Poffabro

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  • เผยแพร่เมื่อ 3 ต.ค. 2024
  • Il toponimo Prafabrorum, "prato dei fabbri", viene menzionato per la prima volta in un decreto arbitrale del 1339. Pochi anni dopo, nel 1357, un documento notarile ne sancisce definitivamente l'ufficialità: viene infatti definita come la decima di "Pratum Fabri" un'ampia porzione di terreno alle pendici del Raut che il Conte della vicina Maniago lascia in eredità al figlio. Maniago è dall'età medievale nota per la lavorazione del ferro ma è possibile che l'arte fabbrile sia nata in Val Colvera, grazie allo sfruttamento delle acque del Colvera, per poi svilupparsi nel fondovalle.
    Poffabro è, secondo il pittore Armando Pizzinato, l'esempio di architettura spontanea più razionale e fantasiosa delle nostre Prealpi. La sua "forza magica" sta nell'effetto incantatore delle pietre tagliate al vivo e dei balconi di legno, elementi architettonici schietti e austeri, che pure danno un senso di intimità e raccoglimento nelle corti racchiuse su se stesse, a cui si accede attraverso uno stretto arco, o nelle lunghe schiere di abitazioni di pianta cinque- seicentesca. Nemmeno il terremoto del 1976 è riuscito a scalfire le case in pietra locale - arenaria o calcare - a tre o quattro piani, con i profondi ballatoi di legno a vista, caratterizzati dalle protezioni laterali sviluppate in verticale, unite tra di loro come in cerca di protezione. Il bello del borgo sta proprio nella sua assenza di palazzi tronfi e signorili e nell'umile realtà di pilastri, scale, ballatoi e archi in sasso, in armonia perfetta con la natura circostante. La pace e il silenzio hanno negli ultimi anni attirato qui diversi artisti, incantati dalla semplicità e dalla mancanza di magniloquenza. Poffabro e il suo circondario non vantano grandi chiese dai mirabili tesori artistici, ma capitelli votivi sparsi un po' ovunque e chiesette minori nate da una forte, anche se ingenua, esigenza devozionale, talvolta legata a episodi singolari, come la scelta del sito per la costruzione dell'oratorio di S. Floriano in Crociera (sec. XV), indicato, pare, da un gregge di pecore che lì sostò. Così anche la Chiesa di S. Nicolò è prima di tutto il segno di un'innegabile fede, rivendicata attraverso le dimensioni anomale rispetto a quelle degli altri edifici del paese. La fisionomia attuale della chiesa, con la sua maestosa facciata bianca, si delineò già a fine Seicento, ma fu spesso oggetto di restauri e rifacimenti, riportati con la massima precisione nei registri parrocchiali, a causa delle frequenti scosse di terremoto. La povertà del luogo era tale che gli arredi sacri erano fatti venire da fuori (da Concordia Sagittaria in provincia di Venezia, come riporta una cronaca del 1587) e si andavano ad aggiungere ai pochi oggetti acquistati con grandi sacrifici dalla popolazione. La chiesa conserva alcune sculture in legno di Giacomo Marizza e un altare ligneo del sec. XVII.

ความคิดเห็น • 4

  • @FELIXCECCONI
    @FELIXCECCONI 12 ปีที่แล้ว +2

    Grazie tanto per un bellissimo video.Greetings from a friulan living in London.

  • @dreamboxpicture
    @dreamboxpicture  12 ปีที่แล้ว +1

    La ringrazio per la sua attenzione e le segnalo il nostro sito dove troverà tutti i nostri lavori

  • @andreaambrosio8587
    @andreaambrosio8587 3 ปีที่แล้ว

    Ke bello, dove il tempo sembra essersi fermato, calore, rispetto, senso della vita

  • @magoyama
    @magoyama 4 ปีที่แล้ว

    un video stupendo, grazie per la condivisione!