Lorenzo Arruga racconta Verdi. Seconda serata

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  • เผยแพร่เมื่อ 26 ก.ย. 2024
  • La sera del 31 marzo si conclude con IN PALCOSCENICO. Proposte di interpretazioni a confronto.
    Il progetto prevede momenti significativi di opere verdiane popolari proposti in due interpretazioni fortemente diverse: una legata alla tradizione con riferimenti rigorosi all’immaginario di Verdi e del suo tempo, l’altra liberamente elaborata sull’analisi delle opere privilegiando aspetti più attuali e delle azioni sceniche più assimilabili alla nostra epoca. La verifica del tempo concesso stringe il lavoro. Prima ci si concentra sullo spazio scenico (che è la stessa struttura creata da M. E. Mexia per la prima serata, con l’aggiunta di una torre) immaginando tutti gli spazi e ambienti possibili. Poi con qualche oggetto, luce…per trasformarlo nella nostra fantasia ad accogliere il tentativo di interpretazione di una scena in prova. Solo per il duetto di Traviata e per il Quartetto da Rigoletto si pone il confronto tra due possibilità. Per gli altri esempi si prova la scena e si discute. Questa serata non è uno spettacolo, è invito a muovere la fantasia: la prova di scena è il momento del cammino in cui si cerca in qualche modo un incontro “fedele” tra noi oggi e la partitura di Verdi.
    Arruga guida il percorso, Danilo Fernandez parla con gli attori, imposta, interviene sulla scena in prova degli interpreti, spinti a cercarsi in un tipo di rapporto che cresce in base alla reazione inventiva degli interpreti.
    In successione si propongono scene da:
    “ I Lombardi alla prima Crociata”: O Signor, che dal tetto natio (Coro)
    “Macbeth”: Studia il passo…Come dal ciel precipita ( Antonio Casagrande)
    “La traviata”: duetto Violetta-Germont (Virna Sforza, Luciano Miotto)
    “Rigoletto”: Quartetto (Anselmo Fabiani, Rossana Rinaldi, Luciano Miotto, Sabrina Vianello)
    “Il trovatore”: Timor di me…D’amor sull’ali rosee (Virna Sforza)
    Interpreti: Virna Sforza, soprano;Sabrina Vianello, soprano;Rossana Rinaldi,mezzosoprano; Anselmo Fabiani, tenore; Luciano Miotto (baritono);Antonio Casagrande (basso). Manca all’appello Loredana Arcuri, indisposta, prevista per La traviata riaffidata a Virna Sforza.
    Corale Guido Monaco diretta dal Maestro Lorenzo Fratini
    Isabella Crisante, pianoforte; oltre a Lorenzo Arruga e a Danilo Fernandez (che imposta prove)
    CONVEGNO DI STUDI. Didascalie e immaginario, fedeltà e libertà.
    Sabato 31 mattina, Auditorium Luigi Pecci. Precede il secondo incontro e ruota attorno agli interventi principali affidati a Sergio Escobar, Philip Gossett, Pier Luigi Pizzi, coordinati da Leonardo Pinzauti. Al tavolo Lorenzo Arruga, assente Ida Magli prevista. Manca quasi completamente la registrazione del Convegno; pubblico un frammento dalla relazione di Escobar. Nell’Archivio personale di Carte e Documenti di L. Arruga esiste un Promemoria all’evento di Prato. Cito qualche passo dalla premessa al Convegno. “Nel tempo di Verdi, l’opera veniva data come le didascalie indicavano. (…)Adesso, la regia è un’altra cosa: è una mediazione fra Verdi e il pubblico d’oggi(…) Accade che spesso incontriamo degli spettacoli in cui l’azione venga spostata completamente dall’ambientazione d’origine. Può accadere che il regista voglia provocare(…)Altre volte però è proprio la ricerca sull’immaginario verdiano che suggerisce degli spostamenti di tempo(…) Ci sembra, a questo punto, che non sia ancora molto frequentata un’analisi che, prima ancora delle scelte registiche, chiarisca proprio quel ‘contesto’ culturale che sta sottinteso nel rapporto fra Verdi e le sue opere e quanto differisca dal nostro(…)Per questo , abbiamo raccolto una serie di osservazioni (…)
    Verdi diceva che era semplice fare la scena: bastava disegnarla come l’immaginava lui quando scriveva. Ma non è vero. Perché Verdi ‘trova’ lavorando l’immagine teatrale e musicale e ce la definisce nella partitura compiutamente, così che abbiamo la cosa creata. Mentre quella che ha nella sua mente come immagine scenografica è invece una semplice condizione per creare (…) e comunque non ci viene definita e trasmessa se non per didascalie: una mappa affidata alla nostra fantasia (…)Anche il discorso sullo spazio e sul gesto chiede molte distinzioni: Ai tempi di Verdi l’immagine normale era quella frontale:(…)La nostra immagine è in movimento, entrare, mettersi nella dimensione del dettaglio, nella prospettiva cangiante(…)Non possiamo più trovare naturale una prospettiva che miri a spiegare il significato delle parole che il personaggio dice, o rimandi a un codice(…)di pose sceniche(…)Oggi(…)è attraverso la comprensione delle invenzioni drammaturgiche che possiamo arrivare a giustificare quel linguaggio.(…)
    L’impressione è che in genere manchino le premesse per un rapporto con i problemi drammaturgici. Quando si pongono, qual è invece la ragione musicale che autorizza o suggerisce le rivisitazioni registiche con spostamenti d’epoca o scelte linguistiche inattese? Come l’interpretazione musicale, quando non sia inerte di fronte al palcoscenico, ne viene
    influenzata o ispirata?”

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