano di persone che hanno sperimentato le prime fasi di coscienza dopo la morte, sappiamo (all'unanimità) che finita la breve e temporanea recita libera sulla Terra, a nulla conta veramente il successo ottenuto e tantomeno la fortuna (esser stati belli, abili, intelligenti...) ma solo il nostro agire amorevole. È questa la vera etica, accessibile a tutti gli esseri viventi e in tutti i tempi (con le dovute proporzioni). Non scambiamo fatua felicità materiale (e le sue regolette) con la Vera Gioia di riunione amorevole e luminosa universale!
🧡❤️♥️
Lezione veramente chiarissima e illuminante. Grazie
Etica della coscienza del se etica di sperare di essere il bene e poter sperare di incontrare un l'anima che sa che voglia che desider amare
E' un piacere ascoltare il Pro. Berti, riesce a catturare l'attenzione fino all'ultimo secondo
Bellissima lezione, è stato un vero piacere ascoltarla. Mi sarà di grande aiuto per preparare il mio esame!
OTTIMO VERAMENTE . GRAZIE
Grande lezione, sono diverso ma Carlo Sini anche lui fa lezione serie e chiare. Sarebe bello avere tutte due insieme a fare una lezione dei filosofi grecci piu che mai adesso e con urgenza.
bellissima lezione di una chiarezza virtuosa!!!!
Even the greatests can make a mistake. In the minute 46:00, Berti refers the citation "felix flui potuit rerum cognoscere causas" to Lucrecio in "De rerum natura", but really the sentence is from Virgilio
Felix *qui potuit rerum conoscere causas
BELLISSIMA VOCE CHIARA E PIACEVOLE , ECCELLENTE ESPOSIZIONE ADATTA ALLE MIE CAPACITà
Un Maestro.
Splendida lezione, adatta per degli studenti alle prime armi.
prof. univ. di biochimica ( Berti ) a PD - suo fratello ?
paolo berti, non è nemmeno parente. Io ero suo fratello
Obrigado.
Parole semplici da uno che sa. Di esempio per tanti relatori universitari elitari e massonici.
Bellissima lezione, anche se a mio vedere, il trattato di Aristotele, non soltanto è puramente teorico, ma configurerebbe uno stato perenne di ingiustizia, o meglio, di giustizia solo per alcuni (borghesismo). Infatti, checché se ne dica, pur ammesso e per niente concesso, che esista un uomo che nella sua vita sia stato sempre felice, il dato incontrovertibile della morte , per chi cerca la felicità in questo mondo soltanto, pone fine a qualsiasi "felicità". Inoltre, e ciò riguarda la giustizia, se la felicità esistesse, sempre nel senso in cui è stata concepita da Aristotele, essa dovrebbe essere raggiungibile da tutti indistintamente; tale "raggiungibilità" universale,però, è negata dall'esistenza inconfutabile del male: uno storpio, un cittadino del terzo mondo, un emarginato, non è semplicemente escluso dalla stato di benessere, ma sin dalla nascita è carente della condizione necessaria per intraprendere il cammino verso tale felicità.
In conclusione, a mio parere, malgrado la bellezza e il fascino di tale opera in se, la visione dell'etica di Aristotele, se non corretta dalla Rivelazione Evangelica, porta inevitabilmente ad una antropologia spaventosa (vedi anche il ruolo della "fortuna").
Sono molto più d'accordo con un pensatore ateo (il cui nome adesso mi sfugge), che con un'onestà intellettuale ragguardevole, affermò che per quanto ci si dia da fare, la convinzione della non-esistenza di una realtà soprannaturale porta inevitabilmente con se, la morte di qualsiasi Etica.
Nel periodo in cui Aristotele scriveva L' Etica, il popolo che avrebbe dato i natali a Cristo, seguiva la leggi di un Dio spietato e sanguinario come pochi altri nella storia. Meglio un'etica laica suscettibile di miglioramenti che una etica fondata sulla "verità" dettata da una entità inesistente.
Ritengo sia inutile e troppo complesso riportare la dottrina del peccato originale che spiegherebbe molte cose circa gli eventi veterotestamentari; inoltre, le faccio osservare, che l' unica legge data DIRETTAMENTE da Dio è il decalogo e tale legge certamente non può far pensare ad un "autore" spietato o sanguinario visto che, evidentemente, i dieci comandamenti, oltre all'amore a Dio, esigono l'amore e il rispetto della persona.
Ciò detto, l'etica non può esistere se non a partire da principi assoluti, assiomatici e, quindi, non dimostrabili; tutt'al più, nell'ipotesi di negazione del trascendente, si può parlare di moral-ismo, di norme contingenti che cambiano in continuazione al mutare della società. Si finirebbe, in tal caso, per sfociare in una aporia insolvibile, in un paradosso: ciò che una volta era valido e evidente, adesso non lo è più e viceversa, cioè il contrario dell'etica.
Camus, autore ateo, arrivò a pensare che il dato certo della morte senza possibilità del trascendente porta, inevitabilmente, all' "assurdismo" di qualsiasi azione compiuta dagli uomini, alla disfatta della capacità stessa dell'uomo, non solo di compiere il bene, ma di capire cosa è il Bene, il Bello e il Vero.
Cordialità
Questa mi sembra però essere la stessa critica che autori come Kant e Rawls proporrebbero ad Aristotele, pur essendo entrambe etiche laiche. L'idea è fondamentalmente quella della priorità del giusto (inteso tanto come legittimo e doveroso quanto come equo) sul bene, laddove per Aristotele l'eudaimonia, e non il dovere, è il criterio dell'etica. Mi sono convinto che in fondo sia questo il timore di Kant, di Rawls o chi per loro: che una morale fondata unicamente sulla felicità trascuri la questione della giustizia.
La giustizia in Aristotele pare essere invece subordinata al bene, nel senso che compare essa stessa nell'etica nicomachea come virtù, e nella Politica se ne parla solo in funzione dell mantenimento dello stato felice, piuttosto che come un valore in sè.
@@obellaciao la solita puttanata, leggi il decalogo e vedi qual è la legge dei cristiani
@@davidepascal2311 paolo berti, fratello di Enrico, suggeriscec di leggere quanto i più recenti teologi cattolici dicono sulla tra smissibilià del peccato originario a tutti gli esseri umani. PECCA CHI VUOLE PECCARE, IL 0PECCATO NON SI EREDITA. Enrico non credo fosse d'accordo......
Una perdita incolmabile.
wow!
propongo la costruzione di sessorie, mangerie e sentimentorie. Luoghi ovvero deputati a fare sesso, luoghi deputati a mangiare e luoghi deputati a provare sentimenti. Gratis, di tutti, per tutti e per sempre.
Queste lezioni dovrebbero essere introdotte anche nei corsi di Economia.
Il prof. Berti evita di trarre una conclusione logica inevitabile: cioè, che in base ad Aristotele, è impossibile raggiungere la felicità nel capitalismo, dato che il lavoro salariato è, per definizione, la negazione di una attività svolta per il solo piacere di farla. E Berti non lo dice.
Inoltre, noto che alcuni commenti richiamano la teologia e i principi evangelici della speranza. Ciò è ridicolo in quanto non ha nulla a che fare con l'etica aristotelica che ha una dimensione interamente mondana, quella della vita sociale dell'individuo nello Stato.
paolo berti, ero suo fratello, all'osservazionec si può rispondere ricordando le sue origini democristiane.
Grazie. Si è chiaro. Vorrei solo aggiungere che, pur non avendo mai avuto il piacere di assistere personalmente alle lezioni di suo fratello, ne ho ricavato qui, attraverso TH-cam, enormi apprendimenti. Ad esempio, riguardo ai fraintendimenti del genuino pensiero aristotelico da parte di Heidegger e dei suoi seguaci postmoderni. Dubito che da solo sarei arrivato a capirlo con tanta precisione.
Credo di aver esagerato un po i toni emotivi nella mia osservazione. La scrissi due anni fa circa. In un periodo in cui ero abbastanza stressato a causa degli arresti domiciliari (covid lockdown) patiti dallo Stato, senza aver mai commesso alcun reato. Quei toni accesi sono stati una sorta di sfogo.
Il mondo semita (compreso ovviamente il Cristianesimo) è un mondo sacerdotale: il sacerdote come unico depositario della verità descritta nel "Libro" (Bibbia significa il libro). Da qui la morale come imposizione, e il conseguente "moralismo". Ma il mondo greco è un mondo Indoeuropeo e il suo punto di riferimento non era il sacerdote, che in Grecia come a Roma aveva solo la funzione del Rito, ma il guerriero come Aristos (Aristocrazia). Qui l'etica aveva un fondamento eroico. Fu su questo fondamento che venne costruita sia la Polis che l'uomo greco.
qualcuno può dirmi se il prof. Berti è cattolico...
no pratica il vudu
paolo berti, ero suo fratello. Era profondamente cattolico, ma in modo intelligente
@@Paolo-fy6lo Grazie mille per la risposta!
@@Paolo-fy6lo ho avuto la fortuna, ed anzi il privilegio di scambiare qualche mail con suo fratello durante l'epoca della pandemia, non sapendo che era già molto affaticato per la malattia.
Il prof. Berti rispose alle mie domande, che gli avevo posto da semplice ricercatore post-universitario, in maniera generosa, ricca e disponibile, addirittura ringraziandomi (lui che era un luminare) per avergli fatto tornare alla memoria le lezioni (disponibili qui in rete) su "Le prove dell'esistenza di Dio nella filosofia classica": proprio da quelle magistrali lezioni (di recente raccolte in un libro pubblicato postumo a cura di Luca Grecchi) traspare la sua profonda apertura alla questione religiosa e spirituale, distinta con chiarezza dalla sola testimonianza confessionale e mai ridotta ad una fede dogmatica e irrazionale, bensì interrogata teoreticamente in senso critico-speculativo, come ogni autentica Filosofia deve fare.
Conservo con grande affetto quel nostro pur breve scambio epistolare. Da allora ho recuperato numerosi suoi scritti e articoli, molti dei quali lodevolmente messi a disposizione in rete su siti e portali accademici, che sono di notevole valore formativo e per quanto mi riguarda di prezioso aiuto nelle mie ricerche e studi.
L'unico rammarico che ho è di non averlo potuto incontrare prima, quando era insegnante all'università o di persona nell'occasione di qualche conferenza.
Il prof. Berti resterà nella storia del pensiero filosofico, non solo come storico, e tra i pochissimi autori italiani che continuano ad influenzare il dibattito internazionale.
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28:03 Se dice di essere politicamente corretto smette di esserlo.
Ora comprendo del perché un grande Santo con una mente eccelsa come San Tommaso d'Aquino ha fatto di Aristotele il riferimento del suo pensiero
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