Io parlo come Preparatore Portiere.Ruolo che implica personalità e cognizioni generali superiori al resto della squadra. Capacità coordinative devono essere prioritarie I ragazzi di oggi hanno poca coordinazione ,dovuta dal poco moto. Tecnica specifica del ruolo .Si deve curare e dare nozioni specifiche e non pressapochiste altrimenti con il crescere si porterà dietro le problematiche.Non basta parare ! Tattiche di gioco .Quando e come muoversi all'interno dell'area e lettura delle traettorie. Capacità condizionali .Non mollare mai anche se subentrano naturali errori nel tempo della crescita. Psicologia del ruolo.Essere un sostegno sempre e comunque per la squadra.
Se si arriva in esordienti primo anno e si notano gravi carenze coordinative non si può più insegnare niente. Le capacità coordinative sono alla base per l'apprendimento tecnico. È qui che necessita fare selezione . Purtroppo è così. Come tutti gli sport . Chi non sa danzare non può fare danza. Chi non sa impugnare una racchetta non può fare tennis. Chi non sa camminare e correre non può fare calcio. Dobbiamo smetterla di illudere i ragazzi. Il ragazzo motoriamente e tecnicamente più avanti deve giocare contro con un ragazzo altrettanto bravo. Chi è indietro deve seguire percorsi specifici
mi chiedo con quanta presunzione e mancanza di coerenza si può dire ai genitori che se devono parlar male dell'allenatore non si devono far sentire dal ragazzo? che pena
@marcoiltubo forse non le viene in mente che questa affermazione possa esser fatta all'interno di un incontro con i genitori e che il tono possa essere assolumantente scherzoso, ma che in fondo mette in risalto una cosa che accade comunemente? Non capisco dove sta la presunzione e l'incoerenza ... se me lo spiega sono disponibilissimo a mettermi in discussione perchè letta così non riesco a capire, magari mi aiuta a vederla da un punto di vista differente. (mi dispiace essermi accorto solo oggi del commento).
@@LorenzoSimeoni l'allenatore, se fa il suo mestiere consapevole e convinto di quel che fa e, ovviamente non forzato dalla natura come invece può capitare a certi genitori che si trovano con dei figli senza capire che devono crescere con loro e imparare a diventare bravi genitori, ha il dovere di mettersi a disposizione di quei genitori che eventualmente lo criticano (a ragion veduta o meno) per confrontarsi con loro. Sarebbe bello se i genitori non si facessero sentire dal ragazzo e venissero direttamente da lei ma se lei fa l'allenatore da un pò di tempo non capisco come non si sia reso conto che al mondo è pieno di gente come lei che ha paura delle critiche e chissà perchè? se uno è nel giusto non ha paura di alcuna critica, ci rifletta. il fatto di essere criticati è sempre un valore per chi è criticato essendo nel giusto perchè fa emergere nel successivo dibattito la possibilità di confrontarsi e di far capire al genitore il proprio errore e quindi sarà una lezione molto educativa sia per il genitore che per il figlio. per chi è criticato senza essere nel giusto è ugualmente un valore perchè solo essendo criticati si può aver la possibilità di migliorarsi. il problema è che ci vuole coraggio e umiltà nel credere di sbagliare (chi fa calcio come può non capire che nella vita tutti sbagliamo e spesso senza capire nè come nè perchè). se si segue il suo ragionamento molti genitori per paura di non esser competenti potrebbero evitare di parlarne col figlio e ll'allenatore potrebbe non accorgersi mai di sbagliare. il figlio quindi è un tramite, un mezzo, sia per il genitore che per l'allenatore. infatti i bambini sono l'unico modo che gli adulti hanno per continuare a crescere. è molto triste che gli allenatori scimmiottino quello che ormai accade a scuola con risultati in società di cui tutti siamo consapevoli: generazioni di adulti educati all'ipocrisia, alla superficialità, alla presunzione, alla falsa collaborazione. orami il danno è fatto e lo vediamo quando educatori della sua età non si accorgono che il bambino è un mezzo che noi educatori ci arricchiamo educando mentre i ragazzi si impoveriscono dal contatto con noi adulti ma i ragazzi sono generosi e noi avantaggiati dal loro bisogno di gioco e questa è una colpa grave di noi adulti, spesso pagati per rovinare i bambini e farli diventari adulti come noi. con affetto ma anche con sincerità sperando che i semi di una umanità vera spezzino la cultura diseducativa degli adulti che pensano di sapere tutto e dettano le regole (che non disturbino mai il manovratore)
@@marcoiltubo la ringrazio per la risposta, dato che mi ripeto sempre che "non imparo mai nulla da chi mi da ragione" anche in questo caso cercherò di fare tesoro delle osservazioni ricevute. Non penso che lei mi consosca, e mi dispiace che abbia tratto tutte queste conclusioni sul mio conto, ma va bene così, non si può piacere a tutti. Quello che non capisco invece è da dove si deduce che io avrei paura delle critiche e che io non avrei un bel rapporto con i genitori dei ragazzi che alleno. IPer me i ragazzi sono al centro e quindi non sono un mezzo bensì il fine, il mio scopo è quello di aiutarli nel loro percorso di crescita a 360°. Il mio percorso è alla continua ricerca di migliorarmi e se non si riconoscono gli errori come è possibile farlo? comunque mi fermo qui e dato che non conosco esattamente il suo nome e cognome e nemmeno dove abita, le dico che se le capita di passare per Vicenza mi venga pure a trovare che davanti a un buon caffè ci si capisce meglio che non attraverso i messaggi. cordiali Saluti
@@LorenzoSimeoni mi chiamo marco marini e sono di perugia. i ragazzi sono un mezzo, non un fine. sono il mezzo attraverso cui noi adulti possiamo migliorare o, forse più umilmente, non peggiorare. Non ho pensato di lei personalmente. La mia era una riflessione didattica, sul ragionamento, non su quello che lei concretamente fa o non fa, sente o non sente. Stiamo parlando del ruole dell'allenatore in generale. I risultati possono essere ottimi pur facendo discorsi paradossali e viceversa perchè tra il dire e il fare c'è il mare e in uno sport complesso come il calcio tutti hanno ragione e tutti hanno torto. Per questo ho fatto una critica alle sue parole. Lei può avere genitori avveduti e principi errati quindi un rapporto bellissimo coi genitori. viceversa io posso avere genitori disgraziati e principi solidissimi e quindi rapporti molto complicati. non si possono trarre conclusioni. io non volevo trarne. io ho solo esposto i principi in cui credo. per me i genitori devono essere liberi come sono libero io di allenare e come devono essere liberi i ragazzi di esprimersi giocando. grz per l'invito ma ho 5 figli piccoli e mi muovo pochissimo. ho anche poco tempo per confrontarmi con gli altri. spesso trovo gente che a parole si dice prontissima al confronto e capisco perchè, perchè ha idee cristallizate, non legge gli studi scientifici, ha capito poco di come è fatto un bambino e del suo modo di comunicare e dei suoi bisogni, ha capito molto meno di come è fatta la società occidentale moderna e di come il calcio sia prono a condizionamenti di cui è pervasa la società per cui tanti discorsi sono solo aria fritta. nessuno o quasi affronta i temi veri e in modo profondo e cioè che cosa significa eduicare un bambino, chi ti da il diritto di farlo, come lo fai e perchè lo fai se non sei il padre. il gioco è un mezzo educante, il calcio credo sia il gioco più bello e funzionale all'educazione. vedo intorno a me il deserto culturale soprattutto dai tecnici. grazie al fatto che il calcio è davvero un gioco che si approssima tantissimo alla vita vera anche quelli come me riscono a svolgere il mestiere. il problema è che la maggior parte dei tecnici pensa di essere preparato. non è il suo caso. però ho voluto ugualmente segnalarle dei punti in cui secondo me lei deve lavorare su se stesso. cordiali saluti
Io parlo come Preparatore Portiere.Ruolo che implica personalità e cognizioni generali superiori al resto della squadra.
Capacità coordinative
devono essere prioritarie I ragazzi di oggi hanno poca coordinazione ,dovuta dal poco moto.
Tecnica specifica del ruolo
.Si deve curare e dare nozioni specifiche e non pressapochiste altrimenti con il crescere si porterà dietro le problematiche.Non basta parare !
Tattiche di gioco
.Quando e come muoversi all'interno dell'area e lettura delle traettorie.
Capacità condizionali
.Non mollare mai anche se subentrano naturali errori nel tempo della crescita.
Psicologia del ruolo.Essere un sostegno sempre e comunque per la squadra.
A COSA NON CREDONO NELLA DIDATTICA DEL ALLENAMENTO.SERGIO SOLDANO
Se si arriva in esordienti primo anno e si notano gravi carenze coordinative non si può più insegnare niente. Le capacità coordinative sono alla base per l'apprendimento tecnico. È qui che necessita fare selezione . Purtroppo è così. Come tutti gli sport . Chi non sa danzare non può fare danza. Chi non sa impugnare una racchetta non può fare tennis. Chi non sa camminare e correre non può fare calcio. Dobbiamo smetterla di illudere i ragazzi.
Il ragazzo motoriamente e tecnicamente più avanti deve giocare contro con un ragazzo altrettanto bravo.
Chi è indietro deve seguire percorsi specifici
molto interessante
Seccondo me e il RESPONSABILTE TECNICO CHE DA I PARAMETRI.AL CAPO AREA DI SELEZIONE.
mi chiedo con quanta presunzione e mancanza di coerenza si può dire ai genitori che se devono parlar male dell'allenatore non si devono far sentire dal ragazzo? che pena
@marcoiltubo forse non le viene in mente che questa affermazione possa esser fatta all'interno di un incontro con i genitori e che il tono possa essere assolumantente scherzoso, ma che in fondo mette in risalto una cosa che accade comunemente? Non capisco dove sta la presunzione e l'incoerenza ... se me lo spiega sono disponibilissimo a mettermi in discussione perchè letta così non riesco a capire, magari mi aiuta a vederla da un punto di vista differente. (mi dispiace essermi accorto solo oggi del commento).
@@LorenzoSimeoni l'allenatore, se fa il suo mestiere consapevole e convinto di quel che fa e, ovviamente non forzato dalla natura come invece può capitare a certi genitori che si trovano con dei figli senza capire che devono crescere con loro e imparare a diventare bravi genitori, ha il dovere di mettersi a disposizione di quei genitori che eventualmente lo criticano (a ragion veduta o meno) per confrontarsi con loro. Sarebbe bello se i genitori non si facessero sentire dal ragazzo e venissero direttamente da lei ma se lei fa l'allenatore da un pò di tempo non capisco come non si sia reso conto che al mondo è pieno di gente come lei che ha paura delle critiche e chissà perchè? se uno è nel giusto non ha paura di alcuna critica, ci rifletta. il fatto di essere criticati è sempre un valore per chi è criticato essendo nel giusto perchè fa emergere nel successivo dibattito la possibilità di confrontarsi e di far capire al genitore il proprio errore e quindi sarà una lezione molto educativa sia per il genitore che per il figlio. per chi è criticato senza essere nel giusto è ugualmente un valore perchè solo essendo criticati si può aver la possibilità di migliorarsi. il problema è che ci vuole coraggio e umiltà nel credere di sbagliare (chi fa calcio come può non capire che nella vita tutti sbagliamo e spesso senza capire nè come nè perchè). se si segue il suo ragionamento molti genitori per paura di non esser competenti potrebbero evitare di parlarne col figlio e ll'allenatore potrebbe non accorgersi mai di sbagliare. il figlio quindi è un tramite, un mezzo, sia per il genitore che per l'allenatore. infatti i bambini sono l'unico modo che gli adulti hanno per continuare a crescere. è molto triste che gli allenatori scimmiottino quello che ormai accade a scuola con risultati in società di cui tutti siamo consapevoli: generazioni di adulti educati all'ipocrisia, alla superficialità, alla presunzione, alla falsa collaborazione. orami il danno è fatto e lo vediamo quando educatori della sua età non si accorgono che il bambino è un mezzo che noi educatori ci arricchiamo educando mentre i ragazzi si impoveriscono dal contatto con noi adulti ma i ragazzi sono generosi e noi avantaggiati dal loro bisogno di gioco e questa è una colpa grave di noi adulti, spesso pagati per rovinare i bambini e farli diventari adulti come noi. con affetto ma anche con sincerità sperando che i semi di una umanità vera spezzino la cultura diseducativa degli adulti che pensano di sapere tutto e dettano le regole (che non disturbino mai il manovratore)
@@marcoiltubo la ringrazio per la risposta, dato che mi ripeto sempre che "non imparo mai nulla da chi mi da ragione" anche in questo caso cercherò di fare tesoro delle osservazioni ricevute. Non penso che lei mi consosca, e mi dispiace che abbia tratto tutte queste conclusioni sul mio conto, ma va bene così, non si può piacere a tutti. Quello che non capisco invece è da dove si deduce che io avrei paura delle critiche e che io non avrei un bel rapporto con i genitori dei ragazzi che alleno. IPer me i ragazzi sono al centro e quindi non sono un mezzo bensì il fine, il mio scopo è quello di aiutarli nel loro percorso di crescita a 360°.
Il mio percorso è alla continua ricerca di migliorarmi e se non si riconoscono gli errori come è possibile farlo? comunque mi fermo qui e dato che non conosco esattamente il suo nome e cognome e nemmeno dove abita, le dico che se le capita di passare per Vicenza mi venga pure a trovare che davanti a un buon caffè ci si capisce meglio che non attraverso i messaggi. cordiali Saluti
@@LorenzoSimeoni mi chiamo marco marini e sono di perugia. i ragazzi sono un mezzo, non un fine. sono il mezzo attraverso cui noi adulti possiamo migliorare o, forse più umilmente, non peggiorare. Non ho pensato di lei personalmente. La mia era una riflessione didattica, sul ragionamento, non su quello che lei concretamente fa o non fa, sente o non sente. Stiamo parlando del ruole dell'allenatore in generale. I risultati possono essere ottimi pur facendo discorsi paradossali e viceversa perchè tra il dire e il fare c'è il mare e in uno sport complesso come il calcio tutti hanno ragione e tutti hanno torto. Per questo ho fatto una critica alle sue parole. Lei può avere genitori avveduti e principi errati quindi un rapporto bellissimo coi genitori. viceversa io posso avere genitori disgraziati e principi solidissimi e quindi rapporti molto complicati. non si possono trarre conclusioni. io non volevo trarne. io ho solo esposto i principi in cui credo. per me i genitori devono essere liberi come sono libero io di allenare e come devono essere liberi i ragazzi di esprimersi giocando. grz per l'invito ma ho 5 figli piccoli e mi muovo pochissimo. ho anche poco tempo per confrontarmi con gli altri. spesso trovo gente che a parole si dice prontissima al confronto e capisco perchè, perchè ha idee cristallizate, non legge gli studi scientifici, ha capito poco di come è fatto un bambino e del suo modo di comunicare e dei suoi bisogni, ha capito molto meno di come è fatta la società occidentale moderna e di come il calcio sia prono a condizionamenti di cui è pervasa la società per cui tanti discorsi sono solo aria fritta. nessuno o quasi affronta i temi veri e in modo profondo e cioè che cosa significa eduicare un bambino, chi ti da il diritto di farlo, come lo fai e perchè lo fai se non sei il padre. il gioco è un mezzo educante, il calcio credo sia il gioco più bello e funzionale all'educazione. vedo intorno a me il deserto culturale soprattutto dai tecnici. grazie al fatto che il calcio è davvero un gioco che si approssima tantissimo alla vita vera anche quelli come me riscono a svolgere il mestiere. il problema è che la maggior parte dei tecnici pensa di essere preparato. non è il suo caso. però ho voluto ugualmente segnalarle dei punti in cui secondo me lei deve lavorare su se stesso. cordiali saluti