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I neurotrasmettitori sono delle sostanze chimiche che permettono ai neuroni di comunicare tra loro. Partendo dal presupposto che nel cervello esistono diversi circuiti neurali e diverse connessioni che permettono di inviare/ricevere messaggi in/da ogni zona del corpo, un neurone (sarebbe meglio parlare di gruppi di neuroni, ma per semplificare parlo al singolare) può comunicare con il successivo attraverso il rilascio di due tipologie di neurotrasmettitori: quelli che inducono una risposta eccitatoria e quelli che inducono una risposta inibitoria (1-0). Secondo gli esperti la maggior parte delle sinapsi eccitatorie fa uso del glutammato, mentre la maggior parte delle sinapsi inibitorie farebbe uso del GABA (entrambi utilizzati a livello del sistema nervoso centrale). Esistono, però, altri neurotrasmettitori che agiscono in modo più settoriale: l'acetilcolina, ad esempio, è usata molto a livello muscolare come neurotrasmettitore eccitatorio, permettendo la contrazione dei muscoli. Per citarne altri, l'adrenalina e la noradrenalina sono due neurotrasmettitori eccitatori che vengono rilasciati durante situazioni stressanti e preparano l'organismo a reagire con uno sforzo psicofisico (reazione fight or flight).Per rispondere alla tua domanda, è proprio il nostro corpo e i feedback che invia al cervello rispetto al suo stato che danno le informazioni necessarie per attivare l'invio dei vari neurotrasmettitori come reazione.

Efficace per l'apprendimento della terminologia e, più che mai, attualissima. Combo perfetta! 😂

Ciao Dario, se partiamo dal presupposto che le neuroscienze sono l'insieme delle scienze che studiano il sistema nervoso, possiamo includere: neurologia, neuroanatomia, neurobiologia, neurochimica, neuroetologia, neurofarmacologia, neurofisiologia, psicofisica, psicobiologia, neuropsicologia, neuroscienze cognitive, neuroscienze affettive, neurolinguistica, neuroscienze computazionali ecc. Probabilmente ne avrò anche tralasciato qualcuna, questo per dire che sono davvero tante e quantificarle risulta difficile proprio perché "Neuroscienze" è un termine ombrello molto ampio.

@@brainintraining-psy si può essere neuroscienziati e accedere al dottorato di neuroscienze anche con la laurea in fisica? E se si posso accedere a qualsiasi branca neuroscientifica?

Dipende dai requisiti d'ammissione elencati nei bandi per accedere al dottorato. In genere, ogni università che offre un corso di dottorato in qualsiasi branca neuroscientifica pubblica nel suo sito il relativo bando, all'interno del quale trovi le specifiche per accedervi. Ci sono università che richiedono semplicemente una laurea magistrale (quindi è perfetta anche quella in fisica) e altre che richiedono delle precise tipologie di laurea (generalmente biologia, psicologia o medicina). Se sei interessato al settore, ti consiglio di dare un'occhiata alle varie opzioni e sicuramente troverai la soluzione più adatta a te.

@@brainintraining-psy con una laurea in fisica posso accedere a qualsiasi branca neuroscientifica?

Generalmente si, anche se poi devi controllare bene nei bandi proposti dall'università. Sono più frequenti corsi di dottorato in Neuroscienze che ti danno un'infarinatura per ogni branca neuroscientifica (es. Padova), ma esistono anche quelli settoriali come il corso di Dottorato in Neuroscienze Cognitive e Comportamentali all'Università San Raffaele di Milano. Entrambe ti permettono di entrare con qualsiasi tipologia di laurea magistrale, ma conviene sempre leggere bene i requisiti di accesso nella pagina dedicata al corso di Dottorato che ti interessa maggiormente.

Sono molto contenta che ti sia stato utile! ❤️

Grazie mille, Agata!

Ciao Paolo, i tratti di personalità come l'estroversione sono, appunto, delle tendenze di comportamento, degli schemi preferenziali che abbiamo per natura (es. l'estroverso ama stare generalmente a contatto con le persone, l'introverso predilige le attività in solitaria). Queste tendenze sono innate, per cui difficilmente modificabili. In altre parole, è improbabile che un introverso diventi un grosso amante della compagnia e dei luoghi affollati. C'è un però: il fatto che l'estroversione sia una tendenza di comportamento non significa che la nostra natura ci costringa ad agire sempre nello stesso modo. Possiamo sempre decidere di prendere una strada diversa, di mettere in atto dei comportamenti che non sono in linea con la nostra natura e che siano lontani dalle nostre preferenze. In questo modo, un introverso può decidere di agire in maniera estroversa, apparendo come tale, ma non significa che lo sia diventato. Si tratta di differenziare "ciò che siamo" da "ciò che vogliamo mostrare".

Ciao Marina, certamente! L'apertura, l'inattivazione e la chiusura dei canali del sodio sono passaggi essenziali per la propagazione in avanti dell'impulso nervoso lungo l'assone. Ipotizziamo che sia appena partito un potenziale d'azione: la zona trigger si depolarizza (fino a +35mV) ma, ricordiamo, che dopo di lei c'è una zona ancora a riposo (-70mV). Questa differenza di potenziale tra la zona trigger e la successiva zona a riposo fa scattare un potenziale d'azione in quest'ultima. Mentre questa inizia a depolarizzarsi, la zona trigger va piano piano a ripolarizzarsi: questo significa che si viene a creare una nuova differenza di potenziale tra le due. I canali del sodio della zona trigger, però, si sono inattivati durante la ripolarizzazione, quindi non è possibile una loro riapertura. A questo punto, l'unica zona in cui è possibile l'innesco di un nuovo potenziale d'azione è quella ancora successiva. Se i canali del sodio nella zona trigger fossero stati chiusi e non fossero passati dalla fase di inattivazione, la differenza di potenziale sarebbe stata la chiave per farli aprire di nuovo. L'inattivazione, invece, li ha bloccati e non ha permesso la loro riapertura nemmeno in presenza di una differenza di potenziale con la zona successiva depolarizzata. In questo modo il potenziale d'azione avanza, senza mai tornare indietro.

Ciao Salvatore, certamente. Il periodo refrattario assoluto corrisponde alle fasi di depolarizzazione e ripolarizzazione. Infatti, quando la cellula è depolarizzata, i suoi canali del sodio sono inattivi e, quindi, non è assolutamente possibile l'avvio di un secondo potenziale d'azione, indipendentemente da qualsiasi potenza dello stimolo in entrata. Il periodo refrattario relativo, invece, inizia nella fase di iperpolarizzazione. In pratica, una volta finita la fase di ripolarizzazione, i canali del sodio passano da inattivi a chiusi, pronti ad accogliere un nuovo potenziale d'azione. Siccome, però, segue una fase di iperpolarizzazione, per poter avviare un altro potenziale d'azione c'è bisogno di uno stimolo in entrata abbastanza potente da far aprire nuovamente i canali del sodio (se il primo potenziale d'azione è partito da un potenziale a riposo pari a -70 mV, il secondo potenziale d'azione deve partire ora da -94 mV per poter far aprire ancora i canali del sodio).

Ti ringrazio, Andrea! Un video sul sistema della ricompensa devo ancora farlo, ma lo metterò sicuramente nella scaletta degli argomenti da trattare. Grazie!

Il termine "allucinazione" si usa quando si percepisce qualcosa in assenza di un vero e proprio stimolo esterno ed è spesso collegato ad una patologia (es. percepire una voce, quando in realtà nessuna ha parlato o sta parlando). Quando dico che la realtà non è quella che vediamo, è perché gli stimoli fisici (luce, suoni, sapori ecc.), per essere percepiti, devono passare da degli organi in grado di rilevarli (occhi, orecchie, bocca ecc.) che però sono limitati. Ad esempio, le nostre orecchie non percepiscono alcune frequenze (es. ultrasuoni), quindi nella realtà soggettiva quei suoni non esistono ma nel mondo fisico esistono eccome. Diciamo che la realtà è ben più complessa di quella che noi percepiamo.

@@brainintraining-psy grazie e famosa frase di Einstein- realtà è pura illusione,ma molto persistente -se va presa letteralmente...

@@brainintraining-psy allucinazione /al·lu·ci·na·zió·ne/ sostantivo femminile 1. Stato morboso in cui ciò che è pura immaginazione viene percepito come realtà. "soffrire di allucinazioni" 2. Errore di valutazione; abbaglio. Ha detto una cosa giusta lui Ciò che vediamo può essere allucinazione in quanto errore di valutazione ; abbaglio

Mi trovi d'accordo sul fatto che il termine allucinazione abbia due significati: uno scientifico (allucinazione come errore percettivo, ossia un sintomo in cui si percepisce qualcosa che non c'è) e uno relativo al parlato comune (allucinazione come qualsiasi errore di valutazione). Dire che ciò che vediamo è un'allucinazione, però, non è esatto né a livello scientifico né a livello di parlato comune. Noi umani non commettiamo alcun errore di valutazione perché parlare di errore implicherebbe che noi sbagliamo a percepire qualcosa che potenzialmente saremmo in grado di percepire correttamente (in altre parole, interpretiamo male la realtà). Non è così, noi non sbagliamo nulla. Semplicemente i nostri organi di senso sono limitati e non ci permettono di percepire tutta la realtà oggettiva. Le nostre valutazioni, quindi, sono assolutamente giuste all'interno dei nostri limiti sensoriali.

@SUPPORTER&FAN&BLACK SHEEP Mi trovi d'accordo sul fatto che il termine allucinazione abbia due significati: uno scientifico (allucinazione come errore percettivo, ossia un sintomo in cui si percepisce qualcosa che non c'è) e uno relativo al parlato comune (allucinazione come qualsiasi errore di valutazione). Dire che ciò che vediamo è un'allucinazione, però, non è esatto né a livello scientifico né a livello di parlato comune. Noi umani non commettiamo alcun errore di valutazione perché parlare di errore implicherebbe che noi sbagliamo a percepire qualcosa che potenzialmente saremmo in grado di percepire correttamente (in altre parole, interpretiamo male la realtà). Non è così, noi non sbagliamo nulla. Semplicemente i nostri organi di senso sono limitati e non ci permettono di percepire tutta la realtà oggettiva. Le nostre valutazioni, quindi, sono assolutamente giuste all'interno dei nostri limiti sensoriali.

Ciao Luca, purtroppo anch'io ho trovato difficoltà su alcuni temi, già di per sé complessi, a causa di spiegazioni poco comprensibili nei libri. Mi è capitato ancora di trovare giri di parole che creavano molta confusione oppure ho constatato che gli autori, nella speranza di semplificare l'argomento, avevano tralasciato delle informazioni che probabilmente ritenevano complicarlo troppo (ma che erano invece necessarie!). Così facendo mi hanno fatto sorgere più dubbi che certezze. Insomma, a volte è necessario leggere più spiegazioni da libri differenti per capire a fondo un singolo argomento.

Spece durante la traduzione del testo dall'inglese ​@@brainintraining-psy

Ti ringrazio! 😊

Ti ringrazio davvero, Giulia! L'idea di questi video riassuntivi nasce dal fatto che stavo ricercando una modalità veloce per sensibilizzare le persone su queste tematiche. Ogni video si riferisce ad un articolo pubblicato sul mio sito in cui si tratta l'argomento in modo un po' più approfondito (il link è in descrizione). Siccome, però, le persone possono "annoiarsi" nella lettura, allora ho pensato di alleggerire la tematica creando questi video più immediati e meno pesanti. Insomma, alla portata di tutti. Apprezzo però il consiglio. Più avanti posso pensare di creare anche dei contenuti più dettagliati. Grazie ancora!

Ciò che dici è esatto: il funzionamento della pompa sodio-potassio avviene attraverso l’uscita di 3 ioni sodio e l’entrata di 2 ioni potassio. Però, gli ioni continuano a diffondere anche attraverso i canali passivi. La permeabilità della membrana cellulare è a favore degli ioni potassio che riescono ad attraversarla più facilmente rispetto al sodio. In questo senso K+ è avvantaggiato rispetto a NA+. Il ripristino del potenziale a riposo (-70 mV) avviene quindi principalmente attraverso la pompa sodio-potassio, che fa il lavoro più grosso, ma anche attraverso i canali passivi che lavorano in sottofondo a favore del potassio. Spero di essere riuscita a rispondere alla tua domanda.