Gentile dott. Spagnulo, una delle cose più assurde dell'"Disturbo da panico" è proprio la denominazione che hanno dato. Credo che sia molto sbagliata, dal momento che colpevolizza il malato, sulla scorta di una considerazione del Panico come emozione dei pavidi e dei deboli e che, per di più, della costatazione che il panico si possa evitare o vincere con la volontà. Invece il cosiddetto "Disturbo da panico" è, nella realtà, un disturbo acuto del sistema nervoso che può sopravvenire anche mentre si dorme, quindi totalmente avulso dalla volontà o dal temperamento coraggioso o pavido, del soggetto e che colpisce dei centri che sono irraggiungibili dalla volontà e dall'intenzione del soggetto e precedenti alla decisionalità razionale. Come giustamente dice lei, la razionalità può intervenire, con una certa difficoltà, una volta compresa la situazione, per percepire le cose in modo più corretto. Credo che la definizione corretta dovrebbe essere: "Disturbo da ansia acuta", "Disturbo circolare da ansia acuta" o qualcosa del genere, credo che in futuro sarà mutato. Prof Mario Caruselli
Gentilissimo Prof. Caruselli, ho trovato le sue considerazioni molto interessanti. Fosse in mio potere, cocndividerei anche la sua proposta di rinominarlo mettendo in evidenza il circolo vizioso che lo caratterizza. Tuttavia, non è vero che il DSM individua nella pavidità o in specifiche colpe chi soffre del disturbo. Anzi, i criteri diagnostici sono molto istruttivi in quanto sottolineano la caratterizzazione non patologica degli attacchi di panico e sottolineano invece l'importanza dell'evitamento. E l'evitamento, infatti, è l'oggetto principale del trattamento, senza nessuna colpevolizzazione. Il problema, infatti, è che è proprio chi soffre del problema che teme di avere una qualche debolezza di carattere. Questa idea, in terapia, va seriamente messa in evidenza e superata.
Lei si che mi capisce...i primi attacchi di panico li ho avuti ora a 30 anni sono sempre stata ansiosa ma ho sempre saputo gestirla invece ho passato un periodo dove non sapevo più calmarmi da sola...o tutt'ora non riesco ad andare via in macchina da sola su strade che non conosco
Avrei una domanda, A volte mi capita spesso per quanto mi riguarda dei veri e propri attacchi di panico in mezzo a folla e centri commerciali alla quale faccio più fatica a stare concentrato.. (non succede spesso) ma accade nei momenti in cui sono più vulnerabile (stress, nervoso, tristezza) in quei casi in cui mi sento cadere per terra, e dove non c’è neppure un filo d’aria.. è giusto “combatterla fino in fondo rischiando pure di svenire” oppure ritirarsi e dire “esco non riesco”. (Mi accade stessa cosa se sono a tavola, lontano da casa specialmente)
Non c'è nulla da combattere, si tratta di decidere quale credito dare ai pensieri che dicono "cadrai a terra", "sverrai", etc. Non è una prova di forza, ma una valutazione cognitiva.
I sintomi sono il risultato di due componenti, una è l'ansia, l'altra è il suo timore dell'ansia perché la considera pericolosa. La soluzione non è cercare di pensare ad altro, ma di familiarizzarsi e accettare l'ansia. Nel video che commenta ho cercato di spiegare proprio questo.
@@roby7889 ho 63 anni e il primo attacco di panico l'ho avuto che ne avevo 36.. L'ho curato con lo Xanax (che prendo tuttora), e avevo dopo oltre un anno imparato a conviverci. Semplicemente avevo imparato a conviverci...me ne fregavo e vivevo abbastanza bene. Lavoravo nella sanità pubblica, inoltre prestavo servizio come volontario soccorritore nella croce rossa italiana e per finire in grande pure appartente come responsabile sanitario, nel nucleo cinofilo molecolare dell'Associazione Nazionale Carabinieri. Ma quasi un anno fa ho avuto una ricaduta. Ansia generalizzata, sensazioni di panico, evitamento e ovviamente di conseguenza depressione. Mi sento uno schifo, ma ha ragione il professore lo so. Bisogna trovare la forza di affrontare la paura ma non combatterla. La paura devi fartela amica. Un amica silenziosa e discreta che ti accompagna e ti protegge. Diversamente può divenire una nemica mortale. Facciamoci forza e seguiamo i suoi consigli. Possiamo farcela. Ti abbraccio fraternamente
Grazie Dottore 🙏🙏🙏
Gentile dott. Spagnulo, una delle cose più assurde dell'"Disturbo da panico" è proprio la denominazione che hanno dato. Credo che sia molto sbagliata, dal momento che colpevolizza il malato, sulla scorta di una considerazione del Panico come emozione dei pavidi e dei deboli e che, per di più, della costatazione che il panico si possa evitare o vincere con la volontà. Invece il cosiddetto "Disturbo da panico" è, nella realtà, un disturbo acuto del sistema nervoso che può sopravvenire anche mentre si dorme, quindi totalmente avulso dalla volontà o dal temperamento coraggioso o pavido, del soggetto e che colpisce dei centri che sono irraggiungibili dalla volontà e dall'intenzione del soggetto e precedenti alla decisionalità razionale. Come giustamente dice lei, la razionalità può intervenire, con una certa difficoltà, una volta compresa la situazione, per percepire le cose in modo più corretto. Credo che la definizione corretta dovrebbe essere: "Disturbo da ansia acuta", "Disturbo circolare da ansia acuta" o qualcosa del genere, credo che in futuro sarà mutato. Prof Mario Caruselli
Gentilissimo Prof. Caruselli, ho trovato le sue considerazioni molto interessanti. Fosse in mio potere, cocndividerei anche la sua proposta di rinominarlo mettendo in evidenza il circolo vizioso che lo caratterizza. Tuttavia, non è vero che il DSM individua nella pavidità o in specifiche colpe chi soffre del disturbo. Anzi, i criteri diagnostici sono molto istruttivi in quanto sottolineano la caratterizzazione non patologica degli attacchi di panico e sottolineano invece l'importanza dell'evitamento. E l'evitamento, infatti, è l'oggetto principale del trattamento, senza nessuna colpevolizzazione. Il problema, infatti, è che è proprio chi soffre del problema che teme di avere una qualche debolezza di carattere. Questa idea, in terapia, va seriamente messa in evidenza e superata.
rivoglio la mia vita
Lei si che mi capisce...i primi attacchi di panico li ho avuti ora a 30 anni sono sempre stata ansiosa ma ho sempre saputo gestirla invece ho passato un periodo dove non sapevo più calmarmi da sola...o tutt'ora non riesco ad andare via in macchina da sola su strade che non conosco
Grazie Dott. Spagnulo, i suoi video sono davvero preziosi!
grazie mille per il video
Grazie!
proprio cosi
😭
Avrei una domanda, A volte mi capita spesso per quanto mi riguarda dei veri e propri attacchi di panico in mezzo a folla e centri commerciali alla quale faccio più fatica a stare concentrato.. (non succede spesso) ma accade nei momenti in cui sono più vulnerabile (stress, nervoso, tristezza) in quei casi in cui mi sento cadere per terra, e dove non c’è neppure un filo d’aria.. è giusto “combatterla fino in fondo rischiando pure di svenire” oppure ritirarsi e dire “esco non riesco”. (Mi accade stessa cosa se sono a tavola, lontano da casa specialmente)
Non c'è nulla da combattere, si tratta di decidere quale credito dare ai pensieri che dicono "cadrai a terra", "sverrai", etc. Non è una prova di forza, ma una valutazione cognitiva.
io vado in iperventilazione quando accade...o quasi
Soffro di ansia anticipatoria...e ho tremori..cosa devo pensare per non farmi venire questi sintomi??
I sintomi sono il risultato di due componenti, una è l'ansia, l'altra è il suo timore dell'ansia perché la considera pericolosa. La soluzione non è cercare di pensare ad altro, ma di familiarizzarsi e accettare l'ansia. Nel video che commenta ho cercato di spiegare proprio questo.
Quindi io sono 1 su 100.. Che culo
🙂Però la fortuna è che è un problema che si può risolvere.
2 su cento..
Ci sono anch'io
@@maen9584 ci soffri da molto?
@@roby7889 ho 63 anni e il primo attacco di panico l'ho avuto che ne avevo 36..
L'ho curato con lo Xanax (che prendo tuttora), e avevo dopo oltre un anno imparato a conviverci. Semplicemente avevo imparato a conviverci...me ne fregavo e vivevo abbastanza bene. Lavoravo nella sanità pubblica, inoltre prestavo servizio come volontario soccorritore nella croce rossa italiana e per finire in grande pure appartente come responsabile sanitario, nel nucleo cinofilo molecolare dell'Associazione Nazionale Carabinieri. Ma quasi un anno fa ho avuto una ricaduta. Ansia generalizzata, sensazioni di panico, evitamento e ovviamente di conseguenza depressione.
Mi sento uno schifo, ma ha ragione il professore lo so. Bisogna trovare la forza di affrontare la paura ma non combatterla. La paura devi fartela amica. Un amica silenziosa e discreta che ti accompagna e ti protegge. Diversamente può divenire una nemica mortale.
Facciamoci forza e seguiamo i suoi consigli. Possiamo farcela.
Ti abbraccio fraternamente
@@maen9584 grazie mille io di anni ne ho 38 e al solo pensiero di passare una vita così mi viene da piangere... Un abbraccio fraterno anche a te