Nella grotta dei soldati a 3.100 metri: lo scioglimento dei ghiacci svela i resti della Guerra...
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- เผยแพร่เมื่อ 15 ก.ย. 2024
- Tornano alla luce sulle cime dello Stelvio chilometri di trincee, fossati e gallerie risalenti alla prima guerra mondiale. A Bormio un museo dedicato ai combattimenti ad alta quota nel complesso alpino dell'Ortles-Cevedale
Mesi gelidi trascorsi a sorvegliare cime inarrivabili. E a scrutarsi con un nemico appostato dietro a identici spuntoni di roccia, dall'altra parte della valle. La temperatura poteva precipitare anche a 30 gradi sotto lo zero, eppure soldati italiani e austriaci non abbandonavano le loro posizioni nemmeno nelle notti di freddo polare, quando il giaccio li assediava, costringendoli in ripari scavati nella montagna. La Grande Guerra è stata anche questo, il confronto impari tra gli uomini e le condizioni più estreme imposte dalla natura. Lungo l'arco alpino, nei settori operativi dei gruppi dell'Ortles-Cevedale e dell'Adamello-Presanella, ha preso il nome di Guerra Bianca, perché venne combattuta a una quota media superiore ai 3.000 metri, tra nevi che allora erano perenni. La custodia del ghiaccioIl riscaldamento globale e il progressivo scioglimento dei ghiacciai hanno liberato dalla morsa del ghiaccio molti di quei rifugi, svelando nidi d'aquila con i loro cannoni, chilometri di trincee scavate nella roccia e strade che si inerpicano, con punti di appostamento trovati fino alla quota massima di 3.905 metri sul livello del mare. Nell'alta Valtellina, sulle vette del Parco Nazionale dello Stelvio, i resti dei combattimenti ad alta quota sono oggi in gran parte visibili: «Sulla cima dello Scorluzzo ad esempio - spiega Stefano Morosini, docente all'università di Bergamo e consulente storico del Parco - abbiamo trovato diverse caverne usate come ricovero dai soldati austro-ungarici, ad oltre 3.000 metri. Da qui si poteva presidiare il passo dello Stelvio, la val Venosta, la valle dei Vitelli e la valle del Braulio. Era un luogo strategico, e pertanto è tutto assolutamente trincerato, con numerose gallerie e caverne che venivano rivestite di legno e utilizzate dai militari per difendersi dal gelo e dai colpi dell'artiglieria italiana». Una di queste capanne di legno è stata estratta dal suo ricovero nella roccia posto nei pressi della cima del Monte Scorluzzo a 3.094 metri, e sarà presto ricostruita all'interno di un nuovo museo che vedrà la luce nei prossimi mesi, a Bormio. La Regione Lombardia, attraverso un accordo di programma, ha stanziato per il progetto 3,2 milioni di euro. Le cimeGran parte di questi resti erano fino a qualche anno fa irraggiungibili. Blindati nel ghiaccio, sono stati restituiti alla luce solo di recente, a causa dell'innalzamento delle temperature che comporta una pesante riduzione dell'aree ghiacciate ad alta quota. «Il ghiacciaio dei Forni - spiega Guglielmina Diolaiuti, docente di Geologia all'Università di Milano - si è accorciato di oltre due chilometri, al suo posto scorre un torrente che viene alimentato dalle... ( Corriere Tv ). Guarda il video su Corriere: video.corriere...
Non ho capito: nel 1915-18 si erano arroccati nel bel mezzo di un ghiacciaio oppure neppure all'epoca in quei luoghi c'era un ghiacciaio?
Si arrivavano anche sui ghiacciai, c'è anche una cittadella scavata in un ghiacciaio, che sta cedendo ovviamente. Non qui ma nn ricordo il posto .
Quelle trincee sono scavate nella roccia: significa che 100 anni fa in quei luoghi non esistevano ghiacciai. Se ancora qualcuno mi parla di riscaldamento globale lo strozzo (sono un ex lottatore).
In effetti andare in giro in maglietta a maniche corte a Milano a febbraio è normale
non è che in centanni il ghiacciaio si possa essere ritirto di mille metri di dislivello. sveglia. il ritirarsi e il formarsi di un ghiacciaio fa parte del normale ciclo della Terra. il punto è la velocità e la potenza di questi fenomeni