LASCIA LA TUA TESTIMONIANZA! Se i tuoi genitori o i tuoi nonni ti hanno sempre raccontato qualche ricordo di quel periodo, per favore scrivi un commento con il racconto, ricordati di inserire il nome e il cognome della persona che ha vissuto quei fatti e l'anno della sua nascita! Grazie. Davide Mocci
Mia madre Marisa Montis, 29/01/33 passata a miglior vita, raccontava che inizialmente la guerra aveva portato i razionamenti alimentari e gli allarmi, che però non destavano tante preoccupazioni giacché i bombardamenti riguardavano solo il porto e l'aeroporto di Monserrato, che erano distanti da dove abitava allora, cioè in via Satta, vicino alla Legione dei carabinieri. Mia nonna, quando suonava l'allarme, metteva i 4 figli sotto la gonna, pregava Santa Brabara e Santu Jaccu e aspettava che finisse tutto e x i bimbi era quasi un gioco! Poi i bombardamenti arrivarono più vicini, da far tremare la casa tant'è che finito l'ultimo, mia nonna con i figli corse verso la stazione di p.zza Repubblica e prese il primo treno disponibile. Con i soldi che aveva riuscì ad arrivare sino a Suelli, dove per qualche giorno sistemò la famigliola in una stalla. Solo dopo riuscì a trovare una casa pagando l'affitto con gli orecchini delle 2 figlie, togliendoglieli seduta stante. Al rientro a Cagliari la casa non c'era più, distrutta.
Ti ringrazio molto per aver lasciato questa bella testimonianza. Mentre la leggevo mi immaginavo le scene ed è come se l'avessi vissuta quella situazione grazie al tuo perfetto racconto! Mi fa molto piacere conoscere questi aspetti e vorrei che anche altri li raccontassero! Grazie
Le racconto un fatto che riguarda gli sfollati cagliaritani del '43 nel paese di Suelli, in un momento di perenne fame alimentare ed altrettante ristrettezze materiali. È un episodio raccontato dai miei parenti quando, da bambini, ci si ritrovava attorno ad un braciere (sa cuppa) durante il pomeriggio aspettando la cena. Tutto nacque dal fatto che i miei zii, allora poco più che dodicenni, videro dei paesani, con guardie e veterinari che bruciavano un grosso bue, per poi seppellirlo sotto terra. A quanto pare, l'animale era affetto da Carbonchio, malattia pericolosissima anche x gli esseri umani. Ora, da quel che si raccontava, nelle campagne era difficile trovare anche una sola cicoria, visto che appena spuntava era subito raccolta dalla gente alla continua ricerca di cibo e quando gli zii raccontarono ciò che videro alla mamma, essa esclamò :" Iii, ta lastima de pezza fuliara!". Con l'aiuto di altri sfollati, di notte, il bue fu dissoterrato, tagliato a pezzi, arrostito e mangiato x qualche giorno. Quando chiesi del sapore, uno zio mi disse che :" fia prena de terra, ma esti sa pezza prus bona chi appu mai pappau!"
LASCIA LA TUA TESTIMONIANZA! Se i tuoi genitori o i tuoi nonni ti hanno sempre raccontato qualche ricordo di quel periodo, per favore scrivi un commento con il racconto, ricordati di inserire il nome e il cognome della persona che ha vissuto quei fatti e l'anno della sua nascita! Grazie. Davide Mocci
Mia madre Marisa Montis, 29/01/33 passata a miglior vita, raccontava che inizialmente la guerra aveva portato i razionamenti alimentari e gli allarmi, che però non destavano tante preoccupazioni giacché i bombardamenti riguardavano solo il porto e l'aeroporto di Monserrato, che erano distanti da dove abitava allora, cioè in via Satta, vicino alla Legione dei carabinieri. Mia nonna, quando suonava l'allarme, metteva i 4 figli sotto la gonna, pregava Santa Brabara e Santu Jaccu e aspettava che finisse tutto e x i bimbi era quasi un gioco! Poi i bombardamenti arrivarono più vicini, da far tremare la casa tant'è che finito l'ultimo, mia nonna con i figli corse verso la stazione di p.zza Repubblica e prese il primo treno disponibile. Con i soldi che aveva riuscì ad arrivare sino a Suelli, dove per qualche giorno sistemò la famigliola in una stalla. Solo dopo riuscì a trovare una casa pagando l'affitto con gli orecchini delle 2 figlie, togliendoglieli seduta stante. Al rientro a Cagliari la casa non c'era più, distrutta.
Ti ringrazio molto per aver lasciato questa bella testimonianza. Mentre la leggevo mi immaginavo le scene ed è come se l'avessi vissuta quella situazione grazie al tuo perfetto racconto! Mi fa molto piacere conoscere questi aspetti e vorrei che anche altri li raccontassero! Grazie
Le racconto un fatto che riguarda gli sfollati cagliaritani del '43 nel paese di Suelli, in un momento di perenne fame alimentare ed altrettante ristrettezze materiali. È un episodio raccontato dai miei parenti quando, da bambini, ci si ritrovava attorno ad un braciere (sa cuppa) durante il pomeriggio aspettando la cena. Tutto nacque dal fatto che i miei zii, allora poco più che dodicenni, videro dei paesani, con guardie e veterinari che bruciavano un grosso bue, per poi seppellirlo sotto terra. A quanto pare, l'animale era affetto da Carbonchio, malattia pericolosissima anche x gli esseri umani. Ora, da quel che si raccontava, nelle campagne era difficile trovare anche una sola cicoria, visto che appena spuntava era subito raccolta dalla gente alla continua ricerca di cibo e quando gli zii raccontarono ciò che videro alla mamma, essa esclamò :" Iii, ta lastima de pezza fuliara!". Con l'aiuto di altri sfollati, di notte, il bue fu dissoterrato, tagliato a pezzi, arrostito e mangiato x qualche giorno. Quando chiesi del sapore, uno zio mi disse che :" fia prena de terra, ma esti sa pezza prus bona chi appu mai pappau!"