MMMMINCHIA ragazzi, che sinfonia. Il Maestro, Compositore CARDONE è un pozzo di scienza. Tutte le classi lavorano al meglio, ma, i Clarinetti sono di una bravura eccelsa. Ottimo il Controcanto. Bravissimi.
Ma quanto è bella Lilla in fiore...sempre una grande emozione ascoltarla...specialmente se eseguita bene così come avete fatto voi...complimenti!!!W La banda e la musica che cura L'anima#!!!
D'Accordo 100% !!!! Ha detto il "Santo Vangelo"-- !! Questa bellissima marcia e la sua esecuzione--Tocca il Cuore !!! Viva il Maestro e ogni musiciante di questo Bravissimo cimplesso !!!! Normanno Giorno-Calapristi, Filadelfia, Stati Uniti.- Nipote del Maestro, Luigi Giorno da Cosenza.
marcia molto bella eseguita con bravura dai clarinetti e anche l'intero complesso bandistico è molto intonato e piacevole nel suo insieme, molto delicata. G. Mallardi
A proposito di Lilla in fiore, condivido con voi questo mio scritto dedicato ad un indimenticabile artista di banda. Mi auguro che ciascuno di voi abbia incontrato il suo Zi' Alfredo che gli abbia dato un motivo in più per essere innamorato della banda e della musica per banda. Ecco che mi viene in mente quando ascolto questa marcia. “Lilla in fiore” per zi’ Alfredo Era una sera di fine maggio di una ventina d’anni fa, forse più. Da poche ore, Maria SS della Stella era stata accompagnata in chiesa. A Riardo, molte persone passeggiavano tra le bancarelle. Perse nell’automatismo dell’andirivieni per le corte strade del paese, quasi casualmente capitavano in piazza, gettavano un’occhiata distratta alle luminarie che abbracciavano con le loro luci variopinte un palco di pieno di sedie e leggii, poi ritornavano tra i venditori di giocattoli e torroni. Alcuni, invece, in piazza ci andavano di proposito per ascoltare la banda musicale locale. Il rito si ripete anche quella sera: i timpani tuonano un colpo secco e i musici, riuniti sull’ultima cassa armonica che si vedrà a Riardo da quel giorno, si alzano e salutano il maestro Caiazza. Non si respirava aria tranquilla, quella sera. La “bella figura” dipendeva per lo più dall’esibizione di zi’ Alfredo. L’anziano musicante era stanco perché aveva suonato il giorno per la processione, ma anche nervoso. Solo noi lo sapevamo. Suonavamo insieme da tempo e avevamo imparato a leggere i segni che ai più sfuggivano, come una smorfia appena accennata o una breve, insolita pausa nell’eloquio. Alfredo aveva amaramente capito che le sue dita non si muovevano con la grazia e l’agilità di una volta e che il labbro, Motore Primo dell’inconfondibile timbro del suo flicornino, cominciava a dar segni di cedimento. E poi suonava a Riardo. La sua Riardo, il suo amato paese. Sapeva di esibirsi, tra gli altri, per fini cultori di musica, amatori che erano immancabilmente presenti in tutte le piazze dei paesi limitrofi ad ascoltare la banda la sera delle feste patronali, pronti a lasciarsi trascinare dal sublime ma, anche per questo, intolleranti a qualsiasi errore, a qualsivoglia imperfezione avesse deturpato l’opera. In quell’atmosfera speciale, lo capirò dopo, zi’ Alfredo non suonava per loro. Lui stesso era quel cultore, egli stesso era divenuto origine e fine di ebrezza e trepidazione. La banda comincia, arriva il momento del lungo assolo. Il cuore di Alfredo batte velocemente, il respiro si appesantisce ma lì per lì, da vero professionista, non lo dà a vedere. L’anziano musicista si alza come aveva fatto mille altre volte, avvicina il flicornino alla bocca... e comincia a far vibrare l’aria di grazia. Al cenno del maestro, i meravigliosi colori dipinti dal suo strumento si mescolano a quelli degli altri musicisti rimanendo, però, fieramente in primo piano. Mai, come quella sera, le note sembrano assumere in maniera così intensa, il calore e il sapore delle emozioni senza tempo di una banda che suona tra le contrade di un paese. La piazza sembra ipnotizzata all’ascolto di quella che verrà consegnata alla storia della musica riardese come una delle più belle esibizioni solistiche. Non una nota fuori posto, non un fraseggio sbagliato e tanta amorevole passione e capacità interpretativa, a dispetto di quella guerra mondiale che aveva traumaticamente strappato dalla vita del giovane Alfredo la possibilità di frequentare il conservatorio. Il brano termina con i tre immancabili e roboanti finali bandistici. Gli ascoltatori sembrano per qualche secondo raggelati, poi danno vita ad un applauso copioso ed interminabile. Alfredo Giangaspare toglie lentamente il flicornino dalla bocca, si gira, guarda il suo pubblico e ringrazia. Ed è in quel momento che si fa scorgere ai più. In quell’accenno di sorriso, c’erano le stesse esaltanti quanto tristi emozioni di prima: qualcosa, forse, gli diceva che aveva appena eseguito il suo ultimo canto. San Dario Cavaliere “Sei mai andato a S. Dario? Un bel paese, su una collina. Durante la festa patronale, i fedeli sandariesi portano in processione la statua di S. Dario a cavallo. Che bel Santo: alto, biondo, con una spada d’oro. Ho pure la figurina, la vuoi vedere?”. Era questo il tormentone riservato a tutti i giovani riardesi che per la prima volta suonavano in banda. Una simpaticissima burla, una specie di iniziazione alla quale ognuno si doveva sottoporre. Di volta in volta, il San Dario si trasformava in San Raffaele, in S. Borrelli, in base al nome o al cognome del nuovo musicante. Con zi’ Alfredo si rideva spesso. Cominciava a raccontare le storielle improvvisamente, in genere nell’alloggio, durante il riposo pomeridiano della banda. Sembrava volesse raccontare un episodio effettivamente accaduto a lui. Poi ti accorgevi che era una barzelletta. Condiva con una buona dose di peperoncino i suoi racconti e alla fine lasciava il pubblico divertito andando sorridente a riposarsi. Puppuccia! Stavamo suonando “Lilla in fiore” nella piazza principale di un paese in festa. Una versione che in pochissimi conoscono perché zi’ Alfredo aveva personalmente chiesto al maestro Tommaso Caiazza se ricordasse la parte iniziale che entrambi eseguivano da bambini. Il direttore della banda la riscrisse a memoria con la sua consueta maestrìa. Schierata sopra un’ampia scalinata che portava al sagrato di una chiesa, la banda di Riardo ruppe il silenzio della piazza con un arcobaleno di suoni. Al “fortissimo” del finale, mi accorsi che un timbro primeggiava ma, stranamente, senza suonare più forte degli altri. Sapevo chi suonava in quel modo. Mi girai e lo trovai quasi trasfigurato. Avvolto nella voluminosa massa sonora, zi’Alfredo stava con gli occhi chiusi, avvampato, con il flicorno sopranino verso il cielo, calibrando anche l’ultima stilla di fiato per far capire a tutti, attraverso la musica, qual è l'accesso alla meraviglia del trascendente. Ecco spiegato perché quando qualche giovane musicante era distratto da una bella ragazza facendo correre il rischio di una catastrofe musicale, nel bel mezzo dell’esecuzione zi’ Alfredo diventava paonazzo, si dirigeva a passo lesto verso il sacrilego e, dimenticando che gente comune, preti, sindaci, stavano ascoltando la banda, dava intensamente voce a quanto di più puzzolente gli venisse in mente: puppuccia, appunto. “Quannu moru...” Suonare non era per lui un passatempo. Insieme alla sua famiglia era la ragione di esistere. Nemmeno negli ultimi periodi era scoraggiato che stessero irrimediabilmente scomparendo gli ascoltatori competenti di qualche anno prima, che era difficile trovare un comitato disposto a finanziare la qualità, tutte cose che un tempo non troppo lontano erano componenti apparentemente immutabili della vita vissuta. Non era demoralizzato dal fatto che molti giovani musicanti, pur studiando al conservatorio, suonavano, sì, ma senza la sua stessa fiamma interiore e che altri meno giovani si erano arresi alla crisi della domanda di arte ben fatta “appendendo lo strumento”. Ha continuato fino alla fine a testimoniare il suo amore per la musica e la banda. “Quannu moru...” - mi disse qualche mese prima di andare via - “...m’hanna attaccà iù strumentu vicin’ iù mussu!” (Quando morirò, mi dovranno incollare lo strumento alle labbra!). Vi è mai capitato, quando viene a mancare una persona che conoscete bene, di scorgerla ogni tanto in questo o in quell’individuo? A me è capitata una cosa simile. Ho sentito la lontana eco del suo flicornino, come quando si esercitava per qualche ora affacciato dalla finestra e i suoni riverberavano dalle antiche pietre delle case e delle vie di Riardo. Vi parrà stupido, ma ho aperto la porta per sentire meglio. Dapprima niente, poi m’è sembrato davvero di udire qualcosa. Dario Rocco
MMMMINCHIA ragazzi, che sinfonia. Il Maestro, Compositore CARDONE è un pozzo di scienza.
Tutte le classi lavorano al meglio, ma, i Clarinetti sono di una bravura eccelsa. Ottimo il Controcanto. Bravissimi.
Domenicooooo!!!
Da ex cornista quando ascolto questo tipo di musica mi vengono i brividi sono innamorata della musica x banda
Ascolto questa marcia e mi vengono i brividi anche se ho avuto modo di suonarla pochissime volte. Questa è pura poesia.
È POESIA!
Marcia sinfonica meravigliosa.Mi fa ricordare di quando suonavo tanti anni fa la grancassa con la Banda musicale I Beniamini di RIcigliano
Ottima esecuzione,tutti bravi
Ma quanto è bella Lilla in fiore...sempre una grande emozione ascoltarla...specialmente se eseguita bene così come avete fatto voi...complimenti!!!W La banda e la musica che cura L'anima#!!!
D'Accordo 100% !!!! Ha detto il "Santo Vangelo"-- !! Questa bellissima marcia e la sua esecuzione--Tocca il Cuore !!!
Viva il Maestro e ogni musiciante di questo Bravissimo cimplesso !!!!
Normanno Giorno-Calapristi,
Filadelfia, Stati Uniti.- Nipote del Maestro, Luigi Giorno da Cosenza.
Grande marcia grande banda, esecuzione da brivido ,bravi.🎼🎺🎷🎵🎵🎵🎵🎶🎶🥁
E' meravigliosa ...la mia preferita...complimenti all'autore e agli esecutori...
Splendida esecuzione!!
marcia molto bella eseguita con bravura dai clarinetti e anche l'intero complesso bandistico è molto intonato e piacevole nel suo insieme, molto delicata. G. Mallardi
A proposito di Lilla in fiore, condivido con voi questo mio scritto dedicato ad un indimenticabile artista di banda. Mi auguro che ciascuno di voi abbia incontrato il suo Zi' Alfredo che gli abbia dato un motivo in più per essere innamorato della banda e della musica per banda. Ecco che mi viene in mente quando ascolto questa marcia. “Lilla in fiore” per zi’ Alfredo
Era una sera di fine maggio di una ventina d’anni fa, forse più. Da poche ore, Maria SS della Stella era stata accompagnata in chiesa. A Riardo, molte persone passeggiavano tra le bancarelle. Perse nell’automatismo dell’andirivieni per le corte strade del paese, quasi casualmente capitavano in piazza, gettavano un’occhiata distratta alle luminarie che abbracciavano con le loro luci variopinte un palco di pieno di sedie e leggii, poi ritornavano tra i venditori di giocattoli e torroni. Alcuni, invece, in piazza ci andavano di proposito per ascoltare la banda musicale locale. Il rito si ripete anche quella sera: i timpani tuonano un colpo secco e i musici, riuniti sull’ultima cassa armonica che si vedrà a Riardo da quel giorno, si alzano e salutano il maestro Caiazza. Non si respirava aria tranquilla, quella sera. La “bella figura” dipendeva per lo più dall’esibizione di zi’ Alfredo. L’anziano musicante era stanco perché aveva suonato il giorno per la processione, ma anche nervoso. Solo noi lo sapevamo. Suonavamo insieme da tempo e avevamo imparato a leggere i segni che ai più sfuggivano, come una smorfia appena accennata o una breve, insolita pausa nell’eloquio. Alfredo aveva amaramente capito che le sue dita non si muovevano con la grazia e l’agilità di una volta e che il labbro, Motore Primo dell’inconfondibile timbro del suo flicornino, cominciava a dar segni di cedimento. E poi suonava a Riardo. La sua Riardo, il suo amato paese. Sapeva di esibirsi, tra gli altri, per fini cultori di musica, amatori che erano immancabilmente presenti in tutte le piazze dei paesi limitrofi ad ascoltare la banda la sera delle feste patronali, pronti a lasciarsi trascinare dal sublime ma, anche per questo, intolleranti a qualsiasi errore, a qualsivoglia imperfezione avesse deturpato l’opera. In quell’atmosfera speciale, lo capirò dopo, zi’ Alfredo non suonava per loro. Lui stesso era quel cultore, egli stesso era divenuto origine e fine di ebrezza e trepidazione. La banda comincia, arriva il momento del lungo assolo. Il cuore di Alfredo batte velocemente, il respiro si appesantisce ma lì per lì, da vero professionista, non lo dà a vedere. L’anziano musicista si alza come aveva fatto mille altre volte, avvicina il flicornino alla bocca... e comincia a far vibrare l’aria di grazia. Al cenno del maestro, i meravigliosi colori dipinti dal suo strumento si mescolano a quelli degli altri musicisti rimanendo, però, fieramente in primo piano. Mai, come quella sera, le note sembrano assumere in maniera così intensa, il calore e il sapore delle emozioni senza tempo di una banda che suona tra le contrade di un paese. La piazza sembra ipnotizzata all’ascolto di quella che verrà consegnata alla storia della musica riardese come una delle più belle esibizioni solistiche. Non una nota fuori posto, non un fraseggio sbagliato e tanta amorevole passione e capacità interpretativa, a dispetto di quella guerra mondiale che aveva traumaticamente strappato dalla vita del giovane Alfredo la possibilità di frequentare il conservatorio. Il brano termina con i tre immancabili e roboanti finali bandistici. Gli ascoltatori sembrano per qualche secondo raggelati, poi danno vita ad un applauso copioso ed interminabile. Alfredo Giangaspare toglie lentamente il flicornino dalla bocca, si gira, guarda il suo pubblico e ringrazia.
Ed è in quel momento che si fa scorgere ai più. In quell’accenno di sorriso, c’erano le stesse esaltanti quanto tristi emozioni di prima: qualcosa, forse, gli diceva che aveva appena eseguito il suo ultimo canto.
San Dario Cavaliere
“Sei mai andato a S. Dario? Un bel paese, su una collina. Durante la festa patronale, i fedeli sandariesi portano in processione la statua di S. Dario a cavallo. Che bel Santo: alto, biondo, con una spada d’oro. Ho pure la figurina, la vuoi vedere?”.
Era questo il tormentone riservato a tutti i giovani riardesi che per la prima volta suonavano in banda. Una simpaticissima burla, una specie di iniziazione alla quale ognuno si doveva sottoporre. Di volta in volta, il San Dario si trasformava in San Raffaele, in S. Borrelli, in base al nome o al cognome del nuovo musicante. Con zi’ Alfredo si rideva spesso. Cominciava a raccontare le storielle improvvisamente, in genere nell’alloggio, durante il riposo pomeridiano della banda. Sembrava volesse raccontare un episodio effettivamente accaduto a lui. Poi ti accorgevi che era una barzelletta. Condiva con una buona dose di peperoncino i suoi racconti e alla fine lasciava il pubblico divertito andando sorridente a riposarsi.
Puppuccia!
Stavamo suonando “Lilla in fiore” nella piazza principale di un paese in festa. Una versione che in pochissimi conoscono perché zi’ Alfredo aveva personalmente chiesto al maestro Tommaso Caiazza se ricordasse la parte iniziale che entrambi eseguivano da bambini. Il direttore della banda la riscrisse a memoria con la sua consueta maestrìa. Schierata sopra un’ampia scalinata che portava al sagrato di una chiesa, la banda di Riardo ruppe il silenzio della piazza con un arcobaleno di suoni. Al “fortissimo” del finale, mi accorsi che un timbro primeggiava ma, stranamente, senza suonare più forte degli altri. Sapevo chi suonava in quel modo. Mi girai e lo trovai quasi trasfigurato. Avvolto nella voluminosa massa sonora, zi’Alfredo stava con gli occhi chiusi, avvampato, con il flicorno sopranino verso il cielo, calibrando anche l’ultima stilla di fiato per far capire a tutti, attraverso la musica, qual è l'accesso alla meraviglia del trascendente. Ecco spiegato perché quando qualche giovane musicante era distratto da una bella ragazza facendo correre il rischio di una catastrofe musicale, nel bel mezzo dell’esecuzione zi’ Alfredo diventava paonazzo, si dirigeva a passo lesto verso il sacrilego e, dimenticando che gente comune, preti, sindaci, stavano ascoltando la banda, dava intensamente voce a quanto di più puzzolente gli venisse in mente: puppuccia, appunto.
“Quannu moru...”
Suonare non era per lui un passatempo. Insieme alla sua famiglia era la ragione di esistere. Nemmeno negli ultimi periodi era scoraggiato che stessero irrimediabilmente scomparendo gli ascoltatori competenti di qualche anno prima, che era difficile trovare un comitato disposto a finanziare la qualità, tutte cose che un tempo non troppo lontano erano componenti apparentemente immutabili della vita vissuta. Non era demoralizzato dal fatto che molti giovani musicanti, pur studiando al conservatorio, suonavano, sì, ma senza la sua stessa fiamma interiore e che altri meno giovani si erano arresi alla crisi della domanda di arte ben fatta “appendendo lo strumento”. Ha continuato fino alla fine a testimoniare il suo amore per la musica e la banda.
“Quannu moru...” - mi disse qualche mese prima di andare via - “...m’hanna attaccà iù strumentu vicin’ iù mussu!” (Quando morirò, mi dovranno incollare lo strumento alle labbra!).
Vi è mai capitato, quando viene a mancare una persona che conoscete bene, di scorgerla ogni tanto in questo o in quell’individuo? A me è capitata una cosa simile. Ho sentito la lontana eco del suo flicornino, come quando si esercitava per qualche ora affacciato dalla finestra e i suoni riverberavano dalle antiche pietre delle case e delle vie di Riardo. Vi parrà stupido, ma ho aperto la porta per sentire meglio. Dapprima niente, poi m’è sembrato davvero di udire qualcosa. Dario Rocco
Waglio tu non stai bun
SI PUO' AVERE UN CD...DI MARCE SINFONICHE....QUESTA E' FAVOLOSA...COMPLIMENTI
Marcia fantastica e pensate Che manca l'introduzione che è altrettanto fantastica
Complimenti ottima esecuzione by ex cornista
bellissima marcia
i clarinetti nel primo ritornello hanno usato la respirazione circolare ?
per avere le parti?
Bellissima si può avere la parte per basso in Fa . trombettiere1836@libero.it
A chi devo rivolgermi per le parti di questa marcia che non riesco a trovarla da nessuna parte? Qualcuno mi può aiutare?
se vuole io ho quella di primo clarinetto
Grazie volentieri
@@paolostillo1631 se mi da la sua e-mail gliela mando
@@festesiciliane1277 Posso mandarle anche la mia?
@@festesiciliane1277 salve,interesserebbe anche a me
,
Ma che è sta cos