Il vizio dell’ira

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  • เผยแพร่เมื่อ 11 ก.ย. 2024
  • Gesù a mamma Carmela.
    Figlia mia diletta, ti voglio parlare di quel vizio capitale che tante vittime fa nel mondo e che produce tanti dolori irrimediabili e gravi. Ti parlerò dunque dell’ira, quel difetto che, facendo perdere il controllo di voi stessi, vi fa scagliare contro Dio, contro il prossimo e anche contro voi stessi, rompendo la pace, distruggendo la carità e seminando odio e rovina. Generalmente questo difetto deriva dalla superbia, per cui l’individuo vorrebbe che gli altri facessero, dicessero e volessero ciò che egli dice, fa e vuole. L’iracondo si scaglia contro Dio, che vorrebbe annientare. Voi lo vedete coi pugni rivolti al cielo, come se volesse cimentarsi in una lotta. Trovandosi in una competenza impari, si scaglia contro le cose, distrugge oggetti e tutto ciò che gli capita sotto mano, seminando terrore e lacrime. L’iracondo passa subitaneamente da uno stato di tranquillità a quello di eccitamento, cosicché non è possibile trattenersi con lui in affabile conversazione, poiché non c’è mai la sicurezza che l’apparente calma duri per tutto il discorso. Egli troverà da dire di tutto e di tutti, e contro tutti vorrebbe scagliarsi e distruggere. Non conosce la carità, né la dolcezza, né la bontà, né la comprensione. Si crede superiore a tutti, che pensa di dominare con la voce e con la forza. L’iracondo è sempre rabbioso anche con se stesso, poiché non sa comandarsi e non si vede amato da nessuno, anzi fuggito da tutti. Questo vizio, che arriva nei suoi eccessi a far compiere le più grandi cattiverie fino a danneggiare e distruggere la roba degli altri, porta con facilità alle liti, all’omicidio, alla disperazione e al suicidio. Nasce nel cuore dell’uomo fin dall’infanzia. Di qui la necessità di correggere i bambini e i ragazzi, che si scatenano contro i fratelli e contro cose, nonché verso i loro genitori a cui si ribellano, ostinandosi in tante piccole cose che esigono vengano loro concesse. L’educazione alla bontà e alla dolcezza non deve essere disgiunta da quella severità che non cede a tutte le richieste, soprattutto se non di grande utilità al bambino stesso. L’educazione del carattere è un dovere indispensabile da parte dei genitori e da essa dipende la felicità o l’infelicità di tutta la vita. Io vi dissi: “Imparate da me che sono mite e umile di cuore”, e alla mia scuola i caratteri più forti si possono moderare. Avete avuto esempi di santi che, da furiosi che erano, diventarono poi modelli di dolcezza. Non avete che da imitarli. Il lavoro che gli iracondi devono fare su loro stessi, è difficile e penoso poiché, quando si è fatta l’abitudine all’ira, anche inavvertitamente si scatta come una molla, ma è indispensabile, poiché in paradiso non può entrare chi non sa vincere le proprie cattive abitudini. In un solo caso è necessario essere violenti: con se stessi, perché vi è stato detto che il regno dei cieli subisce violenza e solo i violenti lo conquistano. Vincere se stessi, con quella legge della mortificazione che è legge generale indispensabile per raggiungere la vita eterna.
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