SIAMO UN SOLO CORPO NEL SANGUE DI GESU'

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  • เผยแพร่เมื่อ 3 พ.ย. 2024
  • Video presentazione dell'icona dell'anno pastorale della Diocesi di Mantova | 2024-2025
    L’immagine che accompagna il prossimo anno pastorale della Diocesi di Mantova è l’adattamento di alcuni iconografi mantovani della miniatura armena del XIV secolo raffigurante il triplice Corpo di Cristo che ci colloca nell’orizzonte ampio dell’Eucaristia. In alto sta il titolo che sintetizza il percorso della nostra chiesa che prende forma dal dono del Signore: “Siamo un solo corpo nel sangue di Gesù”.
    L’ambiente è quello del Cenacolo: la forma originaria della Chiesa.
    Si distingue bene il corpo della persona di Gesù, Figlio di Dio che ha preso carne da Maria, seduto a tavola sulla sinistra e il corpo sacramentale richiamato dal tavolo rotondo a forma di una grande ostia. Il tondo è decorato con i simboli di Cristo-Vite e dei cristiani-tralci; questo non è solo un elemento decorativo; ricorda che con il Battesimo siamo innestati in Cristo e che l’Eucaristia alimenta l’appartenenza al corpo ecclesiale, qui bene rappresentato dalla sequenza di persone sedute a mensa. L’eucaristia trasforma l’assemblea liturgica nel Corpo di Cristo: di Messa in Messa diventiamo ciò che mangiamo.
    I tre corpi: quello di Gesù, il corpo sacramentale e il corpo ecclesiale sono uniti tra loro: il piede di Cristo, infatti, tocca il primo dei commensali alla sua destra, il “tocco” si propaga a tutti, legati l’uno all’altro dalla mensa a forma di ostia.
    L’unità è arricchita dalla diversità delle persone, delle vocazioni, dell’età; il corpo ecclesiale accoglie tutti: non ha preferenze di categorie, né di provenienza. Stanno allo stesso tavolo: un giovane, un medico, un presbitero, una donna di vita consacrata, un disabile-povero, una bambina, un diacono, una coppia. La pluralità di vocazione e di condizione sociale ci ricorda che il Signore ha un particolare progetto per ciascuno, nessuno è lasciato in disparte. Divenire Uno in Cristo non significa uniformarsi, annullare la propria identità, il proprio carisma, ma mettersi al servizio della crescita del Regno di Dio, offrendo il nostro dono quotidiano all’altare della liturgia e all’altare del fratello, quale ricchezza alla comunione del corpo ecclesiale.
    Osserviamo il volto di Cristo: è rivolto a noi; egli invita ciascuno di noi a sedere al banchetto di nozze dell’Agnello-Sposo e siamo “Beati” perché invitati alla mensa dell’Agnello. Il boccone che Cristo tiene nella mano è per tutti; lo offre e, al tempo stesso, benedice. La sua benedizione si estende a tutti i fratelli e sorelle: seduti alla stessa mensa formano l’unico Corpo di Cristo. Ognuno dei commensali diventa “canale di benedizione”, per porgere a chi ha fame di Dio il boccone dell’amore donato. Il lembo del mantello che fuoriesce dalla cornice sta a indicare la potenza di Gesù che sconfina dal perimetro della chiesa e, in un modo che solo Dio conosce, si rende accessibile a ogni uomo.
    Nell’angolo in basso a destra vediamo chi si estromette dalla comunione con il Signore e con i fratelli. Giuda ci ricorda che il dono di Dio può essere anche rifiutato: il vero amore lascia liberi; qualche volta stringe ma non costringe. Notiamo il movimento delle braccia di Giuda a forma di bilancia: il peso della libertà e delle sue decisioni fa pendere il piatto a sinistra, dove sta la mano che tiene stretto il sacchetto con le monete del tradimento. La mano destra, comunque, trattiene il “boccone” ricevuto da Gesù. Il dono di Dio non può essere annullato ed è più forte del tradimento. Il boccone è anche memoria di un’appartenenza indelebile a Cristo, più forte del ricordo del peccato e apre alla speranza di un rinnovamento attraverso la penitenza: il peccato, anche il più grave, non annulla la possibilità della riconciliazione.
    Altri particolari sono degni di nota; in basso a destra la brocca, il catino e l’asciugatoio attirano l’attenzione sul gesto della lavanda dei piedi. L’immagine disegna una connessione stretta tra “l’Eucaristia del pane” e “l’Eucaristia del grembiule”, tra il dono del corpo e l’umile servizio di Gesù che rivela l’Amore del Padre che soccorre i bisognosi e purifica i peccatori.
    Anche l’architettura del Cenacolo è singolare: riprende, in forma stilizzata, la basilica con cattedrale di sant’Andrea, nella cui cripta sono custoditi i Sacri Vasi: preziosa reliquia del sangue di Cristo. Per questo “preziosissimo” sangue abbiamo la forza di credere che è sempre possibile rinascere e che la nostra vita si compie di risurrezione in risurrezione.
    In alto, nella mandorla, è evidenziato il fuoco dello Spirito da cui partono i raggi che agiscono sulla creazione affinché possa manifestare la vita di Dio. Infatti, è attraverso la potenza dello Spirito che il Figlio di Dio prende forma umana: anzitutto nel grembo di Maria, poi trasformando pane e vino nel corpo e sangue eucaristici affinché mangiando dell’unico pane, noi pur essendo molti, diventiamo un corpo solo.

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