Film - "Un Santo senza parole" San Felice da Nicosia
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- เผยแพร่เมื่อ 25 พ.ย. 2024
- Il film sulla vita di San Felice da Nicosia: San Felice, il suo nome di battesimo era Filippo Giacomo, nacque a Nicosia del calzolaio Filippo Amoroso e da Arcangela La Nocera. Molto devoto, fin da bambino, il padre morì 15 giorni prima che lui nascesse; vista la povertà, da ragazzino, per aiutare la famiglia frequentò la bottega del calzolaio Giovanni Ciavarelli, soffrendo non poco per il linguaggio scurrile che vi si usava. Della sua infanzia si tramanda un episodio miracoloso: lo stesso, facendo passare il dito bagnato di saliva su un pezzo di cuoio tagliato male da un operaio che se ne disperava, ottenne che il cuoio ritornasse intatto.
Per ben sette anni chiese di essere ammesso fra i frati cappuccini di Nicosia, ma veniva sempre rifiutato perché analfabeta. Fu il padre provinciale di Messina in visita a Nicosia, a farlo entrare nel convento dei cappuccini della vicina cittadina di Mistretta, dove venne consacrato con il nome di Felice.
Dopo un anno tornò a Nicosia, dove si dedicò alla questua, visitava sia le case dei ricchi per invitarli a condividere i loro beni, sia quelle dei poveri per dare loro conforto materiale e spirituale. Era molto paziente anche quando veniva cacciato malamente. Definiva se stesso 'u sceccareddu', l'asino che portava sulla soma tutto quanto aveva raccolto al convento. Il superiore, Padre Macario, nonché sua guida spirituale spesso lo trattava duramente, lo scherniva dandogli nomignoli quali 'gabbatore della gente' e 'santunazzu scuntentu', fra Felice rispondeva umilmente dicendo: «Sia per l'amor di Dio». Una volta gli ordinò di esibirsi nel refettorio del convento vestito da pagliaccio e gli fece distribuire ai frati un impasto di cenere e acqua come se fosse ricotta fresca, che miracolosamente diventò ottima ricotta. Essendo analfabeta, apprendeva a memoria i testi biblici durante le funzioni religiose e assimilava tutte le letture edificanti lette in convento durante la mensa. Aveva una gran devozione per Gesù crocifisso. Tutti i venerdì digiunava a pane ed acqua e contemplava la passione e la morte di Gesù Cristo stando nel coro del convento, con le braccia aperte a forma di croce.
Si dedicò anche alla cura degli infermi, sia nel corpo che nello spirito, ottenendo spesso per essi guarigioni miracolose. Era particolarmente dedito alla preghiera ed alla penitenza. Nel 1777 il vicino paese di Cerami venne colpito da una grave pestilenza, il superiore dei cappuccini del luogo chiese a Felice di andare ad assistere i malati, cosa che egli fece con grande abnegazione, nonostante fosse già avanzato in età. Morì il 31 maggio 1787.