Questa è una delle sintesi più puntuali e dettagliate in onda su you tube. Un ringraziamento sentito al Sig Rivis e i miei complimenti per la Sua competenza e disponibilità.
Spiegazione chiarissima e dettagliata, comprensibile anche da chi, come me, subisce un grande fascino dalle grandi opere senza averne alcuna competenza. Grazie per questo magnifico video.
Buon giorno Sig. @luigirivis non so se leggerà questo mio commento. Complimenti per la spiegazione impeccabile e cristallina della vicenda. Quello che più mi ha colpito è che nessuno dei tecnici si poneva il problema di un possibile travaso dell' acqua a causa della frana. Tutti erano particolarmente tranquilli tanto che molti ci hanno rimesso la vita. Non so da cosa dipendesse questa loro convinzione visto che qualsiasi studio o prova sono stati fatti in modo poco approfondito. Quello che manca dal suo prezioso racconto sono le paure della popolazione della valle del Vajont ai continui terremoti casuati dalla montagna,e dal supponente menefreghismo dei dirigenti della società che la gestivano. È evidente che in questa vicenda è mancato lo Stato. Io chiaramente sono ignorante ma mi chiedo se era lecito costruire una diga sifatta, anche alla luce della tragedia che ne è scaturita, spezzando la vita di più di 1900 innocenti, oltre che a decretare la fine di un progetto importante come la produzione di energia da una fonte rinnovabile. La ringrazio se leggerà questo commento.
Solo dopo più di due mesi le rispondo e di questo mi scuso. Per la verità sono stato incerto se risponderle perché dopo le due righe iniziali di complimenti, mi fa delle domande basate su ipotesi che derivano o da sue convinzioni o da dei sentito dire. A queste domande ho indirettamente risposto nel filmato e nel mio libro, se l’ha letto. Vedrò comunque di darle due precisazioni. Caduta della frana. Sapevamo, dalle prove fatte a Nove sul modello, che la caduta della frana non avrebbe dato particolari problemi e che al massimo ci sarebbe verificare un possibile sfioro dalla diga nel caso che la frana fosse caduta: “nel tempo eccezionalmente ridotto di 1 - 1,5 minuti, la quota di 700 m s.l.m. può considerarsi di assoluta sicurezza nei riguardi anche del più catastrofico prevedibile evento di frana”, come ha scritto il responsabile delle prove. A quel tempo nessuno immaginava una caduta così anomala e veloce di frane: infatti è caduta in 20 - 25 secondi, cioè tre volte più veloce dell’ipotizzato e questo giustifica l’innalzamento dell’onda di quasi 200 m sopra la diga. Le prove sono state fatte correttamente, come ha riconosciuto il tribunale de L’Aquila. Altra fantasia raccontate dopo sono ii continui terremoti. Ci fu un solo terremoto, il 2 settembre del 1963 del 6° grado della scala Mercalli, avvertito da Longarone a Cimolais e che non aveva alcun rapporto con la frana perché, come ha scritto il prof. Caloi “il sisma aveva origini profonde, con l'epicentro distante 6 km dal bacino del Vajont“. Per non farla lunga, tralascio il discorso paure e diga. Eventualmente mi chiami al telefono: sono sulla rete di Belluno. @@MassimoMollica
Buongiorno...ho guardato con attenzione questo video, come altri sul 9 ottobre 1963 ed ho letto i commenti sotto. Credo che si faccia una gran confusione, tra ciò che è tecnica, progetto, Stato ed interessi economici...e ciò che è giornalismo, teatro, magistratura e politica. Ognuno di questi sostantivi (limitati volutamente a 8, per amor di sintesi) nasconde persone (...e relative azioni/ruoli) che sono stati....prima, durante e dopo l'immane tragedia, protagonisti o comprimari della stessa. Ci mancherebbe che ciò non avvenisse e che solo i primi, potessero parlare dell'argomento in quanto "studiati" o "esperti" in materia, al netto ovviamente delle semplificazioni o lacune dei secondi. La confusione, oltremodo è ulteriormente alimentata da replicare qui la bontà del Progetto Grande Vajont, la solidità della Diga e la competenza idraulica dei Manager Italiani dell'epoca...quando tutto questo NON è mai stato messo in discussione. Altresì come il Processo, i libri, i giornali non allineati..persino il teatro abbiano indicato, in primis le errate e tardive rilevazioni geologiche e poi la SADE nella sua gestione ostinata, presuntuosa e ovviamente lucrosa di un progetto (diventato AVULSO DALLA LORO USUALE COMPETENZA) potenzialmente pericoloso. Un PROGETTO legato a forze di tali proporzioni (milioni di m2 di frana e milioni di m2 d'acqua) che personalmente mi chiedo se stiamo parlando di Italia anni 60 o di qualche dittatura militare (vedi Turchia, Cina, Egitto ecc.) che almeno ha avuto la bontà di mandar via con le brutte, migliaia e migliaia di persone, prima di allagare. Speriamo però di scoprire un giorno che tipo di gas straordinario sia riuscito a far passare l' immensa frana da 20 km all'ora previsti (e "rotolanti") a 100...come d'altronde da piano inclinato e leggi della fisica... ci sarebbe da diventar ricchi...
PURTROPPO, come sempre accade, ricostruzioni precise e dettagliate non hanno ASSOLUTAMENTE visibilità in termini di numeri "like" da parte dell'algoritmo di TH-cam. Vale MOLTO di più, in termini di visualizzazioni, un personaggio noto che racconta minkiate o ricostruzioni di fantasia, piuttosto che una VERITA' vissuta da chi c'era ed era al corrente dei fatti e delle dinamiche di questa storia. E' altrettanto vero che alla gente: 1) non interessano cose accadute oltre 50 fa in un paese che ha sempre nascosto certe verità scomode 2) i video da oltre 5 minuti vengono abbandonati celermente dalla maggior parte dei fruitori della piattaforma 3) questo canale, che ha un documento così importante, è praticamente sconosciuto con 25 iscritti e meno di 4000 visualizzazioni in oltre 1 anno 4) il sig. Luigi Rivis (che ringrazio per la sua vissuta ricostruzione) purtroppo non ha le capacità per intrattenere un pubblico sfuggente come quello dei social, a causa un modo di raccontare lento e stancante per chi non è appassionato come me ad altre poche persone Comunque, 1 grazie e 1 like !!
@@lucaperuzza3724 Ad esempio il collaudo della diga, dove su alcuni siti (libri, filmati/interviste e rete virtuale) si sostiene che se non fosse stata raggiunta la quota di massimo invaso a 722,50 m, la diga non sarebbe passata all’Enel o quantomeno non sarebbe stata pagata alla SADE. Ma la legge del dicembre 1962 che istitutiva l’Enel, prevedeva che le società espropriate fossero state indennizzate “...in misura pari alla media dei valori del capitale delle società quale risulta dai prezzi di compenso delle azioni [...] nel periodo dal 1° gennaio 1959 al 31 dicembre 1961”. Quindi l’indennizzo non sarebbe dipeso dal valore dei singoli impianti: nel caso specifico, per la Sade il mancato collaudo del Vajont non avrebbe avuto alcun effetto sull’entità dell’indennizzo che doveva ancora ricevere. Questa precisazione trovò conferma anche nella sentenza del 3 ottobre 1970 della Corte d’Appello dell’Aquila, che afferma: «Non è agevole rilevare, del resto, quali vantaggi patrimoniali la Sade avrebbe potuto trarre dal collaudo dell’opera, dato che il contributo statale non ancora corrisposto, per il sistema adottato dalla legge, sarebbe entrato nelle casse dell’Enel, e dato che l’indennità di espropriazione era stata determinata, dalla stessa legge, in modo forfettario, senza alcun riferimento al valore o alla funzionalità degli impianti ceduti». Il valore del contributo statale a fondo perduto non ancora corrisposto era di “circa 283 milioni” (di lire). Va anche precisato che arrivare a 722,50, non significava il collaudo automatico della diga. Infatti, si sarebbe poi dovuto svasare per controllare il comportamento della struttura della diga e delle spalle di appoggio, al fine di accertarsi che tutti i parametri strumentali ritornassero ai dati di partenza. Comunque, sarebbe stato molto improbabile arrivare al collaudo dell’intera opera, prima che si fossero stabilizzate le già note problematiche delle sponde.
@@LuigiRivis a maggior ragione allora ci si doveva fermar prima o prendere molte più precauzioni prima dell'inevitabile crollo. Comunque complimenti per la presentazione molto dettagliata dal punto di vista tecnico e per i contributi fotografici e grafici precisi e chiari e si percepisce il forte dolore e lo sforzo emotivo per parlare di un evento che ha lasciato il segno.
Qualche indizio su chi farebbe o avrebbe fatto disinformazione non guasterebbe. Mi piacerebbe inoltre sapere dal signor Rivis cosa ne pensa della ricostruzione messa in scena da Marco Paolini su RAI 2 nel ottobre del 1997
Alla fine della video conferenza ho elencato alcune fonti di disinformazione. A Paolini va indubbiamente il merito di aver portato il Vajont alla ribalta mediatica. Ma la storia del Vajont è più complessa e sfaccettata, e con le sue licenze e omissioni in parte la sostituisce dando un contenuto diverso.
@@LuigiRivis e da un quadro della situazione che fa sembrare i tecnici che lavorarono con professionalità qualcosa di simile alla Banda Bassotti. Scusi sig. Rivis, sa se il suo libro si può ancora trovare?
Ho letto il lbro e visto il filmato della conferenza, che ne costituisce un'ottima sintesi. Ma dov'è la riproduzione del cippo nel libro ? Nel mio non c'è. Comunque questo documentario pone interrogativi inquietanti, anche a me che non sono un'addetta ai lavori. Francesca Rocchi
18:00 le dimensioni e la velocita' della frana erano proporzionali al livello del lago: che bisogno c'era di "collaudare l'invaso", se era gia' prevista la frana ? 22:45 "l'unico punto di contatto tra i 2 servizi era il LIVELLO dell'ACQUA"
18:00. Perché, secondo le previsioni geologiche (sbagliate, a posteriori) era previsto che la frana cadesse in modo che il bacino sarebbe rimasto ancora utilizzabile e quindi collaudabile e riutilizzabile, anche se con il volume ridotto di 1/3. 22:45. In effetti era così. La richiesta arrivava a Soverzene in forma scritta o con lettera o con fonogramma
4:09 un sistema di una complessita' pazzesca 23:27 piu' aumenta la complessita', e piu' aumenta il rischio e se si inceppa qualcosa, va in crisi l'intero sistema ... meglio un sistema "decentrato" di produzione energia
Le garantisco che è molto più complesso gestire tanti impianti decentrati che un sistema organico come questo, peraltro relativamente semplice se consideriamo che è concepito per sfruttare al massimo le risorse idriche. Per dire, la diffusione degli impianti fotovoltaici ha complicato moltissimo la gestione delle reti
Mi permetto di aggiungere un commento, ricostruzione dei fatti puntuale con dovizia di dettagli tecnici e cronologici... La più esauriente che si trova nel web... percepisco la sofferenza del relatore nell'esposizione dei fatti in quanto vissuti in diretta e rimasti scolpiti nella mente in modo indelebile..unico dubbio l'ipotesi della gassificazione dell'acqua contenuta nello strato di argilla la ritengo poco plausibile. Secondo me, basta guardare il piano di scivolamento della frana e notare la particolare mancanza di asperità se non la incredibile planarità per giustificare la elevata velocità di caduta
Al minuto 18 della videoconferenza, ho riportato quella che è l’ipotesi più accreditata dalla comunità scientifica. Tesi confermata anche dal geologo Edoardo Semenza.
Buongiorno, al di là delle situazioni che hanno portato a questa immane tragedia ritengo che sia doveroso dare una nuova vita alla diga e alla produzione di energia idroelettrica sfruttando il bacino rimasto. Non deve rimanere a perenne ricordo del disastro citato anche dall'ONU...ma si deve dare un segnale di rinascita e di capacità dell'uomo di risollevarsi fa qualsiasi evento
@@marasoren744 Nel 2010 ci fù il progetto della costruzione di una centralina elettrica da parte di privati, con gli accordi dei tre comuni, (Longarone, Castellavazzo, Erto e Casso). Si voleva riutilizzare l'acqua del torrente Vajont in uscita dal by-pass. Ovviamente ci furono numerose proteste, tra chi era favorevole, e chi si opponeva, ma poi nel 2011 si arenò il tutto, e la sua costruzione non venne più proposta.
Racconto molto interessante. Mi piacerebbe sapere a quali menzogne si riferiva il signor Rivis, spero che non sia uno dei sostenitori della difesa di Semenza come tentò di fare il figlio nel suo libro con argomentazioni piuttosto carenti.
Il più bel documentario che abbia mai visto sul Vajont. Bravissimi 🎉
Questa è una delle sintesi più puntuali e dettagliate in onda su you tube. Un ringraziamento sentito al Sig Rivis e i miei complimenti per la Sua competenza e disponibilità.
Grazie per la sua preziosa testimonianza Luigi Rivis,la stimo molto perchè lei è prima di tutto un signore.
Finalmente una spiegazione chiara , con immagini e affermazioni puntuali senza fronzoli ed elementi soggettivi. Ottimo lavoro Ingegnere.grazie.
Spiegazione chiarissima e dettagliata, comprensibile anche da chi, come me, subisce un grande fascino dalle grandi opere senza averne alcuna competenza. Grazie per questo magnifico video.
Grazie , la spiegazione più chiara che abbia mai sentito. , con profusione di disegni e mappe molto esplicativa
bellissimo racconto, uno dei più belli in TH-cam sul Vajont
Finalmente la storia del Vajont raccontata in modo esplicito da chi l'ha vissuta in prima persona. 👍🏼
grazie per aver messo online questo video
Video interessante! Complimenti a Luigi Rivis
Grazie signor Rivis....
Ringrazio, delle varie e pertinenti osservazioni.
Buon giorno Sig. @luigirivis non so se leggerà questo mio commento. Complimenti per la spiegazione impeccabile e cristallina della vicenda. Quello che più mi ha colpito è che nessuno dei tecnici si poneva il problema di un possibile travaso dell' acqua a causa della frana. Tutti erano particolarmente tranquilli tanto che molti ci hanno rimesso la vita. Non so da cosa dipendesse questa loro convinzione visto che qualsiasi studio o prova sono stati fatti in modo poco approfondito. Quello che manca dal suo prezioso racconto sono le paure della popolazione della valle del Vajont ai continui terremoti casuati dalla montagna,e dal supponente menefreghismo dei dirigenti della società che la gestivano. È evidente che in questa vicenda è mancato lo Stato. Io chiaramente sono ignorante ma mi chiedo se era lecito costruire una diga sifatta, anche alla luce della tragedia che ne è scaturita, spezzando la vita di più di 1900 innocenti, oltre che a decretare la fine di un progetto importante come la produzione di energia da una fonte rinnovabile. La ringrazio se leggerà questo commento.
Solo dopo più di due mesi le rispondo e di questo mi scuso.
Per la verità sono stato incerto se risponderle perché dopo le due righe iniziali di complimenti, mi fa delle domande basate su ipotesi che derivano o da sue convinzioni o da dei sentito dire. A queste domande ho indirettamente risposto nel filmato e nel mio libro, se l’ha letto. Vedrò comunque di darle due precisazioni.
Caduta della frana. Sapevamo, dalle prove fatte a Nove sul modello, che la caduta della frana non avrebbe dato particolari problemi e che al massimo ci sarebbe verificare un possibile sfioro dalla diga nel caso che la frana fosse caduta: “nel tempo eccezionalmente ridotto di 1 - 1,5 minuti, la quota di 700 m s.l.m. può considerarsi di assoluta sicurezza nei riguardi anche del più catastrofico prevedibile evento di frana”, come ha scritto il responsabile delle prove. A quel tempo nessuno immaginava una caduta così anomala e veloce di frane: infatti è caduta in 20 - 25 secondi, cioè tre volte più veloce dell’ipotizzato e questo giustifica l’innalzamento dell’onda di quasi 200 m sopra la diga. Le prove sono state fatte correttamente, come ha riconosciuto il tribunale de L’Aquila.
Altra fantasia raccontate dopo sono ii continui terremoti. Ci fu un solo terremoto, il 2 settembre del 1963 del 6° grado della scala Mercalli, avvertito da Longarone a Cimolais e che non aveva alcun rapporto con la frana perché, come ha scritto il prof. Caloi “il sisma aveva origini profonde, con l'epicentro distante 6 km dal bacino del Vajont“.
Per non farla lunga, tralascio il discorso paure e diga. Eventualmente mi chiami al telefono: sono sulla rete di Belluno.
@@MassimoMollica
Grazie mille.
Buongiorno...ho guardato con attenzione questo video, come altri sul 9 ottobre 1963 ed ho letto i commenti sotto. Credo che si faccia una gran confusione, tra ciò che è tecnica, progetto, Stato ed interessi economici...e ciò che è giornalismo, teatro, magistratura e politica. Ognuno di questi sostantivi (limitati volutamente a 8, per amor di sintesi) nasconde persone (...e relative azioni/ruoli) che sono stati....prima, durante e dopo l'immane tragedia, protagonisti o comprimari della stessa. Ci mancherebbe che ciò non avvenisse e che solo i primi, potessero parlare dell'argomento in quanto "studiati" o "esperti" in materia, al netto ovviamente delle semplificazioni o lacune dei secondi. La confusione, oltremodo è ulteriormente alimentata da replicare qui la bontà del Progetto Grande Vajont, la solidità della Diga e la competenza idraulica dei Manager Italiani dell'epoca...quando tutto questo NON è mai stato messo in discussione. Altresì come il Processo, i libri, i giornali non allineati..persino il teatro abbiano indicato, in primis le errate e tardive rilevazioni geologiche e poi la SADE nella sua gestione ostinata, presuntuosa e ovviamente lucrosa di un progetto (diventato AVULSO DALLA LORO USUALE COMPETENZA) potenzialmente pericoloso. Un PROGETTO legato a forze di tali proporzioni (milioni di m2 di frana e milioni di m2 d'acqua) che personalmente mi chiedo se stiamo parlando di Italia anni 60 o di qualche dittatura militare (vedi Turchia, Cina, Egitto ecc.) che almeno ha avuto la bontà di mandar via con le brutte, migliaia e migliaia di persone, prima di allagare. Speriamo però di scoprire un giorno che tipo di gas straordinario sia riuscito a far passare l' immensa frana da 20 km all'ora previsti (e "rotolanti") a 100...come d'altronde da piano inclinato e leggi della fisica... ci sarebbe da diventar ricchi...
PURTROPPO, come sempre accade, ricostruzioni precise e dettagliate non hanno ASSOLUTAMENTE visibilità in termini di numeri "like" da parte dell'algoritmo di TH-cam.
Vale MOLTO di più, in termini di visualizzazioni, un personaggio noto che racconta minkiate o ricostruzioni di fantasia, piuttosto che una VERITA' vissuta da chi c'era ed era al corrente dei fatti e delle dinamiche di questa storia.
E' altrettanto vero che alla gente:
1) non interessano cose accadute oltre 50 fa in un paese che ha sempre nascosto certe verità scomode
2) i video da oltre 5 minuti vengono abbandonati celermente dalla maggior parte dei fruitori della piattaforma
3) questo canale, che ha un documento così importante, è praticamente sconosciuto con 25 iscritti e meno di 4000 visualizzazioni in oltre 1 anno
4) il sig. Luigi Rivis (che ringrazio per la sua vissuta ricostruzione) purtroppo non ha le capacità per intrattenere un pubblico sfuggente come quello dei social, a causa un modo di raccontare lento e stancante per chi non è appassionato come me ad altre poche persone
Comunque, 1 grazie e 1 like !!
Concordo con le sue osservazioni e al riguardo avrei piacere parlarle: mi trova sull’elenco telefonico di Belluno.
Ho letto e visto molte cose sul Vajont: può essere così gentile da precisare almeno alcune delle "minkiate" a cui fa cenno?
@@lucaperuzza3724 Ad esempio il collaudo della diga, dove su alcuni siti (libri, filmati/interviste e rete virtuale) si sostiene che se non fosse stata raggiunta la quota di massimo invaso a 722,50 m, la diga non sarebbe passata all’Enel o quantomeno non sarebbe stata pagata alla SADE.
Ma la legge del dicembre 1962 che istitutiva l’Enel, prevedeva che le società espropriate fossero state indennizzate “...in misura pari alla media dei valori del capitale delle società quale risulta dai prezzi di compenso delle azioni [...] nel periodo dal 1° gennaio 1959 al 31 dicembre 1961”. Quindi l’indennizzo non sarebbe dipeso dal valore dei singoli impianti: nel caso specifico, per la Sade il mancato collaudo del Vajont non avrebbe avuto alcun effetto sull’entità dell’indennizzo che doveva ancora ricevere.
Questa precisazione trovò conferma anche nella sentenza del 3 ottobre 1970 della Corte d’Appello dell’Aquila, che afferma: «Non è agevole rilevare, del resto, quali vantaggi patrimoniali la Sade avrebbe potuto trarre dal collaudo dell’opera, dato che il contributo statale non ancora corrisposto, per il sistema adottato dalla legge, sarebbe entrato nelle casse dell’Enel, e dato che l’indennità di espropriazione era stata determinata, dalla stessa legge, in modo forfettario, senza alcun riferimento al valore o alla funzionalità degli impianti ceduti». Il valore del contributo statale a fondo perduto non ancora corrisposto era di “circa 283 milioni” (di lire).
Va anche precisato che arrivare a 722,50, non significava il collaudo automatico della diga. Infatti, si sarebbe poi dovuto svasare per controllare il comportamento della struttura della diga e delle spalle di appoggio, al fine di accertarsi che tutti i parametri strumentali ritornassero ai dati di partenza.
Comunque, sarebbe stato molto improbabile arrivare al collaudo dell’intera opera, prima che si fossero stabilizzate le già note problematiche delle sponde.
@@LuigiRivis a maggior ragione allora ci si doveva fermar prima o prendere molte più precauzioni prima dell'inevitabile crollo. Comunque complimenti per la presentazione molto dettagliata dal punto di vista tecnico e per i contributi fotografici e grafici precisi e chiari e si percepisce il forte dolore e lo sforzo emotivo per parlare di un evento che ha lasciato il segno.
Ottima relazione eccezionale e obiettivo si attiene ai fatti grazie
Ottimo!
Caro Rivis. Sul web spesso le menzogne hanno la stessa dignità della verità. Sugli organi di informazione "ufficiali", spesso ne hanno di più!
Illuminante
Qualche indizio su chi farebbe o avrebbe fatto disinformazione non guasterebbe.
Mi piacerebbe inoltre sapere dal signor Rivis cosa ne pensa della ricostruzione messa in scena da Marco Paolini su RAI 2 nel ottobre del 1997
Alla fine della video conferenza ho elencato alcune fonti di disinformazione.
A Paolini va indubbiamente il merito di aver portato il Vajont alla ribalta mediatica. Ma la storia del Vajont è più complessa e sfaccettata, e con le sue licenze e omissioni in parte la sostituisce dando un contenuto diverso.
@@LuigiRivis e da un quadro della situazione che fa sembrare i tecnici che lavorarono con professionalità qualcosa di simile alla Banda Bassotti. Scusi sig. Rivis, sa se il suo libro si può ancora trovare?
il libro lo può richiedere alla libreria Campedel di Belluno che lo invia anche per posta@@TheOnlyVistosi
Ho letto il lbro e visto il filmato della conferenza, che ne costituisce un'ottima sintesi. Ma dov'è la riproduzione del cippo nel libro ? Nel mio non c'è. Comunque questo documentario pone interrogativi inquietanti, anche a me che non sono un'addetta ai lavori.
Francesca Rocchi
Davanti al fabbricato che controlla le paratoie di presa sul Piave a Fener
18:00 le dimensioni e la velocita' della frana erano proporzionali al livello del lago:
che bisogno c'era di "collaudare l'invaso", se era gia' prevista la frana ?
22:45 "l'unico punto di contatto tra i 2 servizi era il LIVELLO dell'ACQUA"
18:00. Perché, secondo le previsioni geologiche (sbagliate, a posteriori) era previsto che la frana cadesse in modo che il bacino sarebbe rimasto ancora utilizzabile e quindi collaudabile e riutilizzabile, anche se con il volume ridotto di 1/3.
22:45. In effetti era così. La richiesta arrivava a Soverzene in forma scritta o con lettera o con fonogramma
brividi
4:09 un sistema di una complessita' pazzesca 23:27
piu' aumenta la complessita', e piu' aumenta il rischio
e se si inceppa qualcosa, va in crisi l'intero sistema ...
meglio un sistema "decentrato" di produzione energia
Le garantisco che è molto più complesso gestire tanti impianti decentrati che un sistema organico come questo, peraltro relativamente semplice se consideriamo che è concepito per sfruttare al massimo le risorse idriche.
Per dire, la diffusione degli impianti fotovoltaici ha complicato moltissimo la gestione delle reti
Mi permetto di aggiungere un commento, ricostruzione dei fatti puntuale con dovizia di dettagli tecnici e cronologici... La più esauriente che si trova nel web... percepisco la sofferenza del relatore nell'esposizione dei fatti in quanto vissuti in diretta e rimasti scolpiti nella mente in modo indelebile..unico dubbio l'ipotesi della gassificazione dell'acqua contenuta nello strato di argilla la ritengo poco plausibile. Secondo me, basta guardare il piano di scivolamento della frana e notare la particolare mancanza di asperità se non la incredibile planarità per giustificare la elevata velocità di caduta
Al minuto 18 della videoconferenza, ho riportato quella che è l’ipotesi più accreditata dalla comunità scientifica. Tesi confermata anche dal geologo Edoardo Semenza.
Buongiorno, al di là delle situazioni che hanno portato a questa immane tragedia ritengo che sia doveroso dare una nuova vita alla diga e alla produzione di energia idroelettrica sfruttando il bacino rimasto. Non deve rimanere a perenne ricordo del disastro citato anche dall'ONU...ma si deve dare un segnale di rinascita e di capacità dell'uomo di risollevarsi fa qualsiasi evento
@@marasoren744 Nel 2010 ci fù il progetto della costruzione di una centralina elettrica da parte di privati, con gli accordi dei tre comuni, (Longarone, Castellavazzo, Erto e Casso). Si voleva riutilizzare l'acqua del torrente Vajont in uscita dal by-pass.
Ovviamente ci furono numerose proteste, tra chi era favorevole, e chi si opponeva, ma poi nel 2011 si arenò il tutto, e la sua costruzione non venne più proposta.
@@cinecam88 Confermo quanto ha sopra riportato, avendone letto allora di questo progetto sulla stampa locale.
Racconto molto interessante.
Mi piacerebbe sapere a quali menzogne si riferiva il signor Rivis, spero che non sia uno dei sostenitori della difesa di Semenza come tentò di fare il figlio nel suo libro con argomentazioni piuttosto carenti.