Complimenti per questa splendida puntata, ricca di storia, ma soprattutto di conoscenza, legata alla nostra cultura musicale. Grazie al sig. Trimboli, ma soprattutto anche a te, Peppe, per questo nuovo format, che non vedo l’ora che arrivi ogni volta Lunedì… Riguardo il fatto sul come tenere l’archetto, io ho iniziato a suonare la lira nostrana circa 4 anni fa (ne acquistai una proprio da te in FMC) e devo dire, che seguendo la nostra tradizione delle Serre Calabresi, noi l’archetto lo teniamo “a cucchjara” dunque abbiamo il metodo più “rigido”, come da voi menzionato nel corso della diretta. Ma penso che dipenda tutto dal fatto, su come si usa accompagnare questo cordofono con la ciarameddha “in chiave”… giusto per darvi un piccolo indizio. Alla prossima 👏🏽💪🏽👋🏽
@@gabrieletrimboli2657 Ciao Gabriele, effettivamente ricordo, che da piccolo vedevo e sentivo suonare per lo più i nostri antenati, sia “i ciarameddhi” come anche lira e “frischiotti” fatti in casa. Provenendo da famiglia di contadini, pecorai, boscaioli etc. era normale vivere in quella dimensione di “sonaturi pastorali”. Lo strumento principale è comunque sempre stata la zampogna, poi, a detta di tantissimi vecchietti dell’epoca, l’organetto fu introdotto solo fine anni 60 - inizio 70. Invece il discorso cambia per la “chitarra dô vinu” ossia la battente. Abbiamo avuto noti suonatori qua nella zona. Come vedi, anch’io provengo da un contesto strettamente etno-folkloristico, tutti in casa suonavano/cantavano/ballavano (lo fanno ancora, ma si sta per perdere l’usanza tra le giovani generazioni). In conclusione, posso solo dirti, da quel che ho tratto io dalle mie ricerche negli anni, che la lira calabrese (alla bizantina) fu importata proprio dalla Locride. Non a caso infatti abbiamo discendenze proprio di stampo “locridiano”. Bisogna però menzionare anche il fatto, che per questioni lavorative, i nostri antenati, che erano appunto anche boscaioli, taglialegna e forestali, passavano stagioni intere nell’area boschiva vibonese (versante tirreno), dove storicamente era di comune uso la lira (come avevi citato tu in diretta). Quindi non possiamo escludere il fatto, o meglio quest’alternativa, che lo strumento bizantino sia stato adottato in quell’epoca lì, proprio dall’area vibonese. Spero, di esserti stato un pochino d’aiuto.
@@gabrieletrimboli2657 figurati, Gabriele. È bellissimo poter condividere stesse passioni, e confrontarsi su discorsi che riguardano la nostra storia, cultura e soprattutto la nostra tradizione. Io mi sono avvicinato al “suono” grazie alla buonanima del mio carissimo compare, venuto a mancare, prematuramente, qualche anno fa. Lui era falegname, e aveva iniziato a fabbricarsi per conto proprio strumenti nostrani. Essendo il padre (sarebbe un mio prozio), forse l’ultimo suonatore di zampogna nella nostra zona, mio compare scelse la via dell’organetto prima, per passare poi alla lira calabrese. Ne era un bravo costruttore, infatti era conosciuto anche al di fuori del contesto “serre calabresi”. Purtroppo non saprei dirti con precisione, chi, come e quando portò questo strumento divino da noi, ma so per certo, che la buonanima aveva legami nella zona dell’Angitola, con altri intenditori (costruttori e suonatori). Conosco addirittura una famiglia, che porta il soprannome (‘ngiuria) “da’ lira”, che potrebbe avere a che fare con qualche avo patriarcale, suonatore, ma anche costruttore, commerciante, di lire…questo non lo so’, ma diciamo che potrei fare delle ulteriori ricerche per scoprirne di più. Ma vorrei sottolineare il fatto, che ricordo (e conosco) poche persone che portano avanti la tradizione della lira. A mio avviso, abbiamo assistito ad un periodo di calo tra gli anni 90 fino agli anni 10 del nuovo millennio. Poi con l’avvento dei social, la causa “lira” è stata ripresa, infatti negli ultimi anni la richiesta del prodotto e la ri-contaminazione, per quel che riguarda la mia area geografica, è in netta crescita, ma prevale comunque l’organetto a due bassi….più commerciale, mi verrebbe da dire. Voglio concludere, aggiungendoci una piccola parentesi (senza voler fare pubblicità). Ho un cugino, che suona una in nota band musicale della zona, che risponde al nome di “Parafonè”. Volendo, potrei chiedere informazioni riguardo storia e provenienza della lira. In caso di esito positivo, mi farei sentire, contattandoti. Sempre se ti farebbe piacere. Un abbraccio, e possibilmente a presto.
Bravissimi👏👏
Grande Gabriele continua cosi .
Gabriele ci arricchisce sempre di qualche nuova conoscenza 😊 Grazie
Giuseppe fai sempre delle ottime iniziative, complimenti e complimenti anche al tuo ospite
Grazie
Complimenti per questa splendida puntata, ricca di storia, ma soprattutto di conoscenza, legata alla nostra cultura musicale. Grazie al sig. Trimboli, ma soprattutto anche a te, Peppe, per questo nuovo format, che non vedo l’ora che arrivi ogni volta Lunedì…
Riguardo il fatto sul come tenere l’archetto, io ho iniziato a suonare la lira nostrana circa 4 anni fa (ne acquistai una proprio da te in FMC) e devo dire, che seguendo la nostra tradizione delle Serre Calabresi, noi l’archetto lo teniamo “a cucchjara” dunque abbiamo il metodo più “rigido”, come da voi menzionato nel corso della diretta. Ma penso che dipenda tutto dal fatto, su come si usa accompagnare questo cordofono con la ciarameddha “in chiave”… giusto per darvi un piccolo indizio. Alla prossima 👏🏽💪🏽👋🏽
Ciao Andrea e grazie per quello che scrivi. Ma ho capito male oppure dicevi che anche dalle tue parti si suonava la lira?
@@gabrieletrimboli2657
Ciao Gabriele,
effettivamente ricordo, che da piccolo vedevo e sentivo suonare per lo più i nostri antenati, sia “i ciarameddhi” come anche lira e “frischiotti” fatti in casa. Provenendo da famiglia di contadini, pecorai, boscaioli etc. era normale vivere in quella dimensione di
“sonaturi pastorali”. Lo strumento principale è comunque sempre stata la zampogna, poi, a detta di tantissimi vecchietti dell’epoca, l’organetto fu introdotto solo fine anni 60 - inizio 70. Invece il discorso cambia per la “chitarra dô vinu” ossia la battente. Abbiamo avuto noti suonatori qua nella zona. Come vedi, anch’io provengo da un contesto strettamente etno-folkloristico, tutti in casa suonavano/cantavano/ballavano (lo fanno ancora, ma si sta per perdere l’usanza tra le giovani generazioni). In conclusione, posso solo dirti, da quel che ho tratto io dalle mie ricerche negli anni, che la lira calabrese (alla bizantina) fu importata proprio dalla Locride. Non a caso infatti abbiamo discendenze proprio di stampo “locridiano”. Bisogna però menzionare anche il fatto, che per questioni lavorative, i nostri antenati, che erano appunto anche boscaioli, taglialegna e forestali, passavano stagioni intere nell’area boschiva vibonese (versante tirreno), dove storicamente era di comune uso la lira (come avevi citato tu in diretta). Quindi non possiamo escludere il fatto, o meglio quest’alternativa, che lo strumento bizantino sia stato adottato in quell’epoca lì, proprio dall’area vibonese. Spero, di esserti stato un pochino d’aiuto.
@@andreacorrado interessante! Bravo Andrea. Hai anche maggiori informazioni sui suonatori di lira? Sarebbe bello poter fare un confronto
@@gabrieletrimboli2657 figurati, Gabriele. È bellissimo poter condividere stesse passioni, e confrontarsi su discorsi che riguardano la nostra storia, cultura e soprattutto la nostra tradizione. Io mi sono avvicinato al “suono” grazie alla buonanima del mio carissimo compare, venuto a mancare, prematuramente, qualche anno fa. Lui era falegname, e aveva iniziato a fabbricarsi per conto proprio strumenti nostrani. Essendo il padre (sarebbe un mio prozio), forse l’ultimo suonatore di zampogna nella nostra zona, mio compare scelse la via dell’organetto prima, per passare poi alla lira calabrese. Ne era un bravo costruttore, infatti era conosciuto anche al di fuori del contesto “serre calabresi”. Purtroppo non saprei dirti con precisione, chi, come e quando portò questo strumento divino da noi, ma so per certo, che la buonanima aveva legami nella zona dell’Angitola, con altri intenditori (costruttori e suonatori). Conosco addirittura una famiglia, che porta il soprannome (‘ngiuria) “da’ lira”, che potrebbe avere a che fare con qualche avo patriarcale, suonatore, ma anche costruttore, commerciante, di lire…questo non lo so’, ma diciamo che potrei fare delle ulteriori ricerche per scoprirne di più.
Ma vorrei sottolineare il fatto, che ricordo (e conosco) poche persone che portano avanti la tradizione della lira. A mio avviso, abbiamo assistito ad un periodo di calo tra gli anni 90 fino agli anni 10 del nuovo millennio. Poi con l’avvento dei social, la causa “lira” è stata ripresa, infatti negli ultimi anni la richiesta del prodotto e la ri-contaminazione, per quel che riguarda la mia area geografica, è in netta crescita, ma prevale comunque l’organetto a due bassi….più commerciale, mi verrebbe da dire.
Voglio concludere, aggiungendoci una piccola parentesi (senza voler fare pubblicità). Ho un cugino, che suona una in nota band musicale della zona, che risponde al nome di “Parafonè”. Volendo, potrei chiedere informazioni riguardo storia e provenienza della lira. In caso di esito positivo, mi farei sentire, contattandoti. Sempre se ti farebbe piacere. Un abbraccio, e possibilmente a presto.