Per molto tempo c’è stata una totale deregolamentazione. A nostro avviso dal 2011 in poi (anno di pubblicazione del primo accordo sulla formazione per lavoratori, dirigenti, preposti ed RSPP datori di lavoro), per iterazioni successive vari interventi a carattere normatrici si sono posti l’obiettivo di porre dei limiti alla formazione fatta male. Qualcosa ha funzionato, ma c’è ancora da fare.
Non concordo per niente con la distinzione ente e docente. Perché un'azienda deve pagare entrambi? Basta, non siamo in Aftica dove ad ogni posto di blocco ognuno vuole la mancia. Sono docente, le aziende mi vogliono, perché devo appoggiarmi ad un ente? L'ente formatore deve essere l'azienda che organizza il corso per i propri neoassunti, chiamando un docente che possiede i requisiti adeguati. Basta costi inutili
Questo è già possibile per i corsi lavoratori, preposti e dirigenti e non mi sembra che nella bozza cambi qualcosa. Per gli altri corsi la logica della bozza è immutata rispetto ai precedenti accordi, ma cambiano i criteri di qualificazione dei soggetti formatori. Resta comunque prevista, anche per i corsi organizzati direttamente all’interno delle aziende, la richiesta di collaborazione con gli OOPP
Concordo è la sovietizzazione della formazione in mano ai "grossi" cui i piccoli devono affiliarsi nel nome della qualità dei contenuti. Per nulla vero
@@micheleteso9499 certamente, l’affiliazione ad un soggetto formatore non garantisce affatto la qualità. Peraltro, anche il concetto di “affiliazione” è stato traviato. Gli accordi già ora prevedono che le associazioni e gli OOPP debbano svolgere le attività formative “direttamente o tramite strutture di diretta emanazione”. E non tramite soggetti affiliati. Per questo devono essere apportate modifiche all’attuale criterio di autorizzazione dei soggetti formatori (che nel caso delle Associazioni…di fatto non esiste). Stiamo a vedere cosa succederà.
Ottima osservazione. Sul campo, iniziative formative nelle quali il datore di lavoro (in qualità RSPP/svolgimento diretto nella propria azienda) abbia gestito in proprio la formazione dei propri dipendenti ne abbiamo viste pochissime. E quelle poche, in genere, erano contraffazioni. Fermo restando che il datore di lavoro, a norma dell'art. 37 comma 12, dovrebbe comunque richiedere la collaborazione degli OOPP.
Molti passaggi fuori luogo e offensivi nei confronti di chi ha comunque i requisiti ma ancora non fa parte del fantomatico gotha. Oltre a gesticolare e alzare le sopracciglia consiglio di imparare a comunicare con maggiore assertività. Aggiungo che la poca velata convenienza a sponsorizzare le DICIASETTE associazioni è ridicola e di bassa lega.
Penso abbia frainteso il senso del video. Senso che peraltro è aperto, non giungendo a nessuna conclusione circa l’accreditamento dei soggetti formatori (limitandosi a raccontare ciò che la bozza sta a significare), ma solo alla conclusione che i docenti, fintanto che esiste questo modello operativo, potrebbero scegliere con cognizione di causa. Cosa che evidentemente oggi in molti casi non avviene. Tutto qui. Le associazioni DA SEMPRE devono essere comparativamente rappresentative, e molte NON lo sono (nota: anche le più famose, quelle che ritengono di essere nel c.d. gotha e che sono considerate in tal modo dai propri iscritti e non iscritti). È un dato di fatto. Può non piacere, ma è così. Dopodiché, ognuno è libero di pensarla come vuole (al netto di considerazioni poste sull’offesa personale, quest’ultime sì che sono fuori luogo).
È vero. Tuttavia la scelta di un soggetto formatore comporta una responsabilità, se non altro etica, da parte nostra. Credo si possa equiparare a quanto diciamo ai nostri clienti in merito alla scelta di un fornitore per un appalto. Se si sceglie solo per l’offerta economica e non si esegue una verifica tecnico professionale…anche il committente se ne assume responsabilità. E allora perché lo stesso principio non può essere esteso a noi?
Quello che fa "ridere" è che bisogna aspettare decreti e decretini al fine di di denunciare una situazione in cui inefficacia e truffe l'han sempre fatta da padrone e in cui ci han mangiato tutti specialmente le catene di montaggio degli attestati.. Una cosa vergognosa in cui il tuo discorso alla fin fine sa di trito e ritrito
Comprendiamo la tua posizione. Tuttavia abbiamo una visione un po’ più causativa. Chi falsifica la formazione, in fondo, sono i formatori disonesti (le associazioni ope legis raramente erogano formazione direttamente); e chi deve denunciare gli illeciti siamo sempre noi formatori quando ne veniamo a conoscenza. Dovremmo denunciare anche i datori di lavoro che hanno richiesto o comunque accettato attestati falsi, (e, per assurdo, anche i lavoratori qualora consapevoli del non possesso di alcune qualifiche hanno ugualmente svolto incarichi a rischio verso terzi, come i cartellisti, gruisti, ecc.). Quindi la responsabilità è anche nostra.
che la formazione è fatta male ce ne siamo accorti dopo venti anni ?
Per molto tempo c’è stata una totale deregolamentazione. A nostro avviso dal 2011 in poi (anno di pubblicazione del primo accordo sulla formazione per lavoratori, dirigenti, preposti ed RSPP datori di lavoro), per iterazioni successive vari interventi a carattere normatrici si sono posti l’obiettivo di porre dei limiti alla formazione fatta male. Qualcosa ha funzionato, ma c’è ancora da fare.
Non concordo per niente con la distinzione ente e docente. Perché un'azienda deve pagare entrambi? Basta, non siamo in Aftica dove ad ogni posto di blocco ognuno vuole la mancia. Sono docente, le aziende mi vogliono, perché devo appoggiarmi ad un ente? L'ente formatore deve essere l'azienda che organizza il corso per i propri neoassunti, chiamando un docente che possiede i requisiti adeguati. Basta costi inutili
Questo è già possibile per i corsi lavoratori, preposti e dirigenti e non mi sembra che nella bozza cambi qualcosa. Per gli altri corsi la logica della bozza è immutata rispetto ai precedenti accordi, ma cambiano i criteri di qualificazione dei soggetti formatori. Resta comunque prevista, anche per i corsi organizzati direttamente all’interno delle aziende, la richiesta di collaborazione con gli OOPP
Concordo è la sovietizzazione della formazione in mano ai "grossi" cui i piccoli devono affiliarsi nel nome della qualità dei contenuti. Per nulla vero
@@micheleteso9499 certamente, l’affiliazione ad un soggetto formatore non garantisce affatto la qualità. Peraltro, anche il concetto di “affiliazione” è stato traviato. Gli accordi già ora prevedono che le associazioni e gli OOPP debbano svolgere le attività formative “direttamente o tramite strutture di diretta emanazione”. E non tramite soggetti affiliati. Per questo devono essere apportate modifiche all’attuale criterio di autorizzazione dei soggetti formatori (che nel caso delle Associazioni…di fatto non esiste). Stiamo a vedere cosa succederà.
Ricordo che la formazione ai propri lavoratori la può svolgere direttamente anche il datore di lavoro. Voi cosa ne pensate?
Ottima osservazione. Sul campo, iniziative formative nelle quali il datore di lavoro (in qualità RSPP/svolgimento diretto nella propria azienda) abbia gestito in proprio la formazione dei propri dipendenti ne abbiamo viste pochissime. E quelle poche, in genere, erano contraffazioni. Fermo restando che il datore di lavoro, a norma dell'art. 37 comma 12, dovrebbe comunque richiedere la collaborazione degli OOPP.
come formatore per la sicurezza condivido al 100%
Ti ringraziamo per il commento. La differenza, in fondo, la facciamo noi formatori
Molti passaggi fuori luogo e offensivi nei confronti di chi ha comunque i requisiti ma ancora non fa parte del fantomatico gotha. Oltre a gesticolare e alzare le sopracciglia consiglio di imparare a comunicare con maggiore assertività. Aggiungo che la poca velata convenienza a sponsorizzare le DICIASETTE associazioni è ridicola e di bassa lega.
Penso abbia frainteso il senso del video. Senso che peraltro è aperto, non giungendo a nessuna conclusione circa l’accreditamento dei soggetti formatori (limitandosi a raccontare ciò che la bozza sta a significare), ma solo alla conclusione che i docenti, fintanto che esiste questo modello operativo, potrebbero scegliere con cognizione di causa. Cosa che evidentemente oggi in molti casi non avviene. Tutto qui. Le associazioni DA SEMPRE devono essere comparativamente rappresentative, e molte NON lo sono (nota: anche le più famose, quelle che ritengono di essere nel c.d. gotha e che sono considerate in tal modo dai propri iscritti e non iscritti). È un dato di fatto. Può non piacere, ma è così. Dopodiché, ognuno è libero di pensarla come vuole (al netto di considerazioni poste sull’offesa personale, quest’ultime sì che sono fuori luogo).
Il fatto è che noi formatori scegliamo chi ci fa pagare meno per avere un po di profitto. Questa è la realtà
È vero. Tuttavia la scelta di un soggetto formatore comporta una responsabilità, se non altro etica, da parte nostra. Credo si possa equiparare a quanto diciamo ai nostri clienti in merito alla scelta di un fornitore per un appalto. Se si sceglie solo per l’offerta economica e non si esegue una verifica tecnico professionale…anche il committente se ne assume responsabilità. E allora perché lo stesso principio non può essere esteso a noi?
Quello che fa "ridere" è che bisogna aspettare decreti e decretini al fine di di denunciare una situazione in cui inefficacia e truffe l'han sempre fatta da padrone e in cui ci han mangiato tutti specialmente le catene di montaggio degli attestati.. Una cosa vergognosa in cui il tuo discorso alla fin fine sa di trito e ritrito
Comprendiamo la tua posizione. Tuttavia abbiamo una visione un po’ più causativa. Chi falsifica la formazione, in fondo, sono i formatori disonesti (le associazioni ope legis raramente erogano formazione direttamente); e chi deve denunciare gli illeciti siamo sempre noi formatori quando ne veniamo a conoscenza. Dovremmo denunciare anche i datori di lavoro che hanno richiesto o comunque accettato attestati falsi, (e, per assurdo, anche i lavoratori qualora consapevoli del non possesso di alcune qualifiche hanno ugualmente svolto incarichi a rischio verso terzi, come i cartellisti, gruisti, ecc.). Quindi la responsabilità è anche nostra.