Fra le cose che mi piacerebbe avere il tempo di poter fare, c'è "l'indice" dei contenuti e dei temi affrontati dai moltissimi video di Michele. Una tabella con titolo - data - link al video - parole chiave degli argomenti trattati - note rilevanti - eventualmente sezioni da estrarre con estremi di tempo Sarebbe utilissimo. Lo facciamo condiviso per su un G drive fra gli abbonati del canale?
Molto interessante e condivisibile. Sono d'accordo, per quel che vale, nel designare una ipocrisia di fondo del mondo progressista, non solo italiano. Cercando di farne parte in maniera intelligente, mi sono sempre detto che il problema centrale che si dovrebbe concettualizzare è quello della redistribuzione delle ricchezze e quello dei working poors. Le due mi sembrano diversi pur se attinenti. Sostanzialmente la redistribuzione può avvenire solo attraverso il sistema fiscale. Ma invece di partire da considerazioni pauperistiche del tipo di quelle denunciate da Boldrin (essere ricchi è un male ed è ingiusto) io partirei pragmaticamente dai bisogni della collettività. Di quanto abbiamo bisogno per costruire strade, ponti ecc.. e per mantenere un corpo di polizia o militare o per mantenere l'amministrazione della cosa pubblica? Poi c'è il problema del welfare, c'è bisogno di risorse per dare una vita degna, anche se modesta, a persone a cui, per colpa o per sfortuna, la vita non arride. Quella del mantenimento del welfare è una questione etica, ma.anche pragmatica, perché è meglio ridurre al minimo le sacche di povertà per rendere più solida e confortevole la vita sociale di tutti ed evitare insicurezza è banditismo. Il fatto che chi guadagna di più paga di più si può giustificare da un punto di vista etico, se sono capace posso anche sobbarcarmi più responsabilità sociale che non il meno capace, ma anche pratico, perché posso dare di più in cifre assolute e mi conviene contribuire ad una società stabile, anche per mio confort. Da progressista ritengo che redistribuire la mia ricchezza in questo modo e con queste giustificazioni sia sensato. Ma non ritengo dover essere io povero, perché la ricchezza è o guadagnata o lecitamente ricevuta, ed è ingiusta solo se contravvengo alla legge, secondo la quale devo essere sanzionato. Per i working poors, non so cosa pensare. Ritengo poco etico per chi guadagna tanto, pagare poco i propri dipendenti. Poi, alzo le mani, più in là non so andare...
Buongiorno prof. Boldrin, grazie per questo contributo utile a mettere il luce le nostre contraddizioni, più o meno evidenti. Siamo sempre pronti a vedere la pagliuzza nell’occhio altrui e mai la trave nel nostro.
È buona cosa che si cominci a chiarire certe cose, ossia la differenza tra la scientificità della teoria marxista (anche se pretesa e comunque rivelatasi errata o incompleta) e il peloso e ipocrita moralismo di molti improbabili "progressisti" di oggi. Grazie Professore! Beppe.
beh professore Boldrin, io stimo molto la sua retorica e condivido spesso anche le sue idee. Sono d'accordo con la differenza, con la linea d'ombra che lei traccia tra socialismo di base marxista ed egalitarismo di matrice liberal, senza precisi riferimenti economici e valoriali. Tuttavia essendo nato e cresciuto, guarda caso, a ENNA, e vivendo qui come operatore culturale, prima per riviste d'arte, durante una breve parentesi a Bologna, e come curatore, in seguito qui come musicista e compositore, cantautore, le posso assicurare che per chi vive qui, (partendo da figlio di operaio) e vuole continuare a vivere qui, guadagnare quelle cifre, 50-60-80 mila euro l'anno è molto difficile soprattutto se non si hanno benefici pregressi determinati da familiarità o da redditi e corsi di studio molto complessi quasi sempre espletati e tesaurizzati all'estero o in altre parti d'Italia. Quindi la soluzione per chi volesse essere ricco o benestante come il modello di benessere attuale rappresenta, non avrebbe altra scelta che emigrare. Se tutti quelli del mezzogiorno che volessero accedere a benessere o ricchezza si spostassero da qui per andare altrove, cosa crede che accadrebbe? Le pongo la questione non come provocazione, ma anche come spunto per guardare al mondo dei redditi sull'economia del futuro, dove effettivamente una parte del mondo povera cerca di spostarsi e accedere a quell'idea di ricchezza di una parte minoritaria. Le ragioni storiche e il merito non li discuto, attenzione, io mi pongo il problema di come risolvere questa conflittualità reale. Grazie
Diciamo che intanto hai fatto delle preferenze estremamente lussuose. Perchè ti collochi alla fine della distribuzione della ricchezza. Come il turismo sei un bene superfluo e quindi il primo a cui si può rinunciare. Hai in definitiva bisogno che altri producano e che siano ricchi. Poi io da sempre mi chiedo cosa sarebbe il sud in mano agli olandesi. Credi che abbiano più risorse di partenza di quante ne abbia il sud dell'Italia?. Normalmente chi ha più risorse poi non è produttivo. Non sono poveri, non sanno usarle. Qual è la ricchezza della Germania? Il suo petrolio? E l'Argentina? E' senza risorse? E comunque le risorse spostate in Sicilia nel tempo sono ingentissime.
Sono molto d'accordo su tutto, o quasi. Il mio sogno sarebbe quello di sentire un dibattito tra Lei, Boldrin, e uno dei troppi teorici italiani che scrivono articoli e libri contro l'idea di merito. Primo tra tutti Boarelli. Anche queste sono idee ricicciate dalla cultura prog statunitense, e in particolare da Michael Sandel. In ogni caso vedo che nella sinistra più convinta ed intellettuale (sulla Schlein non ho ancora le idee chiare) l'attacco morale all'idea di merito è il passaggio vitale per sostenere le logiche anticapitaliste e super distributive. La prego, organizzi un incontro on line con Boarelli!!!
Buongiorno. Marx l'ho letto tanto tempo fa e lo dovrei riprendere, ma me lo ricordo un tantino diverso: La differenza di reddito non è ingiusta perché non meritata. E' ingiusta perché la ricompensa per il tuo contributo alla società dovrebbe stare nella soddisfazione personale e nel riconoscimento degli altri piuttosto che nell'accumulo di ricchezze. L’ accumulo di ricchezze è visto come una cosa brutta perché sottrarrebbe ricchezze agli altri, quindi "annulla" quanto di buono hai fatto per loro.
Prof io credo sia del tutto inutile dibattere con queste persone, sono accecate dalla loro ideologia è soltanto una perdita di tempo. Nel mondo anglosassone la mia sensazione è che se ne parli maggiormente sui giornali e nelle università ma alla fine nel business grande e piccolo che sia unico focus è maximising shareholder value. Il resto è soltanto maquillage per farsi un’immagine di buoni. In Italia non vivendoci noto un pattern molto interessante nel mio circolo di amicizie e conoscenze quelli che al liceo giocavano a fare i comunisti , quelli che hanno avuto una carriera stimolante e gratificante e sono diventati professionisti, dirigenti, medici e imprenditori hanno superato quella fase considerandolo una fase della nostra gioventù e ne ridiamo ( ovviamente sono rimaste sensibilità reali verso le persone in difficoltà cosa a mio avviso positiva) mentre quelli che non hanno avuto una vita molto soddisfacente, che sono finiti a fare lavori che non li stimolano e per i quali si sentono umiliati hanno covato un risentimento incredibile verso il capitalismo, verso gli Stati Uniti, verso l’Europa e verso la libertà individuale, e sono passati da Marx e rosa Luxembourg al sostegno delle posizioni di gente come Rizzo. Sarebbe interessante che lei e Gerardo Favaretto provaste ad articolare un pensiero su come l’insoddisfazione personale avendo una percezione di loro stessi del tutto avulsa alle loro reali capacità intellettuali generi mostri del genere.
Quelle persone stanno così perché è ovvio ritenersi soddisfatti di un sistema che ti vede alla piramide,sono pochi i re che da un giorno all'altro pensano di instaurare una democrazia. Poi se la gente si fa intortare da Rizzo è perché il partito comunista è morto,dubito che si farebbero accecare così tanto se esistessero realtà diverse
Secondo me è tutto corretto, ed è quello che ho sempre rimproverato a certe persone...vorrei solo aggiungere che oltre a questa posizione molto radicale c'è anche quella di chi punta a creare una società dove ci sia più eguaglianza ed opportunità per tutti, senza però appunto pretendere di essere "tutti uguali". Ormai non saprei neanche più dove collocare questa posizione nell'arena politica, ma probabilmente l'incoerenza denotata nel video in questo caso è più "blanda". Saviano però non mi sembra l'esempio migliore da fare perchè il suo successo ha parimenti comportato delle grosse restrizioni sulla sua vita personale (è sotto scorta), in un certo senso secondo me ha già pagato pegno ecco. Ma il discorso generale gira eccome!
Anche se non è stato detto esattamente questo, lei evidenzia una contraddizione fra "è ingiusto" ed "è poco efficiente", come se percorrere una via escluda l'altra. I temi a me non sembrano in contrapposizione, ma su piani diversi . Vi invito a dimostrare che ricevere una casa a Milano sia frutto di un qualche talento. Risulta chiaro cosa vuol dire in questo senso dire "è ingiusto" . Allo stesso tempo posso condividere il fatto che, anche solo in via teorica, prelevare completamente l'eredità ( caso estremo ) potrebbe essere controproducente : se non posso accumulare per i miei figli, allora forse non ho così tanta voglia di sbattermi, produrre , migliorare qualcosa . Ecco quindi che entra in campo l'efficienza, provo a capire quale è il metodo migliore per ribilanciare questa ingiustizia . Per ricapitolare quindi : mi accorgo che è ingiusto ed utilizzo il campo dell'efficienza per operare. In questo senso questi due termini non sono in contrapposizione
È il tuo concetto di “ingiusto” che risulta tossico. Dove sta l’ingiustizia nel ricevere una casa a Milano? Casa che probabilmente è stata sudata con impegno e talento dal padre o dal nonno. Che cos’è “ingiusto” per te? Il fatto che ha avuto fortuna un altro e non tu?
@@AlbertoBaronti Possiamo estendere la questione anche al talento in se, ma lasciamolo un attimo da parte. Se l'idea di fondo è "quello che ottengo, l'ottengo con il mio talento" allora non si capisce che talento tu abbia avuto nel ricevere la casa di tuo padre. Nessuno mette in dubbio il talento di tuo padre, si mette in discussione il fatto che non hai avuto alcun talento per possedere tale casa. Ora , in questo sistema che si basa sul talento a me risulta abbastanza lampante che qualsiasi cosa che tu riceva senza sfruttare il tuo talento è ingiusto nei confronti degli altri . Cosa ci sarebbe di tossico nel dire che stai ricevendo una casa senza avere avuto alcun talento per riceverla ?
@@powerspeed1295 se non metti in dubbio il talento di tuo padre, viene da se che con il suo talento ha fatto arricchire il figlio, e che questo è totalmente legittimo. Di tossico nell’espressione “ingiusto” sta il fatto che conferisci un connotato morale ed etico che, di fatto, non c’è. Come il padre ha accumulato ricchezza per fortuna e talento che ha poi trasmesso al figlio, questo potrebbe benissimo per sua incompetenza e sfortuna perdere tutto e lasciare niente alla propria prole. Quindi? Anche questo è ingiusto?
@@AlbertoBaronti In un mondo in cui quello che hai ce l'hai per il tuo talento , in che modo essersi arricchito grazie al talento di tuo padre risulta legittimo ?
@@powerspeed1295 solo tu stai dicendo che nel mondo quello che hai ce l’hai esclusivamente per talento. Come ti ho già detto la fortuna gioca un ruolo fondamentale, ed avere un padre talentuoso le cui volontà sono di lasciarti le sue ricchezze è una fortuna legittima, oltre che la volontà di chi quella fortuna l’ha fatta. Il mondo non è per forza giusto, parlare di giusto o sbagliato inserisce nel dibattito una componente etica/morale. Se guardiamo le cose dalla prospettiva del padre, risulterebbe ingiusto che tutte le sue ricchezze non andassero al figlio.
Il mondo della sinistra (ma anche la destra non è troppo distante) oramai rimane vivo solamente aggrappandosi alla strana teoria politica nata dalla fusione tra keynesismo e marxismo (benché Keynes non amasse Marx) che il prof. Ricossa chiamava “la fine dell’economia”: un mondo perfetto, un eden dove la scarsità non esiste più e dove ciascun uomo potrà scegliere ciò che preferisce e scegliere se al mattino andare a lavorare e al pomeriggio a caccia (ovviamente per divertimento non per procurarsi il cibo visto che con l’avvento della fine dell’economia il problema della scarsità non esisterà più) come scriveva Marx.
C’è da dire che i 5s non parlano quasi mai di redistribuzione attraverso prelievi fiscali (in questo Conte è molto furbo). Per loro si fa tutto a debito.
Professore, se può rispondermi lei o qualcuno che magari ha sentito in un altro suo video parlare di questo, ma come è finito nella ideologia comunista ? La scuola , i professori, gli amici, la comunità.... come ci è finito ? Cioè quando ha unito i puntini dicendosi comunista e chi l'ha influenzata ?
Due temi su cui, se le va, può dirci di più: 1) che si guardi al piano morale o a quello dell'efficienza del sistema, su redditi e patrimoni personali, nulla da aggiungere da parte mia. Ma l'eredità? Mi rendo conto che qualunque critica si scontri con l'estrema difficoltà di soluzioni pragmatiche ed efficienti, ma a mio parere la critica è legittima. E la parabola dei talenti - ne parlo da agnostico - insegna. Che ne pensa? 2) merito e reddito, nella maggiorparte dei paesi occidentali, sono positivamente correlati (e l'ipotesi causale è tutt'altro che peregrina). Cosa sia il merito e come si misuri non è facile stabilirlo. Un mix di QI, intelligenza relazionale, audacia, coraggio, attitudine a perseverare calibrando bene i rischi, etc. Cose difficili da misurare. Il QI, ancorché incompleto, è più facile da registrare. E diversi studi mi pare traccino quanto ho detto sopra. La relazione regge però fino a una soglia di redditi altissimi. Lì si rompe, aprendo alla legittima riflessione sul ruolo di altri fattori, ivi compresi fortuna e magari proprio eredità. Anche qui, come la vede? Un caro saluto.
O potrebbe essere che il focus dei progressisti (più che il merito) sia l'inutilità del lusso, e di conseguenza la necessità di redistribuirlo per garantire a tutti un sostentamento più rilassato.
Redistribuire il lusso degli altri, il proprio se lo tengono stretto. I leader di governi di sinistra come Argentina, Venezuela, Cuba, ecc. sono una manica di ipocriti che criticano il capitalismo mentre loro stessi vivono come i ricchi. Pensano come Marx, governano come Stalin e vivono come Rockefeller.
Bellissimo video come sempre! Mi piacerebbe sentire il suo punto di vista sui paesi scandinavi.. Ad esempio in Norvegia si ha l impressione che ci sia un appiattimento dei salari, leggevo da alcune statistiche che tra i paesi sviluppati è il posto dove la differenza relativa fra chi ha un master e la media è più bassa.. Per fortuna la media è già alta rispetto ad altri paesi quindi la gente non sembra lamentarsi.. Quello che mi chiedo è quali conseguenze potrà avere nel lungo termine.. una abbastanza evidente già ora è quasi tutti gli studenti PhD e postdoc del dipartimento di Informatica sono non-norvegesi ed i professori norvegesi sono tutti over 50-60
Ricordo le discussioni con il mio prof. Di tecnica bancaria a scuola: pensava che "Quando Massimo (D'Alema) andrà al governo ci salverà." E io replicavo "Prof. Come fa. A fidarsi di un comunista con la barca a vela"?
Prof sulle patrimoniali sono d'accordo. Ma quale è la sua posizione sulle tasse di successione? Da un lato li mi sembra vero che sia giusta una ridistribuzione del reddito e spingere a partire tutti alle stesse condizioni. La vera diseguaglianza mi sembra li. Allo stesso tempo mi sembra utopistico e finisce che sarebbero tasse che pagano solo classi medio basse. Perché chi ha molte risorse ha strumenti per eludere.
@@MicheleBoldrin no appunto. Volevo proprio dire quello. I ricchi hanno molti più strumenti per eludere. Quindi una tassa di successione rischia di essere inutile e pesare per assurdo più sui ceti più bassi. È un punto a sfavore. Ma in linea di principio come la pensa sul tema della ridistribuzione? quali sono altre critiche alla tassa di successione? E quali sono gli strumenti che uno stato può usare altrimenti per dare stesse opportunità a tutti i cittadini?
I sistemi fiscali vanno valutati complessivamente, non certo a pezzetti. Il problema di questi ideologi è che pensano sempre di aggiungere tasse ad altre tasse. La tassa come sistema per moralizzare il mondo, più ne metti meglio fai.
La redistribuzione si fa soprattutto con una gestione efficiente della spesa pubblica, indirizzando i trasferimenti ai più poveri. In Italia invece "redistribuiamo" trasferendo il 16% del PIL alla parte più benestante della popolazione ( i pensionati) e spendendo centinaia di miliardi per ristrutturare le case dell'alta borghesia
@@MicheleBoldrin haha! È un tema piuttosto dibattuto nei paesi anglofoni gia da un po di tempo, o almeno lo seguo qui su youtube da diversi anni, ma ha attecchito meno in Italia, mi pare. Mi sembra che dire certe cose ora come ora, sia poco accettato.
Non sono d’accordo o forse non ho capito il punto.. premetto che sarei contrario a una patrimoniale, ma ragionare sul salario minimo o diversi sistemi di tassazione per creare welfare non vuol dire per forza comunismo o redistribuzione assoluta
Io sono dell'avviso che ragionare per ideologie non porti lontano in nessun caso. Non penso che sia del tutto inutile, perché lo scontro e l'alternanza tra diversi paradigmi è quello che alla fine fa avvenire il progresso. Tuttavia, da un punto di vista pragmatico, alla fine non hai mai veramente a che fare con un "sistema", ma con persone. Il ragionamento in questo video secondo me cade vittima della tendenza "estremistica" della nostra epoca, che tende a non considerare uno spettro di possibilità, nel sentire come propria una determinata "etica del mondo". L'ambientalista che prende l'aereo, l'imprenditore che parla di uguaglianza, l'immigrato che arriva col cellulare... sono artifici retorici che girano nello stesso calderone. E' quasi impossibile remare contro il proprio istinto di autoconservazione (e autoaffermazione) tanto da rendersi miseri e umili, solo per giustificare alla "controparte" la propria esistenza, idea, o semplicemente un sentimento: altruismo (to give back), attenzione alla salute, paura del domani, ecc... Perché mai per essere altruistico un essere umano dovrebbe essere ESCLUSIVAMENTE altruistico? E perché dovrebbe necessariamente desiderare un mondo TOTALMENTE privo di differenze? E' ovvio che noi stessi veniamo prima di tutto, la nostra (propria) sopravvivenza, realizzazione, successo, soldi... vengono prima. Perché non siamo esseri di luce che irradiano benevolenza e orgasmi, ma esseri competitivi, egoisti e assetati di potere, mitigati dal raziocinio e dalla tecnologia. E inoltre stiamo cercando di liberarci dalla religione: spogliarsi e andare a vivere nei boschi per essere legittimati a lamentarsi è poco meno che un dogma. Io non faccio quello che è dottrina, io faccio quello che è utile. E se voglio mandare un messaggio o porre una questione mi è utile non essere indigente. Quale dovrebbe essere altrimenti il ruolo delle élite (economiche, di potere...), se non prendersi la responsabilità del proprio peso e influenza nei confronti del futuro dell'umanità? E' legittimo avere soldi e potere solo se sei stronzo e calpesti le masse? Comunisti di qua, marxisti di là... non so, mi sembra una interpretazione alla "è colpa del capitalismo!", solo di segno opposto. Berlusconiano oserei dire (scherzo, non mi permetterei mai).
Nei fatti il cambiamento deve essere politico e responsabile, così che un ambientalista che nel suo piccolo fa qualcosa per l'ambiente e si impegna a prendere parte a iniziative o simili possa prendere un aereo e vedere quanta bellezza c'è sulla terra senza avere infarti pensando a quello che sta facendo alla terra stessa,così il marxista non deve contare quanti soldi ha per non risultare troppo ricco così Michele Boldrin non gli fa video accusandolo di ipocrisia. Ognuno sceglie la sua fazione politica e le idee secondo cui il mondo deve diventare così(perché generalmente tutti crediamo di votare per un mondo migliore)
Bravo Michele. Il tema si presta a tanti spunti. Ad esempio l’assuefazione di una parte della società italiana a certi schemi ideologici che vengono acquisiti come punti cardine. Avrei una lista di tuoi colleghi professori di economia italiani con i quali - se si cerca di approfondire- rispondono con l’arroganza del “lei non sa chi sono io!” Tra i tanti spunti quello della versione del marxismo travestito da ambientalismo mi sembra al momento il più interessante da esplorare, particolarmente insidioso per i danni che può provocare. O che sta già provocando. Il pensiero sinistro ha sempre avuto l’obiettivo di realizzare il paradiso in terra. Con le buone o con le cattive.
Manca il semplicissimo fatto che per Marx le risorse non sono finite. Che si travasa nell'attuale credenza che vi siano ma vengono nascoste. Messi di fronte alla scelta gli ambientalisti credono di poter avere tutto: la botte piena e la moglie ubbriaca. Io credo ma andrebbe verificato che gli stessi scenderebbero a protestare per il clima ma anche per bloccare una tassa Pigoviana sui fossili - i grillini tentarono accordi con i Gilets Jaune. E l'attuale discussione sul costo dei carburanti contiene le stesse incomprensioni logiche.
Ottimo rilievo prof! Però faccio il bastian contrario giusto perché qui in chat magari siamo tutti d'accordo😊. Il guevarista universitario moralista da 33k potrebbe però dire due cose: 1) eh ma prima che devolva io la differenza col salario medio, se devolvessero tutti quelli più ricchi di me, avremmo già risolto tutta la povertà mondiale... 2) e poi che c'entro io, visto che non comando niente perché faccio il ricercatore... Molta della disuguaglianza è ad esempio legata allo strapotere delle multinazionali sui governi dei paesi poveri... Se ci facessimo i cacchi nostri quei poveracci starebbero meglio. A mio avviso molti pensano così
Tutto giusto, secondo me; volevo solo aggiungere l'esempio più estremo dell'ipocrisia buonista in malafede: tal Bergoglio, in arte Francesco, primo del nome!
Parafrasando una tipica affermazione utilizzata dagli ipocriti citati nel video, i tanti che guadagnano 150k hanno convinto quelli che guadagnano 10k che la colpa è tutta di quei pochi che guadagnano 3 milioni.
Prof questo ragionamento mi pare un po' manicheo e stiracchiato: di gente che sostiene la redistribuzione e l'egualitarismo totale ce n'è ben poca. Si parla per lo più di correggere dal momento che i motivi per cui la gente diventa o si mantiene ricca sono vari, parzialmente indipendenti dal singolo (nazionalità, ceto, contesto legale, lignaggio) e inseribili in un piano inclinato di valore per la società (un conto è brevettare un farmaco e un altro è gestire un bordello). Abbracci
mi ritengo un social democratico nel senso di economia capitalista con buon welfare e giustizia severa ( cosa che invece piace solo a destra, stranamente ) e prenso sa sempre quello che dici: il ricco che si dichiara comunista sta di fatto dicendo che il suo guadagno e' ingiusto. Nella mia vita ne ho conosciuti tanti di alto borghesi impegnati e spesso poco preparati che fanno i discorsi del genere: prova a toccargli l'attico e la mercedes e vedi cosa diventano, dei venali della peggior specie. Mai fidarsi di un ricco che parla di equita', mai, e' il peggior furbacchione sulla piazza.
Pur non avallando la teoria in oggetto, mi accorgo che lei cade sempre nelle stesse fallacie logiche. Il valore del prezzo dell'appartamento ai Parioli é determinato dal mercato, non nasce così di per sé, ed é frutto di una struttura cosiddetta 'capitalista', che personalmente preferisco chiamare 'domanda-offerta'. Allo stesso modo di un casale di contadini fronte mare che oggi, vuoi per la stupidità dei social, é diventato sinonimo di ricchezza e allora la competizione nell'accaparrarselo fa sì che sia inserito in un contesto di dinamiche di esclusivitá e speculazione (solo per nominarne due); il più delle volte costruendoci attorno una struttura di marketing affinata con tecniche psicologiche per tenere sull'orlo della bramosia i competitori stessi e non meno anche gli spettatori. Allo stesso modo vale per un cibo della cucina povera che oggi é trattato alla stregua di un lingotto d'oro. Continuando ad analizzare l'uomo economico, le dinamiche quantitative, lei si perde sempre la natura antorpologica, psicologica e senziente di esso. Partirei da tutt'altro punto di vista, volendo analizzare cosa in realtà queste persone (pur rimanendone ignare), stanno in realtà cercando di dire. Per fare un esempio veloce, se il lattaio sotto casa avesse una proprietà immobiliare soddisfacente, e uno scambio dignitoso protratto nel tempo con gli abitanti del luogo, non percepirebbe la necessità di creare una azienda per ingrandire dal nulla una produzione (non ci sarebbe lo scopo di arricchirsi, e qualora fosse per mera vanità, li allora l'intervento della comunità dei cittadini/Stato dovrebbe riportarlo sui suoi binari o indagare da dove origina il bisogno). La stessa azienda che allora non é stata creata, non avrà sottratto ad un altro cittadino il desiderio di diventare anch'egli lattaio, e avremmo visto garantita anche una certa diversità sul territorio, lasciando al caso la possibilità a uno di inventarsi il parmigiano reggiano e all'altro il grana padano, spesso frutto della sensazione di indipendenza e serenità che proviene dal non lavorare in un agglomerato aziendale che riduce le persone a tasselli, non meno, uomini con dei nomi e cognomi ad 'impiegati' qualsiasi. Proseguendo, la grande latteria in espansione, non avrà ingigantito a tal punto la sua operatività da spostarsi ora sulla diversificazione dell'investimento e iniziando ad invadere dei campi completamente diversi dalla destinazione d'uso iniziale (vedi i finanziamenti rilasciati dai supermercati, ecc) come potrebbe essere quella dell'intermediazione immobiliare, intenta nella ricerca di compratori oltreoceano con potere di acquisto enormemente più alto di quello del luogo; oppure la costruzione di altre grandi fabbriche che potessero avanzare proposte allettanti ai muratori della zona (umanamente vulnerabili a dinamiche di 'adescamento' pubblicitario studiate con tecniche psicologiche), anch'essi parte del tessuto connettivo del territorio e senza pretese di vanagloria. Qualora ció accadesse, invece, tali ora sarebbero dedicati alla costruzione di edifici distanti dalla cultura del luogo e persecutori solo dell'efficienza a discapito del territorio o del significato stesso di abitazione e urbanizzazione di per sé, allora applicando nel tempo gli stessi criteri per edifici residenziali, innescando un circolo vizioso che porti gli abitanti del luogo a non gradire più l'edilizia disponibile, finendoci ad abitare per pura necessità e inevitabilmente facendo lievitare di prezzo gli edifici più datati e costruiti secondo rispetto dello spazio privato umano; dal momento che la morte di quei muratori originari ora ha lasciato spazio ai figli dei figli, che studiano in università dove i programmi scolastici e l'impronta dei docenti, sono inevitabilmente dipendenti dagli sbocchi lavorativi dell'iniziale caseificio, ora divenuto fondo d'investimento; nonché in termini di pensiero dell'architettura di per sé, attorno al quale é stato costruito a tavolino un significato ai nuovi elementi, al fine di giustificarne il nuovo tipo di edilizia. Peggior male, non tanto il valore assoluto dello stipendio, quanto la rottura del tessuto del territorio e una domanda che guida l'offerta; quando dovremmo seriamente tutelare il contrario e capire che lo sforzo di vivere, in primis esiste, e per vivere bene bisogna proteggerci da noi stessi.
Questo video è oro
Fra le cose che mi piacerebbe avere il tempo di poter fare, c'è "l'indice" dei contenuti e dei temi affrontati dai moltissimi video di Michele.
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@@Fabio_Garzena sarebbe oro, organizziamo!
@@Fabio_Garzena lo farai? Dove potrò trovarlo?
Molto interessante e condivisibile. Sono d'accordo, per quel che vale, nel designare una ipocrisia di fondo del mondo progressista, non solo italiano. Cercando di farne parte in maniera intelligente, mi sono sempre detto che il problema centrale che si dovrebbe concettualizzare è quello della redistribuzione delle ricchezze e quello dei working poors. Le due mi sembrano diversi pur se attinenti. Sostanzialmente la redistribuzione può avvenire solo attraverso il sistema fiscale. Ma invece di partire da considerazioni pauperistiche del tipo di quelle denunciate da Boldrin (essere ricchi è un male ed è ingiusto) io partirei pragmaticamente dai bisogni della collettività. Di quanto abbiamo bisogno per costruire strade, ponti ecc.. e per mantenere un corpo di polizia o militare o per mantenere l'amministrazione della cosa pubblica? Poi c'è il problema del welfare, c'è bisogno di risorse per dare una vita degna, anche se modesta, a persone a cui, per colpa o per sfortuna, la vita non arride. Quella del mantenimento del welfare è una questione etica, ma.anche pragmatica, perché è meglio ridurre al minimo le sacche di povertà per rendere più solida e confortevole la vita sociale di tutti ed evitare insicurezza è banditismo. Il fatto che chi guadagna di più paga di più si può giustificare da un punto di vista etico, se sono capace posso anche sobbarcarmi più responsabilità sociale che non il meno capace, ma anche pratico, perché posso dare di più in cifre assolute e mi conviene contribuire ad una società stabile, anche per mio confort. Da progressista ritengo che redistribuire la mia ricchezza in questo modo e con queste giustificazioni sia sensato. Ma non ritengo dover essere io povero, perché la ricchezza è o guadagnata o lecitamente ricevuta, ed è ingiusta solo se contravvengo alla legge, secondo la quale devo essere sanzionato. Per i working poors, non so cosa pensare. Ritengo poco etico per chi guadagna tanto, pagare poco i propri dipendenti. Poi, alzo le mani, più in là non so andare...
Buongiorno prof. Boldrin, grazie per questo contributo utile a mettere il luce le nostre contraddizioni, più o meno evidenti. Siamo sempre pronti a vedere la pagliuzza nell’occhio altrui e mai la trave nel nostro.
È buona cosa che si cominci a chiarire certe cose, ossia la differenza tra la scientificità della teoria marxista (anche se pretesa e comunque rivelatasi errata o incompleta) e il peloso e ipocrita moralismo di molti improbabili "progressisti" di oggi. Grazie Professore!
Beppe.
beh professore Boldrin, io stimo molto la sua retorica e condivido spesso anche le sue idee. Sono d'accordo con la differenza, con la linea d'ombra che lei traccia tra socialismo di base marxista ed egalitarismo di matrice liberal, senza precisi riferimenti economici e valoriali. Tuttavia essendo nato e cresciuto, guarda caso, a ENNA, e vivendo qui come operatore culturale, prima per riviste d'arte, durante una breve parentesi a Bologna, e come curatore, in seguito qui come musicista e compositore, cantautore, le posso assicurare che per chi vive qui, (partendo da figlio di operaio) e vuole continuare a vivere qui, guadagnare quelle cifre, 50-60-80 mila euro l'anno è molto difficile soprattutto se non si hanno benefici pregressi determinati da familiarità o da redditi e corsi di studio molto complessi quasi sempre espletati e tesaurizzati all'estero o in altre parti d'Italia. Quindi la soluzione per chi volesse essere ricco o benestante come il modello di benessere attuale rappresenta, non avrebbe altra scelta che emigrare. Se tutti quelli del mezzogiorno che volessero accedere a benessere o ricchezza si spostassero da qui per andare altrove, cosa crede che accadrebbe? Le pongo la questione non come provocazione, ma anche come spunto per guardare al mondo dei redditi sull'economia del futuro, dove effettivamente una parte del mondo povera cerca di spostarsi e accedere a quell'idea di ricchezza di una parte minoritaria. Le ragioni storiche e il merito non li discuto, attenzione, io mi pongo il problema di come risolvere questa conflittualità reale. Grazie
Diciamo che intanto hai fatto delle preferenze estremamente lussuose. Perchè ti collochi alla fine della distribuzione della ricchezza. Come il turismo sei un bene superfluo e quindi il primo a cui si può rinunciare. Hai in definitiva bisogno che altri producano e che siano ricchi.
Poi io da sempre mi chiedo cosa sarebbe il sud in mano agli olandesi. Credi che abbiano più risorse di partenza di quante ne abbia il sud dell'Italia?.
Normalmente chi ha più risorse poi non è produttivo. Non sono poveri, non sanno usarle. Qual è la ricchezza della Germania? Il suo petrolio? E l'Argentina? E' senza risorse?
E comunque le risorse spostate in Sicilia nel tempo sono ingentissime.
Sono molto d'accordo su tutto, o quasi. Il mio sogno sarebbe quello di sentire un dibattito tra Lei, Boldrin, e uno dei troppi teorici italiani che scrivono articoli e libri contro l'idea di merito. Primo tra tutti Boarelli. Anche queste sono idee ricicciate dalla cultura prog statunitense, e in particolare da Michael Sandel. In ogni caso vedo che nella sinistra più convinta ed intellettuale (sulla Schlein non ho ancora le idee chiare) l'attacco morale all'idea di merito è il passaggio vitale per sostenere le logiche anticapitaliste e super distributive. La prego, organizzi un incontro on line con Boarelli!!!
Buongiorno. Marx l'ho letto tanto tempo fa e lo dovrei riprendere, ma me lo ricordo un tantino diverso: La differenza di reddito non è ingiusta perché non meritata. E' ingiusta perché la ricompensa per il tuo contributo alla società dovrebbe stare nella soddisfazione personale e nel riconoscimento degli altri piuttosto che nell'accumulo di ricchezze. L’ accumulo di ricchezze è visto come una cosa brutta perché sottrarrebbe ricchezze agli altri, quindi "annulla" quanto di buono hai fatto per loro.
Prof io credo sia del tutto inutile dibattere con queste persone, sono accecate dalla loro ideologia è soltanto una perdita di tempo. Nel mondo anglosassone la mia sensazione è che se ne parli maggiormente sui giornali e nelle università ma alla fine nel business grande e piccolo che sia unico focus è maximising shareholder value. Il resto è soltanto maquillage per farsi un’immagine di buoni.
In Italia non vivendoci noto un pattern molto interessante nel mio circolo di amicizie e conoscenze quelli che al liceo giocavano a fare i comunisti , quelli che hanno avuto una carriera stimolante e gratificante e sono diventati professionisti, dirigenti, medici e imprenditori hanno superato quella fase considerandolo una fase della nostra gioventù e ne ridiamo ( ovviamente sono rimaste sensibilità reali verso le persone in difficoltà cosa a mio avviso positiva) mentre quelli che non hanno avuto una vita molto soddisfacente, che sono finiti a fare lavori che non li stimolano e per i quali si sentono umiliati hanno covato un risentimento incredibile verso il capitalismo, verso gli Stati Uniti, verso l’Europa e verso la libertà individuale, e sono passati da Marx e rosa Luxembourg al sostegno delle posizioni di gente come Rizzo. Sarebbe interessante che lei e Gerardo Favaretto provaste ad articolare un pensiero su come l’insoddisfazione personale avendo una percezione di loro stessi del tutto avulsa alle loro reali capacità intellettuali generi mostri del genere.
Quelle persone stanno così perché è ovvio ritenersi soddisfatti di un sistema che ti vede alla piramide,sono pochi i re che da un giorno all'altro pensano di instaurare una democrazia. Poi se la gente si fa intortare da Rizzo è perché il partito comunista è morto,dubito che si farebbero accecare così tanto se esistessero realtà diverse
Grazie molte Michele, riflessioni davvero interessanti. È un piacere seguirti anche qui in vacanza fra le Calanques...
Peccato non si possa mettere più di un "mi piace" a questo video! Grazie e un saluto
Secondo me è tutto corretto, ed è quello che ho sempre rimproverato a certe persone...vorrei solo aggiungere che oltre a questa posizione molto radicale c'è anche quella di chi punta a creare una società dove ci sia più eguaglianza ed opportunità per tutti, senza però appunto pretendere di essere "tutti uguali". Ormai non saprei neanche più dove collocare questa posizione nell'arena politica, ma probabilmente l'incoerenza denotata nel video in questo caso è più "blanda".
Saviano però non mi sembra l'esempio migliore da fare perchè il suo successo ha parimenti comportato delle grosse restrizioni sulla sua vita personale (è sotto scorta), in un certo senso secondo me ha già pagato pegno ecco. Ma il discorso generale gira eccome!
Anche se non è stato detto esattamente questo, lei evidenzia una contraddizione fra "è ingiusto" ed "è poco efficiente", come se percorrere una via escluda l'altra. I temi a me non sembrano in contrapposizione, ma su piani diversi . Vi invito a dimostrare che ricevere una casa a Milano sia frutto di un qualche talento. Risulta chiaro cosa vuol dire in questo senso dire "è ingiusto" . Allo stesso tempo posso condividere il fatto che, anche solo in via teorica, prelevare completamente l'eredità ( caso estremo ) potrebbe essere controproducente : se non posso accumulare per i miei figli, allora forse non ho così tanta voglia di sbattermi, produrre , migliorare qualcosa . Ecco quindi che entra in campo l'efficienza, provo a capire quale è il metodo migliore per ribilanciare questa ingiustizia . Per ricapitolare quindi : mi accorgo che è ingiusto ed utilizzo il campo dell'efficienza per operare. In questo senso questi due termini non sono in contrapposizione
È il tuo concetto di “ingiusto” che risulta tossico. Dove sta l’ingiustizia nel ricevere una casa a Milano? Casa che probabilmente è stata sudata con impegno e talento dal padre o dal nonno. Che cos’è “ingiusto” per te? Il fatto che ha avuto fortuna un altro e non tu?
@@AlbertoBaronti Possiamo estendere la questione anche al talento in se, ma lasciamolo un attimo da parte. Se l'idea di fondo è "quello che ottengo, l'ottengo con il mio talento" allora non si capisce che talento tu abbia avuto nel ricevere la casa di tuo padre. Nessuno mette in dubbio il talento di tuo padre, si mette in discussione il fatto che non hai avuto alcun talento per possedere tale casa. Ora , in questo sistema che si basa sul talento a me risulta abbastanza lampante che qualsiasi cosa che tu riceva senza sfruttare il tuo talento è ingiusto nei confronti degli altri . Cosa ci sarebbe di tossico nel dire che stai ricevendo una casa senza avere avuto alcun talento per riceverla ?
@@powerspeed1295 se non metti in dubbio il talento di tuo padre, viene da se che con il suo talento ha fatto arricchire il figlio, e che questo è totalmente legittimo. Di tossico nell’espressione “ingiusto” sta il fatto che conferisci un connotato morale ed etico che, di fatto, non c’è. Come il padre ha accumulato ricchezza per fortuna e talento che ha poi trasmesso al figlio, questo potrebbe benissimo per sua incompetenza e sfortuna perdere tutto e lasciare niente alla propria prole. Quindi? Anche questo è ingiusto?
@@AlbertoBaronti In un mondo in cui quello che hai ce l'hai per il tuo talento , in che modo essersi arricchito grazie al talento di tuo padre risulta legittimo ?
@@powerspeed1295 solo tu stai dicendo che nel mondo quello che hai ce l’hai esclusivamente per talento. Come ti ho già detto la fortuna gioca un ruolo fondamentale, ed avere un padre talentuoso le cui volontà sono di lasciarti le sue ricchezze è una fortuna legittima, oltre che la volontà di chi quella fortuna l’ha fatta. Il mondo non è per forza giusto, parlare di giusto o sbagliato inserisce nel dibattito una componente etica/morale. Se guardiamo le cose dalla prospettiva del padre, risulterebbe ingiusto che tutte le sue ricchezze non andassero al figlio.
👍
Il mondo della sinistra (ma anche la destra non è troppo distante) oramai rimane vivo solamente aggrappandosi alla strana teoria politica nata dalla fusione tra keynesismo e marxismo (benché Keynes non amasse Marx) che il prof. Ricossa chiamava “la fine dell’economia”: un mondo perfetto, un eden dove la scarsità non esiste più e dove ciascun uomo potrà scegliere ciò che preferisce e scegliere se al mattino andare a lavorare e al pomeriggio a caccia (ovviamente per divertimento non per procurarsi il cibo visto che con l’avvento della fine dell’economia il problema della scarsità non esisterà più) come scriveva Marx.
Ti pensiamo sempre anche noi prof!
C’è da dire che i 5s non parlano quasi mai di redistribuzione attraverso prelievi fiscali (in questo Conte è molto furbo). Per loro si fa tutto a debito.
Parole come pietre miliari . Ottimo Michele come sempre . Grazie.
ma magari il problema non è neanche la disuguaglianza in sé, il problema sono i criteri del "merito" o presunto tale
I famosi comunisti orwelliani: siamo tutti uguali, ma qualcuno è più uguale degli altri.
Professore, se può rispondermi lei o qualcuno che magari ha sentito in un altro suo video parlare di questo, ma come è finito nella ideologia comunista ?
La scuola , i professori, gli amici, la comunità.... come ci è finito ? Cioè quando ha unito i puntini dicendosi comunista e chi l'ha influenzata ?
Due temi su cui, se le va, può dirci di più:
1) che si guardi al piano morale o a quello dell'efficienza del sistema, su redditi e patrimoni personali, nulla da aggiungere da parte mia. Ma l'eredità? Mi rendo conto che qualunque critica si scontri con l'estrema difficoltà di soluzioni pragmatiche ed efficienti, ma a mio parere la critica è legittima. E la parabola dei talenti - ne parlo da agnostico - insegna. Che ne pensa?
2) merito e reddito, nella maggiorparte dei paesi occidentali, sono positivamente correlati (e l'ipotesi causale è tutt'altro che peregrina).
Cosa sia il merito e come si misuri non è facile stabilirlo. Un mix di QI, intelligenza relazionale, audacia, coraggio, attitudine a perseverare calibrando bene i rischi, etc. Cose difficili da misurare. Il QI, ancorché incompleto, è più facile da registrare. E diversi studi mi pare traccino quanto ho detto sopra. La relazione regge però fino a una soglia di redditi altissimi. Lì si rompe, aprendo alla legittima riflessione sul ruolo di altri fattori, ivi compresi fortuna e magari proprio eredità. Anche qui, come la vede?
Un caro saluto.
PS. Ho dovuto ridurre all'osso domande e argomenti, visti gli spazi consentiti da YT.
O potrebbe essere che il focus dei progressisti (più che il merito) sia l'inutilità del lusso, e di conseguenza la necessità di redistribuirlo per garantire a tutti un sostentamento più rilassato.
Redistribuire il lusso degli altri, il proprio se lo tengono stretto. I leader di governi di sinistra come Argentina, Venezuela, Cuba, ecc. sono una manica di ipocriti che criticano il capitalismo mentre loro stessi vivono come i ricchi. Pensano come Marx, governano come Stalin e vivono come Rockefeller.
Bellissimo video come sempre! Mi piacerebbe sentire il suo punto di vista sui paesi scandinavi.. Ad esempio in Norvegia si ha l impressione che ci sia un appiattimento dei salari, leggevo da alcune statistiche che tra i paesi sviluppati è il posto dove la differenza relativa fra chi ha un master e la media è più bassa.. Per fortuna la media è già alta rispetto ad altri paesi quindi la gente non sembra lamentarsi.. Quello che mi chiedo è quali conseguenze potrà avere nel lungo termine.. una abbastanza evidente già ora è quasi tutti gli studenti PhD e postdoc del dipartimento di Informatica sono non-norvegesi ed i professori norvegesi sono tutti over 50-60
guarda cos'è il fondo sovrano norvegese che così capisci qualcosa
e chi vince il primo premio della lotteria Italia fa la fine del gatto con la fetta di pane e marmellata legata sulla schiena 🤣🤣🤣🤣
Thanks!
Ricordo le discussioni con il mio prof. Di tecnica bancaria a scuola: pensava che "Quando Massimo (D'Alema) andrà al governo ci salverà." E io replicavo "Prof. Come fa. A fidarsi di un comunista con la barca a vela"?
Prof sulle patrimoniali sono d'accordo. Ma quale è la sua posizione sulle tasse di successione?
Da un lato li mi sembra vero che sia giusta una ridistribuzione del reddito e spingere a partire tutti alle stesse condizioni. La vera diseguaglianza mi sembra li.
Allo stesso tempo mi sembra utopistico e finisce che sarebbero tasse che pagano solo classi medio basse. Perché chi ha molte risorse ha strumenti per eludere.
E tu pensi che l'elusione si eviti con le tasse di successione?
Buona fortuna!
@@MicheleBoldrin no appunto. Volevo proprio dire quello. I ricchi hanno molti più strumenti per eludere. Quindi una tassa di successione rischia di essere inutile e pesare per assurdo più sui ceti più bassi. È un punto a sfavore.
Ma in linea di principio come la pensa sul tema della ridistribuzione? quali sono altre critiche alla tassa di successione? E quali sono gli strumenti che uno stato può usare altrimenti per dare stesse opportunità a tutti i cittadini?
I sistemi fiscali vanno valutati complessivamente, non certo a pezzetti. Il problema di questi ideologi è che pensano sempre di aggiungere tasse ad altre tasse. La tassa come sistema per moralizzare il mondo, più ne metti meglio fai.
La redistribuzione si fa soprattutto con una gestione efficiente della spesa pubblica, indirizzando i trasferimenti ai più poveri. In Italia invece "redistribuiamo" trasferendo il 16% del PIL alla parte più benestante della popolazione ( i pensionati) e spendendo centinaia di miliardi per ristrutturare le case dell'alta borghesia
Oh finalmente ne parli anche te... condivido!
Come sarebbe a dire "finalmente" e "anche"? ;-D
@@MicheleBoldrin haha!
È un tema piuttosto dibattuto nei paesi anglofoni gia da un po di tempo, o almeno lo seguo qui su youtube da diversi anni, ma ha attecchito meno in Italia, mi pare.
Mi sembra che dire certe cose ora come ora, sia poco accettato.
Non sono d’accordo o forse non ho capito il punto.. premetto che sarei contrario a una patrimoniale, ma ragionare sul salario minimo o diversi sistemi di tassazione per creare welfare non vuol dire per forza comunismo o redistribuzione assoluta
Io taglio ogni anno il mio mantello in due. Metà lo do allo stato. Una volta per questo eri un santo.
Sempre un piacere da ascoltare
Io sono dell'avviso che ragionare per ideologie non porti lontano in nessun caso. Non penso che sia del tutto inutile, perché lo scontro e l'alternanza tra diversi paradigmi è quello che alla fine fa avvenire il progresso. Tuttavia, da un punto di vista pragmatico, alla fine non hai mai veramente a che fare con un "sistema", ma con persone. Il ragionamento in questo video secondo me cade vittima della tendenza "estremistica" della nostra epoca, che tende a non considerare uno spettro di possibilità, nel sentire come propria una determinata "etica del mondo".
L'ambientalista che prende l'aereo, l'imprenditore che parla di uguaglianza, l'immigrato che arriva col cellulare... sono artifici retorici che girano nello stesso calderone. E' quasi impossibile remare contro il proprio istinto di autoconservazione (e autoaffermazione) tanto da rendersi miseri e umili, solo per giustificare alla "controparte" la propria esistenza, idea, o semplicemente un sentimento: altruismo (to give back), attenzione alla salute, paura del domani, ecc... Perché mai per essere altruistico un essere umano dovrebbe essere ESCLUSIVAMENTE altruistico? E perché dovrebbe necessariamente desiderare un mondo TOTALMENTE privo di differenze? E' ovvio che noi stessi veniamo prima di tutto, la nostra (propria) sopravvivenza, realizzazione, successo, soldi... vengono prima. Perché non siamo esseri di luce che irradiano benevolenza e orgasmi, ma esseri competitivi, egoisti e assetati di potere, mitigati dal raziocinio e dalla tecnologia. E inoltre stiamo cercando di liberarci dalla religione: spogliarsi e andare a vivere nei boschi per essere legittimati a lamentarsi è poco meno che un dogma. Io non faccio quello che è dottrina, io faccio quello che è utile. E se voglio mandare un messaggio o porre una questione mi è utile non essere indigente.
Quale dovrebbe essere altrimenti il ruolo delle élite (economiche, di potere...), se non prendersi la responsabilità del proprio peso e influenza nei confronti del futuro dell'umanità? E' legittimo avere soldi e potere solo se sei stronzo e calpesti le masse? Comunisti di qua, marxisti di là... non so, mi sembra una interpretazione alla "è colpa del capitalismo!", solo di segno opposto. Berlusconiano oserei dire (scherzo, non mi permetterei mai).
Nei fatti il cambiamento deve essere politico e responsabile, così che un ambientalista che nel suo piccolo fa qualcosa per l'ambiente e si impegna a prendere parte a iniziative o simili possa prendere un aereo e vedere quanta bellezza c'è sulla terra senza avere infarti pensando a quello che sta facendo alla terra stessa,così il marxista non deve contare quanti soldi ha per non risultare troppo ricco così Michele Boldrin non gli fa video accusandolo di ipocrisia. Ognuno sceglie la sua fazione politica e le idee secondo cui il mondo deve diventare così(perché generalmente tutti crediamo di votare per un mondo migliore)
Bravo Michele. Il tema si presta a tanti spunti. Ad esempio l’assuefazione di una parte della società italiana a certi schemi ideologici che vengono acquisiti come punti cardine. Avrei una lista di tuoi colleghi professori di economia italiani con i quali - se si cerca di approfondire- rispondono con l’arroganza del “lei non sa chi sono io!” Tra i tanti spunti quello della versione del marxismo travestito da ambientalismo mi sembra al momento il più interessante da esplorare, particolarmente insidioso per i danni che può provocare. O che sta già provocando. Il pensiero sinistro ha sempre avuto l’obiettivo di realizzare il paradiso in terra. Con le buone o con le cattive.
Manca il semplicissimo fatto che per Marx le risorse non sono finite. Che si travasa nell'attuale credenza che vi siano ma vengono nascoste. Messi di fronte alla scelta gli ambientalisti credono di poter avere tutto: la botte piena e la moglie ubbriaca.
Io credo ma andrebbe verificato che gli stessi scenderebbero a protestare per il clima ma anche per bloccare una tassa Pigoviana sui fossili - i grillini tentarono accordi con i Gilets Jaune. E l'attuale discussione sul costo dei carburanti contiene le stesse incomprensioni logiche.
34k lordi come media mi pare assai. Se non erro era 24k lordi la media
35k usd lordi nel 2021. Fonte: google
@@alexlombardi2879 che comunque sarebbero meno euro, circa 30000. Per carità, non so la percentuale di trattenute sulle paghe quindi può darsi.
Ottimo rilievo prof! Però faccio il bastian contrario giusto perché qui in chat magari siamo tutti d'accordo😊.
Il guevarista universitario moralista da 33k potrebbe però dire due cose: 1) eh ma prima che devolva io la differenza col salario medio, se devolvessero tutti quelli più ricchi di me, avremmo già risolto tutta la povertà mondiale... 2) e poi che c'entro io, visto che non comando niente perché faccio il ricercatore... Molta della disuguaglianza è ad esempio legata allo strapotere delle multinazionali sui governi dei paesi poveri... Se ci facessimo i cacchi nostri quei poveracci starebbero meglio.
A mio avviso molti pensano così
Infatti dopo Piketty ho sentito milionari in euro lamentarsi di essere sfruttati. Non scherzo.
Tutto giusto, secondo me; volevo solo aggiungere l'esempio più estremo dell'ipocrisia buonista in malafede: tal Bergoglio, in arte Francesco, primo del nome!
Parafrasando una tipica affermazione utilizzata dagli ipocriti citati nel video, i tanti che guadagnano 150k hanno convinto quelli che guadagnano 10k che la colpa è tutta di quei pochi che guadagnano 3 milioni.
esatto - ma sono convinti loro stessi di essere degli sfruttati: soros multinazionali bigfarma ecc. ecc.
Le si vuole bene Prof.
Prof questo ragionamento mi pare un po' manicheo e stiracchiato: di gente che sostiene la redistribuzione e l'egualitarismo totale ce n'è ben poca. Si parla per lo più di correggere dal momento che i motivi per cui la gente diventa o si mantiene ricca sono vari, parzialmente indipendenti dal singolo (nazionalità, ceto, contesto legale, lignaggio) e inseribili in un piano inclinato di valore per la società (un conto è brevettare un farmaco e un altro è gestire un bordello). Abbracci
mi ritengo un social democratico nel senso di economia capitalista con buon welfare e giustizia severa ( cosa che invece piace solo a destra, stranamente ) e prenso sa sempre quello che dici: il ricco che si dichiara comunista sta di fatto dicendo che il suo guadagno e' ingiusto. Nella mia vita ne ho conosciuti tanti di alto borghesi impegnati e spesso poco preparati che fanno i discorsi del genere: prova a toccargli l'attico e la mercedes e vedi cosa diventano, dei venali della peggior specie. Mai fidarsi di un ricco che parla di equita', mai, e' il peggior furbacchione sulla piazza.
Mio commento tattico
Grazie prof
Pur non avallando la teoria in oggetto, mi accorgo che lei cade sempre nelle stesse fallacie logiche. Il valore del prezzo dell'appartamento ai Parioli é determinato dal mercato, non nasce così di per sé, ed é frutto di una struttura cosiddetta 'capitalista', che personalmente preferisco chiamare 'domanda-offerta'. Allo stesso modo di un casale di contadini fronte mare che oggi, vuoi per la stupidità dei social, é diventato sinonimo di ricchezza e allora la competizione nell'accaparrarselo fa sì che sia inserito in un contesto di dinamiche di esclusivitá e speculazione (solo per nominarne due); il più delle volte costruendoci attorno una struttura di marketing affinata con tecniche psicologiche per tenere sull'orlo della bramosia i competitori stessi e non meno anche gli spettatori. Allo stesso modo vale per un cibo della cucina povera che oggi é trattato alla stregua di un lingotto d'oro. Continuando ad analizzare l'uomo economico, le dinamiche quantitative, lei si perde sempre la natura antorpologica, psicologica e senziente di esso. Partirei da tutt'altro punto di vista, volendo analizzare cosa in realtà queste persone (pur rimanendone ignare), stanno in realtà cercando di dire. Per fare un esempio veloce, se il lattaio sotto casa avesse una proprietà immobiliare soddisfacente, e uno scambio dignitoso protratto nel tempo con gli abitanti del luogo, non percepirebbe la necessità di creare una azienda per ingrandire dal nulla una produzione (non ci sarebbe lo scopo di arricchirsi, e qualora fosse per mera vanità, li allora l'intervento della comunità dei cittadini/Stato dovrebbe riportarlo sui suoi binari o indagare da dove origina il bisogno). La stessa azienda che allora non é stata creata, non avrà sottratto ad un altro cittadino il desiderio di diventare anch'egli lattaio, e avremmo visto garantita anche una certa diversità sul territorio, lasciando al caso la possibilità a uno di inventarsi il parmigiano reggiano e all'altro il grana padano, spesso frutto della sensazione di indipendenza e serenità che proviene dal non lavorare in un agglomerato aziendale che riduce le persone a tasselli, non meno, uomini con dei nomi e cognomi ad 'impiegati' qualsiasi. Proseguendo, la grande latteria in espansione, non avrà ingigantito a tal punto la sua operatività da spostarsi ora sulla diversificazione dell'investimento e iniziando ad invadere dei campi completamente diversi dalla destinazione d'uso iniziale (vedi i finanziamenti rilasciati dai supermercati, ecc) come potrebbe essere quella dell'intermediazione immobiliare, intenta nella ricerca di compratori oltreoceano con potere di acquisto enormemente più alto di quello del luogo; oppure la costruzione di altre grandi fabbriche che potessero avanzare proposte allettanti ai muratori della zona (umanamente vulnerabili a dinamiche di 'adescamento' pubblicitario studiate con tecniche psicologiche), anch'essi parte del tessuto connettivo del territorio e senza pretese di vanagloria. Qualora ció accadesse, invece, tali ora sarebbero dedicati alla costruzione di edifici distanti dalla cultura del luogo e persecutori solo dell'efficienza a discapito del territorio o del significato stesso di abitazione e urbanizzazione di per sé, allora applicando nel tempo gli stessi criteri per edifici residenziali, innescando un circolo vizioso che porti gli abitanti del luogo a non gradire più l'edilizia disponibile, finendoci ad abitare per pura necessità e inevitabilmente facendo lievitare di prezzo gli edifici più datati e costruiti secondo rispetto dello spazio privato umano; dal momento che la morte di quei muratori originari ora ha lasciato spazio ai figli dei figli, che studiano in università dove i programmi scolastici e l'impronta dei docenti, sono inevitabilmente dipendenti dagli sbocchi lavorativi dell'iniziale caseificio, ora divenuto fondo d'investimento; nonché in termini di pensiero dell'architettura di per sé, attorno al quale é stato costruito a tavolino un significato ai nuovi elementi, al fine di giustificarne il nuovo tipo di edilizia. Peggior male, non tanto il valore assoluto dello stipendio, quanto la rottura del tessuto del territorio e una domanda che guida l'offerta; quando dovremmo seriamente tutelare il contrario e capire che lo sforzo di vivere, in primis esiste, e per vivere bene bisogna proteggerci da noi stessi.
algo, que ritmo!