sbrando al G.B.T di Vialfrè: primato mondiale di partec.al ballo
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- เผยแพร่เมื่อ 1 ก.ค. 2014
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Guiness dei primati a Vialfrè - Piu' di 100 musicisti e 700 ballerini per uno sbrando mondiale al grand bal trad
Il termine brando (inteso come danza) deriva dall'italianizzazione di "branle" (dal verbo francese branler = imprimere un movimento oscillatorio, "Se branler", nell'argot ,dialetto popolare francese , vuol dire "masturbarsi ")). Questo termine si trova già citato nel 1496 come passo di danza della Bassadanza. Nei secoli XVI e XVII, il branle è una danza stilizzata in auge in Francia, probabilmente derivata dalle ronde a catena di epoca medioevale (anche se alcuni autori la mettono invece in relazione con la "carola").
Solo nel trattato di T. Arbeau "l'Orchèsographie, ne sono elencati 26 esempi, ed è quasi sempre descritta come danza a cerchio (aperto o chiuso).
La versione italiana: "brando" è menzionata per la prima volta nel "Cortegiano" 1528 di B. Castiglione.
Nel 1604 L. Negri descrive un "Brando di Cales" per tre coppie. Esempi di brando si trovano anche nel I e III "Libro delle Pavane, Gagliarde, Brandi" (1626, 1627) di Carlo Farina.
È anche menzionato tra i balli che vennero eseguiti in piazza a Torino nel 1643, per i festeggiamenti del compleanno della reggente Maria Cristina di Borbone-Francia.
In realtà il brando non ebbe molta diffusione nelle corti italiane, dove venne eseguito per lo più durante le mascherate e come danza teatrale.
In quanto danza popolare piemontese, come spesso avviene, al di là dell'affinità terminologica e dell'aspetto coreografico di danza "a cerchio", è impossibile tracciare una linea di continuità certa con i brandi rinascimentali, quindi sarebbe scorretto individuarne una chiara derivazione, anche se non si possono ignorarne i punti di contatto. Il brando piemontese, detto anche "sbrando" a seconda dei paesi e delle zone, è invece una danza etnica documentata in un'area del Piemonte che sembra avere il suo epicentro nel Roero (dove se sono state documentate molte melodie specifiche e varianti coreografiche) con diffusione a macchia di leopardo nelle vicine Langhe, Monferrato, colline del Po e pianure limitrofe, dove le testimonianze sono state più frammentarie ed incerte.
Dal punto di vista coreografico è sempre una danza in cerchio a mani unite ma con diversi passi e varianti coreografiche (in alcuni casi patrimonio di gruppi folkloristici di lunga tradizione, al punto che rimane difficile distinguere la reinvenzione dall'originalità).
Fondamentalmente il brando/sbrando può essere a due temi musicali (più raro) e a tre temi.
Ovviamente anche le coreografie vanno ad adattarsi a questi due schemi, ma all'interno di ognuno dei due gruppi vi sono ulteriori differenze, anche sostanziali.
Nella tradizione il brando era ballato (e talvolta lo è ancora) soprattutto durante alcune feste particolari: la festa dei Coscritti (i Tirè), il Piantar Maggio (Piantè Magg) e durante le feste da ballo veniva spesso utilizzato, date le sue caratteristiche, per rompere le "coppie" e ballare quindi tutti insieme, anche se vi sono testimonianze di brandi appannaggio dei soli maschi (soprattutto durante le feste dei coscritti).
Attualmente, oltre che nella zona originaria, tale danza è spesso ballata nell'ambito dei movimenti di folk-revival di quasi tutta Europa.
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