39. Avicenna (seconda parte)

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  • เผยแพร่เมื่อ 13 ก.ย. 2024
  • In questa videolezione scopriremo la dottrina dell’intelletto e il problema dell’immortalità dell’anima per Avicenna. Tutti i filosofi arabi, che si interessavano al problema derivante dalla dottrina aristotelica, identificavano l’intelletto attivo con Dio, distinguendo però altre specie di intelletto. Al Kindi, ad esempio, aveva distinto l’intelletto in: intelletto attivo, in intelletto potenziale o materiale e in intelletto acquisito. L’intelletto attivo è quello divino. L’intelletto potenziale o materiale è quello umano che riceve dall’intelletto divino i principi, in base ai quali può ragionare e dedurre.
    L’intelletto acquisito è quello che ragiona e astrae i concetti dalle immagini, producendo così l’insieme delle conoscenze umane. Questa dottrina deriva dai commentatori antichi di Aristotele, in particolare da Alessandro di Afrodisia, ma venne ripresa anche da Avicenna. Anche gli scolastici latini furono molto interessati a questa dottrina, che sembrava mettere in dubbio l’immortalità dell’anima, in quanto poneva come immortale il solo intelletto attivo, che non ha bisogno del corpo per funzionare. Al contrario, l’intelletto potenziale e l’intelletto acquisito hanno bisogno del corpo, dato che operano secondo immagini che derivano dalla sensibilità. Avicenna sosteneva che l’anima dell’uomo dopo la morte ritornasse all’intelletto universale ed è immortale solamente come attività intellettuale.
    Prima di salutarci, rivediamo cosa hai imparato da questa lezione:
    1. Tutti i filosofi arabi identificavano l’intelletto attivo con Dio, distinguendo altri tipi di intelletto.
    2. Al Kindi distingue tre tipi di intelletto: quello attivo, cioè divino; quello potenziale o materiale, che è quello umano e riceve dall’intelletto divino i principi con i quali può ragionare e dedurre e l’intelletto acquisito, che produce le conoscenze umane, ragionando ed astraendo i concetti dalle immagini.
    3. I pensatori arabi riprendono la distinzione dell’intelletto dai commentatori antichi di Aristotele.
    4. La dottrina della distinzione dell’intelletto sembra mettere in dubbio l’immortalità dell’anima, poiché solo l’intelletto divino è immortale e non ha bisogno del corpo.
    5. Per Avicenna, l’anima dell’uomo dopo la morte ritorna all’intelletto universale ed è immortale solamente come attività intellettuale.
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    A presto. Dott.ssa Laura Pirotta, psicologa clinica.
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