il mastino dei Baskerville

แชร์
ฝัง
  • เผยแพร่เมื่อ 12 ก.ย. 2024
  • RUBRica: alcune considerazioni sul romanzo di Arthur Conan Doyle "il mastino dei Baskerville"

ความคิดเห็น • 3

  • @ilMoscone
    @ilMoscone 3 ปีที่แล้ว +1

    Che scrittore e che persona intrigante è il dottor Arthur Conan Doyle, che fu anche un medico chirurgo, un ufficiale e uno spiritista.
    "Mi contraddico? Ebbene si, mi contraddico. Sono vasto, contengo moltitudini.", sosteneva il poeta Walt Whitman.
    Se il '700 cercava con l'illuminismo di emendare l'umanità dagli errori, se l'800 con la sua avanzata civiltà della tecnica cercava fatti concreti e non più illusioni, il nostro Doyle si trova a vivere e a sperimentare tra il positivismo e l'incipiente '900, il tempo delle interpretazioni che andranno a sostituire i fatti certi.
    Come può un medico essere anche un convinto alfiere dello spiritismo?
    Doyle si trova a vivere in un'epoca di passaggio nella trasformazione della coscienza umana, che dall'identificazione esclusiva dell'Io Cogito di Cartesio con l'inteletto e la volontà, comincia ad accogliere anche la sua terza dimensione, che si comincia a chiamare scientificamente inconscio e che un tempo era Mito, Memoria e diventerà Psiche/ Anima con i contributi di Jung e James Hillman.
    In questa prospettiva psichica e interpretazionista, non è più l'EGO razionale a vigilare e controllare l'Anima e il suo pensiero mitico e immaginativo, ma viceversa, il mytos osserva sia il suo pathos ma anche il logos cartesiano.
    In questo nuovo scambio di ruoli il pensiero metaforico e simbolico dell'Anima risulta così includere la ragione come uno dei suoi modi possibili, contrariamente al pensiero logico che servendosi del principio di non contraddizione esclude la pluridimensionalità e la plurivocità del pensiero mitologico e simbolico.
    Le gambe di Conan Doyle sono ben piantate nel pragmatico Ottocento, ma la sua Psiche esplora spesso e volentieri i labirinti dell'Ade e dell'Anima del Cosmo.
    Trovandosi in questa zona di transito della trasformazione della coscienza, Conan Doyle crea Sherlock Holmes, che come ben dice Rubrus, è in apparenza un ultra razionalista.
    In realtà il rapporto tra Sherlock e Watson (che altri non è se non Conan Doyle stesso personificato) è complesso, diversificato, ambivalente.
    Conan Doyle scriveva alla madre in una lettera celebre:
    «Mi disgusta anche solo il sentirlo nominare!»
    Come Salgari e Dumas (e un certo Paul Sheldon nel Misery di Stephen King), Conan Doyle diventa prigioniero della sua creatura.
    Doyle fu infatti costretto, per costrizione di marketing e a furor di pubblico, a nutrirla di nuove avventure ben al di là della propria inclinazione, e a farla resuscitare dopo che nel 1893 aveva osato farla sfracellare nei precipizi delle cascate di Reichenbach (Ricordate Misery?).
    Per comprendere questa tensione tra i fatti e le interpretazioni psichiche scendiamo nelle prodondità del metodo di investigazione usato da Sherlock Holmes, vale a dire l'applicazione empirica (come ben ricorda Rubrus) della scienza dell'induzione.
    Tutta la vita, secondo questa scienza, è una catena la cui natura si rivela a chiunque ne osservi un solo anello.
    La scienza dell'induzione e dell'analisi può essere acquisita soltanto attraverso uno studio lungo e paziente dei dettagli, nei quali si nasconde il buon Dio, sosteneva Flaubert.
    Sherlock è colui che dalla parte arriva al tutto, un grande maestro di closure e di sineddochi cosmiche.
    E da qui irrompe il suo lato saturnino, da sempre connesso, come sosteneva Marsilio Ficino, al furor creativo.
    La vita non è abbastanza lunga perchè un mortale possa raggiungere il Tutto, partendo anche da miriadi di parti.
    Ma come ben dice Rubrus, provarci è l'unico modo per rendere interessante e divertente la vita e la realtà, con i suoi errori, i suoi fatti e le sue interpretazioni.
    Le impronte di un'orma sulla neve possono ispirarci la stessa rivelazione che una goccia d'acqua salata ci dà sull'esistenza dell'Oceano Atlantico.
    Alla fine Conan Doyle fece fuori Sherlock perchè "lo distoglieva dalle sue cose migliori", vale a dire i romanzi storici, lo studio dello spiritismo e il coltivare le sue predilette amicizie con Stevenson, James, Kipling e Oscar Wilde.
    Quando Sherlock Holmes precipitò nelle cascate svizzere (eliminato dal suo stesso autore Conan Doyle) a Londra, in segno di lutto, i giovani lettori di Holmes & Watson si avvolsero neri veli tra i capelli e sfilarono in corteo funebre.
    Il cuore dell'Inghilterra per qualche tempo si fermò, sgomento per l'assenza del grande investigatore dalla mente oltreumana.
    Ma come nel racconto di Edgar Allan Poe, "Il cuore rivelatore", che tanto Doyle amava, nella vasta Anima dei miti del Mondo, quel cuore continuò a battere con un rumore sordo, soffocato e intermittente ma eterno.

    • @robertorossi9312
      @robertorossi9312 3 ปีที่แล้ว +1

      Molti biografi dell'autore mettono in relazione l'interesse di Doyle per lo spiritismo con i lutti che egli subì a causa della Prima Guerra Mondiale. Si può dire che in questo modo Doyle dava ragione al suo amico - rivale Chesterton, creatore di Padre Brown il quale sosteneva che, quando smettono di credere in Dio, cominciano a credere a tutto. I due autori non furono peraltro rivali, quanto complementari.

    • @ilMoscone
      @ilMoscone 3 ปีที่แล้ว

      In Chesterton c'è un'idea di weird fondamentale, che penso ci trova in sintonia al di là delle nostre differenze di gusti e di sfumature psicologiche e filosofiche:
      "«se qualcuno fa buio in una stanza è per farci credere che lì dentro c’è qualcosa di minaccioso e inconoscibile, mentre in genere lì dentro non c’è proprio niente. Basta aprire la porta o una finestra e la luce che penetra lo dimostra".
      Il mythos senza logos genera l'orrore, su questo non ci piove.