Tempio della Dea Bona da Tivoli - Roma - Lazio

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  • เผยแพร่เมื่อ 15 พ.ค. 2021
  • #fidenetrekking #abruzzotrekking1962 Il culto di questa ancestrale divinità, radicata anche nel territorio tiburtino, merita sicuramente un approfondimento particolare. Epigrafi attestanti la sua presenza sono state trovate ben al di fuori dell'urbano abitato, esattamente ai poli opposti l'un con l'altra: la prima nei pressi dell'attuale Marcellina, mentre quella qui in esame alle pendici di Monte Sant'Angelo in Arcese (I. Barbagallo, 1981), o nei dintorni San Gregorio secondo alcuni, recitante:
    “BONAE DEAE SANCTISSIMAE CAELESTIS. L.PAQVEDIUS FESTVS/ REDEMPTOR OPERVM CAESAR(IS)/ ET PVPLICORVM. AEDEM DIRITAM/ REFECIT. QUOD ADIVTORIO EIVS/ RIVUM AQVAE CLAVDIAE AUGVST(AE)/ SVB MONTE AEFLANO CONSVMMA/ VIT. IMP.(ERATORE) DOMIT(IANO) CAESAR(E) AVG(VSTO) GERM(ANICO)/ XIIII CO(N)S(VLE) V NON(AS) IVL(IAS)"
    la quale tradotta risulta
    “Alla Santissima Bona Dea, Lucius Paquedius Festus, appaltatore dei Lavori Pubblici e Imperiali, ha ricostruito il Suo (di Lei) Santuario in rovina poichè con il suo aiuto egli ha potuto completare il condotto dell'acquedotto imperiale claudiano sotto il monte Eflano, durante il 14° consolato dell'Imperatore Domiziano Cesare Augusto Germanico, il 3 di luglio ([ante diem] quintus nonas iulias)” (anno 88 dell'era cristiana). A questo punto sono necessarie delle considerazioni: l'iscrizione riporta che Lucius Paquedius Festus restaurò il “santuario in rovina” della Dea fornendoci una chiara indicazione temporale, ovverosia il 3 luglio dell'88 d.C., attestando quindi che il complesso sacro era diruto già nel primo periodo imperiale e che, al tempo stesso, il luogo doveva comunque esser abbastanza noto da non necessitare ulteriori specificazioni circa la sua ubicazione. Con il Santuario della Bona Dea si identificano oggi le rovine presenti su Monte S. Angelo in Arcese, un tempo mons Aeflanus nei pressi dell'oppidum di Aefula, adibite già nel VI secolo d.C a monastero dedicato a San Pamphilo. La prima fase edilizia accertata con gli scavi risale alla prima metà II secolo a.C., con Opus Quadratum, la seconda al I secolo d.C., con Opus Reticolatum, ambedue di tufo nero mentre l'ultima fase è inquadrabile tra il II e il III secolo dell'era cristiana. Ancora al giorno d'oggi sono ben visibili gli imponenti blocchi di Opus Quadratum, dalle ragguardevoli dimensioni, che appartennero alla piattaforma terrazzata del tempio repubblicano e che vennero riutilizzati successivamente in età medievale. La struttura risulta essere quadrangolare, divisa in due settori ben evidenti, dalle dimensioni di 35x33 metri circa: il primo orientato a S/O, di pianta rettangolare misurante 33x16, senza suddivisioni, il secondo di 33x11 presentante vari ambienti. Le caratteristiche architettoniche del complesso si mostrano in linea con similari luoghi di culto dedicati alla Bona Dea (così come con le villae rusticae medio-repubblicane, seppur l'assenza di terreno coltivabile e di macchinari atti alla lavorazione dei prodotti agricoli lascia immediatamente ben intendere la destinazione d'uso), non templi stricto sensu ma luoghi polifunzionali con la possibilità di ospitare stabilmente le Ministrae, preposte al culto della Divinità, e le Adeptae in occasione dei riti misterici; presenti e ben riconoscibili sono il portico di stile atrium corinthium però privo della cisterna per la raccolta delle acque meteoriche in prossimità dell'impluvium, la culina-cucina o un balneolum, connotabili grazie alla presenza di tubuli per il riscaldamento e ai frammenti di un imponente dolio, un τέμενος-temenos (recinto sacro invalicabile), un sacello e il cortile: semplice nella prima fase edilizia, con canaletta per lo scolo delle acque reflue e affacciantesi su di un terrazzamento, dotato di tetrastylon (quattro pilastri o colonne) nella seconda. Dunque sin dall'alba dell'Impero il santuario era oramai relegato a un contesto totalmente avulso dal centro abitato, distante dalla vita pubblica e sacra dell'antica Tibur. In passato, però, deve esser stato un fulcro religioso di estrema importanza posto tra Tibur, Trebula Suffenas e Praeneste, dominante l'ager Tiburtinus e Praenestinus dall'alto della sua posizione sopraelevata e strategica; un motivo di richiamo e aggregazione per le vicine popolazioni con la funzione di santuario confederale di antichissime tradizioni cultuali italiche. I nuclei protoabitativi dovettero esser stati arroccati sulla cima del monte e precisamente sul versante meridionale, al di sopra di una grotta, probabilmente molto antica. Colle Ripoli - Monte Arcese - Monte Sant'Angelo in Arcese.

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