All’Italia di Giacomo Leopardi

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  • เผยแพร่เมื่อ 7 ก.พ. 2025
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    All’Italia di Giacomo Leopardi
    I
    O patria mia, vedo le mura e gli archi
    e le colonne e i simulacri e l’erme
    torri degli avi nostri,
    ma la gloria non vedo,
    non vedo il lauro e il ferro ond’eran carchi 5
    i nostri padri antichi. Or fatta inerme,
    nuda la fronte e nudo il petto mostri.
    Oimè! quante ferite,
    che lividor, che sangue! oh, qual ti veggio,
    formosissima donna! Io chiedo al cielo 10
    e al mondo: - Dite, dite;
    chi la ridusse a tale? - E questo è peggio,
    che di catene ha carche ambe le braccia;
    sí che sparte le chiome e senza velo
    siede in terra negletta e sconsolata, 15
    nascondendo la faccia
    tra le ginocchia, e piange.
    - Piangi, ché ben hai donde, Italia mia,
    le genti a vincer nata
    e nella fausta sorte e nella ria. 20
    Se fosser gli occhi tuoi due fonti vive,
    mai non potrebbe il pianto
    adeguarsi al tuo danno ed allo scorno;
    ché fosti donna, or sei povera ancella.
    Chi di te parla o scrive, 25
    che, rimembrando il tuo passato vanto,
    non dica: - Giá fu grande, or non è quella? -
    Perché, perché? Dov’è la forza antica?
    dove l’armi e il valore e la costanza?
    Chi ti discinse il brando? 30
    chi ti tradí? Qual arte o qual fatica
    o qual tanta possanza
    valse a spogliarti il manto e l’auree bende?
    Come cadesti o quando
    da tanta altezza in cosí basso loco? 35
    Nessun pugna per te? non ti difende
    nessun de’ tuoi? L’armi, qua l’armi: io solo
    combatterò, procomberò sol io.
    Dammi, o ciel, che sia foco
    agl’italici petti il sangue mio. 40
    Dove sono i tuoi figli? Odo suon d’armi
    e di carri e di voci e di timballi:
    in estranie contrade
    pugnano i tuoi figliuoli.
    Attendi. Italia, attendi. Io veggio, o parmi, 45
    un fluttuar di fanti e di cavalli,
    e fumo e polve, e luccicar di spade
    come tra nebbia lampi.
    Né ti conforti? e i tremebondi lumi
    piegar non soffri al dubitoso evento? 50
    A che pugna in quei campi
    l’itala gioventude? O numi, o numi!
    pugnan per altra terra itali acciari.
    Oh misero colui che in guerra è spento,
    non per li patrii lidi e per la pia 55
    consorte e i figli cari,
    ma da nemici altrui,
    per altra gente, e non può dir morendo:
    - Alma terra natia,
    la vita che mi desti ecco ti rendo. - 60
    Oh venturose e care e benedette
    l’antiche etá, che a morte
    per la patria correan le genti a squadre,
    e voi sempre onorate e gloriose,
    o tessaliche strette, 65
    dove la Persia e il fato assai men forte
    fu di poch’alme franche e generose!
    Io credo che le piante e i sassi e l’onda
    e le montagne vostre al passeggere
    con indistinta voce 70
    narrin siccome tutta quella sponda
    coprîr le invitte schiere
    de’ corpi ch’alla Grecia eran devoti.
    Allor, vile e feroce,
    Serse per l’Ellesponto si fuggia, 75
    fatto ludibrio agli ultimi nepoti;
    e sul colle d’Antela, ove morendo
    si sottrasse da morte il santo stuolo,
    Simonide salía,
    guardando l’etra e la marina e il suolo. 80
    E di lacrime sparso ambe le guance,
    e il petto ansante, e vacillante il piede,
    toglieasi in man la lira:
    - Beatissimi voi,
    ch’offriste il petto alle nemiche lance 85
    per amor di costei ch’al sol vi diede;
    voi, che la Grecia cole e il mondo ammira.
    Nell’armi e ne’ perigli
    qual tanto amor le giovanette menti,
    qual nell’acerbo fato amor vi trasse? 90
    Come sí lieta, o figli,
    l’ora estrema vi parve, onde ridenti
    correste al passo lacrimoso e duro?
    Parea ch’a danza e non a morte andasse
    ciascun de’ vostri, o a splendido convito: 95
    ma v’attendea lo scuro
    Tartaro, e l’onda morta;
    né le spose vi fôro o i figli accanto,
    quando su l’aspro lito
    senza baci moriste e senza pianto. 100
    Ma non senza de’ Persi orrida pena
    ed immortale angoscia.
    Come lion di tori entro una mandra
    or salta a quello in tergo e sí gli scava
    con le zanne la schiena, 105
    or questo fianco addenta or quella coscia;
    tal fra le perse torme infuriava
    l’ira de’ greci petti e la virtute.
    Ve’ cavalli supini e cavalieri;
    vedi intralciare ai vinti 110
    la fuga i carri e le tende cadute,
    e correr fra’ primieri
    pallido e scapigliato esso tiranno;
    ve’ come infusi e tinti
    del barbarico sangue i greci eroi, 115
    cagione ai Persi d’infinito affanno,
    a poco a poco vinti dalle piaghe,
    l’un sopra l’altro cade. Oh viva! oh viva!
    beatissimi voi
    mentre nel mondo si favelli o scriva. 120
    Prima divelte, in mar precipitando,
    spente nell’imo strideran le stelle,
    che la memoria e il vostro
    amor trascorra o scemi.
    La vostra tomba è un’ara; e qua mostrando 125
    verran le madri ai parvoli le belle
    orme del vostro sangue. Ecco, io mi prostro,
    o benedetti, al suolo,
    e bacio questi sassi e queste zolle,
    che fien lodate e chiare eternamente 130
    dall’uno all’altro polo.
    Deh! foss’io pur con voi qui sotto, e molle
    fosse del sangue mio quest’alma terra.
    Ché, se il fato è diverso, e non consente
    ch’io per la Grecia i moribondi lumi 135
    chiuda prostrato in guerra,
    cosí la vereconda
    fama del vostro vate appo i futuri
    possa, volendo i numi,
    tanto durar quanto la vostra duri. 140

ความคิดเห็น • 2

  • @massimofassina
    @massimofassina ปีที่แล้ว

    Molto molto Utile e ben fatto, complimenti.

    • @luigigaudio
      @luigigaudio  ปีที่แล้ว

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