"L'ultimo giorno per noi" di Virgilio Sieni - riprese e montaggio Orlando Caponetto
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- เผยแพร่เมื่อ 28 ม.ค. 2025
- Compagnia Virgilio Sieni
L'ULTIMO GIORNO PER NOI
di Virgilio Sieni
dal De rerum natura di Lucrezio
Sui bambini esanimi si vedevano talvolta i corpi inanimati dei genitori, e all’opposto talora sulle madri e sui padri i figli esalare la vita (De Rerum Natura - VI, 1256-1258)
ideazione, regia e coreografia Virgilio Sieni
con Ramona Caia, Massimiliano Barachini, Jacopo Jenna, Csaba Molnàr, Daniele Ninarello
costumi Manuela Menici, Diana Ferri
musiche originali Francesco Giomi
musica Robert Schumann eseguita dal vivo dal Trio Voces Intimae
luci Virgilio Sieni e Marco Santambrogio
maschere Istvan Zimmermann, Giovanna Amoroso − Plastikart
allestimento Francesco Pangaro
assistente alla regia Giulia Rabbene
co-prodotto dalla Fondazione Fabbrica Europa
Riprese e montaggio video di Orlando Caponetto
Cantieri Goldonetta, Firenze.
2010
Il lavoro trae ispirazione da La natura delle cose e in particolar modo dal VI libro dove Lucrezio ci parla degli agenti terreni che gli uomini non possono controllare, i terremoti, le eruzioni descrivendo infine, terminando l’opera, la peste di Atene. Quei corpi di bambini morenti che a loro volta sostengono i genitori, corpi riversati e dolorosi nella richiesta di conforto e vicinanza, vengono prima di un vuoto che è materia e sostanza di sguardo, del tragitto dell’uomo verso l’altro.
Allo stesso tempo altri due avvenimenti hanno determinato lo sviluppo del lavoro, le cadenze del gesto e la qualità dei corpi tangenti dei danzatori: la recente tragedia del cosiddetto gommone di Malta dove cinque emigrati vengono trovati e ricacciati in mare senza soccorso, alla deriva disumana, e allo stesso tempo la fotografia di Merillon, chiamata la Madonna di Benthala, la madre che perse i suoi sette figli nell’esplosione di una bomba.
La morte ha un gesto? Qui 5 fratelli gemelli vanno incontro alla fine. Sono figure lucreziane che si nutrono di declinazioni e sospensioni fisiche.
Una coreografia sul sostenersi e sulla ciclicità del gesto che si rigenera nella fisica e nell’etica, nell’emozione e nell’incessante ora del desiderio. Un desiderio che crea tenuità e incanto, che scioglie il corpo nella dinamica, che reinventa una sintassi della fine. (...) Virgilio Sieni.