I miei piu' vivi complimenti alla professoressa Giovanna Gambacurta per la sua non comune chiarezza espositiva, nonche' per la sua grande capacita' di appassionare coinvolgendoli totalmente nella sua narrazione gli appassionati di popolazioni preromane che occuparono l'Italia. Da lei finalmente uno stimolo piu' che apprezzabile, ma soprattutto utile, a divulgare sempre di piu'( ed a fasce della popolazione via via più estese) non solo l'etnogenesi dei "Venetkens",bensi' anche la loro vita quotidiana alla luce delle nuove scoperte che l'archeologia ci "regala". Un saluto di stima e di apprezzamento per il lavoro svolto dalla succitata professionista da Saverio di Cisternino( Brindisi), rd un incoraggiamento a proseguire nonostante le rilevanti ( ma spero mai scoraggianti) difficolta' purtroppo inevitabili in un paese come l'Italia in cui il valore( per me assolutamente primario) della cultura raramente viene percepito e considerato come tale.
Attorno al 2000 a.C. a seguito dell' impriviso crollo dell' impero di Akkad, sono sbarcati nel estuario dell' Atesis ( Adige) un gruppo di mesopotamici, con moglie, nonni, figli, cane, pecore, capre, maiale e forse anche bovini, nonché strumenti per prospettare terreni alla ricerca di tino.Questo gruppo fondò quella che diventerà Este, allora ai bordi dell' Adriatico, che consacrarono ad una delle loro dee ESTU. Si è ritrovato anche un altare dedicato alla dea della pastorizzia RITU ( in accadico). Questi esploratori hanno prospettato il bacino idrico dell' Adige, trovando nient'altro che rame.Forse cacciati secoli più tardi dagli indigeni o dai recenti immigrati etruschi e indoeuropei ( Venetkens ?) i nostri prospettatori hanno finito per fermarsi nel territorio chiamato Rezia.Trà gli strumenti che si erano portati dalla Medopotamia, c' era anche il Plovium rhaetorum ( Plinio prisco, Storia Naturale).A Coira, nel sito archeologico Welschdörfli, e in Val Calanca, sono stati rinvenute tracce di aratura risalendo al periodo neolitico.In Mesopotamia l'aratro èra conosciuto dal terzo millennio a.C. Un fatto curioso è che anche i Venetkens riverivano la dea RITU, Rita, Riti, Ritam secondo il caso.In Riti, la - i terminale è il suffisso possessivo semitico -i ( Rit- i come su l'iscrizione trovata nel sacrario retico di Scuol Rusontch, presso Scuol in Engadina bassa, iscrizione su corna di cervo: ATUKU RITI UNBIU, che secondo il paleolinguista Svizzero Linus Brunner significa "ho compiuto [ il sacrificio votivo] a Ritu-mia di frutta. Da questa iscrizione e dalle due dee mesopotamiche possiamo dedurre che i nostri "rifuggiati" erano Akkadi e parlavano una lingua est-semitica. Vedi Linus Brunner, -Alfred Toth.Die rätische Sprache enträzelt.Kulturamt St Gallen,1987. -Bündner Monatsblatt degli anni 1976- 78 con articoli di L.Brunner sulla traduzione dall'accadico di numerosi toponimi, idronimi oronimi retici.( come Roschkopf, dato ad una roccia che somiglia ad una testa,da sem. roś : testa).
Credo che @ilpasserosolitario1 abbia utilizzato il termine "archeologia antica" per differenziare questa branca dell'archeologia, effettivamente imponente nella sua totalità, da quella medioevale o da quella bizantina
Bisognerebbe anche dire che questi reperti sono stati trovati durante la costruzione di un edificio a cinque piani con un sesto piano interrato per le auto, quando tutte le case attorno non avevano più di tre piani. Ricordo molto bene e mi sono sempre chiesto come fosse possibile, a maggior ragione con quello che c'era sotto.
@@ArchaeoReporter Secondo me oggi dovrebbe esserci un'urbanistica più rispettosa del patrimonio storico presente nella zona. Se decidi di costruire lo fai in armonia con gli edifici classici presenti in via Belzoni o via San Massimo. Se trovi un'area archeologica come quella non ci fai un palazzo sopra, al più un area museale. Padova è una città d'arte che dovrebbe rispettare la sua storia. Capisco che possano esserci interessi economici molto forti, ma le amministrazioni locali esistono anche per tutelare questi aspetti. Ormai è fatta, speriamo in meglio per il futuro.
@@ArchaeoReporter Mi scuso per l'eventuale malinteso. Se posso suggerire, date la sua formazione in archeologia, potrebbe approfondire la lettura di Tacito o altri autori classici per meglio comprendere le origini delle popolazioni venete. Se non sbaglio, si parla di diversi gruppi di veneti che abitavano in un'ampia zona, dalla Bretagna all'Asia Minore, come menzionato anche nell'Iliade. Buon lavoro
Arrivare a questi livelli spiegando egregiamente la storia antica non e’da tutti❤❤
E’ un piacere sentirla parlare❤
I miei piu' vivi complimenti alla professoressa Giovanna Gambacurta per la sua non comune chiarezza espositiva, nonche' per la sua grande capacita' di appassionare coinvolgendoli totalmente nella sua narrazione gli appassionati di popolazioni preromane che occuparono l'Italia. Da lei finalmente uno stimolo piu' che apprezzabile, ma soprattutto utile, a divulgare sempre di piu'( ed a fasce della popolazione via via più estese) non solo l'etnogenesi dei "Venetkens",bensi' anche la loro vita quotidiana alla luce delle nuove scoperte che l'archeologia ci "regala". Un saluto di stima e di apprezzamento per il lavoro svolto dalla succitata professionista da Saverio di Cisternino( Brindisi), rd un incoraggiamento a proseguire nonostante le rilevanti ( ma spero mai scoraggianti) difficolta' purtroppo inevitabili in un paese come l'Italia in cui il valore( per me assolutamente primario) della cultura raramente viene percepito e considerato come tale.
Attorno al 2000 a.C. a seguito dell' impriviso crollo dell' impero di Akkad, sono sbarcati nel estuario dell' Atesis ( Adige) un gruppo di mesopotamici, con moglie, nonni, figli, cane, pecore, capre, maiale e forse anche bovini, nonché strumenti per prospettare terreni alla ricerca di tino.Questo gruppo fondò quella che diventerà Este, allora ai bordi dell' Adriatico, che consacrarono ad una delle loro dee ESTU. Si è ritrovato anche un altare dedicato alla dea della pastorizzia RITU ( in accadico). Questi esploratori hanno prospettato il bacino idrico dell' Adige, trovando nient'altro che rame.Forse cacciati secoli più tardi dagli indigeni o dai recenti immigrati etruschi e indoeuropei ( Venetkens ?) i nostri prospettatori hanno finito per fermarsi nel territorio chiamato Rezia.Trà gli strumenti che si erano portati dalla Medopotamia, c' era anche il Plovium rhaetorum ( Plinio prisco, Storia Naturale).A Coira, nel sito archeologico Welschdörfli, e in Val Calanca, sono stati rinvenute tracce di aratura risalendo al periodo neolitico.In Mesopotamia l'aratro èra conosciuto dal terzo millennio a.C. Un fatto curioso è che anche i Venetkens riverivano la dea RITU, Rita, Riti, Ritam secondo il caso.In Riti, la - i terminale è il suffisso possessivo semitico -i ( Rit- i come su l'iscrizione trovata nel sacrario retico di Scuol Rusontch, presso Scuol in Engadina bassa, iscrizione su corna di cervo: ATUKU RITI UNBIU, che secondo il paleolinguista Svizzero Linus Brunner significa "ho compiuto [ il sacrificio votivo] a Ritu-mia di frutta.
Da questa iscrizione e dalle due dee mesopotamiche possiamo dedurre che i nostri "rifuggiati" erano Akkadi e parlavano una lingua est-semitica.
Vedi Linus Brunner, -Alfred Toth.Die rätische Sprache enträzelt.Kulturamt St Gallen,1987.
-Bündner Monatsblatt degli anni 1976- 78 con articoli di L.Brunner sulla traduzione dall'accadico di numerosi toponimi, idronimi oronimi retici.( come Roschkopf, dato ad una roccia che somiglia ad una testa,da sem. roś : testa).
Complimenti e grazie davvero per tutte queste meraviglie
La prof. Gambacurta è sicuramente un luminare dell'archeologia antica...chapeau
ilpasserosolitario
αρχαίος archaios :
antico
archeologia antiqua = pleonasmo tautologico " che dice due volte la stessa medesima cosa
Credo che @ilpasserosolitario1 abbia utilizzato il termine "archeologia antica" per differenziare questa branca dell'archeologia, effettivamente imponente nella sua totalità, da quella medioevale o da quella bizantina
@@gabriellaolla2492concordo
@@gabriellaolla2492 È così, visto che parliamo anche di archeologia contemporanea.
🙏grazie. La professoressa è veramente preziosa💎
Complimenti alla professoressa!
Ci vuole pazienza però che soddisfazione !!! L'archeologia è la materia più affascinante che ci sia.
Bello
Bisognerebbe anche dire che questi reperti sono stati trovati durante la costruzione di un edificio a cinque piani con un sesto piano interrato per le auto, quando tutte le case attorno non avevano più di tre piani. Ricordo molto bene e mi sono sempre chiesto come fosse possibile, a maggior ragione con quello che c'era sotto.
Fu possibile allora e sembra che sia possibile tutt’ora poco distante
@@ArchaeoReporter Secondo me oggi dovrebbe esserci un'urbanistica più rispettosa del patrimonio storico presente nella zona. Se decidi di costruire lo fai in armonia con gli edifici classici presenti in via Belzoni o via San Massimo. Se trovi un'area archeologica come quella non ci fai un palazzo sopra, al più un area museale. Padova è una città d'arte che dovrebbe rispettare la sua storia. Capisco che possano esserci interessi economici molto forti, ma le amministrazioni locali esistono anche per tutelare questi aspetti. Ormai è fatta, speriamo in meglio per il futuro.
Mi piacerebbe che il comune di Padova sentisse la necessità di valorizzare le antiche origini della città con un nuovo museo archeologico.
Con gli isotopi dello stromzo
Gli Antichi venivano dalla Finlandia
Comodo!
@@ArchaeoReporter gli antichi veneti, perdonami
@@fendymashups È l'ipotesi, anche ben costruita ma senza una sola prova archeologica, di un ingegnere
@@ArchaeoReporter ok, sarebbe interessante provare a fare degli scavi in finlandia
@@ArchaeoReporter Mi scuso per l'eventuale malinteso. Se posso suggerire, date la sua formazione in archeologia, potrebbe approfondire la lettura di Tacito o altri autori classici per meglio comprendere le origini delle popolazioni venete. Se non sbaglio, si parla di diversi gruppi di veneti che abitavano in un'ampia zona, dalla Bretagna all'Asia Minore, come menzionato anche nell'Iliade. Buon lavoro