Intervista a Ben di Polar Permaculture - Isole Svalbard / L’agricoltura nell’articoNot Yet Rated
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- เผยแพร่เมื่อ 7 ก.พ. 2025
- Lui è Benjamin L. Vidmar, un cuoco americano trasferitosi 12 anni fa alle Isole Svalbard.
Dalla Florida: un excursus termico di almeno 50 gradi centigradi che ha colmato con il caldo del suo cuore.
La vita di Ben e del suo sogno Polar Permaculture segue il ritmo delle due grandi stagioni artiche: l’inverno con la sua notte polare e l’estate dove non tramonta mai il sole.
Durante l’inverno coltiva microgreens in un laboratorio avveniristico dove l’acqua ribolle e le luci a led illuminano e riscaldano semi e piantine.
Ogni settimana Ben e il suo team mettono a dimora su un substrato di cellulosa semi di diverse piante (crescione, piselli verdi, ravanelli, cipolla e tante altre) che diventeranno fresche, rigogliose e buffe piantine in qualche settimana pronte per essere consegnate negli hotel e ristoranti del villaggio.
Quando fuori le temperature scendono anche sotto ai -30 gradi e le ombre avvolgono tutto, questa è la soluzione.
La scienza, la ricerca e la tecnologia danno il loro contributo, naturalmente senza denaturare la qualità e la vitalità dei vegetali: semi, substrato e fertilizzante sono biologici.
Quando arriva l’estate artica e le temperature superano lo 0°, la magia si sposta all’esterno.
Ben ci mostra la sua serra estiva, che lui chiama “the dome”, la cupola.
Alla fine dell’inverno la serra è ancora chiusa, le piante al suo interno sono morte, arrivate alla fine del loro ciclo vegetativo, ma sarà la luce irreale, l’aria così fredda e la forma di quel sogno divenuto reale tra tubi di metallo, teli di plastica, pallet di legno e terriccio umido a rendere quel luogo speciale.
E’ la vita nella sua forma più pura.
E la vita, lo sappiamo tutti, non è perfetta.
Il sogno di Ben è ancora agli inizi e ancora pieno di difficoltà e incomprensioni: dopotutto coltivare vegetali a due passi dal Polo Nord e diventare simbolo di un’economia circolare - e sopratutto reale - in uno dei luoghi con più alto impatto di Co2e pro capite è davvero complesso.
Testo: Riccardo Astolfi