Le miniere di Capoliveri

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  • เผยแพร่เมื่อ 3 ต.ค. 2024
  • L'Isola d'Elba, per la presenza di minerali nel suo terreno, ha sempre svolto un ruolo economico significativo nel tessuto politico e amministrativo di quella terra che inizialmente venne chiamata Etruria. Sono presenti infatti più di 150 tipi di minerali, tra cui alcuni molto rari.
    Ocre rosse e gialle, diaspro e quarzi di varia natura sono quelli più facilmente reperibili, tanto che già in epoca preistorica venivano raccolti e utilizzati per la fabbricazione di armi e utensili. Si passa poi al rame, di cui i ritrovamenti a Rio nell'Elba testimoniano l'impiego già nel III e II millennio a.C.; al bronzo, tra il IX e l'VIII secolo a.C., e infine al ferro tra il VI e il I secolo a.C. E' un momento di transizione, non solo il commercio del ferro, ma il centro stesso del potere passa dagli Etruschi ai Romani, e continuerà a fiorire fino alla fine dell'impero, intorno alla metà IV secolo d.C.. Per un certo periodo di tempo non si hanno notizie della coltivazione del minerale, ma nel medioevo, e poi con la relativa stabilità politica della Repubblica di Pisa di cui l'Elba faceva parte, gli sfruttamenti minerari ripresero vita, tanto che all'inizio della seconda metà del '500, a Cosmopoli, fondata da Cosimo de Medici e attuale Portoferraio, venne aperta una prima fonderia. Con l'Unità d'Italia le miniere passano allo Stato che le diede in concessione prima all'Ilva, poi a Ferromin, a Italsider e, con la chiusura nel 1982, la concessione delle miniere di Capoliveri è tornata all'Ilva, a cui appartengono anche le acciaierie di Piombino.
    Oggi, delle immense strutture presenti nel territorio di Capoliveri, non resta che lo scheletro a testimoniare un passato di grande operosità. Ferro e ruggine si perdono in un territorio che lentamente sta ricoprendo ogni cosa, e solo la buona volontà comunale, ormai a corto di sostegno statale come del resto succede a tutte le altre realtà del territorio nazionale, sta piano piano salvando dal degrado il patrimonio storico e culturale che quei grandi edifici di ferro e granito rappresentano. Archeologia industriale, simulacri di un'epoca passata che non tornerà.
    Abbiamo intervistato Fabio Nuccetelli, direttore della Caput Liberum, la multiservizi del Comune che si occupa della manutenzione e delle visite turistiche guidate all'interno delle miniere sul promontorio di Calamita. Sono tre i siti minerari presenti: il Vallone di Calamita, Ginevro e Sassi Neri. A Ginevro c'è l'unico pozzo, con i suoi 108 metri di profondità, dedicato all'estrazione del minerale di ferro, ovvero la magnetite. Tre gallerie a tre diverse profondità, ma solo la prima è visitabile con le sue voragini, le vecchie stazioni e i vecchi strumenti, i cunicoli in cui si rivive il lavoro del minatore e si capiscono le varie tecniche estrattive.
    Il sito di Calamita e di Sassi Neri invece, erano cave a cielo aperto su cui oggi regnano indisturbati i colori: il verde intenso dei cespugli di lentisco e corbezzolo, le ocre gialle e rosse delle ossidazioni più superficiali dei minerali di ferro, e il sottostante mare blu, intenso, le cui onde rimbalzano sugli scogli che reggono le antiche strutture metalliche.
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ความคิดเห็น • 2

  • @Sergio-lw8fw
    @Sergio-lw8fw 4 ปีที่แล้ว

    Molto utile, grazie!

  • @konodioda241
    @konodioda241 4 ปีที่แล้ว

    la mia prof me l'ha dato come compito ed è molto interessante